Ernesto Murolo , nato a Napoli il 04/04 del 1876 fu un grande poeta, drammaturgo e giornalista dell’epoca.

Egli insieme a Salvatore Di Giacomo, Libero Bovio ed E.A.Mario e’ stato un artefice della cosiddetta epoca d’oro della canzone napoletana.

La famiglia era benestante e proveniva da un quartiere della Napoli antica ( Montecalvario).

Era figlio di Vincenzo Murolo (un ricco commerciante) e della moglie Maria Palumbo ma, secondo voci non accertate, figlio naturale di Eduardo Scarpetta.

Per tale motivo, dopo la morte del padre, fu costretto ad una causa civile nei confronti dei parenti a causa di contrasti sull’assegnazione dell’ingente eredità lasciata dal defunto e, dopo averla vinta, divenne ricchissimo.

Egli aveva gia’ da tempo interrotto gli studi presso la facoltà di giurisprudenza alla quale era iscritto per dedicarsi con grande passione al giornalismo e parallelamente alla poesia e al teatro. Collaborava, allora in campo editoriale, con alcune riviste (Il Pungolo, Monsignor Perrelli) firmandosi spesso Ruber, rosso, come i suoi capelli.

Quando divenne erede della cospicua eredità, divenuto ricchissimo, decise di abbandonare il lavoro al giornale e di coltivare la sua passione per la poesia nella casa di via Cimarosa 25 al Vomero senza preoccupazioni economiche.

Fu poeta, giornalista e scrittore teatrale raggiungendo la massima notorietà come scrittore di canzoni napoletane.
In una Napoli allegra, chiassosa, piena di locali alla moda e cafè-chantant Ernesto Murolo raffinato ed elegante, collezionò galanti amicizie, amori e belle donne; sposò poi la venticinquenne Lia Cavalli, figlia di un pittore toscano, che gli diede sette figli.

Nel giro di qualche anno, con una numerosa famiglia da mantenere, tra ozio e vita allegra, Ernesto Murolo dilapidò quasi tutto il suo patrimonio, compreso un intero palazzo in via San Pasquale a Chiaia; ma in quegli stessi anni, con la collaborazione di altri poeti e musicisti napoletani di chiara fama, diede vita ad alcune tra le più belle melodie come: Tarantelluccia, Te sì scurdata ‘e Napule, Mandolinata a Napule, Nun me scetà, e Adduormete cu mme.

Nel 1932, in qualità di direttore artistico, realizzò a San Remo il Festival partenopeo di canti, tradizioni e costumi, ideando il prototipo di festival canoro italiano.
Tornato al teatro nel 1935 con Gente Nostra, un testo scritto con Libero Bovio, Ernesto Murolo partì per una tournee in Puglia ma, ammalatosi a Foggia, fu costretto a fare ritorno a Napoli ove, nella casa di via Cimarosa morì il 30 ottobre del 1939.

Fu padre di Roberto Murolo, poeta e cantante.

CURIOSITA’

Ernesto Murolo  era nato ufficialmente dal ricco commerciante Vincenzo Murolo e Maria Palumbo, ma voci non ufficiali dell’epoca asseriscono che in realtà il noto poeta sia frutto di una relazione dell’attore e commediografo Eduardo Scarpetta e Anna De Filippo (da questa unione nasceranno anche Eduardo Passarelli e Pasquale De Filippo), sorellastra di Rosa, amante del re Vittorio Emanuele II, che Scarpetta, pare dietro a un compenso di 25.000 lire sposò nel 1876 legittimando Domenico, il figlio settimino, ma in realtà concepito appunto dal sovrano e Rosa De Filippo.

Ernesto Murolo affidato e legittimato dalla famiglia Murolo, visse in una vita agiata e mondana nell’alta borghesia napoletana, probabilmente anche per la sua condizione di figlio illegittimo non fu mai tenero nei confronti del suo padre naturale Scarpetta tanto da diventare insieme a Roberto Bracco, Salvatore Di Giacomo, Libero Bovio uno dei maggiori detrattori del teatro Scarpettiano; fu infatti uno dei più noti esponenti del Teatro d’arte, un genere drammatico che con molte difficoltà cercava di affermarsi in quegli anni, uno stile che si poneva in netta contrapposizione con il teatro comico di don Felice Sciosciammocca che divertiva il pubblico tanto dal registrare sempre il tutto esaurito .

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