Nacque a Napoli il 1610 dove visse per tutta la sua vita. Si formò presso la bottega di Aniello Falcone, dove conobbe Salvator Rosa che lo indirizzò verso una rappresentazione realistica del paesaggio. Iniziò a dipingere paesaggi e vedute e mostrò subito un particolare talento nella raffigurazione di scene cittadine affollate di personaggi divenendo così con le sue opere uno dei principali testimoni degli eventi storici che caratterizzarono la città in quel periodo rappresentando con stile e originalità le scene di vita quotidiana ma anche i grandi eventi .
Come grandi fotografie le sue opere lasciano infatti oggi a noi posteri gli eventi e i fatti di cronaca dell’epoca : La “Festa della Madonna dell’Arco”, l’“Eruzione del Vesuvio” del 1631,la “Rivolta di Masaniello” del 1647, “Piazza Mercatello a Napoli durante la peste” del 1656, “Rendimento di grazie dopo la peste” sono da considerare infatti vere e proprie testimonianze degli avvenimenti che hanno caratterizzato quei tempi.
Divenne quindi sopratutto noto per le sue pitture di genere, scene di paese ed episodi di storia napoletana Le sue opere ottennero la stima del noto mercante e collezionista fiammingo Gaspar Roomer. Altrettanto importante fu il rapporto di committenza con i monaci della Certosa di San Martino, e concluso vent’anni più tardi con la tela del Rendimento di grazie dopo lo scampato pericolo della peste (1657).
Durante il lungo periodo in cui Napoli fu colpita dalla peste, egli soggiornò nella Certosa di San Martino per i cui monaci già aveva affrescato alcuni ambienti (la decorazione della cappellina del Tesoro e del Coro dei Conversi ) .Per ringraziare dell’ospitalità i certosini realizzò per loro una grande tela in cui sulla destra si ritrae anch’egli con la tavolozza in mano, affiancato da un suo aiutante In primo piano vi è rappresentata una sorprendente galleria di ritratti tra cui il cardinale Filomarino all’epoca criticato per essersi rifugiato lontano e non aver prestato aiuto alla popolazione.
il pittore eseguì diverse tele per documentare quella che nel 56 è stata ritenuta una delle peggiori tragedie che abbia in tutti i tempi colpito la città di Napoli probabilmente avvenuta attraverso i soldati mercenarie di ritorno dalle lori imprese che stazionavano abitualmente nei Quartieri Spagnoli.
All’inizio , sebbene le autorità fossero a conoscenza della presenza del morbo in città, non fecero niente per fermarlo. La peste così dilagò a macchia d’olio e assunse proporzioni spaventose; nella prima metà d’Agosto, l’epidemia giunse all’acme, registrando 4000 vittime al giorno, le zone più colpite furono proprio quelle popolari. Ci furono anche tragici ulteriori episodi come quello della “caccia agli untori” che nella ignorante e superstiziosa fantasia popolare, erano i responsabili di quanto accadeva: secondo loro essi ungevano le porte delle abitazioni per propagare il male.
Furono scavati lazzaretti e fosse comuni nelle zone extramurarie, a Largo Mercatello (attuale Piazza Dante), nella zona dei Vergini, e nella Sanità; alla fine i cadaveri vennero gettati in mare non sapendo più come eliminarli.
Il flagello durò sei mesi e cominciò a scemare in seguito ad acquazzone provvidenziale che purificò i vicoli del centro antico. Ancora una volta il merito fu attribuito al caro San Gennaro le cui reliquie, il giorno prima del temporale, erano state portate in processione.
Micco Spadaro ha ben rappresentato tutto questo in numerose opere che oggi di fatto sono la unica visiva memoria dei tragici avvenimenti come la “Piazza del Mercatello durante la peste del 1656” che si trova nel museo di S. Martino insieme alla famosa tela del Mercato durante la rivoluzione del 1647
Tra le sue opere più celebri si segnalano l’Eruzione del Vesuvio (1631), la Rivolta di Masaniello e l’Uccisione di don Giuseppe Carafa (1647)
All’epoca il Vesuvio era ricoperto di fertile vegetazione, ricco di abbondanti vigneti .e dormiva quieto dal 79 d. C.dalla distruzione di Pompei ed Ercolano. Nel 1631 improvvisamente si risvegliò e al suo boato ben rappresento dallo Spadaro, nel suo dipinto i napoletani si precipitarono nelle piazze e temendo che la lava giungesse in città, invocarono tutti insieme il nome di San Gennaro ( protettore contro le calamità naturali ): San Gennaro. La lava si arrestò all ‘ ingresso della città storia leggendaria della città e di conseguenza In seguito a tale avvenimento San Gennaro da una folle unanime fu decretato primo patrono della città.
Nel 1647 il popolo napoletano, guidato dal pesccivendolo ( e non il pescatore come molti erroneamente riferiscono ).Tommaso Aniello detto Masaniello, prese d’assalto, a piazza Mercato, le baracche dei gendarmi vicereali che riscuotevano le esose tasse che andavano a riempire le casse spagnole. L’aumento della gabella della frutta, fu l’elemento scatenante della sommossa popolare in seguito alla quale, caddero molte teste da entrambi i schieramenti.
Micco Spadaro nel famoso dipinto la Rivolta di Masaniello ci ricorda le fasi più drammatiche dell’evento mettendo in evidenza i dettagli della storica piazza del Mercato con l’ antica chiesa del Carmine . La piazza un tempo era la più famosa delle piazze napoletana perchè era il luogo deputato per l’esecuzioni capitali e le pubbliche impiccagioni . La piazza che ha visto migliaia di condannati a morte si dice che oggi di notte sia infestata da invisibili ombre di impiccati , squartati,decapitati,arrostiti sul rogo, che vagano per la piazza in cerca di pace , conferendo al luogo un’aura di tragico terrore .
Micco Spadaro ,inoltre ,insieme ad altri grandi artisti fece parte della “compagnia della morte” così chiamata perchè coloro che ne facevano parte erano terribili spadaccini, animosi e vendicativi.
La compagnia era stata creata da Aniello Falcone per vendicare la morte di un amico, con lo scopo di uccidere tutti gli spagnoli che gli venissero a tiro.
Di questa compagnia fece parte anche Masaniello.
Gli altri artisti di questa compagnia anch’essi dotati di talento ma anche di temperamento aggressivo furono :
Aniello Falcone, fondatore e reclutatore di affiliati, certamente il più scalmanato di tutti e vero terrore dei soldati spagnoli , Salvator Rosa, il più giovane e il più ribelle di tutti e Mattia Preti detto ” il cavaliere calabrese “.
La produzione finale fu di opere in genere di piccolo formato e per committenze private soprattutto per la Corte del Vicerè spagnolo.
Morì a Napoli nel 1675.