Napoli è da oltre cinquecento anni capitale mondiale delle reliquie, in particolare custodisce circa duecento ampolle contenenti grumi di sangue di santi, martiri ed asceti giunte a noi dopo la caduta dell’Impero romano d’Oriente, avvenuta nel 1453.
Da quel momento immagini religiose di ogni tipo e reliquie varie affluirono copiose nella nostra città e da allora non si sono più mosse effettuando a turno i loro miracoli ed i loro veri scioglimenti di sangue. Molti di questi grumi presentano la stupefacente caratteristica di liquefarsi con una precisione anche superiore a quella del celeberrimo Santo Gennaro e senza la necessità di quel corteo di preghiere ed invocazioni che qualcuno ha proposto come spiegazione parapsicologica del fenomeno.
Dovete inoltre sapere che nella nostra città il Santo Protettore più popolare è certamente San Gennaro ma a proteggere la città ci sono anche altri 51 compatroni tra i quali spicca Santa Patrizia, che in comune con il più famoso San Gennaro ha anch’essa ancora oggi , il sangue che è solito sciogliersi miracolosamente in maniera altrettanto suggestiva.
Anche in questo caso quindi ci troviamo di fronte al miracolo della liquefazione del sangue e anche in questo caso , come quello del più noto San Gennaro, ci troviamo di fornte ad uno degli eventi prodigiosi sui quali la Chiesa non si è ancora pronunciata.
Tutto incominciò secondo un’antico racconto trasmesso nei secoli , quando un Cavaliere afflitto da enormi sofferenze, volle andare a pregare sulla tomba della santa per chiedere la grazia della guarigione. Egli pregò incessantemente tutta la notte senza staccarsi dalla reliquia, al termine della quale spinto da una grande devozione, decise di aprire l’urna per portare con se una reliquia della santa . Finì quindi addirittura nel cavare un dente alla vergine, morta qualche secolo prima. Dalla bocca di Patrizia a quell’estrazione ,incominciò fuoriuscì sangue ( come se fosse un corpo vivo) che immediatamente , capito il miracolo , venne subito raccolto in due ampolline.
Da quel momento dente e sangue sono religiosamente custodite fino ai nostri giorni dalle Suore nella chiesa del convento di San Sebastiano.
La santa , al contrario di quanto possiate immaginare non era comunque di origini napoletane ……. e neanche italiane …
Secondo fonti storiche, Patrizia nacque infatti a Costantinopoli ( attuale Istambul ) da una famiglia ricca e nobile, discendente dell’Imperatore Costantino detto il Grande , che come sapete fu la figura dell’Impero Romano che proclamò la libertà di culto e tolleranza del Cristianesimo .
Fu quindi una donna appartenente ad una nobile e ricca famiglia dove mentre cresceva fu educata a corte dalla nutrice Aglaia.
Essa era una donna di rara bellezza che però non diede mai moltoa importanza alle cose esteriori narcisistiche e banali o legate al danaro e ancora giovanissima decise di dedicare la sua vita alle opere di bene facendo voto di verginità, contro la volontà dell’imperatore Costante II che l’aveva già destinata in moglie.
Quando questi tento’ di imporle con la forza il matrimonio la giovane donna fu quindi costretta a fuggire , non esitando a lasciare la famiglia con i suoi agi e i suoi lussi, per abbracciare uno stile di vita povero pur di mantenere fede al suo impegno di verginita’.
La fedele nutrice Aglaia e le sue ancelle l’accompagnarono nel suo viaggio .
Rifugiatasi a Roma ricevette la benedizione il velo virginale da papa Liberio ( consacrazione verginale ) e il consenso subito dopo , a fondare come sposa di Cristo , un ordine religioso.
Tornata poi in Patria per la morte del padre, decise non solo di rinunciare ai suoi i diritti sulla corona imperiale ma anche lo stesso palazzo Reale , e dopo aver distribuito la sua parte di eredità e tutti i suoi beni alla gente più povera e più bisognosa, decise di partire in pellegrinaggio verso la Terra Santa, per pregare sul Sacro Sepolcro in Gerusalemme.
Durante il viaggio in mare fu però sorpresa da una terribile tempesta che la spinse a far naufragio a Napoli e più precisamente sull’isolotto di Megaride nelle cui grotte poi decise di vivere insieme alle consorelle con cui fondò l’ordine delle patriziane .
N.B. Questi luoghi scavati nel banco tufaceo su cui poggia la costruzione del castel dell’Ovo, sono conosciuti come i romitori di Santa Patrizia e l’unica cella che ancora conserva affreschi alle pareti viene identificata dalla tradizione popolare come la sua.
Fu in questo luogo infatti dapprima soccorsa da una piccola comunità appartenenti al monastero dei frati Basiliani (Castel dell’Ovo) che le prestarono assistenza dal suo arrivo,per poi fondare e sviluppare intorno a lei una piccola comunità di devote, che rimasero accanto a lei fino a quando, in pochi mesi, una breve malattia la fece morire a soli 21 anni (la data della morte di Santa Patrizia è il 25 Agosto del 685 d.C.)
Le monache restarono a sorvegliare il corpo della vergine senza più poi asciare il convento dei frati; questi infatti infine furono costretti a cedere il loro monastero.
Le sue spoglie furono sepolte prima nel monastero dei Santi Nicandro e Marciano, poi trasferite nel monastero della Chiesa di San Gregorio Armeno e custodite dalle Suore Crocifisse Adoratrici dell’Eucaristia, dette «Patriziane» secondo l’ordine monacale praticato dalla santa .
Patrizia giunta a Napoli distribuì i suoi averi ai poveri e si dedicò ad alleviare le pene dei sofferenti, ma dopo poco lei stessa si ammalo’ e in breve tempo vi mori’ .
Donna Aglaia sempre fedele a lei, organizzò dei solenni funerali con la partecipazione del vescovo, del duca della città e di tanta gente. Il carro col suo corpo, tirato da due torelli senza guida, miracolosamente si arrestò davanti al monastero di Caponapoli dei padri Basiliani, dedicato ai SS. Nicandro e Marciano: in quel luogo, Patrizia aveva profetizzato tempo addietro che sarebbe stata sepolta. I resti rimasero là, insieme alle compagne che l’avevano seguita e che da lei si chiamarono Patriziane o Suore di Santa Patrizia.
Il monastero, trasferiti i monaci Basiliani in quello di San Sebastiano, fu tenuto dalle suore e sotto la regola benedettina ebbe secoli di vita gloriosa. A causa degli eventi storici e politici, nel 1864 le spoglie furono traslate nella chiesa annessa al monastero di San Gregorio Armeno nell’omonima via napoletana in cui e’ conservato anche il reliquiario con il suo sangue che, come quello di San Gennaro miracolosamente si liquefa .
Le reliquie rivestite di cera, sono contenute in un’urna pregiata d’oro e d’argento ornata di gemme, posta alla venerazione dei fedeli in una cappella della navata destra della monumentale chiesa del monastero. Il suo culto è portato avanti dalle Suore Crocifisse Adoratrici dell’Eucaristia, venute a risiedere nel monastero dopo l’estinzione delle Patriziane.
La popolazione è sempre accorsa numerosa a venerarla, assistendo stupefatta ai prodigi della liquefazione del sangue e a quello della manna. La manna fu vista trasudare dal sepolcro, come nel caso di altri santi: in particolare, una grande effusione si ebbe il 13 settembre di un anno fra il 1198 e il 1214. Il sangue, invece, sarebbe uscito miracolosamente da un alveolo di un dente che come vi abbiamo già raccontato , un cavaliere romano, per devozione esagerata, aveva strappato al corpo della santa, morta da qualche secolo.
Dente e sangue sono conservati in un reliquiario di notevole pregio. Nei vari secoli lo scioglimento del sangue è avvenuto con modalità e tempi diversi. Attualmente, dopo le preghiere, si scioglie lungo le pareti dell’ampolla.
Al culto di San Patrizia è legato il miracolo della liquefazione del sangue che, secondo la tradizione, si ripete ogni anno
Il prodigio di Santa Patrizia è noto dal XII secolo per il trasudamento della manna che sarebbe avvenuto lungo le pareti sepolcrali del corpo.
Il miracolo rappresenta, insieme a quello del più noto San Gennaro, uno degli eventi prodigiosi sui quali la Chiesa non si è ancora pronunciata.
CURIOSITA’: All’ombra del Vesuvio a sciogliersi , dovete quindi sapere , non è solo il sangue di San Gennaro come invece tutti credono , ma nelle varie chiese cittadine continua a sciogliersi ( o scioglieva ) anche quello di altri santi.
Nella stessa chiesa di San Gregorio Armeno si liquefacevano in passato anche i resti ematici di San Lorenzo e San Giovanni Battista mentre nella Chiesa del Gesù Vecchio avveniva lo stesso per il sangue conservato di San Pantaleone ( 27 luglio ) e San Luigi Gonzaga con la scadenza fissa del 21 giugno.
Nel monastero delle clarisse di Piazza del Gesù, per esempio si scioglieva il sangue di Santo Stefano ( 26 dicembre ) portate a Napoli da San Gaudioso e si narra che il prodigioso fenomeno della liquefazione avvenne inizialmente prima, nella chiesa di San Gaudioso (oggi dedicata a Santa Maria della Sanità o a San Vincenzo della Sanità, detta anche “del Monacone”), e, successivamente, nella chiesa di Santa Chiara il 3 di agosto ed il 26 dicembre di ogni anno. Oggi l’evento miracoloso, da un bel po’ di tempo, non si verifica più e pare che questo fatto abbia fatto tirare un sospiro di sollievo alle suore dell’attiguo monastero poichè precedentemente ogni volta che si manifestava il miracolo avveniva puntualmente per una strana coincidenza la morte della madre superiore allora in carica .
Nella Chiesa di Santa Maria della Redenzione dei Captivi si conserva ancora oggi il sangue di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori (noto per essere l’autore di Quanno nascette ninno, più nota nella forma Tu scendi dalle Stelle) che si scioglierebbe ogni 2 di agosto.
Nello sorico e antico convento di Sant’Arcangelo a Baiano, dove era custodito, proveniente dalla Francia, sin dal Duecento, del sangue del Battista, lo stesso si sciolse per la prima volta nel 1554 durante la celebrazione della messa . Quando il convento venne poi soppresso, per il leggendario comportamento licenzioso delle monache, il sangue del santo, diviso ab antico in due ampolle, venne affidato alle monache di San Gregorio Armeno e di Donnaromita. Il primo continuava regolarmente a sciogliersi, mentre il secondo cessò ogni attività dal Seicento. Quando anche il monastero di Donnaromita venne soppresso, l’ampolla “inattiva” ritornò vicino alla gemella conservata in San Gregorio Armeno e stranamente ha ricominciato a manifestarsi anche se in formato ridotto, con un semplice arrossamento, in occasione della festa del Santo.
Inoltre in città si venera il sangue di suor Rosa Giannini, suor Maddalena Sterlicco , fra Giovanni Leonardo del Fusco e quello dei Servi di Dio suor Maria Villani ed studiosi sostengono addirittura che anche nelle cappelle gentilizie di antichi palazzi di nobili famiglie avvenissero, nel massimo silenzio, prodigi del genere.
Lo stesso famoso, principe di Sansevero, chimico , alchimista , massone e scienziato, pare fosse in grado di replicare il “miracolo” nel suo laboratorio, posto nell’angolo più segreto del suo palazzo in San Domenico Maggiore, per la meraviglia dei suoi amici più fidati e delle belle dame che gli facevano visita.