Belisario Corenzio è stato un noto pittore specializzato in affreschi nato verso il 1560 (forse nel 1558) in Grecia e morto a Napoli dopo il 1640.
Trasferitosi dalla Grecia in Italia, venne a Napoli dopo un iniziale tirocinio fatto presso la bottega del Tintoretto a Venezia.
Nel 1609 i benedettini gli affidarono la decorazione delle volte della navata, del transetto e del coro della chiesa dei Santi Severino e Sossio, dove aveva dipinto anche alcune cappelle.
Si racconta di lui che fosse un artista dal brutto carattere, prepotente, introverso e a volte anche violento, subdolo e pronto a ricorrere anche alle minacce o all’omicidio pur di garantirsi i lavori più prestigiosi.
Alcuni documenti attestano che Guido Reni era stato aggredito, ferito e costretto alla fuga in occasione della committenza per la decorazione della cappelle del Duomo e che Domenichino ricevette una serie di lettere minatorie. Che sia stato Corenzio il mandante di queste e altre minacce è difficile stabilirlo anche perchè la scelta dei committenti rivolta a pittori dell’Accademia bolognese a scapito di artisti napoletani provocò grande risentimento fra tutti quanti i pittori che lavoravano in città e divenne ben presto fonte di malumore tra i vari artisti napoletani del tempo.
Fu il tutto preso come un grave affronto fatto al loro buon nome. Lavorare in quel luogo sacro era un privilegio e un onore oltre che un guadagno ed era per essi inconcepibile che l’incarico non venisse affidato ad un napoletano ma ad uno che proveniva da un’altra città.
Vero o non vero, fatto sta che la sua arte la si ritrova in quasi tutte le chiese di Napoli pur essendo in quel periodo la concorrenza di pittori enorme.
Corenzio, invece firmò un numero di contratti enormi e questo lascia pensare che magari le malelingue forse non avevano tutti i torti e che ogni mezzo per accaparrarsi i lavori, in quel periodo diventasse lecito.
Nel 1615 affrescò la volta dell’abside della chiesa di Santa Maria di Costantinopoli.
Operò per molti anni nella chiesa di Santa Maria la Nova affrescandone il soffitto.
Creò quattro sue tele in Santa Maria del Popolo e vari dipinti nella chiesa di Santa Patrizia. Alcuni suoi affreschi sono anche visibili nel Castel Capuano, dove il pittore operò agli inizi del XVII secolo.
Si racconta che egli morì tragicamente nel 1646 cadendo da un ponteggio nella chiesa dei Santi Severino e Sossio, mentre ritoccava gli affreschi del transetto.
Era il 1643 e Belisario, ormai ottantenne indispettito da certi commenti poco gradevoli sui suoi affreschi nella chiesa, salì sui ponteggi della chiesa per ridipingere alcune figure. Salendo perse l’equilibrio e precipitò, morendo.
Venne sepolto proprio nella stessa chiesa dove si trova una lapide inscritta in greco e latino.
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