Roberto Bracco nato a Napoli il 10 novembre del 1861 è stato oltre che giornalista e scrittore,  non solo uno dei più grandi drammaturghi  del teatro napoletano tra ‘800 e ‘900, ma probabilmente forse il più grande drammaturgo teatrale di tutti i tempi. 

Egli visse in una Napoli (quella a cavallo tra i due secoli) incredibilmente viva in quel periodo da un punto di vista culturale  . In citta erano infatti presenti numerosi e  importanti intelletuali e significativi autori capaci di dar luogo a nuovi significativi movimenti  culturali che grazie  alla contemporanea presenza di grandi  giornalisti  portarono alla nascita di  quotidiani, nuove riviste letterarie, emergenti case editrici, nuove correnti artistiche e filosofiche di tale intensità da dare alla città un prestigio internazionale raramente raggiunto in precedenza.

Egli fu pertanto amico di alcuni dei maggiori esponenti dell’arte partenopea, tra i quali ricordiamo Gennaro Villani , Salvatore Di Giacomo e Francesco Cangiullo , grazie ai quali da autodidatta si improvvisò giornalista, narratore e poeta, prima di trovare la sua definitiva naturale vocazione nel teatro.

Nato a Napoli il 19 settembre  del 1861, egli era  figlio di  Achille Bracco, architetto e illustratore, e di Rosa De Ruggero, nonché nipote del botanico Michele Tenore, uno dei padri della botanica che fu il primo direttore del Real Orto Botanico di Napoli   (carica che mantenne per cinquant’anni), Rettore dell’Università Federico II e Senatore del Regno d’Italia.

Sin da piccolo mostrò un’idiosincrasia per lo studio che fu il tormento dei genitori Achille e Rosa De Ruggiero, i quali , visto lo scarso profitto ,non potettero fare altro che acconsentire alla sua scelta di abbandonare la scuola per lavorare, appena quindicenne, in una ditta di spedizioni come fattorino.

Acquisita la sua indipendenza economica con il suo impiego in un ufficio di viaggi e spedizioni, ad appena diciassette  si innamoro di una ragazza incominciando  ad inviarle appassionate lettere d’amore che la colpirono a tal punto da spingerla a mostrarle ai più altolocati personaggi che frequentavano la sua casa; così quelle lettere di Roberto Bracco finirono nelle mani di Martino Cafiero, all’epoca direttore del ‘Corriere del Mattino’, che ne rimase molto colpito ed espresse il desiderio di conoscere il giovane, chiedendogli di collaborare al giornale come aiuto reporter.

 Da questo momento egli  cominciò la professione di  giornalista (attività cui si dedicò sempre, anche nel pieno del suo successo di commediografo), entrando, con uno stipendio mensile di 17 lire, nella redazione del Corriere del mattino di Napoli.

Iniziò così la sua carriera di giornalista, firmando i suoi pezzi con lo pseudonimo ‘Baby’, per il Corriere del Mattino , fondato e diretto da Cafiero Martino , per poi passare dopo  tre anni  al Piccolo, diretto da R. De Zerbi; poi fu corrispondente da Napoli del Capitan Fracassa di Roma (al posto del defunto Cafiero) e, infine, dal 1886 e per parecchi anni, critico drammatico e musicale del Corriere di Napoli, il giornale fondato da M. Serao ed E. Scarfoglio.

Il suo fu un giornalismo brillante, intenso , curioso, vivace,e sopratutto  specchio fedele della sua passione inquieta per le cose del mondo.

La sua intensa attività giornalistica è testimoniata dai due volumi di Scritti vari pubblicata nel 1921 .  Nel primo volume interessante  soprattutto per la conoscenza delle sue idee critiche (Tra le Arti e gli Artisti), egli mostra le sue  idee sulla funzione morale del teatro (in difesa di Ibsen contro l’accusa di cerebralismo), per la sua adesione al nuovo teatro italiano, da Gallina (che riteneva autore “nazionale” al di là del regionalismo dialettale del suo linguaggio) a Giacosa, Rovetta e Praga, e per il suo interesse verso l’evoluzione musicale postverdiana, da Wagner a Puccini e Mascagni; il secondo, per la conoscenza del suo giornalismo di attualità, quale precursore del moderno “inviato speciale”, con lettere da Parigi, Londra, Bruxelles, Siena, Assisi (Tra gli Uomini e le Cose).

CURIOSITA’ : Parallelamente all’attività giornalistica egli  svolse un’intensa vita mondana (a diciotto anni sostenne il suo primo duello e ne ebbe, poi, sei entro i venticinque anni: in uno fu ferito gravemente al braccio destro, che rimase leso per sempre). Ciononostante rifuggì sempre dal clamore di una ostentata pubblicità, e agendo soprattutto in nome di un impulso idealista, fu spesso implicato in episodi violenti in difesa dei deboli e della giustizia.

Bracco su  invito del Cafiero (che fu il suo Pigmalione nella prima giovinezza)   iniziò poi in quel periodo anche l’attività di paroliere della canzone napoletana, scrivendo i versi di Salamelic per la musica di Luigi Caracciolo, in gara a Piedigrotta. La canzone ebbe molto successo  e gli rese molto anche economicamente. Cominciò, così, la sua produzione di poesia, napoletana intitolata Vecchi versetti e distinta in canzoncine, romanze, duetti da un lato, e poesia di maggior impegno (versetti tristi) dall’altro. Scrisse anche il libretto per l’opera Le disilluse di M. Costa .

CURIOSITA’: La canzone Samelic che nelle idee di Cafiero doveva  contrastare il successo della notissima Funiculi Funiculà di Peppino Turco , venne scritta , in onore dei reduci dall’Egitto, ma ne  venne fuori una canzone che lui stesso defini grigia, affliggente e opprimente, Tuttavia la canzone   gli preparò  il terreno per i suoi maggiori successi. Alcuni anni più tardi sarà infatti autore di Tarantì tarantella, Sentinella e Africanella, scritta in relazione alla conquista dell’Eritrea, e che può essere considerata antesignana di Faccetta nera.

Roberto Bracco era sempre curato nell’aspetto, elegantissimo nell’abbigliamento, ed amava seguire la moda ( all’epoca era famoso per   le sue cravatte ‘ a rabat’ di seta nera ricamate a pallini bianchi dalla madre )  e se la sua carriera di giornalista era cominciata per corteggiare una donna, anche quella di commediografo ebbe inizio per lo stesso motivo: Bracco si era infatti innamorato di una giovane attrice della compagnia di Ermete Novelli ed aveva cominciato a frequentare con assiduità il Teatro Sannazaro. Poi improvvisamente Bracco sospese  le sue visite, e  Novelli che nel frattempo gli era diventato amico in seguito ad un suo favorevole articolo sul Fracassa, notato la sua assenza , preoccupato andò a trovarlo, e scoprì che il giornalista si era chiuso in casa, in attesa che gli ricrescesse un baffo che si era tagliato per errore durante la rasatura quotidiana. Approfittando del periodo di riposo forzato Novelli gli propose di scrivere una commedia per una serata d’onore al Teatro Sannazzaro e così nacque l’atto unico ‘Non fare ad altri’, che lo stesso grande attore rappresentò nel 1886., 

La farsa in un atto fu poi seguita nello stesso anno dai due scherzi Un’avventura di viaggio Lui Lei Lui.

 Con esse il commediografo inaugurò un filone della sua produzione nettamente distinto da quello drammatico, a cui si rifece a varie riprese, non soltanto con atti unici ma anche con opere di più vasto respiro, da L’infedele del 1894 a Il frutto acerbo del 1904 (entrambe in tre atti), sulla casistica, elegantemente duellata, dell’amore e della fedeltà.

Giornalista e commediografo per caso, Roberto Bracco incominciò così la sua lunga e prestigiosa carriera, e fu autore di numerose commedie e drammi di grande successo, tra cui: Lui lei lui, Un’avventura di viaggio, Maschere e Infedele, Il trionfo, La fine di un amore, Don Pietro Caruso, fino ai famosissimi Sperduti nel buio e Piccolo Santo.

 

 

 

 

 

 

 

 

Al teatro, che rimane, in fondo, la sua più importante attività, Bracco  cominciò a dedicarsi a ventisei anni e con due forme antitetche di espressione teatrale  a lui   si deve certamente  il merito di aver saputo toccare quasi tutti i temi più dibattuti della problematica morale e sociale del suo tempo.

Le sue commedie rispecchiasse quasi tutti i problemi del tempo, che egli affrontava con  disinvoltura spaziando con effetti teatrali  tra un serio  senso malinconico e e momenti di ironia , Con intrecci romanzeschi e  ambientazioni pittoresche, nei suoi drammi, egli non si limitava solo ad ispirare i gesti dei personaggi, ma attraverso qualche forzatura grottesca, e  momenti di  leggerezza affrontava tematiche importanti come quella del conflitto fra una concezione positivistica ed una idealistica della vita.

N.B. A tal proposito Bracco successivamenye volle sottolineare   la sua più spiccata disposizione verso il genere serio, in contrasto con il parere del Croce che gli riconoscerà piuttosto attitudini brillanti .

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L’attrice  saputo che il suo amico, ormai settantacinquenne, versava in cattive condizioni di salute e di forte indigenza, chiese al ministro della Cultura Popolare Dino Alfieri  di aiutarlo finanziariamente, al fine di trovare un modo pietoso per alleviare la vita che si spegne di quest’uomo di ingegno che ha avuto gravi torti ma non ha mai fatto nulla di male e se non ha tentato nulla per riparare i suoi errori non è stato per orgoglio ma per dignitoso riserbo, temendo di essere mal giudicato.»

Mussolini dispose d’urgenza che l’aiuto gli fosse concesso e l’assegno fu recapitato da Alfieri alla Gramatica. Ma Bracco, messo al corrente dell’iniziativa dell’amica, non accettò il sussidio. L’attrice fu costretta a restituire la somma, accompagnata da una lettera dello stesso Bracco al ministro Alfieri, datata 9 gennaio 1937:

«Eccellenza, per una serie di circostanze che sarebbe qui inutile precisare, mi è pervenuto con molto ritardo lo chèque di Lire diecimila da Lei inviatomi. (…) Una profonda e benefica commozione ha prodotto in me l’atto generoso da Lei compiuto con eleganza di gran signore e con una squisita riservatezza, in cui ho ben sentito la bontà e la comprensione di chi amorosamente e validamente vigila le sorti della famiglia artistica italiana. Ma la commozione profonda e benefica non deve far tacere la mia coscienza di galantuomo, la quale mi avverte che quel denaro non mi spetta.»

Nel corso della sua vita Bracco ebbe tanti amori ma fu proprio durante la rappresentazione di un suo testo in un collegio, il già maturo letterato, si invaghì di una delle giovani collegiali, Laura De Vecchi, che fuggì dalla scuola e divenne sua moglie.

Ritiratosi a Sorrento, malato e accudito dalla giovane moglie Laura si spense il 20 aprile 1943.  Si racconta che egli chiese che nella sua bara venissero deposti un anello con l’effigie della Madonna di Pompei, un ritratto della madre e una ciocca di capelli della moglie.

Della sua morte fu dato scarsissimo rilievo sui giornali.

Le sue spoglie riposano nella sua ultima dimora Villa Manning xhe si trova a Sorrento ,

La  cosa incredibile che successivamente avvenne dopo la sua morte è quella che proprio il dramma I pazzi, che gli costò l’ostracismo definitivo mentre era ancora in vita, ad essere la prima opera di Roberto Bracco ad essere rappresentata nell’Italia democratica.

 

Il debutto avvenne il 6 febbraio 1947, al Teatro Olimpia di Milano, e i preceduto da un discorso commemorativo in suo onore.

Subito dopo al  Festival di Cannes del 1947 fu presentato in concorsola sua Sperduti nel buio , diretto da Camillo Mastrocinque .

Il 30 aprile 1956 il regista napoletano Vittorio Viviani, figlio di  Raffaele , diresse invece  La luce di Santa Agnese, presso il Piccolo Teatro di Napoli,

Nel  1962 , cioe l’anno   dedicato alla celebrazione del centenario della nascita di Roberto Bracco, seppure in ritardo di un anno per motivi organizzativi la radio poi mandò in onda il 15 marzo 1962 Occhi consacrati .

Sempre in omaggio al grande drammaturgo funalmente rivalutato

Il 19 maggio 1962, presente l’on. Giovanni Leone, il teatro di via Tarsia, recuperato dalle distruzioni belliche, venne inaugurato e ridenominato Teatro Bracco. Quella stessa sera Il Gruppo teatrale dell’ENAL di Napoli presentò Don Pietro Caruso.

Infine il 26 ottobre 1962 fu la volta di Sperduti nel buio al Teatro del Convegno di Milano .

Nel 1964  Maner Lualdi  per il Teatro delle Novità, portò in scena L’infedele e Don Pietro Caruso, sia in Italia che in tournée in America Latina.

La televisione italiana si occupò solo una volta di Roberto Bracco: i due atti unici Gli occhi consacrati e Il perfetto amore, per la rassegna Trent’anni di teatro italiano: 1900-1930, trasmessi il 2 luglio 1965.

Poi di nuovo l’oblio. A Casertavecchia, per «Settembre al borgo», l’8 settembre 1983 il regista Alessandro Giupponi presentò due atti unici: Don Pietro Caruso e Notte di neve.

Il cinquantenario della morte – 1993 – fu del tutto ignorato.

Per il decennale della riapertura del Teatro Bracco il 5 novembre 2009 l’Associazione “Gli Sbandati” aprì la stagione con Infedele.

 Successivamente il regista Giovanni Meola , a cento anni dalla prima rappresentazione,presentò L’Internazionale al Teatro Galleria Toledo di Napoli. .

Dal 2012 viene assegnato il Premio Bracco nell’ambito di Sui Sentieri degli Dei, Festival dell’Alta Costiera Amalfitana.

L’8 giugno 2014, l’Associazione ” La carrozza d’oro ” di Scisciano , chiude la rassegna Torrefazione Teatrale con lo spettacolo “Vite da Bracco” nel quale vengono ripresi i due atti unici “Lui Lei Lui” e “Non fare ad altri” per la regia di Pasquale Napolitano.

Il 29 settembre dello stesso anno l’Associazione presenta il solo atto unico “Lui Lei Lui” per il 71º anniversario delle Quattro giornate di Napoli in collaborazione con l’Istituto Campano per la Storia della Resistenza, dell’Antifascismo e dell’Età Contemporanea “Vera Lombardi” presso il Salone della Biblioteca di Storia Patria di Napoli[.

Nel 2017 le manifestazioni per il 74º anniversario delle Quattro giornate di Napoli  sono state dedicate a Roberto Bracco.

In occasione del 75º anniversario della morte, il 20 aprile 2018 la Fondazione Premio Napoli ha organizzato una giornata in ricordo di Roberto Bracco, nel corso della quale il Sindaco de Magistris ha scoperto una targa a via San Gregorio degli Armeni, nella casa natale dello scrittore.

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