Il Teatro San Ferdinando , oggi inglobato in una palazzina a uso privato è uno dei teatri più antichi di Napoli, e poichè è strettamente legato come vedremo alla figura di Eduardo De Filippo, è per eccellenza ritenuto ancora oggi  il “tempio” della commedia napoletana.

Esso fu   costruito nel 1791, nella zona di Ponte Nuovo,  a pochi passi da Via Foria , su disegno dell’architetto Camillo  Leonti e decorato dal toscano Domenico Chelli.

Nel corso della sua storia ha subito numerose ricostruzioni, restauri e rifacimenti. ed oggi si mostra a noi con linee molto semplici, di colore grigio, con tre ingressi centrali ad arco e due laterali più piccoli riservati all’entrata di scenografie e attrezzi.

La sua  facciata esterna con prospetto rettangolare su Piazza Eduardo De Filippo è il grande esempio dei molti rimaneggiamenti susseguitisi nel corso degli anni.  Su ciascuno degli ingressi principali è posta una formella di brozo  raffigurante  un’allegoria del teatro; sugli ingressi laterali, invece, due lapidi d’epoca contemporanea riportano le date della costruzione e dei restauri del teatro e le dedicatorie ai loro responsabili. Sull’ordine superiore si apre una piccola loggia   con balconata scandita da tre finestre quadrangolari.

Fin dall’inizio la vita del teatro non fu facile: diverse e infelici amministrazioni lo trasformarono ben presto in un teatro per compagnie minori e per un pubblico poco aristocratico.

Negli anni trenta del XX secolo i proprietari, per cercare di risolvere i problemi di una gestione deficitaria, affittarono lo stabile e il teatro venne trasformato in “Cinema Teatro Principe”.

CURIOSITA’; Il 30 novembre 1843 Marzio Gaetano Carafa dei pricipi di Colubrano  vendette il teatro al signor Enrico del Prete che lo subaffittò poi ad Adamo Alberti , capocomico ed impresario del Teatro dei Fiorentini.

Nel 1886 vi debuttò  il grande attore  Federico Stella che  fu, insieme a Eduardo Scarpetta e Gennaro Pantalena, uno tra i più grandi attori e drammaturghi della scena teatrale napoletana del suo tempo. Egli in questo popolarissimo teatro  creò  il teatro popolare drammatico, che si pose in opposizione a quello “da ridere” di Scarpetta. Su questo palco l’iimenso Federico Stella emerse sopra tutti portando in scena Tenebra e amore di  Crescenzo Di Maio .

Federico Stella con il suo repertorio teatrale prettamente  popolare drammatico,denunciava la cruda realtà  dei bassifondi napoletani, della corruzione e dei vizi cui spingeva la miseria. Nei drammi di Stella, l’onesto era perseguitato implacabilmente; ma nel finale la giustizia trionfava. Il popolarissimo pubblico si appassionava tanto al dramma, da intervenire con urli e imprecazioni, inveendo contro l’immancabile cattivo o traditore e parteggiando per il giusto, fino, talvolta, a balzare in piedi per gridargli che l’aggressore era in agguato, dietro le quinte. I suoi drammi dche suscitarono il maggior successo furono Mala vita –  A San Francesco – col Mese Mariano e  Assunta Spina.

N.B.  Il tipografo Luigi Bartolomeo e l’impresario Salvatore Golia,  comprarono una parte del teatro diventandone i nuovi gestori. Nacque la “Compagnia Città di Napoli”: l’impresa, diretta da Federico Stella e Michele Bozzo, per quarant’anni fu stabile al San Ferdinando.Nella stagione 1889- 1890,  il teatro accolse anche i successi di  Eduardo Scarpetta .

Salvatore Golia e la moglie Raffaella Bartolomeo (sorella di Luigi), divenuti gli unici proprietari del teatro, ne affidarono poi  la gestione al figlio Giuseppe che per cercare di risolvere i problemi di una gestione deficitaria, affittarononegli anni trenta  lo stabile.

Il teatro venne quindi trasformato in “Cinema Teatro Principe”. Finché il 3 settembre 1943 le bombe americane e tedesche provocarono gravi danni, e  lo rasero al suolo quasi completamente, lasciando in piedi solo parte del palcoscenico.

Dopo la guerra il vecchio Golia decise di venderlo: lo comprò Eduardo De Filippo  il 25 febbraio 1948, investendo nella ricostruzione del teatro tutti i suoi guadagni e indebitandosi con le banche.

All’indomani dell’acquisto venne costituita la SIT Società Imprese Teatrali che gestì sia il teatro sia le compagnie “Il Teatro di Eduardo” e “La Scarpettiana”. Nel 1954   venne costituita una nuova società la “San Ferdinando Film” che, con la partecipazione della RAI, realizzerà sei telefilm della serie “Il Teatro di Eduardo”; Eduardo continuò a lavorare per pagare le spese della costruzione del teatro. Nel 1956  nacque la società “Il Teatro San Ferdinando s.r.l”, ma i debiti ed i pochi aiuti lo costrinsero a sciogliere la Scarpettiana nel  1960  e a chiudere il San Ferdinando nel  1961.

N.B. Eduardo nell’acquistare il teatro , aveva in mente di creare al San Ferdinando un centro studi e un museo del teatro dialettale,  e dopo avervi svolto alcuni lavori di restauro nel corso della conferenza stampa per la riapertura del teatro, rilasciò queste interbista

«L’idea non era soltanto quella di costruire una casa per l’attore e l’autore Eduardo ma era anche e soprattutto quella di costruire un teatro, indipendentemente dall’uomo Eduardo, che creasse una rottura con il vecchio teatro dialettale napoletano; un teatro che potesse continuare il discorso già da me iniziato nel 1922 al Sannazaro».

Ma il teatro dopo aver inaugurato la nuova rinascita nell’ottobre del1971 con l’opera teatrale ” Le bugie con le gambe lunghe “i problemi nel corso degli anni non diminuirono e nel  1966 la nuova era teatrale comunque  si concluse.

CURIOSITA’: Al teatri San Ferdinando è legata per certi verdi anche quella famosa frase che Eduardo dissequando lasciando la nostra città decise di trascorrere gli ultimi anni della sua vita  a Roma,  Quella famosa frase “Fujtevenne ‘a Napule”che nella vulgata comune suonava e tutt’ora suona come una tuonante sentenza verso la città , non era rivolta alla sua citta natale ma ai suoi governanti di allora . Eduardo, comeavete avuto modo di capire , combatté molto  negli anni sessanta per la creazione a Napoli di un teatro stabile, il Mercadante, che voleva affiancare al San Ferdinando, da lui acquistato e restaurato. Ma una serie di scontri politici fecero sì che Eduardo, grazie a problemi burocratici e ostacoli istituzionali, non vedesse realizzato questo sogno per la città. Fu in quel momento che pronucià la famosa frase. Egli si sentiva amareggiato  e sfiduciato  a proposito del lavoro di attore in questa città

Eduardo disse quella parola, Fuitevenne, ad alcuni giovani attori che gli chiedevano lumi sul loro futuro. Egli in quel momento veniva da una esperienza non felice con il progetto di Teatro Stabile: gli avevano promesso la direzione, per poi lasciar cadere tutto. Tanto è vero che lo Stabile è nato molti decenni dopo .Eduardo aveva tutte le ragioni quindi  in quel suo periodo e in quel suo contesto  di sconforto con le istituzioni, come poi nella storia è capitato, dopo, a tanti “teatranti” di questa città, da Roberto De Simone a Mario Martone.

La sua  era solo  una frase che rappresentava il rapporto di “insofferenza” tra Eduardo e la città intesa nei  i suoi rappresentanti politici . E non dimentichiamo che quando Eduardo, deluso decise di andare via da Napoli per trasferirsi a Roma , comunque visse  molta parte del suo tempo  a Isca, l’isolotto di fronte a Li Galli, tra Nerano e Positano, di sua proprietà.

Rimasto per lungo tempo magazzino di memorie e ricordi teatrali oltre che sede di parte dell’archivio storico di Eduardo De Filippo, nel 1996 il teatro è stato donato da Luca De Filippo al Comune di Napoli perché venisse restaurato e riconsegnato al pubblico napoletano, cosa avvenuta nel settembre 2007. Il San Ferdinando, insieme al Mercadante, è gestito dal Teatro Stabile di Napoli.

Il 30 settembre 2007  , dopo molti anni di restauri ed ingenti investimenti, il San Ferdinando ha finalmente riaperto i battenti con   ” La tempeste di Shakespeare, nella traduzione in napoletano barocco fatta da Eduardo nel 1984 .

Il teatro appena inaugurato è stato immediatamente incluso fra gli spazi utilizzati dal prologo del  Teatro Festival Italia

Il San Ferdinando, insieme al Mecadante , è oggi gestito dal  Teatro Stabile di Napoli.

 

Oggi la  sala d’ingresso è separata dal  foyer  mediante una porta tripartita in legno, sui cui stipiti sono inserite tre formelle a temperatura su  carta raffiguranti una scena di commedia napoletana, un’allegoria di Napoli nella forma di Partenope   accanto a una personificazione del fiume Sebeto e infine una scena tratta da Sik-Sik. l’artefice magico , atto unico di Eduardo De Filippo. Il foyer si articola su tre livelli connessi tra loro mediante delle scale a tenaglia; nelle teche un tempo utilizzate per la pubblicità e per la propaganda, oggi sono stati collocati dei cimeli dei grandi attori napoletani del passato e del presente, tra i quali spiccano la bometta di Totò ,  abiti di scena di Eduardo,  Nino Taranto, Concetta Barra  e Pupella Maggio  , numerose fotografie di scena e locandine di produzioni storiche del teatro; è possibile inoltre ammirare un mosaico in marmi policromi raffigurante Pulcinella realizzato da Titina De Filippo .

Il teatro, cui si accede da una rampa di scale, si suddivide nella  platea , due ordini di palchi e un loggione  , per una capienza massima di 500 persone: i palchi non sono numerati ma denominati col nome di un attore del passato. Il  palcoscenico dovesettecentesco Teatro San Ferdinando fu inaugurato con l’opera Il falegname di Domenico Cimarosa  è profondo 9,50m e largo 14; il boccascena   è largo 10m e alto 9. Il  sipario o ha un sistema di apertura e chiusura non automatizzato ma manovrato per mezzo di corde e contrappesi. Sotto il palcoscenico c’è un sistema di pedane mobili per il trasporto dei materiali scenici risalente al restauro degli anni ’40 ancora in perfetto stato di conservazione e normalmente utilizzato; il sistema ad argano di cui gode è tuttora funzionante, ma si è preferito adottare un nuovo sistema automatico per ragioni di praticità e sicurezza. Nel  backstage sono presenti dieci camerini per il trucco e il cambio degli attori; quello prospiciente al palcoscenico, tradizionalmente destinato al primo attore, è stato dedicato nel  2007  alla memoria di Eduardo De Filippo, e presenta la mobilia e gli utensili adoperati da quest’ultimo, nonché un baule contenente suoi abiti di scena dismessi.

 

 

 

 

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