Giacomo Farelli nato a Roma nel 1629 da padre siciliano e madre sorrentina, è stato uno tra i più brillanti ed estrosi pittori del secondo Seicento della nostra città .
Egli cresciuto a Napoli, alla sola età di quindici anni entrò in un alunnato pagato dai genitori nella bottega di Andrea Vaccaro a Napoli dove si formò nei suoi pricipali stili artistici pittorici anche se poi alla lunga il suo stile venne però maggiormente influenzato da Luca Giordano .
Farelli presto incamminatosi verso una carriera di successo fu un artista completo e attrezzato con una cultura figurativa molto articolata , che venne all’epoca molto stimato dai suoi contemporanei,
Egli fu nel panorama artistico napoletano della seconda metà del Seicento , un pittore molto attivo a napoli in un periodo in cui le arti figurative pittoriche vedevano come protagonisti del tardo Barocco di Napoli personaggi del calibro di Luca Giordano, Francesco Solimena, Paolo de Matteis, Giacomo del Po.
Egli pur rimanendo sempre nell’ambito di una tradizione figurativa di marca napoletana, subì comunque anche il fascino di Guido Reni e del Domenichino raggiungendo un espressionismo esasperato, soprattutto nei particolari anatomici, resi con particolare forza attraverso un costante esercizio disegnativo.
Attivo per oltre cinquanta anni, non solo nelle principali chiese napoletane, ma anche in Abruzzo ed in Toscana, egli nonostante la fama raggiunta a suo tempo, ha comunque subitonel corso dei secoli una vera e propria damnatio memoriae da cui è riaffiorato solo recentemente grazie al lavoro di alcuni studiosi che hanno permesso una migliore delineazione della figura umana e della sua parabola pittorica.
N.B. Il mercato antiquariale, ci ha restituito numerosi quadri destinati al collezionismo privato, che hanno incrementando il suo catalogo, che oramai può contare su molte decine di opere certe.
La sua prima opera documentata è la Strage degli innocenti realizzata nel 1651 e la Visione di S. Antonio della chiesa della Trinità dei Pellegrini a Napoli (1652).
Nel 1655 lavora nella chiesa di Santa Brigida eseguendo la pala d’altare con la Visione di santa Brigida, ottenendo la commissione grazie all’intercessione del Vaccaro e di Francesco Di Maria (allievo del Domenichino).
Si sposta poi in Abruzzo dove realizza la Visione di S. Giovanni Evangelista (firmata e datata 1661) per l’omonima chiesa di Sulmona, in cui il moto dei panni che contraddistingue le figure della parte superiore del dipinto, denso di preziosismi cromatici, induce a considerare anche l’ulteriore avanzamento del Farelli in direzione del Giordano.
Tornato a Napoli viene chiamato nel 1664 ad affrescare l’atrio della sagrestia di cappella del Tesoro di S. Gennaro con Scene della vita di s. Anna nelle lunette e l’Immacolata sulla volta della stessa Sagrestia della Cappella del Tesoro di san Gennaro, una commissione di primo livello in uno dei luoghi di culto più celebri della città partenopea
Ritorna poi in Abruzzo chiamato al Duca di Atri nel cui palazzo, oggi Municipio, affrescò “una bellissima Galleria, egli realizzò in quel luogo un ciclo pittorico per il santuario di Rojo.
CURIOSITA’: Giacomo Farelli non era solamente un pittore affermato ma godeva di alta considerazione tra personaggi importanti dell’epoca; la sua posizione sociale sicuramente ha facilitato la sua carriera soprattutto per quanto riguarda i suoi lavori in Abruzzo. Egli tra il 1676 e il 1683 divenne governatore dell’Aquila, sicuramente grazie all’appoggio di personalità come i duchi d’Atri grandi estimatori del suo lavoro. Proprio queste relazioni, (il Duca di Atri era parente del Gran Maestro di Malta Fra Gregorio Carafa) efli riuscì ad ottenere la nomina di Cavaliere dell’Ordine di Malta. Sono anche registrati lavori per la potente famiglia dei Duchi d’Avalos ( per loro realizza il più grande ciclo seicentesco di storie di Carlo V oggi in parte disperso) e per il Granducato di Toscana a Pisa (lo spessore dei riferimenti stilistici del Farelli li ritroviamo infatti anche a Pisa e in antichi inventari di collezioni in Spagna, in Germania e in Francia).
L’anno seguente ritorna a Napoli dove si trattenne nel corso degli anni Settanta del Seicento, lavorando in diverse chiese, tra cui quelle della Pietà dei Turchini e di San Giuseppe a Chiaia.
Nel 1672 realizza il bellissimo “Riscatto degli schiavi “per la chiesa della Redenzione dei Cattivi “ e per la chiesa di Santa Maria Egiziaca all’Olmo un “fortissimo” San Nicola che salva il fanciullo del coppiere che ben si armonizza alla pala d’altare eseguita da Andrea Vaccaro ma anche da due capolavori di Luca Giordano e di Francesco Solimena.
Alla fase finale della sua attività spetta il quadro posto sopra la porta d’ingresso della distrutta chiesa di S. Luigi di Palazzo (1705), una tra le opere più apprezzate del maestro ma ora irrimediabilmente perduta. (di cui oggi rimangono solo le storie della Vergine bella chiesa di San Ferdinando).
Lo spessore dei riferimenti stilistici del Farelli li ritroviamo comunque anche a Pisa , a Bari nella pinacoteca metropolitana ( Il ratto di Proserpina e in antichi inventari di collezioni in Spagna, in Germania e in Francia.
Giacomo Farelli non era solamente un pittore affermato ma godeva di alta considerazione tra personaggi importanti dell’epoca; la sua posizione sociale sicuramente ha facilitato la sua carriera soprattutto per quanto riguarda i suoi lavori in Abruzzo.
Infatti tra il 1676 e il 1683 il Farelli divenne governatore dell’Aquila, sicuramente grazie all’appoggio di personalità come i dichi d’Atri grandi estimatori del suo lavoro. Proprio queste relazioni – il Duca di Atri era parente del Gran Maestro di Malta Fra Gregorio Carafa – lo portarono ad ottenere la nomina di Cavaliere dell’Ordine di Malta. Sono anche registrati lavori per la potente famiglia dei Duchi d’Avalos ( per loro realizza il più grande ciclo seicentesco di storie di Carlo V oggi in parte disperso) e per il Granducato di Toscana a Pisa.
Dopo aver lasciato alla fine della sua carriera artistica un numero consistente di sue opere nelle chiese di Napoli, tra le quali: il Duomo, la Chiesa dei Santi Apostoli , la Basilica di San Pitro ad Aram, la Chiesa di Santa Maria Egiziacaa Forcella , la chiesa della Santissima Trinità dei Pellegrini, la Chiesa di Santa Maria Regina Coeli, la Chiesa di San Giuseppe dei Ruffi , la chiesa di Santa Brigida, la chiesa di San Ferdinando,la chiesa della Pietà dei Turchini , la chiesa di Santa Maria delle anime del Purgatorio ad Arco, la Chiesa di San Giuseppe a Chiaia, la chiesa di San Giovanni Battista delle Monache, la chiesa di Santa Maria della Mercede e Sant’Alfonso de’ Liguori , la chiesa di San Domenico Soriano, la chiesa dei Santi Cosma e Damiano a Secondigliano, e l’Oratorio della Confraternita dei Verdi dello Spirito Santo, e alcuni suoi capolavori a L’Aquila, al Museo Nazionale d’Abruzzo, a Chieti,nel Santuario della Madonna dello Splendore a Giulianova , nella chiesa di San Domenico ed infine nel palazzo del comunedi Pisa , egli morì a Napoli nel 1706 all’età di 77 anni