La fontana dei leoni , formata da una vasca semiellittica appoggiata ad un basamento in pietra lavica e ad un obelisco, ai cui lati si trovano due leoni., è probabilmente una delle fontane che, costruite da Francesco Securo nel 1788, si trovavano un tempo in Piazza Mercato. Da qui, essa fu trasferita prima a Poggioreale e, poi, nel 1907, in occasione dei lavori di ampliamento della Galleria Vittoria, portata nell’attuale collocazione.
La vasca ha una forma semiellittica, caratterizzata dalle sculture dei grandi felini poste ai lati; il tutto, è sovrastato da un obelisco piramidale. Oggi, la struttura, come del resto anche le altre due fontane poste nei medesimi giardini è in pessimo stato conservativo: le facce dei leoni sono state sfregiate.
Ultimamente , in un grande progetto che vede uniti insieme il Comune, di Napoli , le Autorità Portuale e la Marina Militare , il cui fine è quello di restituire alla nostra città un pezzo di storia ed un luogo straordinario dove poter passeggiare lontano dallo stress quoridiano cittadino sul lungomare dal Porto al molo Beverello, è stata portata a termine anche una importante ristrutturazione dei giardini.del Molosiglio . Con i lavori è stata creata un’area di circa 500 m² riservata ai cani, sono state riqualificate le aiuole, controllati circa 250 alberi e accentuata la presenza dello scalone che conduce al mare. La gestione della manutenzione è frutto di un accordo fra il Comune di Napoli, la Lega Navale ed il Circolo Cannottieri .
N.B. Oggi Ulteriori lavori di restauro continuano intorno alla fontana dei Papiri , per la quale si pensa di creare un impianto di fitodepurazione.
Dai giardini del Molosoglio si può accedere al Molo di San Vincenzo attualmente non accessibile al pubblico perché, per accedervi, bisogna passare in una zona di competenza della Marina Militare. Esso per secoli è stato uno dei punti “nevralgici” della città. Qui aveva infatti sede la Real Marina del Regno delle Due Sicilie e sempre qui , si varavano navi e si fondevano all’epoca cannoni di armamento. Sulla sua punta estrema si erge un faro da tutti noi conosciuto come la lanterna del Molo. E’ lui che per primo accoglie e saluta i naviganti all’ingresso del nostro meraviglioso porto che ha visto nel corso dei secoli passare storici e famosi personaggi .
CURIOSITA’ : La storica Lanterna del Molo , fatta costruire nel 1487 dal re Ferrante D’Aragona è stata per secoli ,uno dei simboli della città nel periodo aragonese, vicereale e borbonico ,sopravvivendo a incendi, bombardamenti, rivoluzioni, dominazioni e tumulti ma non ai lavori di costruzione della nuova Stazione Marittima. Il Faro posto infatti inizialmente nella parte terminale del molo ( Braccio Alfonsino,) che fu realizzato come baluardo difensivo del Castel Nuovo, si ritrova oggi , dopo essere stato completamente ricostruto nel 1950 , ad essere presente alla esteremità del molo di San Vincenzo con a fianco una statua di San Gennaro che è stata eretta a protezione della città anche dal mare.
Veduta del porto di Napoli con il faro realizzata da Jacques Guiaud del 1838.
La storia del Molo ,inizia nel lontano 1268 quando Carlo I d’Angiò fece costruire una torre militare sull’isolotto di fronte al Castel Nuovo, dove esisteva una chiesetta di proprietò del Monastero di San Vincenzo al Volturno di Isernia ( da qui il nome dato al Molo ).
Questo isolotto venne poi unito alla terraferma nel 1596 , in occasione del progetto di ampliamento e sistemazione del porto di Napoli, affidato nel 1596 a Domenico Fontana dall’allora Viceré Conte di Olivares. I lavori furono purtroppo interrotti improvvisamente perché troppo oneroso per le casse del viceré e si poté pertanto in quell’occasione soltanto unire alla terraferma l’isolotto dove sorgeva la torre di San Vincenzo. Esso venne unito con la terraferma dando inizio alla forma attuale.
Il vicerè voleva comunque lasciare un segno del suo passaggio a Napoli, e viste le scarse finanze di una spendacciona reggenza spagnola, concentrò la sua attenzione sulla Darsena, riattabile con poca spesa e molto lustro. Per l’opera il viceré si affidò al maggiordomo dell’Arsenale (Andrea Festa) e a tal Bonaventura Presti , un bolognese che entrato nelle grazie del viceré, riuscì per tale motivo ad ottenere potere e danaro. L’intervento non era visto di buon occhio dagli ingegneri e dagli architetti del regno, i quali, più volte tentarono di distogliere il viceré dall’intento perché, una siffatta darsena, avrebbe minato le fondamenta del Castelnuovo e lo specchio d’acqua stagnante che avrebbe ammorbato l’aria intorno alla residenza reale. Il viceré non se diede pena e, anzi, all’indomani dell’inaugurazione, quando il viceré vi entrò trionfalmente a bordo della nave ammiraglia, la vice regina ne fece luogo di delizie mondane per sé e per la sua piccola corte.
Purtroppo però ben presto i pericoli paventati dai vari architetti ed ingegneri del regno , in primis Giannettino Doria, divennero realtà.
La Darsena si rilevò uno spazio insicuro esposto a tempeste e gravi perdite . Nel solo 1678, due fregate e sette tartane andarono distrutte, le due fregate di Castellammare inoltre ruppero le corde di due vascelli inglesi ivi ancorati. Tre anni dopo, una nave spinta dalle onde nel corso di una tempesta, si schianto contro la porta della Conceria.
N.B. : Al contrario della Darsena così malamente configurata, l’Arsenale continuava ad essere il vanto di tutti.
Con la caduta temporanea degli Spagnoli sopraffatti dagli Austriaci, la città visse uno dei periodi più bui della sua millenaria storia, l’economia era inesistente, di conseguenza anche il porto non crebbe. Dopo vari anni in cui a fasi alterne e con lunghe interruzioni con cui vennero a succedersi vari lavori di allungamento e ristrutturazione del molo ,solo nel 1832 sotto il regno di Ferdinando II di Borbone, si diede di nuovo una grossa spinta all’antico progetto dell’arch. Fontana, facendo ampliare il molo di San Vincenzo a 550 metri dalla riva. Il re infatti nel 1836 decretò l’allestimento di un porto militare ad ovest del molo grande, a destra della darsena. Per proteggerlo meglio si stabilì la costruzione del molo San Vincenzo continuando l’operazione del Fontana.
Non si trattò solamente di lavori di tipo ingegneristico ma, anche di abbellimento. Il Molo Alfonsino, su progetto Giovanni Bompiè (Architetto delle Reali Guardie della Marina), venne infatti allungato di altri 300 palmi con un tratto dedicato a San Gennaro, tant’è, che all’estremità del molo fu eretta una statua dedicata al santo patrono della città che affiancata da un fortino con tre batterie.doveva difendere la città dal mare . Una bella fontana,nel segno di una tradizione ormai consolidata, completava l’opera sul molo.
CURIOSITA’ : Sul versante opposto del Piliero, venne ricavato un ulteriore piccolo molo sfruttando un prolungamento di una lingua di terra che, divideva il porto grande dal piccolo. Il nuovo molo fu intitolato all’ Immacolatella poiché esisteva in loco una statua della Vergine, posta anni addietro dai pescatori. Si configurò dunque uno specchio di acqua calma destinata al primo porticciolo mercantile. Al fine di ampliare la via del Piliero verso il mare,si costruirono due ponti, uno in ferro e l’altro in muratura, che lo livellarono. La strada, dopo questo nuovo assetto definiva un paesaggio fino ad allora sconosciuto ai napoletani. Il molo, il lido, il mare stesso, si trovavano ad un livello inferiore rispetto alla strada carrozzabile, tant’è che in loco, esistevano numerose scalinate di fortuna, queste, diventarono vere e proprie scale , puntualmente e strategicamente inserite lungo i ponti.
Anche per la flotta il periodo si rivelò felice, varata nel 1818 la prima nave a vapore, la “Real Ferdinando I”, si creò il primo bacino di carenaggio italiano, uno dei più importanti al mondo per dimensioni ed attrezzature che,ancora oggi, è in grado di ospitare navi di imponenti dimensioni.
CURIOSITA’ : Il 27 di Settembre, la Ferdinando I, cominciò la sua crociera inaugurale, toccando i porti di Civitavecchia, Livorno, Genoa e Marsiglia e dunque il Regno delle Due Sicilie, poteva dirsi, a tutti gli effetti, uno dei primi Paesi al mondo a lanciare i primi prototipi di navi a vapore, oltre ad essere anche il primo ad aver attraversato il Mediterraneo ed aver intrapreso una navigazione tra più Stati.
La Marina Militare napoletana che partecipò anche a delle operazioni militari nei mari della Penisola italica, in occasione della guerra d’Indipendenza combattuta contro l’Austria nel 1848 , era sotto il Regno Borbonico considerata una delle più potenti flotte al pari di quella inglese in Europa a tal punto che alcuni trattati, furono conclusi nel 1845, con le vicine Spagna, Francia e Inghilterra al fine di assicurarsi i commerci con la nazione “più favorita”. Ad essi, seguirono quelli del 1847, stipulati sempre con gli Stati Uniti e che aprì poi la stagione dei commerci intra-oceanici con le navi a vapore. Nel 1854,infatti, “il Sicilia”, guidato da Ferdinando Cafiero e dal peso di 1200 tonnellate e 300 cavalli, fu la prima nave a sbarcare in America per scopi commerciali.
N.B. La Marina borbonica era talmente presa in considerazione che nel 1855 la bandiera delle Due Sicilie, occupava addirittura il secondo posto nei porti francesi, alle spalle di quella inglese, per ciò che concerne i navigli a vapore e i volumi delle merci scambiate. Quindi pensate quanto doveva dare fastidio all’Inghilterra e sopratutto pensate a come tale potente flotta si poteva poi disgregare di fronte a soli mille uomini neanche preparati militarmente ammucchiati in poco tempo ….ma questa è un’altra storia ( vedi articolo ” il periodo dei borboni “)
N.B. La Marina Mercantile del Regno dei Borbone , vantava numerosi prototipi di vascelli che furono in seguito requisiti come bottino di guerra, dalla Marina Unitaria. Ricordiamo, in particolare, il vascello Monarca, ribattezzato poi “Re Galantuomo”, la più potente in assoluto tra le flotte pre-unitarie, oltre ad essere stato gemello del più famoso Amerigo Vespucci, costruito, tra l’altro nel famoso stabilimento di Pietrarsa, collocato tra Napoli e Portici circa un secolo dopo, ma anche della pirofregata Ettore Fieramosca, prima nave ad essere alimentata da una caldaia di produzione esclusivamente nazionale. Ma non dimentichiamo il vascello Vesuvio, che nel 1843 insieme alle fregate Regina Isabella, Amalia e Partenope, fecero da scorta alla sorella di Ferdinando II, la principessa Teresa Cristina di Borbone, la quale doveva recarsi in America per raggiungere Don Pietro di Braganza, imperatore del Brasile che aveva sposato per procura, sotto la guida del capitano Raffaele De Cosa. Appena l’anno successivo, la fregata Urania, fu la prima nave da guerra italiana a visitare gli Stati Uniti, passando per il Brasile in modo da far ammirare a tutti, i progressi raggiunti in ambito navale dalle maestranze e dalle industrie napoletane. Passi avanti talmente evidenti, insomma, che già nel 1842, alcuni ufficiali della Marina sarda, si recarono personalmente nel Reame per studiarli più da vicino.
Curiosita’ : L’opificio Reale di Pietrarsa è al momento dell’unita’ la piu grande fabbrica d’Italia, l’unica in grado di fabbricare motrici navali e il regno delle due Sicilie era l’unico stato della penisola a non doversi avvalere di macchinisti inglesi per la loro costruzione (ciò dava molto fastidio all’Inghilterra) . Venivano costruiti vagoni e locomotive.
Il cantiere navale di Castellammare di Stabia con 1800 operai era il primo del Mediterraneo per grandezza e faceva invidia a parecchie regioni d’Europa (Nei due grandi cantieri arsenali- navali del golfo lavoravano 3400 operai su 6650 del ramo in tutta l’ Italia ).
Dopo Carlo di Borbone, il porto si trasformò in una fabbrica a cielo aperto, la darsena si arricchì di edifici ed infrastrutture, allo scopo, venne anche demolita l’antica statua di San Vincenzo che si trovava all’imboccatura della darsena.
Delle vestigia storiche oggi purtroppo resta a noi solo un antico bacino di carenaggio della Regia Marina borbonica, , inaugurato nel 1852 e attualmente non funzionante, che all’epoca era un’eccellenza d’impianto idrico dove ere possibile riparare le navi ormeggiate all’asciutto al suo interno.
Divenuto un importante avamposto difensivo nella alla seconda guerra mondiale , oggi esso è lungo 2,5 Km.ed è percorso da due strade parallele, una interna (lato molo Beverello) dotata di una lunga serie di arconi,e l’altra esterna che affaccia sul mare aperto con una cortina muraria costituita da enormi blocchi lavorati in pietra lavica.
Il molo oggi è purtroppo utilizzato prevalentemente per ormeggiare barche sequestrate e quella prima parte,che noi vediamo nella foto qui sotto con le “palazzine rosso pompeiano ” che affacciano sulla Darsena Acton, è in uso alla Marina Militare , mentre grosso della banchina, invece, è gestita dall’Autority portuale.
Il Molo di San Vincenzo come abbiamo accennato prima non è attualmente accessibile al pubblico perché, per accedervi, bisogna passare in una zona di competenza della Marina Militare,ma come vedrete recandovi sul luogo , esso rappresenta una bellissima e suggestiva passeggiata sul mare di oltre 2 Km , dalla quale è possibile godere di una straordinaria vista della nostra città e ultimamente affinchè di questa meravigliosa passeggiata possano beneficiarvi tutti si è pensato e poi trovata, una soluzione per restituire la passeggiata a mare sul Molo San Vincenzo ai cittadini napoletani e ai turisti rendendo il Molo accessibile a tutti .
Si è così deciso di mettere dapprima il Molo in sicurezza e poi bypassando l’accesso alla zona militare, realizzare una passerella pedonale e , forse anche una pista ciclabile, che permetta di camminare lungo il Molo di San Vincenzo fino alla statua di San Gennaro .
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Finalmente quindi quello che finora era una zona inaccessibile ai napoletani perchè per arrivarci bisognava necessariamente passare attraverso una zona di competenza della Marina Militare dopo tanti anni sarà fruibile a tutti .
Finalmente un progetto capace di restituire alla nostra città un pezzo di storia ed un luogo straordinario: una incredibile meravigliosa passerella per camminare a piedi ,ungo la base militare e dinanzi all’imponente Maschio Angioino che ci osserva ,per circa 2 Km di lunghezza in mezzo al mare.