La Chiesa di Santa Maria ad Ogni Bene dei Sette Dolori  sorge sulla destra e  all’inizio di Spaccanapoli, nel tratto di discesa intitolata a Pasquale Scura.

Essa sorge nel luogo  dove un tempo era presente un’antica cappella con una statua della Madonna chiamata d’Ognibene , che la gente del luogo venerava e su sulle cui lontane origini c’è una simpatica leggenda.

Si dice che in un orto chiamato Belvedere un giovane avesse una statua di fattura greca, in cui i villici di quella zona avevano voluto identificare la Vergine Maria. Nel 1411, per alcuni miracoli che questa Vergine aveva fatti, si pensò di erigerle una cappellina, che si volle intitolare a Santa Maria Ognibene, ma fu solo durante la pestilenza del 1656 che un certo Manilio Caputo, insieme con altri amici, offri la miracolosa statua ai frati Serviti. In tale occasione la rustica cappella fu trasformata in una graziosa chiesetta e l’immagine, rivestita con una nera tunica, fu chiamata Addolorata’ o dei Sette Dolori.

Un  importante ampliamento alla piccola cappella  che venne trasformata in una vera e propria chiesa , avvenne comunque solo nel 1515, e venne poi realizzato , grazie alle donazioni di alcuni nobili interessati ad avere il titolo di fondatori della chiesa .  In quella circostanza venne   contemporaneamento avviato anche la costruzione con successivo ampliamento di un convento da parte  dei frati serviti che restarono in sede fino al 1597 quando la chiesa divenne parrocchia.

N.B. La chiesa fu rifatta alla fine del secolo XVII e ne fu per un certo periodo maestro di cappellaG. Battista Pergolesi. Nell’interno è da ammirarsi un magnifico San Sebastiano di Mattia Preti.

Dopo l’abbandono dei frati Serviti si stabilirono nel luogo  i  frati Pii Operai che vi rimasero invece fino al 1630 quando la chiesa venne ampliata dal nobile Francesco Magnocavallo.

Ritornarono a quel punto nel complesso i frati Serviti che su progetto dell’ingegner Giovanni Cola Cocco provvidere ancora una volta ad ampliare chiesa e convento . Altre trasformazioni si registrarono agli inizi del XVIII secolo con i lavori per la sagrestia , l’esecuzione della  cappella della duchessa di Maddaloni con marmi policromi e stucchi ed infine la ristrutturazione , tra il 1731 e il 1735 , in definitivo  stile barocco , da parte dell’architetto Nicola Tagliacozzi Canale .

Al 1735 risalgono la scala esterna, opera del piperniere Antonio Saggese (sempre su progetto del Canale), e la cappella di Sant’Alberto, in cui venne posto un altare di Antonio Basso e statue di Domenico Antonio Vaccaro. E’ di qualche anno più tardi, invece, il pavimento in maiolica, collocato nella chiesa nel 1752.

Nel 1809 , il convento fu soppresso ed i frati Serviti espulsi .

Nel 1849, dopo che i frati furono riammessi nel regno dopo il Decennio Francese, la chiesa fu elevata a basilica pontificia per decreto di Papa Pio IX , grazie alla intercessione di re Ferdinando II .

A partire dalla metà dell’ottocento , prevalse per la chiesa la denominazione dei ” sette dolori ” , in relazione alla statua dell’Addolorata che ancora oggi si conserva al suo interno

.La chiesa  di cui oggi restano solo le severe forme del portale in piperno risalente alla fine del XVI secolo , presenta una facciata divisa in due ordini, anticipata da una scala  a tenaglia anch’essa in piperno datata 1730 ed opera dell’architetto Tagliacozzi Canale .

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L’interno, a  navata unica a croce latina  , mostra oltre ad una bella cupola , varie ed importanti decorazioni in stucco e  cinque cappelle per lato , tra le quali quella che desta maggiore attenzione è senz’altro la terza cappella di destra, realizzata per volere della duchessa Carlotta Colonna di Maddaloni nel 1706, i cui stemmi nobiliari sono posti ai lati dell’altare.In questa cappella, dove possiamo ammirare le opere di Giacomo del Po ,  l’Andata al Calvario ed il Compianto Cristo Morto , durante la terza domenica di settembre veniva celebrato lo “Stabat Mater”, composto dal maestro Giovanni Battista Pergolesi, che fu a lungo considerato l’ideale stilistico della musica sacra. Egli divenuto maestro di cappella della chiesa fu molto  legato alla nobile famiglia napoletana. Da notare che la maggior parte delle opere un tempo prenti in questa importante cappella , sono oggi esposte nella Basilica di San Francesco di Paola in Piazza del Plebiscito .

 

 

Nelle altre cappelle possiamo ammirare tele di Carlo Malinconico raffiguranti i miracoli di San Pellegrino,un pregevole dipinto del 1882 di Saverio altamura raffigurante San Giuseppe col Bambino ,un San Gerolamo attribuito a Filippo Vitale, una tela di Michele Ragolia raffigurante l’Elevazione della Croce ed infine una importante tela di Domenico Antonio Vaccaro, raffigurante Sant’Alberto .

 

L’altare maggiore risale al XVIII secolo, opera di Antonio Basso mostra un pregevole Cristo Risorto in madreperla sul tabernacolo. Ai lati della sacra mensa sono poste due rampe che confluiscono verso il simulacro dedicato alla vergine, mentre, sempre nel presbiterio è possibile ammirare il quadro di Paolo Finoglio raffigurante l’Eterno Padre benedicente.
Nella sagrestia, invece, si trovano resti di affreschi e un lavabo marmoreo con rivestimento maiolicato attribuito ad Igazio Giustiniani.

Nell’interno è da ammirarsi un magnifico San Sebastiano di Mattia Preti.

 

L’aspetto complessivo della chiesa , oggi sede parrocchiale , come vedrete rispecchia , come impostato dal Tagliacozzi Canale ,  i classici canoni del più puro roccocò napoletano . Peccato che manca nel suo interno l’affresco della volta ed il pavimento in maiolica, cancellati dalle trasformazioni realizzate alla fine del XIX secolo e la tela di Mattia Preti raffigurante San Sebastiano oggi conservata presso il Museo Archeologico di Capodimonte,.

L’antico convento con il relativo chiostro, risulta alterato da interventi del XX secolo, quando venne destinato non solo ad abitazioni privato, ma colpito anche  dal sisma del 1980  . Oggi esso appare incredibilmente  abbandonato in uno stato di notevole degrado .

La chiesa si trova in via Santa Lucia a Monte , nella parte alta dei quartieri spagnoli e dal suo sagrato si può benissimo visualizzare come forse solo potete vedere dal piazzale antestante la certosa di San Martino , la cosidetta via spaccanapoli che si sviluppa da questa chiesa per 1128 passi fino a Porta Nolana . Per questo motivo fin dal XVI secolo , questo posto era anche detto “Belvedere “.

CURIOSITA’: La chiesa , che si trova vicino al palazzo dove abitava il celebre scultore locale del barocco napoletano , Cosimo Fanzago , ne  custodisce il suo sepolcro  anche se non è certa la presenza del corpo dell’artista. Di certo sappiamo che morì nel 1678 a Napoli, e fu  poi sepolto nella chiesa di Santa Maria d’Ognibene.

Catalani e Galante attribuiscono il monumento sepolcrale al Fanzago,stesso  notizia, questa, che l’osservazione della tipologia stilistica, dei marmi e del repertorio ornamentale permette di confermare. Fanzago probabilmente ideò il sepolcro, affidandone poi l’esecuzione ai suoi allievi. L’iscrizione ricorda come la cappella fu fatta decorare nel 1643, a sue spese, da Felice Cherubino Romano, che la consacrò a S. Maria di Costantinopli e ai santi Giacinto e Pietro Martire

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