Rispolverando il bel racconto della Serao , fatto di maccheroni conditi con un pizzico di magia ed una grattuggiata di mistero tenuta da un preoccupante liquido rosso vi raccontiamo oggi la storia di un mago vissuto in una palazzina malfamata , ai tempi del re Federico II .
Si tratta di un racconto popolare   che centra poco con la reale storia dell’invenzione dei  maccheroni che ha visto invece  i suoi natali in  Sicilia . Essa è niente altro che  una storiella molto curiosa che ci viene tramandata sin dall’Ottocento, grazie alla celebre penna di  Matilde Serao .
E’ una storia che parla di magia , misteri , sangue , tradimenti e …. ragù , che secondo una  vecchia leggenda , colorita dalla fervida fantasia della scrittrice,  nacque grazie all’invenzione di un mago .
La storia intitolata «Il segreto del mago» è raccolta nel volume «Leggende napoletane»  , un fantastico libro che vi invitiamo assolutamente a sfogliare e  leggere nella sua versione originale.
La storia , scritta miscelando con abile e felice connubio aspetti angelici e demoniaci dei vari personaggi , conferisce al racconto  i connotati finali di una  favola. Essa è ambientata nel lontano 1220 , quando a Napoli regnava Federico II di Svevia . Il luogo era invece quello di  vico dei Cortellari , un’angusta stradina nel centro più antico della città, dove  a quel tempo quasi tutte le case erano mal curate . Il posto  a guardarlo , aveva un aspetto sinistro  e poco rassicurante con le sue abitazioni fatiscenti , ma  ce n’era una in particolare che faceva rabbrividire i passanti. Una casa alta e stretta dall’aspetto tetro, davanti alla quale i passanti si affrettavano ad allontanarsi velocemente, ricorrendo nel contempo ad ogni forma di scongiuro.

Il palazzo era già di per sé molto temuto in quanto covo di gente malfamata e criminali incalliti ma il terrore dei passanti era un mago che abitava all’ultimo piano dell’edificio.

Chico, in effetti, era solo un personaggio misterioso che evitava qualsiasi forma di contatto con il prossimo. Un comportamento però sufficiente a creargli un alone di oscuro mistero. Raramente spalancava le imposte e ancor più raramente usciva di casa. Su di lui correvano strane voci in città e qualcuno incuriosito a tal da arrivare a spiare oltre le le sue finestre chiuse ,  puntando l’occhio nella sua abitazione aveva potuto scorgere che passava  intere  notti a lavorare in una piccola stanzetta. davanti ad un grosso pentolone dove qualcosa continuamente bolliva .  Chi lo intravedeva dalla finestra notava del preoccupante liquido rosso sulle sue mani ed un calderone in cui rimestava erbe, probabilmente demoniache.

L’uomo se ne stava  sempre chiuso in casa, con le finestre sempre serrate e lo sguardo fisso sui libri, senza farsi notare di giorno e usciva molto raramente e solo per andare al mercato, senza farsi notare da nessuno, per comprare le erbe per le sue porzioni magiche .Durante queste sporadiche passeggiate l’unica nota, piuttosto, inquietante era la sua figura : alto, magro, dinoccolato, vestiva completamente di nero, dalla testa ai piedi.

La curiosità delle donne della zona non  riusciva a penetrare il fitto mistero che lo avvolgeva. Provarono senza successo anche con il terzo grado al servo e dalle  poche indiscrezioni che poterono conoscere, dedussero che si trattava di un esperto di  magia nera, che in una stanzetta con la lampadina sempre accesa leggeva dei grossi volumi di antichi e rari manoscritti. Il suo focolare era pieno di alambicchi, fornelli ed un’infinità di oggetti utili alla preparazione di filtri magici e strumenti che sembravano destinati ad usi ripugnanti. Nel suo tinello, invece, si lavava le mani macchiate di una strana sostanza rossa e sul pavimento si creavano delle grosse pozzanghere di questo liquido che poteva sembrare sangue. Qualcuno addirittura sosteneva che Chico, su un tavolo di marmo bianco, affettava con affilati e sottili coltelli qualcosa di delicato, magari le membra di una bambino , e qualcun’altro giurava di averlo visto  di notte mentre dal suo terrazzino scuoteva le mani lasciando cadere una polvere bianca per infestare l’aria.

Chico venne presto considerato da tutti un mago.  Le sue ricerche erano molto misteriose e chiacchierate, ma nessuno osava avvicinarsi a Chico .

Le sue ricerche erano molto misteriose e chiacchierate, ma nessuno osava avvicinarsi a Chico

.Cosa cuoceva in quel grosso pentolone ?

Qualcuno addirittura aveva giurato in giro , di averlo visto immergere gli avambracci nel sangue, intento ad impastare della polvere bianca … che forse sacrificava bambini e animali addirittura per il demonio .

 

Il mago però  non badava a queste  dicerie, anzi si divertiva ad ascoltarle per farsi due risate e sbalordirsi della sana ignoranza del vicolo.                  Chico in realtà non era realmente un mago . Egli era solo  il rampollo di buona famiglia che  godette in gioventù di tutti i possibili piaceri della vita .

Era stato in passato un bell’uomo, amante dei piaceri della vita, aveva avuto tante belle donne, superbi palazzi, stoffe e abiti di lusso, diamanti e gioielli; aveva partecipato più lui che un regnate alle nobili feste da ballo, accompagnandosi con nomi illustri e a grandi dame, concorrendo alle giostre ai giochi di corte, vincendo di spada e sciabola. Insomma aveva goduto di ogni bene. 

Quando però le finanze iniziarono a scarseggiare, insieme alla forza della gioventù, con l’avanzare dell’età cercò di trovare impiego sui libri  provando a dare un senso alla sua vita regalando qualcosa di prezioso all’umanità : studiò così antiche pergamene,  e vecchi manoscritti di alchimia provando a  trarre provava a trarne qualcosa di utile da quegli immensi  libroni  che noleggiavano sul suo scrittoio giorno e notte. ….

Si diede  alla filosofia e all’arte occulta  ma la malasorte  lo perseguitava e molti dei suoi esperimenti puntualmente fallivano , ma temerario non si lasciò scoraggiare e continuamente provava .

Si racconta  che gli ultimi denari li aveva spesi per comprare alcuni ingredienti che gli occorrevano proprio per il suo ultimo esperimento misterioso per il quale non dormiva giorno e notte ….  e  dopo notti estenuanti di studio e lavoro Chico, al buio della sua stanzetta, egli finalmente creò   la cosa  più buona al mondo …..il ragù napoletano .

Chico in effetti alla fine  non era un mago ma solo un uomo che stava cercando attraverso vecchie scritture di rielaborare un ‘antica ricetta che in tempi passati , durante gli anni dei suoi godimenti. aveva avuto modo di assaggiare .

Egli quindi si dava un gran da fare solo per  realizzare un prodotto gastronomico senza precedenti . Prodotto che alla fine , dopo  anni di numerosi fallimenti , finalmente riuscì a realizzare :  i maccheroni al pomodoro.

 CURIOSITA’ : I maccheroni un tempo non venivano considerati un genere  di prima necessità. e addirittura  in tempi di penuria di farina era vietato farne produzione  . Prima della nascita della produzione industriale ,  infatti , la pasta era prodotta in scarsa quantità e vista la sua lunga preparazione aveva un costo alto che la rendeva appannaggio quasi esclusivo della sola classe aristocratiche dove veniva usata prevalentemente come dolce e mangiata con le mani .Era una pietanza prelibata per uomini ricchi riservata quindi quasi esclusivamente all’ alta  borghesia che aveva l’abitudine di mangiarla addolcita con zucchero e cannella. Solo nel 700 ,con il sorgere della produzione industriale  e la maggiore fornitura ,  il costo della pasta subì una drastica diminuzione ed il suo consumo favorito anche dalla diffusione della salsa di pomodoro , divenne accessibile anche ai ceti meno abbienti .

 Accadde così che in breve tempo  essa si trasformò così , da  pietanza prelibata per ricchi addolcita con zucchero e cannella , in una versione più rustica con sugna ed un pò di formaggio conditi con sale ed un pizzico di pepe , che si poteva acquistare con pochi soldi .

In breve comparvero in tutti i quartieri ,  la grossa caldaia del maccheronaro con accanto il piatto ricolmo di formaggio , unico condimento finchè poi non comparve il pomodoro ( inizialmente considerata una pianta di appartamento e addirittura velenosa ).

I maccheroni venivano messi nella caldaia e subito tolti e poggiati su un bastone messi in diagonale sui bordi del pentolone in maniera che continuasse , ma non troppo la sua cottura a vapore . I maccheroni andavano infatti serviti duri e distribuiti ai clienti su fogli di carta oleata e venivano mangiati adoperando le mani .

 

 

 

Ritornando al nostro mago Chico , egli voleva tenera segreta la sua invenzione prima di rivelarla al mondo intero e cercò di non divulgarla  finché non fosse stata completamente perfetta. Oramai mancavano pochi dettagli e quella ricetta  sarebbe stata la sua rivalsa sulla società, .

Ma come vedremo ,purtroppo  qualcosa andò storto.

Vicino casa sua , accanto a  Chico  viveva (condividendo lo stesso terrazzo)  una certa  Giovanella Di Canzio , una donna subdola , pettegola e molto furba , nonchè  moglie dello sguattero di corte del re Federico II di Svevia .

Giovannella  spiava costantemente il ” mago ”  e voleva  a tutti i costi cercare di capire quali strani segreti egli stesse custodendo con grande riserbo. Ella era convinta che quel segreto rubato le potesse arrecare tanti   denari, ed una diversa vita . Si adoperò pertanto a cercare in tutti i modi di rubare le invenzioni del vecchio mago .
E tanto che fece e tanto che indagò, anche a costo di morire o di subire qualche strano sortilegio  che  un giorno spiando Chico comprese tutto. Riuscì non solo a  carpirne il segreto ma addirittura riuscì ad assaggiare il prodotto e fin dal primo boccone si rese conto della fortuna che poteva trarne.

Una volta scoperto e carpito il segreto di Chico , l’astuta donna riferì l’accaduto  al marito , per  convincerlo a farsi ammettere alla corte del re per mostrare ciò che aveva scoperto. Il marito, Giacomo , che , come già detto ,  era uno sguattero delle cucine reali , nonostante fosse restio, venne talmente tanto supplicato  dalla moglie  che alla fine convinto , decise  di andar a parlare con il suo capo cuoco al quale riferì di una nuova pietanza inventata dalla consorte  .

Quella maliziosa vicina del mago riuscì alla fine nel suo intento e una volta entrata nelle cucine reali con uova acqua e farina  creò una pasta da cui ritaglio delle strisce formando dei cannellini. In un pentolone soffrisse della carne di maiale con le cipolla lo strutto e i pomodorini. Mise tutto insieme alla pasta aggiungendoci del formaggio di Parma. .

Giovannella , disse a tutti di esser venuta a conoscenza della pietanza in un sogno , pigliandosi così un merito che non le spettava datosi che questa era la ricetta segreta del mago Chico.  Dopo una serie di passaparola a corte, la notizia arrivò anche al  re Federico  che stanco di mangiare la solita minestra, volle conoscere  Giovannella per farsi preparare , spinta dalla curiosità la nuova famosa pietanza .
Tutta soddisfatta della suo operato (l’invenzione rubata a Chico) venuta l’ora di pranzo , fu preparato un nobile banchetto e servita una  porzione al re. Questo colto dalla sublime fragranza e dal piatto  molto invitante, si precipitò ad assaggiarli e ne rimase folgorato; chiese  ovviamente a Giovannella  da dove avesse tratto l’idea per creare questo capolavoro e la donna senza troppi fronzoli, mentendo spudoratamente , si limitò a dire che fu frutto di una visione in sogno: un angelo  le aveva rivelato questo  segreto .

Allora il re compiaciuto del piatto , volle che il suo cuoco imparasse la ricetta da Giovannella  e al seguito molti nobili di corte invitarono la  donna  a cucinare il nobile piatto nobile  .

La  fama della  bugiarda e astuta Giovannella  crebbe talmente tanto nel giro di sei mesi da ritrovarsi ben presto molto ricca e benvoluta.

In pochi mesi la ricetta si sparse in molte case di Napoli  e tutti oramai  conoscevano la celebre ricetta . All’oscuro di tutto era solo il povero  Chico che ebbe modo di scoprire la truffa solo quando  camminando in un vicolo sentì un buon profumo che proveniva da un basso napoletano. Entrò nella casa dove si stava cucinando la pietanza e chiese alla padrona che cosa bolliva in quella pentola La signora entusiasta gli disse che stava cucinando i maccheroni che un angelo aveva rivelato in sogno ad una donna di nome Giovannella  . Un piatto  che era diventato il cibo  ufficiale di tutta Napoli .

Entrando in quella casa, solo così  Chico scoprì  che  la sua segreta ricetta era sta rubata  che tutta Napoli stava già quello che lui aveva con tanti studi e sacrifici aveva inventato . Il suo sogno dopo tanti anni di lavoro era infranto :  tutta Napoli assaporava la sua amata ricetta grazie a Giovannella Di Canzio ,  non era lui ad  essere diventato famoso  ma sopratutto  non era lui ad essere diventato ricco.

Infuriato dell’accaduto ed  in preda alla disperazione  Chico  prese le sue cose, lasciò la casa e sparì improvvisamente e definitivamente da Napoli .  Da quel momento nessuno ebbe mai più notizie di lui.

Giovannella ebbe invece una  sorte migliore, vivendo una vita agiata, ma sul letto di morte decise di confessare il suo misfatto  .

Solo in punto di morte si dice infatti che  Giovannella  ammise di aver rubato la ricetta dei maccheroni al mago e secondo una leggenda , da quel momento ella fu dannata e costretta a cucinare in compagnia del mago che taglia i maccheroni e del diavolo che tiene acceso il fuoco .

Si racconta infatti che ancora oggi  , passando di notte vicino alla palazzina diroccata, si possa vedere  alla finestra Chico , ogni sabato ,  comparire nella sua casa a via dei Cortellari  intento a cucinare la sua segreta ricetta insieme alla Di Canzio intenta a cuocere nel pentolone il sugo  con al suo fianco , sulla sinistra , il diavolo che invece  non fa altro che soffiare  sui carboni ardenti.

 

La vicenda restò viva nella tradizione popolare, sempre pronta ad essere raccontata, sempre pronta a tener vivo quel mix di magia e mistero che avvolge le storie di Napoli.

La leggenda, che ancora oggi aleggia nel quartiere  , vuole  che nelle notti di sabato, alla finestrella di quell’ultimo piano,  il mago Chico  taglia i suoi maccheroni,  Giovannella  prepara il sugo, il diavolo   con una mano gratta il formaggio e con le altre attizza il fuoco sotto la caldaia….

 

Giovanella Di Canzio

Giovanella Di Canzio

 

 

 

 

 

  • 2392
  • 0