La pastiera napoletana , Insieme agli struffoli è il il dolce più antico di Napoli . La sua origine è attribuita in città alle suore di clausure del Monastero di San Gregorio , in Piazza San Gaetano , nel centro dei Decumani .Quì le suore preparavano non solo la famosa pastiera , ma ogni anno a maggio , in onore del protettore , una famosa torta a base di rose e ricotta farcita con fragole, panna e cognac.
La pastiera è ancora oggi , un dolce molto legato alla tradizione pasquale, ed è una delle torte più apprezzate di Napoli rappresentando uno di quegli alimenti tipici della cucina casalinga. È infatti un dolce tipicamente realizzato a casa, più che in pasticceria e spesso con leggere differenze in ciascuna famiglia al punto che è spesso in senso bonario , pomo di discordia tra parenti ed amici ,rappresentando l’ oggetto di sfida nella preparazione e nel gusto ( ci si vanta spesso di fare la migliore pastiera ) . Essa è normalmente composta da una base di pasta frolla simile ad una crostata, farcita con grano, ricotta, zucchero, uova, frutta candita e aromi. Tra gli ingredienti come vedete vi è il grano, che a Napoli viene venduto già lessato e pronto per l’uso.
Si tratta di un dolce pagano fatto di farina di grano e ricotta che veniva in tempi antichi offerta alla Dea Cerere ( Demetra ) per inneggiare alla Primavera .
Secondo sempre una leggenda pagana , la pastiera nacque dal culto della sirena Partenope. .Come infatti tutti sapete , la sirena Partenope , incantata dalla bellezza del golfo disceso tra Posillipo ed il Vesuvio scelse come sua dimora fissa il Golfo di Napoli,. Essa in questo meraviglioso luogo spandeva ogni di tanto in tanto li suoi canti e la sua voce melodiosa e dolcissima.voce . La leggenda narra che lei emergesse dalle acque in particolare modo ogni primavera per salutare le genti felici che popolavano il golfo, allietandole con canti d’amore e di gioia. Una volta la sua voce fu così melodiosa e soave che tutti gli abitanti ne rimasero affascinati e rapiti: accorsero verso il mare commossi dalla dolcezza del canto e delle parole d’amore che la sirena aveva loro dedicato.
A quel punto , la popolazione locale per ringraziarla di un così grande diletto, decise di offrirle quanto di più prezioso avessero. Sette fra le più belle fanciulle dei villaggi furono incaricate di consegnare i doni alla bella Partenope: la farina, simbolo di forza e ricchezza della campagna; la ricotta, omaggio di pastori e pecorelle; e simbolo di abbondanza , le uova, che richiamando la fertlità rappresentavano il simbolo della vita che sempre si rinnova; il grano tenero ,e bollito nel latte come simbolo della fusione del regno animale e vegetale , l’acqua dei fiori d’arancio, e altri agrumi visto che la diffusione delle arance in quell’epoca era molto limitato in Europa: ( fatto, tra l’altro, che suscita non pochi dubbi sulla reale fondatezza storica della leggenda…), quale profumo della terra campana , le spezie, quale omaggio di tutti i popoli del mondo allora conosciuto ; ed infine lo zucchero, per celebrare la dolcezza del canto della sirena. Partenope gradì i tanti doni , e felice , si inabissò per fare ritorno alla sua dimora dove inebriata incominciò a mescolare tutti gli ingredienti al suono del suo soavissimo canto, finchè non creò questo unico e buonissimo dolce che superava in dolcezza il canto della stessa sirena.
Nel corso dei secoli ,le sette fanciulle e le sette ceste offerte alla bella sirena con ricotta, farina, , uova, frutta candita, grano, , burro, e fiori d’arancio , hanno condizionato poi il modo di preparare la pastiera ..Le strisce sulla pastiera devono infatti , per un buon napoletano essere rigorosamente sette come gli ingredienti della pastiera mescolati insieme
La griglia stradale ortogonale di Neapolis nella sua specifica proporzione geometrica se vista dall’alto ricorda molto la nostra pastiera .
N.B. Questa griglia ortogonale era innovativa per l’epoca e venne sviluppata dal grande architetto greco dell’epoca Ippodamo di Mileto . Esso venne adottata non solo per costrure Neapolis ma per la costruzione di tante altre città sia nel mondo greco che quello romano come ad esempio Alessandria d’Egitto.
La realtà storica sulle sette strisce è però un’altra, perchè non c’è nessun ricettario antico che indichi il numero preciso di strisce che vanno sulla pastiera e pare che le strisce di pasta frolla ha un ruolo ben preciso e non certo estetico: in forno la pastiera tende a gonfiarsi, il reticolato di frolla ne blocca la spinta, per questo motivo possiamo mettere tutte le strisce che vogliamo, una scelta che spesso dipende dalla grandezza della pastiera stessa.
CURIOSITA’: . In città in epoca borbonica circolava per le strade una storia sulla pastiera che riguardava re Fredinando II e sua moglie Maria Teresa d’Asburgo , una donna che in quegli anni certo non si è distinta molto in quanto a simpatia. Pare infatti che Maria Teresa fosse molto viziata e abbastanza fredda, che odiasse la vita a corte del marito certamente non corrispondente alla buona etichetta di corte austriaca a cui era stata abituata ed educata e sopratutto non sopportava il modo di fare del popolo napoletano , al punto che raramente pare si sia fatta vedere in pubblico. Essa era comunque una donna che amava il potere e pare che più volte abbia suggerito di usare il pugno di ferro al marito con i suoi sudditi.
Ferdinando II, al contrario, amava stare tra la gente ed era famoso per le sue ghiottonerie e per i suoi svaghi. Secondo questa storia , in un raro evento, pare che Maria Teresa, si sia concessa una fetta di pastiera, sorridendo per la prima volta in pubblico di fronte ad una pietanza popolare .
Ferdinando si accorse della gioia sul volto della consorte e pare che allo stesso tempo abbia esclamatao davanti a tutti la seguente frase: “per far sorridere mia moglie ci voleva una pastiera, ora dovrò aspettare la prossima Pasqua per vederla sorridere di nuovo”. Sembra che proprio da qui nasca il termine “magnatell’na risata”, un tipico detto partenopeo che sollecita le genti all’ilarità.