Iniziamo la nostra passeggiata verso quella che e’ la zona più antica della città , nonchè uno dei luoghi simbolo della Napoli gotica e misteriosa ma sopratutto una zona ricca di monumenti e chiese storiche .
Ci avventureremo in un viaggio nel tempo alla scoperta di edifici secolari facendo un vero e proprio tuffo nella storia . Scopriremo passeggiando in questi luoghi che l’attuale centro antico della città ha conservato lo stesso impianto viario della vecchia Neapolis greco-romana poichè le frane , i vari terremoti, le alluvioni e le varia eruzioni hanno con il tempo coperto il vecchio tracciato stradale greco-romano che oggi perfettamente conservato ,si trova solo tre metri più in basso rispetto all’attuale livello stradale . Se solo scaviamo per qualche metro al di sotto di questo attuale manto stradale , scopriremmo in perfetta corrispondenza , le larghe lastre di pietra che caratterizzavano le strade romane. L’antico calpestio si trova quindi esattamente sotto il moderno tracciato viario , sorto proprio in corrispondenza con quello antico.
Questa perfetta corrispondenza dei luoghi tra l’antica strada e quella nuova la riscontreremo anche percorrendo i caratteristici vicoli del nostro percorso . Vedremo infatti che questi stretti vicoli con i loro panni stesi e animati dai famosi “bassi “non sono altro che gli antichi cardini che intersecavano i vecchi decumani .
La cosa interessante è che non si tratta solo di una sovrapposizione di strade poichè troviamo anche una perfetta corrispondenza della funzione dei luoghi .Dove in passato si trovava infatti l’area del mercato si è oggi riproposta nello stesso luogo con uguale funzione un’area commerciale e dove nell’antichità c’era un tempio è sorta prima una Basilica Paleocristiana e poi con il tempo una chiesa. Dove prima vi era un palazzo o un monumento ora ne sorge un’altro costruito spesso con le stesse pietre e mura in quanto era comune abitudine in passato riutilizzare i materiali di spoglio che si trovavano sul luogo per costruire le nuove opere .Sono così giunti a noi edifici, chiese o campanili molto originali che conservano incastonati nella loro mura colonne greche o marmi romani con antiche iscrizioni.
Il nostro centro storico ha conservato la sua regolare struttura urbanistica a scacchiera formata da tre principali percorsi longitudinali , paralleli ed equidistanti 200 metri precisi tra di loro chiamati decumani tutti larghi 5 metri e 92 cm.
I tre decumani detti il maggiore , il superiore e l’inferiore sono poi intersecati ad angolo retto da diverse stradine secondarie e minori dette Cardini in numero di 18 larghi non più di tre metri che corrispondono ai tanti vicoli del centro storico di oggi. Il tutto arricchito dal Medioevo in poi da chiese e conventi che hanno trasformato il luogo in una immensa favolosa insula magica .
INCOMINCIAMO …….OGGI VI PORTIAMO A PASSEGGIO PER IL NOSTRO CENTRO ANTICO , LUNGO IL DECUMANO MAGGIORE
.Incominciamo da Piazza Dante perchè ben collegata dalla metropolitana.
Ci troviamo in Piazza Dante . Come potete vedere si tratta di uno spazio enorme !
Questo luogo un tempo si trovava al di fuori delle mura della citta’ ed era chiamato” largo del “mercatello” perchè ogni mercoledì della settimana si teneva il mercato .
Era un posto sempre pieno di gente e ricco di vita che vedeva spesso accampare carovane di attori girovaghi e “saltinbanchi” che offrivano al pubblico i loro spettacoli .
Pensate solo che qui un tempo , nel XVIII secolo , vi erano ben 2 famose cavallerizze dove si addestravano i cavalli
napoletani che era bellissimi , famosi e ricercati ovunque in Europa ……………
In queste due scuole di equitazione erano solito insegnare i migliori maestri dell’epoca e le scuole erano frequentate da tanti nobili gentiluomini che si esercitavano nell ‘arte di cavalcare .
Lo slargo e’ oggi chiamata “Piazza Dante ” per la presenza nel centro di una statua di Dante Alighieri , opera di Tito Angelino .
Un tempo chiamato anche “Foro Carolino ” dopo che Carlo di Borbone fece costruire l ‘attuale emiciclo dorico che vediamo dinanzi a noi lasciandoci alle spalle la statua di Dante .
L’emiciclo di ordine- dorico che attualmente delinea la piazza fù voluto da carlo III ed eseguito da Luigi Vanvitelli.
Sulla balaustra possiamo notare 26 statue ( di cui 3 di Giuseppe Sammartino ) che rappresentano altrettante virtù di re Carlo
Nel centro dell ‘ emiciclo , l ‘architetto Vanvitelli aveva ideato una specie di abside entro la quale doveva essere posta una statua equestre in bronzo di re Carlo di Borbone; ma in realta vi risiedette provvisoriamente ( 35 anni ), e sempre coperto da un telone, un fac-simile in gesso , finchè durante la repubblica partenopea un patriota tolse il telone e con un colpo di sciabola decapitò il re .Il gesto scatenò la folla che fece a pezzi l’intero monumento che fu sostituito con l ‘albero della libertà .
L’ abside diventerà poi il portone di ingresso dell’ istituto dei gesuiti frequentato all’ epoca dai figli della nobilta’ napoletana).
L’ ingresso principale di questo istituto in verita si trovava inizialmente alle spalle di largo mercatello , cioe nella stretta via San Sebastiano . La ricca nobilta ben presto pero’ reclamo’ un ingresso piu largo e spazioso che consentisse alle loro carrozze che accompagnavano i figli una maggiore facilita’ di manovra, e fu cosi’ che il portone fu aperto dal lato opposto dell ‘ edificio , al centro del colonnato della piazza.
Potete capire quindi perché” durante la rivoluzione i gesuiti , considerati i preti della monarchia furono costretti a scappare con 25 carrozze chiuse , protette e scortate dalla guardia nazionale . I padri di Sant’ Ignazio erano infatti considerati un’ unica cosa con i ricchi nobili e la monarchia , ed erano visti non molto bene dal affamato popolo napoletano .
Piazza Mercatello fù purtroppo anche uno dei centri di raccolta degli infermi durante la terribile peste del 1656 che colpi Napoli decimandone la popolazione .
Un quadro di Gargiulo Domenico detto ” Micco Spadaro custodito nella certosa di san Martino , ne dà una sconcertante rappresentazione.
Micco diminutivo di Domenico e spadaro perchè era questo il mestiere del padre .
In quel quadro si intravede anche la demolita porta Reale che si trovava all’ inizio dell’attuale Via Toledo .
….. lasciandoci alle nostre spalle la statua di Dante e tenendo l’emiciclo dorico alla nostra destra , dirigiamoci adesso verso la nostra sinistra per fermarci dopo qualche metro davanti ad un grosso portale : Port’Alba .
Un tempo la cinta muraria della città lambiva proprio il punto di largo mercatello e la piazza era quindi completamente fuori dal perimetro difensivo della città .
Da Largo Mercatiello per entrare in citta’ bisognava fare un lungo giro ed arrivare fino alla Porta di Costantinopoli che si trovava nei pressi dell’attuale Museo Archeologico .
I popolani pensarono cosi’ di praticare nel muraglione della cinta muraria un grosso ” PERTUGIO ” cioè un grosso buco per evitare di fare il lungo giro .
Nel 1625 il vicerè Antonio de Toledo , duca d ‘ alba , su sollecitazione di Paolo di Sangro , principe di Sansevero , che accolse la petizione dei napoletani e la presentò al vicerè , acconsentì alla trasformazione del “pertigium” in porta , a condizioni che le spese fossero sopportate dalla popolazione locale .
La porta fù cosi’ realizzata e assunse il nome del vicerè ( PORT’ALBA ), ma i napoletani per lungo tempo ( ed ancora oggi di tanto in tanto ), hanno continuato a chiamarla “porta sciuscella ” dal nome dei frutti di carrubo , che sospinti dal vento , dal giardino del vicino convento di san Sebastiano piovevano in strada e venivano raccolti dalla gente del popolo.
La porta che ora si vede , non è quella originale , in quanto nel 1797 fu ristrutturata e fu posta sopra di essa la statua bronzea di san Gaetano che prima sormontava la demolita Porta Reale
Un tempo alla sommità di Port’Alba vi era un bellissimo affresco realizzato dal grande pittore Mattia Preti di origine calabrese , seguace dell’ancor più celebre Michelangelo Merisi detto il Caravaggio. Si trattava di un ‘ opera votiva realizzata in occasione della peste che imperversò a Napoli nel 1656 .Tale opera purtroppo è andata completamente perduta nel tempo.
Attraversiamo ora Port’Alba e addentriamoci in in quel vicolo oggi ricco di librerie .
Via Port’alba e’ una strada ricca di antiche librerie e bancarelle , frequentata un tempo anche dal famoso Benedetto Croce , sempre alla ricerca di antichi e suggestivi libri .
In fondo alla strada di Port’Alba troviamo un’a antica pizzeria . Se volete potete fermarvi e degustare la famosa Pizza Margherita sedendovi ad uno dei suoi tavoli ma anche solo prendere la pizza ‘ a portafoglio ‘ cioe’ piegata a quattro su se stessa e continuare il nostro percorso degustandola passeggiando .
Usciti da Port’Alba dirigiamoci verso la nostra sinistra e fermiamoci nella vicina Piazzetta Bellini , considerata la vera porta di accesso al centro antico della città.
Prima che la piazza assumesse l ‘ aspetto odierno, numerosi erano i conventi ed i giardini che la circondavano.
In origine era solo uno slargo , dove però vi passavano le antiche mura della greca Neapolis.
Ancora oggi in questa piazza possiamo ammirare uno scavo da cui affiora un tratto della murazione della antica città greca (V o VI sec. a.c.. Esse sono insieme ad altri pochi reperti , i soli visibili in città , dalla strada. Da questo scavo possiamo renderci conto come l’attuale città sia sorta sopra le antiche vestigie della antica Neapolis le cui mura appaiono più basse di almeno tre metri .
Piazza Bellini , si intitola al grande musicista che fu per moltissimi anni a Napoli a studiare nel conservatorio poco distante. Il monumento a Bellini è un ‘ opera dell’ 800 di Alfonso Bazzico che volle rappresentare nelle nicchie del basamento ,le 4 eroine della lirica belliniana : Norma – Amina- Giulietta – Elvira . Dietro gli scavi e al monumento dedicato al Bellini veniamo subito colpiti , in fondo alla piazza , da un palazzo con un magnifico scalone a doppia rampa del 700 , Si tratta del vecchio monastero di Sant’Antonio delle monache a Port’Alba , oggi adibito a sede di una biblioteca universitaria , nel cui interno è visibile un bellissimo chiostro .
Alla destra dell’ex monastero ,possiamo vedere quel che resta del vecchio ma prestigioso palazzo del Principe Conca così ridotto dal terremoto del 1694 di cui si è salvata la sola facciata in pietra piperno, che rimase intatta come la si vede adesso. Il palazzo ha perso il suo strato d’intonaco e mostra chiaramente i suoi grossi e irregolari mattoni che non sono altro che blocchi di tufo delle mura greche , smontati e riutilizzati per la costruzione dell’edificio come si era solito fare all’epoca . Una usanza che vedremo applicata anche per altri palazzi e monumenti del nostro percorso .
Alla sinistra dell’ex monastero possiamo invece ammirare ,attraversando la strada il seicentesco palazzo fatto edificare a suo tempo, dal Principe Firrao e commissionato al celebre architetto Cosimo Fanzago che disegnò l’attuale bella facciata che mostra come potete vedere un notevole apparato decorativo tra cui numerose nicchie con busti marmorei.
Prima di lasciare la Piazza vi voglio mostrare un’interessante dipinto di un artista che ha trascorso gli ultimi 15 anni della sua vita a Napoli dove è poi morto nel 1777 . Il bel dipinto di Antonio Joli ci ha lasciato una bella immagine di come si mostrava come questo luogo nel lontano 1756 quando ancora non era stata posta la statua del Bellini .
Si tratta della antica strada di Santa Maria di Costantinopoli : notate in fondo alla strada la vecchia demolita Porta di Costantinopoli . Alla destra invece si vedono il palazzo Conca e il convento di Sant’Antoniello a Port’Alba , mentra a sinistra , vi sono in primo piano Palazzo Firrao e le chiese di San giovanni Battista delle Monache e di Santa Maria di Costantinopoli .
Da Piazza Bellini dirigiamo ora verso il centro antico della nostra città. Lasciamo alle nostre spalle gli scavi e la statua di Bellini e dirigiamosi alla nostra sinistra per imboccare un piccolo vico,….. alla fine di esso , di fronte a noi troviamo il “Regio Conservatorio di Musica “.
L’attuale conservatorio musicale era un tempo l’annesso convento della vicina chiesa di San Pietro a Majella eretta da Roberto d’ Angiò nel 300 in onore di Celestino V , il papa che ritiratosi sulla maiella in Abruzzo , come eremita , rinunciò al trono papale ottenuto nel 1294 ) . Dante nella sua divina commedia lo definì come “colui che fece, per viltade, il gran rifiuto ” In realtà il suo fu un rifiuto agli intrighi di potere .
Una volta soppresso il convento l’edificio divenne nella prima meta’ dell’800 la nuova sede del REGIO COLLEGIO DI MUSICA assorbendo i 4 istituti esistenti sino allora a Napoli e che avevano trovato una sistemazione provvisoria nel vicino monastero delle monache di San Sebastiano allora in disuso.
Divenne quindi dal 1826 il Conservatorio di musica a Napoli e la direzione fu affidata a Nicola Zingarelli
A Nicola Zingarelli si sono poi succeduti con gran successo altri noti personaggi come Gaetano Donizetti – Francesco Saverio Mercadante – Francesco Cilea- e tanti altri . Il conservatorio è stato infatti considerato negli anni un punto di riferimento fondamentale nella cultura musicale europea e rimane ancora oggi una delle più prestigiose scuole di musica in Italia ,
L’ antico convento dei celestini ( sede del conservatorio ) con i suoi due bellissimi chiostri ,ospita una biblioteca ed un museo storico con una preziosa raccolta di antichi strumenti musicali.
Continuiamo il nostro percorso dirigendoci sempre alla nostra sinistra e fermiamoci prima di giungere in Piazzetta Miraglia dove si trova l’ingresso della chiesa di San Pietro a Majella e dove si sviluppa l’area medica del I policlinico.
La chiesa costruita nel 300 ha una facciata tutta in piperno caratterizzato nella parte superiore da un rosone .
La chiesa costruita per volere di Roberto d’Angio’ sul luogo dove precedentemente sorgevano due monasteri femminili , uno dedicato a Santa Eufemia e l’altro a San’Agata e fu dedicata a Pietro da Morrone , un frate ,eremita del 200 ,che divenne papa col nome di Celestino V .
La sua fu una figura controversa ( Dante lo accusa di aver favorito l’ascesa di Bonifacio VIII-cioè la peggiore espressione del potere pontificio) , questo monaco proiettato dal suo eremo forse per fare “la testa di legno” delle fazioni politiche dell’epoca , si accorse di cos’era il trono di Pietro e rifiuto dopo poco tempo al titolo e cercò di tornare in povertà ma il Caetani , futuro successore col nome di Bonifacio IIX, lo imprigionò e l’uccise per cancellarne la memoria .
Nel suo interno la chiesa mostra 3 navate separate da pilastri sorreggenti archi gotici e dieci cappelle laterali .
Inizialmente questa chiesa fu costruita con un impianto gotico ma successivamente nel XVI secolo fu rimaneggiata in stile barocco .
Successivamente con grandi lavori di restauro molte delle decorazioni seicentesche furono eliminate come si può’ vedere notando gli archi a sesto acuto e le volte a crociera delle navate laterali tipici dell’ arte gotica .
Senza prolungarci oltre sul contenuto della chiesa dove altrimenti dovremmo sostare almeno un’ora , direi di focalizzare la nostra attenzione sul soffitto reso splendido dalle opere del Mattia Preti e nella bella e preziosa balaustra in marmi policromi ,opera di Cosimo Fanzago .
L’affresco che invece rappresenta ” la Madonna del Soccorso “, un po’ consumata dal tempo , nasconde una bella storia .
Si racconta che Giovanni d’Austria , figlio di Carlo V , prima della famosa battaglia di Lepanto , comandante della flotta della Lega , si reco’ da solo a pregare e chiedere protezione alla Madonna del Soccorso , inginocchiandosi proprio dinanzi a questo affresco.
Secondo le cronache del tempo fu proprio grazie alla protezione della santa madre che lo scontro andò a buon fine e Giovanni d’Austria sconfisse gli Ottomani dopo una furiosa battaglia nei pressi di Lepanto .
Si narra che poi in seguito al conflitto, nella chiesa di San Pietro a Maiella, l’intero esercito armato depose le proprie armi di fronte all’ immagine sacra per ringraziarla del dono ricevuto.
Nel lato opposto della chiesa colpisce un crocifisso che raffigura Cristo vestito con una tunica Si tratta di una immagine del crocifisso del Duomo di Lucca di epoca medievale .
La chiesa risulta dotata anche di un bel campanile che possiamo meglio apprezzare da piazzetta Miraglia.
Dalla stessa piazzetta sul lato opposto vediamo la parete laterale della chiesa della Croce di Lucca, eretta nel 1537 assieme all’annesso Monastero delle suore carmelitane che fu dedicata al crocifisso del Duomo di Lucca.
La facciata mostra un portale in piperno sormontato da un timpano dove in una nicchia è inserito un dipinto raffigurante il Crocifisso.
L’ intero edificio fu ampliato nel 1600 da Francesco Antonio Picchiatti . In particolare egli amplio’ il monastero e costrui’ un chiostro.
La chiesa fu ristrutturata tra il 1653 e il 1678 su progetto di Cosimo Fanzago.
L’interno si presenta a navata unica con cappelle laterali mentre il soffitto a cassettoni racchiude il dipinto della Madonna del Carmine con Santi, opera di Gian Vincenzo Forlì.
Della complessa struttura monastica sopravvive oggi la sola chiesa. Agli inizi di questo secolo, infatti, vennero abbattuti il monastero ed il chiostro per far posto ad edifici destinati alla costruzione del Policlinico .
La chiesa della Croce di Lucca attualmente sconsacrata,avrebbe dovuto subire il medesimo destino, ma venne risparmiata solo grazie alle accese proteste di alcuni noti intellettuali napoletani, tra cui Benedetto Croce subendo comunque un taglio di circa sette metri .
Accanto alla chiesa troviamo la cappella Pontano , un vero gioiello di architettura di epoca rinascimentale appartenente alla famiglia del poeta umanista Giovanni Pontano ,che abitava in quella via , nel vicino Palazzo Spinelli .
La cappella fu commissionata nel 1492 dal famoso letterato umanista Giovanni Pontano ( segretario di Alfonso d’ Aragona ) , per dedicarla alla vergine e a S, Giovanni Evangelista e fu adibita a tempio funerario per sua moglie , Adriana Sassone.
La cappella fu costruita dove precedentemente sorgeva un tempietto dedicato al dio Pan .
Si tratta di una piccola cappella gentilizia a semplice pianta rettangolare con un bellissimo pavimento di stile fiorentino del 400 in mattonelle policrome.
L’ eleganza delle forme , l’ armonia delle sue proporzioni , di chiara ispirazione classica , rievocano lo stile dei migliori architetti fiorentini del primo 400 .
Uscendo dalla cappella si erge dinanzi a noi il caratteristico campanile della Pietrasanta risalente al X o XI secolo.
Realizzato in mattoni rossi e caratterizzato nella costruzione , dalla riutilizzazione di molti materiali di spoglio provenienti da monumenti di epoca precedente.
In questo campanile vediamo una grande quantità di frammenti architettonici ed iscrizioni di epoca romana in marmo bianco .Sono tutti pezzi utilizzati come blocchi di costruzione ed incastonati nella struttura insiema a colonne e capitelli .
Sotto di esso vi è un grande arco che dovette costituire un utile passaggio in tempi addietro ,accanto al quale vi è un piccolo arco mentre in alto vi sono delle finestre bifore.
Siamo giunti così’ alla CHIESA DI SANTA MARIA MAGGIORE ALLA PIETRASANTA
Essa fu una delle 4 basiliche paleocristiane più importanti di Napoli insieme a quelle di : San Giovanni Maggiore – San Giorgio Maggiore -San Maria in Cosmodin a Portanova
E’ detta della pietrasanta da una pietra con una croce incisa su cui fu posta un’ immagine della Madonna . La pietra quando la si baciava procurava l’ indulgenza.
L’edificio sorse come basilica paleocristiana , su una preesistente struttura di epoca romana ( fu infatti costruita sui resti del tempio di Diana , dea della caccia)
Ovviamente come per tutti i tempi pagani anche il Tempio di Diana aveva i suoi sacerdoti o meglio le sue sacerdotesse ( solo esclusivamente donne ) che erano chiamate janare .
Il termine Janara sta per seguace di Jana , cioè di Diana , la dea della caccia e della luna .
Per questa sua ultima sua natura lunare la dea era la protettrice di quelle sacerdotesse , temute e rispettate esperte nella ‘ magia del fare ‘ che poi perderanno nel tempo , l’antico prestigio , diventando quelle che noi conosciamo come streghe .
Il campanile fino a qualche tempo fa’ era considerato maledetto dal demonio perche’ di notte i gremiti di un maiale posseduto scuotevano gli animi degli abitanti riempendo la zona di terrore . In realtà si trattava di racconti di leggende lontane , di quando , nonostante da tempo fosse accettata la fede cristiana , il popolo continuava di tanto in tanto a praticare culti al limite con quello pagano e fino a tutto il l seicento si continuava a svolgere in questo luogo ogni mese di maggio una grande festa conosciuta come ” gioco della Porcella” .
Si trattava di una reminiscenza dei sacrifici di maialini dedicati a Demetra , dea della terra che aveva il suo tempio poco lontano vicino Piazza San Gaetano . D ‘altronde durante il Medioevo era consuetudine uccidere un maialino o una scrofa nella cattedrale principale di una citta’ o paese.
L’edificazione della chiesa di Santa Maria Maggiore fu voluta dal vescovo di Napoli Pomponio con il preciso obiettivo esorcistico di scacciare una volta per tutte il diavolo che si presentava sotto forma di un abominevole porco terrorizzando i passanti di turno . La chiesa fu rifatta da Cosimo a Fanzago nel 600 che la riedificò in stile barocco.
La tradizione vuole che vi sia sepolto papa Evaristo.
Nel 2011 gli speleologi hanno rinvenuto nel sottosuolo della chiesa dei simboli Templari.
Se avete perso l’occasione di mangiare una buona pizza precedentemente in questa area potrete cogliere un’altra buona occasione presso la vicina pizzeria Vesi.
Più avanti troviamo il Palazzo Filangieri dove nacque nel 1752 il giurista e filosofo italiano Gaetano Filangieri e subito dopo al civico 362 l’antico Palazzo Spinelli di Laurino del 400 .Il cortile interno di questo palazzo ha la caratteristica unica a Napoli di essere a pianta ellittica .Il palazzo ha una storia antichissima. Coma appare oggi fu infatti trasformato nel 700 ma come origine risale al 400 quando fu ottenuto dall’unione di due edifici e abitato dal famoso umaniste Giovanni Pontano .
Successivamente venne acquistato dalla famiglia Spinelli che solo a metà del 700 decise di ristrutturalo completamente e quel che oggi appare è ancora il frutto di quel rinnovo .Il suo interno da un punto di vista architettonico è molto originale. Troviamo innanzitutto due diversi atri ,Il primo atrio di forma ellittica, immette in un cortile circolare ornato di stucchi e coronato da dodici statue allegoriche, un orologio, una statua della vergine e due busti di due imperatori romani .Il secondo atrio, invece appare decorato con epigrafi e statue che celebrano le donne della casata . In esso troviamo posto una incredibile scalinata a doppia rampa che secondo molti porta la firma del famoso architetto Ferdinando Sanfelice ( famoso proprio per le scale a doppia rampa ) ma che secondo recenti studi pare ne sia stato solo l’ispiratore.
Secondo una antica leggenda sembra che in questo palazzo aleggi un fantasma che qualcuno giura di aver visto aggirarsi sull’imponente scalone del palazzo Pare si tratti del fantasma di una giovane fanciulla napoletana di nome Bianca al servizio come damigella della cinica e crudele Lorenza Spinelli la quale sospettando che lei fosse l’amante del marito , fece in modo da farla murare viva .
Si racconta in zona che la fanciulla condannata all’atroce morte prima di cedere davanti al suo terribile destino, pare abbia lanciato sull’intera famiglia Spinelli una terribile maledizione che ancora oggi sopravvive . Si dice in giro infatti che ancora oggi quando appare il suo fantasma dopo tre giorni per la famiglia Spinelli può aver luogo una disgrazia, un lutto o un fatto lieto.
Come potete osservare continuando il nostro itinerario sono numerosi i vicoli che di tanto in tanto si sviluppano stretti e lunghi ai lati del nostro percorso .Ognuno ha la sua storia ed i suoi segreti ed i suoi ” bassi ” che rendono particolare questa strada .Essi si sviluppano stretti e lunghi ai due lati della nostra via tribunali .Spesso la prospettiva è tale che nella parte terminale del vicolo i palazzi frontali sembrano convergere e unirsi quasi a permettere alle donne affacciate ai balconi di poter meglio raccontarsi i pettegolezzi della giornata .Ogni vicolo ( cardine ) ha un suo nome – vico storto , vico giganti, vico panettieri ed andrebbero percorsi tutti per scoprire i loro segreti nascosti . All’ingresso di uno di questi e cioè di vico del Fico al Purgatorio troviamo un busto di Pulcinella realizzato dallo scultore Lello Esposito dove è diventato oramai consuetudine accarezzarne il naso in quanto pare ” porti fortuna “.
A proposito di fortuna , vedrete all’altezza del civico 32 penzolare numerosi grossi corni . Si tratta dell ‘ingresso della nota pizzeria Sorbillo , di antica tradizione ,dove potete fermarvi per gustare un’ottima pizza ( purtroppo vi è spesso una grande folla e per entrare bisogna fare una lunga attesa.
Ma non disperate perche un’altra storica pizzeria la incontrerete più avanti al n 94 . Si tratta della pizzeria Di Matteo dove oltre ad una buona pizza margherita classica si possono assaggiare anche buoni arancini di riso , crocche di patate e pizze fritte.
Se invece volete mangiare alcuni piatti tipici napoletani ad un buon prezzo costo-qualità trovate al civico 47 la tipica trattoria ” Campagnola “.
Vedrete , a proposito di corni , spesso bancarelle vendere il prezioso amuleto ma ricordate che per portare veramente fortuna deve essere regalato ,,,,, e non comprato !!
Continuiamo lentamente a passeggiare e troviamo sulla nostra destra il Palazzo dell’ Imperatore di Costantinopoli , appartenuto nel 1295 a Filippo d’ Angio’ , fratello del re Roberto ed ereditario del titolo di Imperatore di Costantinopoli , da cui il nome del palazzo (chiamato anche Palazzo dì Angiò ).
Molto caratteristici di questo palazzo sono i portici ed il portale ad ogiva ( arco a punta di stile gotico ) .
Ci troviamo di fronte all’ edificio più antico di Napoli , oggi purtroppo in pessimo stato di conservazione
In questo palazzo vi ha abitato nel suo soggiorno a Napoli il Boccaccio in una abitazione la cui finestra affaccia sul porticato
Nel 1600 il palazzo passo’ alla famiglia Cicinelli che impose modifiche di stile barocco .
Sotto questi porticati in piperno e sotto il portale gotico del 200 troviamo oggi numerose botteghe di prodotti alimentari e non, che nell’ insieme formano un pittoresco mercatino al coperto.
Durante il regno di Alfonso d’Aragona aveva sede in questo palazzo l’Accademia Pontaniana che nacque con l’intento di alimentare e coltivare le scienze , le lettere e le arti.
Dirimpetto è la chiesa di Santa Maria del Purgatorio ad Arco , iniziata ai primi del 1600 e terminata dal Fonzago verso la metà del secolo ; è detta del purgatorio per la volontà di celebrare messe con offerte ai defunti e ad arco per l’ antico seggio .
All’ esterno accanto alle scalinate sono poggiati teschi e femori da cui ” a chiesa d’à cap e mort “.
La facciata del monumento presenta motivi analoghi con teschi e ossa incrociate nei fregi , sul portale e nelle nicchie laterali.
Al di sotto di essa vi è un ipogeo con un ossario , ritenuto tra i più antichi e famosi della città dopo quello delle Fontanelle . Uno dei teschi più famosi è quello di LUCIA , morta in un naufragio insieme al suo sposo a cui vengono ancora oggi richieste grazie e intercessioni attraverso l’offerta di fiori me ex voto.
La chiesa fu costruita su commissione di molte nobili famiglie con l’ intento di realizzare un degno luogo di sepoltura ai morti poveri.
Più avanti sullo stesso lato vi sono la chiesa di S. ANGELO A SEGNO ) del VI secolo, detta così per indicare una vittoria sui longobardi ed il Palazzo Valois , costruito per Filippo d’Angio agli inizi del trecento, che rappresenta oggi l’unica testimonianza di edilizia civile di epoca angioina in citta’.
Concedetevi una piccola pausa assaggiando in questa zona il tipico dolce babà fatto da specialisti pasticcieri presenti in luogo .
Proseguendo troviamo sulla nostra sinistra l ‘ ingresso alla napoli sotteranea .
Un bellissimo percorso guidato della durata di circa 90 minuti dove oltre ad ammirare i resti dell’antico acquedotto greco-romano e dei rifugi antiaerei della seconda guerra mondiale si possono visitare il museo della guerra , gli orti ipogei ed i resti dell’antico Teatro greco-romano dove l’Imperatore Nerone pare vi abbia cantato e recitato .
All’antico teatro capace di contenere circa 6000 spettatori vi si accede da un vascio (abitazione, solitamente di una sola stanza, al piano terra ) nel vicino vico Cinquesanti.
L’acquedotto romano forniva acqua all’intera città e poi, dopo aver percorso quasi cento chilometri , giungeva fino all’area flegrea per riempire l’enorme cisterna di Bacoli , oggi conosciuta come Piscina Mirabilis che forniva di acqua l’intera flotta romana che si trovava a Miseno.
Adiacente al Teatro si trova la Basilica dei Dioscuri di S.PAOLO MAGGIORE , costruita sulle rovine dell’antico tempio dei Dioscuri ( Castore e Polluce , figli di Zeus ).
Essa risale alla fine dell’ ottavo secolo e fu eretta per celebrare la vittoria sui saraceni , avvenuta nel giorno di S. Paolo .
Saliamo la scalinata a doppia rampa in piperno a marmo bianco e sostiamo qualche minuto al piccolo belvedere antistante la chiesa.
Del preesistente tempio si possono ammirare all’ esterno le 2 bellissime colonne scanalate di stile corinzio e le basi di altre 2 che fanno parte integrante del disegno di facciata della chiesa.
Le 2 colonne corinzie sono quelle rimaste delle 8 che sorreggevano il tempio.
Il terremoto del 5 giugno 1688 fece crollare le 6 colonne oltre a danneggiare seriamente la chiesa. I marmi furono reimpiegati da Domenico Antonio Vaccaro e Francesco Solimena per la decorazione del pavimento e per le paraste della navata centrale.
Il Solimena realizzo’ anche molti rivestimenti in marmo colorato delle pareti .
Alle 2 estremità dell’ attuale facciata sotto le statue di San Pietro e di San Paolo , si vedono i dorsi dei Dioscuri che furono trovati , a loro tempo , tra le rovine del tempio pagano.
Nel 1538, la chiesa paleocristiana fu affidata ai Padri Teatini , presenti a Napoli dal 1532 con il loro fondatore San Gaetano Thiene, da cui prende appunto nome la piazza in cui si trova.
Tra la seconda metà del XVI secolo e gli inizi del XVII secolo la chiesa venne restaurata ed ampliata più volte: priva di cupola, oggi, l’ interno vasto e sontuoso ,tipicamente barocco , presenta rivestimenti in marmi policromi e pavimentazione a intarsi marmorei .
La pianta è a croce latina suddivisa da tre navate ( una principale e due laterali con nove cappelle laterali .
Al centro troviamo l’altare maggiore, progettato da Domenico Antonio Vaccaro e costruito nel 1743, con ai lati due colonne corinzie romane risalenti al VI secolo.
Sulla controfacciata è posto un dipinto di Giuseppe De Vivo del 1730, in cui è raffigurata la predica di San Giovanni Battista ai discepoli.
Hanno contribuito nel corso del 700 ai lavori di abbellimento della chiesa artisti come il Vaccaro , Solimena , Stanzione , Dionisio Lazzari e Giuseppe Simonelli.
Da ammirare i preziosi affreschi di Massimo Stanzione nel soffitto della navata centrale ricordando che purtroppo molti andarono perduti nel 1943 a seguito dei bombardamenti della II guerra mondiale.
Appena usciti dalla chiesa di San Paolo Maggiore giriamo a sinistra dirigendoci verso l’atrio antistante la Basilica .
Fermiamoci qui e osserviamo sotto di noi la statua di S. Gaetano a cui è dedicata l’omonima piazza .
Ci troviamo al centro del decumano nella piazza più antica della vecchia Polis dove si incontrava la cittadinanza e avvenivano gli eventi più importanti della città. La vecchia Agorà greco-romana
Di fronte, a noi invece si vede la basilica di San Lorenzo con il contiguo monastero e il bel campanile in piperno risalente al 1487.
Il monastero era da considerarsi il vero cuore storico della Napoli antica : in questo luogo infatti risiedettero periodicamente, la prima università di Italia fondata da Federico II di Svevia nel 1224 e, stabilmente, il Tribunale della citta .
Quì ha avuto sede il famoso tribunale di S. Lorenzo , dove si riunivano gli eletti dei vari sedili, per discutere le questioni cittadine da sottoporre alle autorità.
Sulla facciata del campanile della basilica infatti, guardando in alto, vediamo apposti gli 8 stemmi rappresentanti i vecchi sedili di Napoli.
Nel monastero fu ospite dei frati francescani, il Petrarca nel 1343.
Il suo balcone è il luogo dove Masaniello con il suo discorso aizzò la folla alla rivolta .
Al di sotto del monastero vi sono i resti importantissimi e quasi intatti della Neapolis greco- romana , con le vie , le botteghe ed addirittura un forno.
Se volete potete visitare i resti archeologi con una visita guidata ( circa 45 minuti ) recandovi presso un lato del chiostro della chiesa dove si trova una scala che vi permetterà di scendere per una decina di metri sotto il suolo della basilica nell’area archeologica .Il chiostro è caratterizzato da un bel pozzo in marmo e piperno realizzato da Cosimo Fanzago posto al centro del cortile .
Attraversando la piazza dirigiamoci verso la cattedrale.
La facciata del 700 è stata realizzata dal celebre architetto napoletano Ferdinando Sanfelice, uno degli esponenti più straordinari e fecondi dell’ architettura barocca .
Al centro della facciata , si ammira l’elegante portale marmoreo originale del ‘300 con i battenti di legno che il Sanfelice vi lascio’ incastonati.
S. Lorenzo è una delle chiese medioevali più importanti di Napoli e antica testimonianza della prima comunità francescana qui insediatasi.
Eretta alla fine del XII sec. sorge al di sopra di una preesistente chiesetta paleocristiana che a sua volta fu costruita sui resti di una basilica pagana del periodo greco-romano.
La chiesa al suo interno presenta una sola navata con cappelle laterali ed assume la classica forma a croce latina.
La zona absidale è opera di architetti francesi mentre il resto della costruzione fu affidato ad architetti locali che adottarono uno stile gotico più sobrio.
Spostiamoci lateralmente alla navata e osserviamo le numerose cappelle di illustri personaggi dell’epoca in cui sono conservate numerose opere d’arte dei più grandi artisti e pittori dell’epoca.
Tra il XVII e XVIII secolo l’edificio venne rinnovato in stile barocco.
Nel 1944 a seguito dei bombardamenti dell’ultima guerra l’interno fu restituito alle sue originarie forme gotiche.
L’altare maggiore ,opera di Giovanni da Nola è considerata una delle più belle opere rinascimentali di Napoli, in cui alle figure di santi , fa da sfondo una immagine della nostra città nel 500.
Nella chiesa di S. Lorenzo avvenne l’ incontro di Boccaccio con Maria , figlia naturale di re Roberto d ‘Angiò , immortalata come Fiammetta , alla quale lo scrittore dedicò molte opere.
Il campanile come potete osservare è posto a cavallo dell ingresso di un famoso vicolo ( cardine ) grazia ad un ponte che univa il convento di San Gregorio con il dirimpettaio convento di San Pantaleo.
Di fianco al campanile si discende per via S. Gregorio Armeno , la famosa via popolare e nota in tutto il mondo per la presenza di botteghe dove si costruiscono pastori e presepi .
Potete qui fermarvi ed ammirare le tante botteghe di artigiani e magari compare un piccolo corno portafortuna da regalare ad amici o parenti .
Lungo via San Gregorio troviamo il complesso di San Gregorio Armeno composto dalla chiesa e dal monastero con chiostro che prende il nome dalle spoglie del santo trasportate nella chiesa dalle monache armene riparate in Napoli per sfuggire alla persecuzione degli Inoclasti .
In questo edificio vivevano le monache di clausura del convento che nel tempo divennero sempre piu’ numerose . Questo porto’ alla necessita’ di costruire un piu’ ampio monastero sul lato opposto della strada . Le due strutture furono poi congiunti dal cavalcavia tuttora esistente che nel XVII secolo venne sormontato dal campanile della chiesa . Se ponete attenzione vedrete che si tratta di quel caratteristico campanile posto a cavallo dello stretto vicolo nel suo sbocco su via San Gaetano .
Da uno scalone sulla nostra destra si può accedere al convento tutt’ora abitato da suore e ammirare il bellissimo chiostro ricco di agrumeti , e giardini ben curati, al cui centro si trova una grande fontana marmorea barocca affiancata da due grandi sculture a grandezza naturale che raffigurano Cristo e la Samaritana.
La chiesa presenta un interno fra i piu’ suggestivi del barocco napoletano .
Possiamo osservare in essa , una delle decorazioni barocche piu’ ricche e sfarzose della citta’, in cui spiccano preziosi affreschi di Luca Giordano .
La chiesa su progetto di Giovan Battista Lavagna dopo un restauro del 500 ,divenne ad unica navata con quattro cappelle laterali e fu realizzato lo straordinario soffitto cassettonato .
In fondo a destra c’e la cappella di Santa Patrizia , secondo patrone di Napoli il cui sangue contenuto in un’ampolla si liquefà in presenza del popolo credente ogni anno il 25 agosto .
In questo luogo esisteva un tempo un Tempio dedicato alla dea Cerere (Demetra) alla quale i cittadini prima greci e poi romani offrivano come ex voto delle piccole statuine di terracotta fabbricate nelle tante botteghe del luogo.
Tratto significativo a testimonianza dell’esistenza di questo Tempio e del culto di Demetra in Napoli e’ la presenza sotto l’arco della torre di San Gregorio Armeno ,di un bassorilievo murato ( opera di un ignoto artista dell’epoca ) che .raffigura una fanciulla che reca sul capo un cesto e reggente una fiaccola in una mano .
Ci troviamo in uno dei luoghi più antichi di Napoli. Lo stretto vicolo S. Gregorio Armeno funge da collegamento tra il decumano maggiore ( via tribunali ) a quello inferiore ( spaccanapoli ).In questa zona durante alcuni scavi sono state ritrovate piccole statuine in terracotta dedicate a Demetra ,Apollo e Diana a dimostrazione che probabilmente la tradizione di piccoli lavori in terracotta di personaggi si sia tramandata in questo luogo per secoli fino ad arrivare all’attuale arte presepiale venduta nei tanti negozi che affollano lo stretto cardine.
Il vicolo opposto nel cui angolo troviamo incastonato un pezzo di un’antica colonna romana ,si chiama vico figurari il cui nome deriva da figurine ,( immagini religiose ) e dove probabilmente già tanto tempo fa prima i cittadini greci e poi quelli romani offrivano come ex voto delle piccole figurine ( statuine ) di terracotta delle tante divinità adorate in questo antico luogo e fabbricate nelle tante botteghe che qui erano presenti.
Ritorniamo adesso , in Piazza San Gaetano e proseguiamo il nostro percorso lungo via tribunali .
Dopo qualche passo incontreremo alla nostra sinistra la purtroppo degradata Piazza dei Girolamini dove possiamo ammirare l’unica opera italiana dell’ anonimo artista inglese Banksy ritenuto forse ad oggi il più famoso esponente mondiale della Street Art ( città importanti come New York, Londra , Parigi e New York risultano essere piene delle sue opere).
La monumentale chiesa dei Girolamini posta al centro della Piazza mostra l’entrata principale chiusa e da questo lato non è possibile accedervi. Per visitarla occorre recarsi nella vicina via Duomo .
Entrando da Via Duomo si puo’ visitare oltre alla chiesa anche una prestigiosa pinacoteca ed una ricca biblioteca con numerosi manoscritti del seicento oltre che due bellissimi chiostri .
La cupola e la facciata che vediamo furono opere di Dionisio Lazzari .
La facciata che vediamo adesso fu comunque rifatta in un secondo momento su disegno di Ferdinando Fuga.
La chiesa , il cui interno e’ molto grande e riccamente decorata e’ attualmente sconsacrata e conserva il sepolcro del filosofo Gian Battista Vico ed alcune sculture del Bernini .
Troviamo inoltre nel suo interno numerosi affreschi di grandi artisti come -Luca Giordano – Francesco Solimena – Giovanni Bernardino Azzolino – e Belisario Corenzio .
Continuando il nostro percorso vediamo poi che la via si interseca con Via Duomo .La via Duomo era in origini uno stretto cardine della città greco-romana prima di essere poi ampliato e trasformato nell’attuale struttura urbanistica.
Sul lato opposto della strada continuando continuando diritto possiamo scorgere un’altra famosa pizzeria chiamata ‘ il presidente ‘ dove potete gustare un’ottima pizza .
Una volta attraversata via Duomo continuiamo dalla parte opposta a percorrere via tribunali fino a giungere in piazzetta Riario Sforza dove si trova la guglia di San Gennaro eretta nel 1660 in stile barocco e poi di fronte ad essa il Pio Monte della Misericordia realizzato nel 1601 con le offerte dei nobili del tempo che rappresenta la più antica delle istituzioni benefiche della città dove è attualmente custodito il celebre dipinto delle delle sette opere della Misericordia del Caravaggio.
Continuiamo dalla parte opposta a percorrere via tribunali fino a giungere in uno slargo
chiamato piazza Sedil Capuano dove il nostro sguardo viene captato da un palazzo monumentale del cinquecento con un bel portale in piperno che purtroppo come tutto il fabbricato, versa il cattive condizioni .
Il palazzo che come vediamo ingloba gli arconi dell’antico Sedil capuano apparteneva in origine alla famiglia Caracciolo e costituiva con l’adiacente palazzo Caracciolo di Martina avente ingresso da vico Sedil Capuano ,( ma anche altre residenze sparse nella zona ) una importante testimonianza dell’ex insediamento della nobile famiglia nell’area Capuana .
Il mascherone che sormonta il portale mostra lo stemma gentilizio dei Caracciolo .
Continuiamo il percorso giunto quasi al termine per incontrare e dopo un po’ un’altra bella struttura : troviamo infatti alla nostra destra un antico palazzo appartenuto a Ser Giovanni Caracciolo ed ex ospedale della Pace.
La struttura dell’antico palazzo del 400 , è ancora visibile nel portale d’ingresso, costituito da un grande arco in stile gotico fiorito.
Il bel portale e’ solo l’ingresso del bel complesso monumentale che comprende l’ insieme della chiesa di Santa Maria della Pace , e dell’Ospedale dei Frati Ospedalieri di San Giovanni di Dio con annesso ” lazzaretto ” .
Nel corso del XVII e del XVIII infatti in questo posto venivano accolti e curati lebbrosi e appestati della città ai quali attraverso una sorta di balconata sospesa a mezza altezza da cui medici e inservienti “calavano” cibo e bevande agli infetti senza venire in contatto con loro.
Il palazzo nobiliare di Ser Gianni Caracciolo, gran Siniscalco del Regno e amante della Regina Giovanna II , venne acquistato nel 1587 dai frati Ospedalieri dell’Ordine di San Giovanni di Dio, detti Fatebenefratelli che lo attrezzarono ad ospedale ed a una piccola chiesa .
L’antico ospedale ha poi cessato la sua attivita’ nel 1970 per divenire edificio storico tutelato dalla Sovrintendenza dei Beni ambientali.
Nel complesso si possono visitare la Sala del Lazzaretto e la menzionata Chiesa dedicata a Santa Maria della Pace ( chiamata così perché la Vergine potesse concedere la pace a tutti i cristiani )
Continuiamo dritti e alla fine di questa via ( decumano maggiore ) troviamo innanzi a noi Castel Capuano del XII secolo , fatto edificare dai normanni e soggetto a vari rifacimenti fino a scompaginarne totalmente la primitiva costruzione ( oggi questa struttura non ha più nulla del vecchio castello normanno ) ; fu sede reale fino agli svevi ,mentre gli angioini pensarono, pur insiediandosi inizialmente a Castel Capuano di edificare una nuova reggia ,( Castel Nuovo ) chiamato poi Maschio Angioino ( sotto Carlo I d’ Angiò )
Pedro de Toledo , vicerè spagnolovi raccolse al suo interno tutti i tribunali della città , facendone la sede unica , e per tale motivo fu chiamato Palazzo della Vicaria ( perchè era il vicario del regno a presiedere al governo del potere giudiziario ).
Ancora oggi il castello conserva la sua antica funzione di Tribunale
Se avete fame , girando alla vostra destra troverete alla fine della strada una delle piu’ antiche e famose pizzerie di Napoli chiamata ” Michele ” dove su un semplice marmo potrete gustare la famosa pizza Margherita .Nella stessa zona è anche presente un’altra nota e celebre pizzeria chiamata Trianon.
Se volete proseguire il nostro itinerario invece dobbiamo andare a sinistra dove in fondo alla strada troveremo una delle più’ belle porte del rinascimento : ” Porta Capuana ” un tempo la porta ufficiale di entrata in citta’ .
Come vediamo si erge maestosa tra due grandi torri cilindriche chiamate Onore e Virtù ed era così denominata perchè orientata nella direzione della città di Capua .
Anche su Porta Capuana , come per tutte le porte della citta’ , il pittore Mattia Preti aveva eseguito un affresco che oggi non esiste .
Una curiosita’:
Nel largo antistante la facciata del castello , nello spazio che possiamo vedere da apporta Capuana guardando il castello , avevano luogo le esecuzioni capitali .
Le gabbie di ferro con dentro le teste recise dei giustiziati , oppure le mani o i piedi, troncati , dei condannati , venivano appese all’angolo del castello prospiciente via Carbonara.
Nello stesso largo davanti alla porta principale del Castello , a destra , sopra una base quadrata di pietra , esisteva una antica colonna romana di marmo bianco che veniva indicata come la << colonna infame della vicaria >>.
Secondo vecchie leggi, quando un fallito dichiarava di non possedere più niente ,e quindi , di non poter pagare i suoi debiti, doveva salire sulla base di pietra della colonna, calare le brache, mostrare il deretano nudo ai suoi creditori e pronunciare le parole:< cedo bonis >
Le due parole latine volevano dire < sono morto per i beni di fortuna> ed il gesto significare< cosi’ sono ridotto>. Il debitore condannato doveva essere legato abbracciato, con i pantaloni completamente calati e cosi, tra gli squilli di tromba del banditore, doveva proclamare per una o più ore la frase.
Nel 1546 Don Pietro de Toledo aboli’ l’umiliante pena della colonna , sostituendola con un’altra più’ decorosa.
Il debitore che ricorreva al disonorevole beneficio doveva, dopo che il suo nome e la formula d’uso erano stati gridati dall’esecutore , restare ritto accanto alla colonna , a capo scoperto , per un’ora, davanti ai suoi creditori.
Tale usanza duro’ fino al 1736 , cioè fino a quando Carlo di Borbone l’aboli, facendo abbattere la colonna infame.
Il percorso è finito e se per caso vi è venuta su un po di fame vi consigliamo un ‘antica pizzeria presente in zona chiamata Antica pizzeria Costa oppure la famosa” pizzeria de figliole ” in via Giudecca Vecchia.
ARTICOLO SCRITTO DA ANTONIO CIVETTA