Il 24 agosto si celebra Santa Giovanna Antida Thouret , la fondatrice delle Suore della Carità, che nella nostra città , chiamata dal re Gioacchino Murat, proseguì insieme ad alcune sue compagne,la vita religiosa interrotta durante la rivoluzione francese, svolgendo un importante ruolo religioso e civile presso l’attuale Monastero di Regina Coeli, a Via Anticaglia.
Tra epidemie, carestie e disoccupazione, suor Giovanna, che era anche alla guida dell’Ospedale degli Incurabili di Napoli, assieme ad altre poche consorelle, assisteva i malati , dava aiuto agli inferni e si dedicava in maniera caritevole ai poveri affamati che chiedevano solo un pezzo di pane.
Nella sua missione percorreva le strade invase dai mendicanti per sfamarli e curarli. Accoglieva presso il suo monastero bambini abbandonati e si adoperava per cercare di dare un minimo di istruzione alle fanciulle bisognose.
Le grate della clausura del suo convento , inaugurando a Napoli una vita religiosa finalmente attiva a servizio degli ultimi, si aprirono agli ammalati del vicino ospedale dove lei in una piccola farmacia pestava nei mortai per fare medicine da distribuire ai poveri
Colpita da emorragia cerebrale,morì nella nostra città , finendo i suoi ultimi giorni stremata da grandi tribolazioni, la sera del 24 agosto del 1826. Rimpianta da tutti in città, venne poi proclamata Santa da Pio XI nel 1934.
Jeanne-Antide Thouret (in italiano “Giovanna Antida”) fa parte oggi dei 52 co-protettori della nostra città pur essendo nata a Besançon (Francia) nel 1765.
In famiglia vivevano in quindici, tra bambini e adulti. Giovanna è la prima delle figlie femmine e sebbene cagionevole di salute, aiutava il povero padre nella sua vita di contadino. Purtroppo la mamma di Giovanna, nonostante le amorevoli cure della figlia, si ammalo’ e mori’ .
La giovane aveva solo 16 anni e nonostante fosse sconvolta dal dolore prese nelle sue mani la gestione della casa, compito che la dolce contadinella svolge con serenità, zelo e straordinarie capacità organizzative e, con i pochi denari a disposizione, trova anche il modo di fare la carità.
Le sue energie trovavano riscontro continuo dalla sua profonda vocazione religiosa .
Giovanna infatti andava in chiesa tutti i giorni dove pregava e insegna catechismo. Suo padre le trova un marito benestante, ma lei decide di dedicarsi al Signore e di seguire il Vangelo servendo gli ultimi. Si trasferì’ quindi a Parigi presso le suore vincenziane, dove si rivelo’ eccezionale nella cura degli ammalati. Durante la Rivoluzione francese (1789) il clero viene perseguitato e Giovanna fu di conseguenza costretta a fuggire in Germania. Dopo tante disavventure, finite le persecuzioni , essa riuscì finalmente a rientrare in patria, dove a Besançon coopera con le autorità locali, apre una scuola e una mensa per i poveri con distribuzione di brodo, cosicché Giovanna e le sue suore vengono chiamate le “Suore del brodo”. Si occupa del carcere locale Bellevaux e trova all’interno una realtà drammatica: malati mentali, orfani e prostitute (realtà mirabilmente descritta da Victor Hugo, nel suo celebre romanzo storico I miserabili, pubblicato nel 1862). Giovanna porta cibo, cura gli ammalati, parla di Gesù, fa lavorare i detenuti dietro riscossione di un piccolo salario, per dare loro dignità e speranza in un futuro onesto.
Fonda, poi, l’Istituto delle Suore della Carità che, grazie all’appoggio di Letizia Ramolino, madre di Napoleone, si diffondono in Francia, Svizzera e Savoia.
Il cognato di Napoleone, Gioacchino Murat, re di Napoli, chiede a Giovanna di aprire altre case nel suo regno.
Fu così che la “suora del brodo” si trasferì’ definitivamente nella città partenopea dove esisteva grande disparità tra ricchi e poveri. I benestanti vivevano nei piani alti, i poveri nei tuguri dei “bassi”.
Oggi le Suore della Carità sono presenti in tutto il mondo, grazie a una coraggiosa donna dell’Ottocento che ha chiesto aiuto alla Mamma Celeste.
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