Troisi è tuttora uno degli artisti e performer italiani di cui più si accusa l’assenza.
La sua morte prematura ha lasciato un vuoto incolmabile.
Menestrello malinconico della comicità, ha rilanciato l’inconfondibile napoletanità fatta di mimica e gestualità accentuate. Egli si esprimeva sempre e “solo” in un napoletano antico e dolcissimo finendo per essere considerato l’erede naturale di Eduardo e Totò.
Dotato di un cuore troppo grande per durare a lungo e’stato un dolce gentiluomo della Napoli che non esiste più e un inimitabile cantore di una risata che entra nell’anima.
E’ stato un talento puro: comico originalissimo, poeta, sceneggiatore, attore poliforme per teatro, tv e cinema.
Dieci anni di attività registica per il cinema espressa in sei film, mentre otto da sceneggiatore e dodici da attore.
Nato il 19 febbraio 1953 a San Giorgio a Cremano, cittadina alle porte di Napoli, in una casa piccola e sovraffollata ad appena quindici anni comincia a interessarsi al teatro mentre segue gli studi per un diploma da geometra. Con gli amici e compaeasani Lello Arena ed Enzo Decaro fonda il gruppo teatrale “I saraceni“, che successivamente ribattezzerà la smorfia con il quale inizia a girare l’Italia dei piccoli teatri da cabaret.
Il gruppo La smorfia (con Lello Arena e Enzo Decaro e Massimo Troisi ) incomincia con i loro sketch ad avere un discreto successo inizialmente a teatro e successivamente in tv in una serie di programmi televisivi (Non Stop, La sberla, Luna Park).
Alcuni di questi sketch sono diventati di culto e ancora oggi riproposti talvolta alla televisione.
Dopo aver lasciato il gruppo cabarettistico, per il Pulcinella senza maschera fu la volta del cinema, nelle vesti di attore ma anche sceneggiatore e regista.
L’esordio nel cinema con il film ” Ricomincio da tre ” fu subito seguito da un successo dirompente. Egli ne scrisse il soggetto, la sceneggiatura, ne firmò la regia e fu l’interprete principale. Fu un successo di critica e pubblico, restò in sala per più di 600 giorni, vinse due David di Donatello, per il miglior film e per il miglior attore.
In seguito gira Scusate il ritardo (1982), e Non ci resta che piangere, insieme a Roberto Benigni ottenendo grandi incassi e popolarità.
Gira in seguito il film” Le vie del Signore sono finite“, mentre contemporaneamente ottiene la soddisfazione di vincere (in coppia con Marcello Mastroianni) la coppa Volpi alla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, recitando nel film ‘ Che ora è‘ di Ettore Scola del quale diviene il pupillo recitando poi anche nei film ” Splendor ” e ” Il viaggio di Capitan Fracassa” .
Firma successivamente la sua quinta regia cinematografica con il film ” Pensavo fosse Amore… invece era un calesse ” di cui è anche autore e interprete.
Poi compra i diritti cinematografici del romanzo Il postino di Neruda del cileno Skarmeta. E’ il suo progetto voluto più fortemente e ne affida la regia allo scozzese Michael Radford, ritagliandosi la parte principale che gli vale una nomination agli Oscar. Ma per lui non c’è nemmeno il tempo di vedere il film compiuto perché muore a Ostia, in provincia di Roma, ventiquattro ore dopo la fine delle riprese per un attacco di cuore.
Era purtroppo affetto fin da ragazzo da una grave malformazione congenita al cuore e gia’ nel 1976 si era sottoposto a un delicato intervento che gli permise di condurre un’esistenza pressoché normale fino a quel maledetto giorno.
<Voglio fare questo film con il mio cuore> aveva dichiarato rispondendo alle sollecitazioni che lo volevano operato d’urgenza di trapianto cardiaco negli Stati Uniti.
A Houston non è mai arrivato, lasciandoci a soli 41 anni.
È l’ultima interpretazione di Troisi, fatalmente commovente. Brindando all’ultimo ciak, alla troupe aveva detto: <Non dimenticatevi di me>.
Ispirato al romanzo Il postino di Neruda di Antonio Skármeta, è un omaggio alla poesia e al poeta cileno e uno dei film migliori di Massimo, il più ambizioso. Fu lui a chiamare il regista scozzese a dirigerlo, dopo che Radford era stato alla regia del film Orwell 1984 con Richard Burton.
La pellicola conquistò quattro nomination e un Oscar vinto per l’indimenticabile colonna sonora firmata da Luis Bacalov, oltre a una miriade di riconoscimenti nel mondo e al plauso unanime della critica e del pubblico.
Il film ebbe anche il merito di lanciare nel mondo del cinema la giovane Maria Grazia Cucinotta.
Massimo Troisi ancora oggi viene visto e rivisto attraverso i suoi bellissimi films che ci ha lasciato ed i suoi sketch con la ” smorfia ” e credo che nessun giovane ragazzo oggi non lo conosca nonostante gli anni passati . Egli è diventato con le sue slang, i suoi sorrisi a metà, i suoi silenzi pensosi ed il suo farfuglio espressivo una vera icona della napoletanità .
Grazie a lui e al suo modo di fare e parlare siamo diventati certamente più simpatici nel mondo , esportanto quel tratto di napoletanità mai volgare , ( mai con una parolaccia ) fatta di riti familiari ,e divertenti scaramantiche contraddizioni che con acuta sottigliezza psicologica ha messo in evidenza non mancando al contempo di ribellarsi con garbata ed intelligente ribellione a chi nel resto del continente faceva di esse un noioso e stantio luogo comune verso i napoletani .
UNO DEI GRANDI NAPOLETANI del nostro secolo che mi piace ricordare attraverso le parole di Roberto Benigni :
” Con lui ho capito tutta la bellezza di Napoli , la gente , il suo destino … e non mi ha mai parlato della pizza … e non mi ha mai suonato il mandolino … parlare con lui era come parlare con il Vesuvio : jamm -o’ saccio,- mnaggia ,- oilloc ,- azz ……..era come ascoltare del buon jazz
….. per lui non vale il detto che è del Papa : morto un Troisi non se ne fa un altro !!!