Il Museo Archeologico Nazionale di Napoli, uno dei primi costituiti in Europa in un monumentale palazzo seicentesco tra la fine del Settecento e gli inizi dell’Ottocento, può vantare il più ricco e pregevole patrimonio di opere d’arte e manufatti di interesse archeologico in Italia.
Il Museo Archeologico Nazionale e’ l’erede diretto del Real Museo Borbonico nato, nella seconda metà del ‘700, dalla volontà di Ferdinando di Borbone.
Fondato nel 1700, annovera le collezioni Farnese e gli antichi oggetti provenienti dagli scavi di Pompei ed Ercolano oltre ad opere d’arte e reperti d’ogni genere, dalla Preistoria all’età romana e medioevale, donati, acquistati, e scavati dal 1700 a oggi in Italia meridionale e nei siti Vesuviani.
il Museo può vantare il più grande patrimonio di numismatica, opere d’arte e manufatti di interesse archeologico d’Italia con oltre tremila oggetti di valore esposti nelle sue stanze.
Il monumentale edificio fu costruito alla fine del Cinquecento, come caserma di cavalleria, su ordine del viceré di Spagna (di quel complesso oggi sopravvive solo il possente portale in piperno che si spalanca sul lato occidentale di via Santa Teresa). Nel corso del XVII secolo fu ampliato grazie all’opera dell’architetto Giulio Cesare Fontana, e trasformato in sede universitaria. L’Ateneo vi rimase per circa 150 anni , fino a quando, cioè, re Ferdinando IV decise di traslocarlo negli spazi del Real Convitto del Salvatore, ( 1777) adibendo il vecchio Palazzo degli Studi a sede del primo Museo Borbonico e della Real Biblioteca di Napoli.
Gli architetti Ferdinando Fuga, prima, e Pompeo Schiantarelli, poi, si apprestarono ad ampliare il vecchio Palazzo degli Studi per convertirlo in uno dei piu’ grandi Musei d’Europa.
Ferdinando di Borbone , fece in modo da riunire in questa sede i due preesistenti musei reali: quello di Capodimonte, che ospitava le collezioni d’arte e d’antichità formate nel corso di oltre due secoli dalla famiglia Farnese ed ereditate da Carlo di Borbone per via materna, e il Museo Ercolanese di Portici, dedicato agli oggetti provenienti dagli scavi archeologici di Ercolano e Pompei, iniziati rispettivamente nel 1738 e nel 1748.
Il nuovo progetto museale prevedeva inoltre l’inserimento nella stessa sede anche di altri istituti di cultura, quali la Biblioteca Borbonica e l’Accademia di Belle Arti.
Napoli, Capitale del Regno, al pari di tutte le altre capitali del Vecchio Continente, poteva così fregiarsi di un polo museale tutto suo.

La visita a questo museo si snoda per ben dodicimila metri quadri di esposizione . Una volta entrati possiamo ammirare lungo lo scalone monumentale quattro sculture in marmo, tra le quali si segnala la statua opera di Antonio Canova raffigurante, Ferdinando I di Borbone, celebrato come protettore delle arti.
Una sala suggestiva e molto bella che subito attira lungo il percorso la nostra attenzione e’ certamente ” Il Salone della Meridiana ” che fu destinato nell’ambito del progetto di trasformazione dell’edificio in Museo, a ospitare la Real Biblioteca Borbonica: la sala era così chiamata per la presenza di un orologio solare installatovi quando in origine l’ambiente fu destinato ad Osservatorio astronomico. Venne restaurato e affrescato da Pietro Bardellino con la scena allegorica della Virtù che incorona Ferdinando IV e Maria Carolina protettori delle scienze e delle arti . Per decorare le pareti furono scelte diciotto tele di Giovan Evangelista Draghi (già conservate nel Palazzo Farnese di Piacenza) raffiguranti le gesta di Alessandro Farnese nei Paesi Bassi. Nel pavimento è inserita una meridiana con pregevoli disegni dello zodiaco realizzata negli ultimi anni del ‘700, quando si tentò di collocare nell’edificio anche un osservatorio astronomico.
I nuclei principali (certamente non i soli) del Museo Borbonico (oggi Museo Archeologico Nazionale), sono: la collezione Farnese , gli antichi oggetti provenienti dagli scavi di Pompei ed Ercolano , e la collezione Egizia seconda nel suo genere solo a quella di Torino .
I pezzi forti della collezione Farnese sono la gigantesca statua di Ercole e il colossale Toro. Il primo è opera dello scultore ateniese Glicone ed è una copia dell’Eracle in riposo di Lisippo. Quello che colpisce di questa scultura e’ l’aspetto un po’ malinconico di questo possente eroe, quasi a disagio nel momento in cui il suo corpo immenso non è impegnato in uno sforzo. La statua fu ritrovata nel 1546  priva della meta’ inferiore delle gambe , che fu restaurata dallo scultore Guglielmo della Porta ,un allievo di Michelangelo .Le gambe originali furono poi ritrovate , ma nessuno ebbe il coraggio di fare la sostituzione fino alla fine del XVIII secolo , quando finalmente l’Albacini vi pose mano.

Il toro invece , copia di un originale di scuola greca di fine secolo II a.C.  raffigura  il supplizio ed il mito di Dirce, regina di Tebe che fu  legata ad un toro selvaggio da Zeto e Annone , due possenti giovani che intendevano in tal modo così vendicare  la loro madre Antiope che era stata trattata come una schiava dalla regina .  La grande scultura , ricavato da un unico blocco,  fu ben presto battezzato “la montagna di marmo”, ed è probabilmente la più grande opera in questo materiale tramandataci dall’antichità classica. Il magnifico toro impiego’ un po’ di tempo ( come per le altre opere ) prima che arrivasse a Napoli da Roma , ma lo fece in maniera scenografica addirittura scortato via mare, da una nave da guerra.Proveniente dalle Terme di Caracalla , il complesso marmoreo è alto circa 3,70 metri e pesa 24 tonnellate .

La collezione Farnese , così chiamata dal nome della famiglia che aveva privatamente raccolto centinaia di opere d’arte antica e sebbene molte di esse non siano originali ma fedeli copie hanno comunque il fascino di aver adornato le case di antichi patrizi a Roma , ricchi commercianti a Pompei o abbellito luoghi pubblici e monumenti dell’antichità. Esse , in ogni caso rappresentano oggi , spesso l’unico prezioso documento storico di capolavori oramai persi .
Il ricchissimo nucleo di sculture è oggi quasi interamente dedicata alle sculture della collezione Farnese ed è ‘ praticamente quasi impossibile citarle tutte :  da non perdere la galleria dei Tirannicidi e le sale dedicate alle sculture provenienti dalle Terme di Caracalla a Roma  tra cui  il  già citato  gruppo del Toro Farnese e l’Ercole , nonché il Dioniso appartenuto a Lorenzo il Magnifico e le splendide statue di Antinoo e di Iside . E’ interessante anche l’importante serie di ritratti di imperatori romani ed i tanti busti di anonimi antichi greci e romani che ci proiettano con i loro sguardi indietro nel tempo .
Bella da vedere e ammirare nel suo realismo anche la famosa statua che immortala l’espressione della fatica dell’Atlante curvo sotto il peso del mondo e la Venere di Capua che proviene dall’anfiteatro dell’antica Capua . Essa rappresenta Venere mentre poggia il piede sull’elmo di Marte e si specchia nello scudo ( purtroppo andato perduto ) trasformando in tal modo un simbolo di guerra in un oggetto di vanità femminile.

Particolarmente toccante è anche la bella scultura a rilievo con il mito di Orfeo ed Euridice che nella sua dolce malinconia ci mostra la tristezza di Orfeo che è sul punto di perdere la sua amata Euridice , mentre Ermes prende la fanciulla per mano per ricondurla definitivamente nell’Ade.
Della collezione dei Farnese, da non perdere quella legate alle preziose gemme ( in origine raccolte da Cosimo de’ Medici e da Lorenzo il Magnifico) dove e’ conservata la celebre coppa di agata sardonica detta Tazza Farnese, uno dei più grandi cammei noti, prodotta ad Alessandria d’Egitto alla corte dei Tolomei (150 a.C. circa).
Ad abbellire le eleganti e monumentali sale del Museo ha provveduto con il passare degli anni , il ricco patrimonio di reperti sepolti dalla lava del Vesuvio e venuti alla luce , in seguito ai scavi archeologici di Ercolano e Pompei , quali anfore , statue , sculture , gioielli , bronzi, affreschi e mosaici , ma anche piatti, bicchieri, ciotole, vasi, specchi, fermagli per capelli, monete, gioielli eutensili vari che restituiscono l’immagine dello scorrere giornaliero: figure che cucinano, si lavano, e si imbellettano .Della  famosa collezione delle Gemme , che vanta circa 2000 preziosi oggetti , il più importante è certamente la celebre TAZZA FARNESE , uno dei più grandi cammei noti di arte alessandrina su cui sono presenti allegorie del Nilo e delle sue benefiche inondazioni , appartente al II secolo a. C.

Le collezioni pompeiane si snodano tra il primo piano , il piano ammezzato ed il piano terra. La raccolta di pittura pompeiana proviene dalle città di Pompei, Ercolano, Stabiae  e dei paesi vesuviani seppellite dalla lava del Vesuvio . L’importanza degli affreschi è data soprattutto dal loro carattere di unicita’ e rarita’. Essa  e’ fatta di frammenti di intonaco dipinto che dalla metà del ‘700 fino a quasi tutto l’800 che vennero distaccati dagli edifici delle città sepolte dall’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. e poi ricostruiti ad abbellire le mura del museo . I frammenti rappresentano temi mitologici e letterari, nature morte e paesaggi, ritratti, scene di vita quotidiana, soggetti religiosi .
Sono anche esposte le pitture distaccate dal Tempio di Iside di Pompei. , tutte raccolte in alcune sale ad esso dedicate insieme ad alcuni oggetti in esso rinvenuti .
L’ affascinante percorso tra questi reperti ci permetta di immaginare la vita delle due citta’ sepolte dalla lava di un furioso vulcano.
I ritrovamenti si devono sopratutto alle campagne di scavi archeologici che, a partire dal 1738, dopo la scoperta di Ercolano e Pompei, i Borbone avevano intrapreso nelle cittadine vesuviane.
Tra i mosaici da non perdere l’ immagine pensierosa della cosiddetta Saffo e quella figura deliziosa , famosa in tutto il mondo , che cammina lentamente, ripresa di spalle: una Flora che ha fatto il giro del mondo , la cui sagoma è finita, fin dalla sua scoperta, su tazze, piatti, e oggetti e quello di Pasquio Proculo  che stringe tra le mani un rotolo di papiro e di sua moglie  che tiene in mano una tavoletta cerata e uno stilo. Da non perdere anche un giro nella la sala della Villa delle colonne rivestite con elementi astratti e floreali di piccole tessere colorate.
Altro incantevole mosaico e’quello con cratere e colomba, la cui ombra della testa del volatile sull’acqua è descritta nella Storia naturale di Plinio.
Ma tra i mosaici, il capolavoro è certamente la Battaglia d’Isso tra Alessandro e Dario, proveniente dalla casa del Fauno a Pompei.
Non si può inoltre non ammirare il famoso Vaso blu decorato con amorini vendemmiatori e  ammirare sbalorditi le sculture in bronzo e marmo recuperate nella famosa Villa dei Papiri insieme ai circa 2000 rotoli di papiro che facevano parte della ricca biblioteca della villa . Tutte le statue ritrovate nella villa dopo essere state a lungo protagoniste del Museo Herculanense ,sono oggi esposte al Museo Archeologico Nazionale di Napoli ed alcune di esse sono oramai divenute famosissime come ad esempio il Satiro ebbro, Hermes in riposo , Pan con la capra, il satiro dormiente , Atena combattente , le danzatrici, i cerbiatti ,un giovinetto orante , una statua che ritrae Isocrate , un’erma raffigurante probabilmente Lucio Anneo Seneca , un’ altra raffigurante Dionisio , un busto raffigurante Tolomeo , un altro raffigurante Ercole , altri raffiguranti il re Pirro , un pseudo Saffo, Doriforo ,e sopratutto quella che rappresenta i famosi Corridori.

Non si puo’ infine non dare un’occhiata al Gabinetto segreto del museo dove l’immaginario erotico degli antichi mostra i suoi lati più fantasiosi.

Il Museo Nazionale , come se non bastasse , possiede una delle piu’ belle collezione di arte egizia in Italia .
La Collezione Egiziana, seconda per importanza in Italia solo a quella del Museo Egizio di Torino, fu costituita tra il secondo ed il terzo decennio dell’Ottocento con l’acquisizione di materiali provenienti da collezioni private , ( sopratutto la collezione Borgia e Picchianti ) e dagli scavi borbonici nell’area vesuviana ed in quella flegrea .
La raccolta comprende mummie, sarcofagi, canopi, ma anche oggetti facenti parte del corredo funebre che testimoniano aspetti del quotidiano, quali specchi, vasi per cosmetici, sandali e gli ushabty, statuette in legno, pietra e faïence a forma di mummie rappresentanti entità con il compito di lavorare nell’aldilà al posto del defunto.
La collezione ospita quattro mummie, di cui una di un bambino , una mummia di coccodrillo , ed una significativa selezione di amuleti, tra i quali lo scarabeo, che assicurava la rinascita perpetua, l’occhio udjat ovvero occhio di Horus, che garantiva la salute, i pilastri djed che raffiguravano forse la spina dorsale di Osiride ed alludevano alla stabilità del cielo.

 

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