Il museo di Capodimonte trova la sua attuale sede nella reggia di Capodimonte.
La reggia di Capodimonte fu voluta, per la città di Napoli, dal sovrano Carlo di Borbone, che intendeva con essa impreziosire la sua vasta riserva di caccia sulla verde collina di Capodimonte.capodimonte 12

capodimonte 10La costruzione del palazzo, progettato da Giovanni Antonio Medrano, cominciò nel 1738 e durò per circa venti anni, con gran ricercatezza nei materiali e nelle rifiniture; al completamento della costruzione, Carlo vi trasferì la preziosa collezione Farnese, ereditata dalla madre Elisabetta Farnese (trasferite da Parma a Napoli con l’insediamento del re sul trono nel 1734 ) . Alla morte del sovrano, il suo successore Ferdinando IV incaricò l’architetto Fuga di ampliare la reggia e risistemare il parco, con l’importante contributo di specialisti provenienti dal Real Orto Botanico.

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Illustri visitatori, da Winckelmann al Marchese de Sade, da Canova a Goethe, si arrampicano sulla collina di Capodimonte per ammirare i capolavori farnesiani, la Biblioteca e la ricca raccolta di oggetti rari e preziosi.
La reggia nel corso del decennio francese, divenne residenza di Gioacchino Murat, che per tale motivo fece spostare tutte le opere nell’edificio dell’attuale Museo Nazionale . Nel breve periodo che li vide regnare in citta’ , i francesi riuscirono comunque a valorizzare molto la zona di Capodimonte , sia migliorandone il collegamento attraverso la costruzione del corso Napoleone (attuale Corso Amedeo di Savoia), sia abitando il palazzo e arricchendolo di arredi raffinati.

220px-ReggiaCapodimonteCon il reinsediamento sul trono di Ferdinando, i vasti cortili e gli ampi saloni vengono ulteriormente arricchiti, e nel corso della seconda metà dell’Ottocento vi vengono trasferiti l’armeria farnesiana e borbonica (1864); il Salottino in porcellana della regina Maria Amalia di Sassonia (1866), originariamente eseguito per la reggia di Portici e il grande pavimento marmoreo proveniente da una villa imperiale di età romana a Capri . Sotto i Savoia, la reggia di Capodimonte riveste il duplice ruolo di residenza e museo, in quanto i Savoia e in seguito la famiglia dei duchi d’Aosta abitarono saltuariamente il palazzo , per poi assolvere il solo definitivo ruolo di museo dal 1950 ospitando collezioni di arte medioevale e moderna e il ritorno della collezione Farnese.

capodimonte 1Nel 1957 fu riaperto al pubblico come museo dopo un importante intervento di restauro .
Il Museo che si sviluppa su tre piani e’ stato allestito sulla base delle differenti collezioni. Fra queste le più importanti sono: la Galleria Farnese, quella Napoletana e l’appartamento reale che sono state suddivise per piani.
Il primo piano ospita, l’Appartamento reale con l’esposizione delle più importanti testimonianze delle manifatture borboniche; i dipinti e gli oggetti della collezione Farnese, da Tiziano a Parmigianino ai Carracci, fino al famoso cofanetto appartenuto al cardinale Alessandro; la raccolta del cardinale Borgia, acquistata dai Borbone nel 1817 e le acquisizioni di epoca borbonica e post-unitaria di grande valore quali la Crocifissione di Masaccio o quella del Ritratto di fra’ luca opera di Jacopo dei Barbari.
Al secondo piano la Pinacoteca con antichi dipinti testimoni dell’arte a Napoli dal duecento all’ottocento.
Al terzo, infine, la selezione di dipinti, sculture, invenzioni ‘contemporanei’, eseguiti espressamente per Capodimonte nel corso dell’ultimo ventennio da artisti di fama internazionale.
Il museo vanta oltre agli antichi arredi , collezioni di porcellane e oggetti preziosi , una notevole pinacoteca con esposti dipinti di Tiziano, Caravaggio, Botticelli, Goya, Masaccio, Caracci, Bruegel, Mantegna e molti altri.
L’ opera piu’ famosa conservata nel museo di Capodimonte che attrae maggiormernte l’ attenzione di numerosi visitatori e’ La Flagellazione di Cristo , un grande dipinto realizzato dal Caravaggio nel 1607 e versione di un quadro già dipinto ma stavolta commissionato da Tommaso De Franchis, membro di un’importante famiglia di magistrati .
L’opera fu ordinata per adornare la cappella di famiglia nella monumentale basilica di San Domenico Maggiore e fu pagata al Merisi oltre 290 ducati. Il quadro è famoso per la ricerca artistica sulla luce che illumina appieno solo il corpo del Cristo mentre tutto il resto è nell’ombra.

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