Ad una distanza di circa 25 km da Napoli, a nord di Nola, sorge Cimitile.
Il suo territorio (il cui nome deriva dal latino Coemeterium) ha costuituito, sin dal IV secolo a.C. e per molti secoli successivi, il cimitero di Nola e dell’agro nolano e rappresenta un importantissimo ed affascinante esempio dell’era paleocristiana tra la fine del tardo impero e l’inizio del medioevo e testimonia il passaggio dal paganesimo al cristianesimo.
CENNI STORICI
Nella seconda metà del I sec. a.C. , l’imperatore Augusto, per donare terreni ai suoi veterani, fece suddividere l’agro nolano (che comprendeva Nola, Cimitile, Camposano, Comiziano, Avellino, Baiano, Marigliano, Palma Campania, Visciano, Saviano) in appezzamenti più o meno regolari, delimitando le zone con decumani e tracciati viari minori. L’operazione di suddivisione, ovviamente, interessò anche il territorio Cimitilese ed infatti, l’attuale corso Umberto I segue il percorso del decumano. L’area fu destinata a diventare una necropoli costituita da un agglomerato di tombe, sarcofagi e urne in marmo ben integrato in un contesto urbanistico.
Alla fine del III secolo, nella necropoli fu seppellito Felice, un sacerdote morto il 14 gennaio di un anno a noi sconosciuto. Durante le persecuzioni contro i cristiani, Felice amministrò la chiesa locale in assenza del vescovo di Nola, Massimo, il quale si vide costretto a rifugiarsi sui monti per sfuggire alla cattura. Il vescovo, purtroppo imprigionato riuscì miracolosamente a fuggire, grazie all’intervento di un angelo che soccorse l’anziano e lo riportò in città. Alla morte del vescovo Massimo, il sacerdote Felice non volle succedergli nella carica. Dal 409 al 421 Paolino (Meropio Ponzio Anicio Paolino), vescovo di Nola e devoto di Felice rese l’area sacra uno dei centri di maggior affluenza della cristianità.
IL COMPLESSO DELLE BASILICHE
Le basiliche si estendono su un area di circa 9000 m² in cui si concentrano ben 7 edifici di culto costruiti tra l’età paleocristiana e medievale dedicati ai santi Felice, Stefano, Calionio, Tommaso e Giovanni, ai Ss. Martiri e alla Madonna degli Angeli. Al centro della necropoli domina la parrocchia costruita nel settecento ma il nucleo, il vero centro di tutto il complesso è la tomba di S.Felice, sepolto alla fine del III secolo. Dalla prima metà del IV secolo, presso la tomba fu costruito il santuario, meta di ininterrotti pellegrinaggi. C’è da dire che fino al 1830 circa, la comunità del luogo ha seppellito i propri defunti nella necropoli e l’intensa attività edilizia verificatasi intorno alla tomba del santo è dovuta alla continua ricerca di spazi da destinare alla sepoltura.
Nonostante il luogo fosse da secoli meta di pellegrinaggi, la necropoli ebbe la maggior affluenza tra il IV e il V secolo, quando il governatore della Campania, Meropio Ponzio Anicio Paolino, stabilitosi presso la tomba di S.Felice insieme alla moglie Terasia, impegnò tutti i ricavi ottenuti dalla vendita delle sue proprietà alla restaurazione degli edifici di culto esistenti e costruì la nuova grande basilica. Lastricò inoltre la strada che conduceva a Nola, costruì alloggi per i poveri e restaurò l’acquedotto le cui acque defluivano dalla vicina Avella. Essendo un grande devoto di S.Felice, Paolino compose 14 carmi natalizi per celebrarne la festività . Dedicatosi alla vita ecclesiastica, Paolino divenne vescovo di Nola nel 409 e continuò a vivere presso il sepolcro dove anch’esso, nel 431 fu sepolto. Nei secoli successivi vi furono costruite altre basiliche dedicate a S.Stefano (nel V secolo), la chiesa di S.Tommaso e la basilica nova (tra il VI e il VII secolo).
Esternamente, intorno le mura della necropoli si sviluppò, già in età medievale, il piccolo centro urbano di Coemeterium (Cimitile).
Nel IX secolo i longobardi di Benevento trafugarono dal santuario i corpi dei santi Massimo, Paolino e le reliquie di S.Felice.
Nel 1300, patrocinata dai vescovi, ci fu l’ultima grande sistemazione del complesso prima che, nel 1372 la sede episcopale si trasferisse definitivamente a Nola e cadere in uno stato di abbandono.
A seguito dell’eruzione del Vesuvio, seriamente danneggiata da un rovinoso crollo alla fine del 1600, la basilica di S.Felice fu ristrutturata agli inizi del secolo successivo dal principe di Cimitile, Girolamo II Albertini.
Un secolo più tardi, il principe Gaetano Albertini, per costruire la nuova parrocchia fece demolire la parte orientale della basilica di S.Felice e la cappella di S.Gennaro . La cappella di S.Gennaro venne edificata nel 1700 sulla fornace ove, si narra, il santo sarebbe stato gettato e da cui, miracolosamente, ne uscì illeso.
Nel 1800 il complesso, che versava in un miserevole stato di abbandono, fu visitato da innumerevoli studiosi stranieri ma è solo alla fine di questo secolo che il Ministro della Pubblica Istruzione fece restaurare la basilica di S.Felice.
Purtroppo, le restaurazioni successive, finalizzate al recupero della configurazione “originale” delle basiliche hanno eliminato molte, forse troppe, testimonianze dell’età postclassica nonché la possibilità di ricostruire la vita del santuario, svilendo proprio il carattere religioso e culturale del luogo. Inoltre, negli anni ’60 durante i restauri effettuati nelle basiliche di S. Tommaso e S. Stefano furono eliminati importanti decorazioni eseguite nel ‘700 e ‘900 comportando la perdita di preziosi dati archeologici.
Per anni rimasto chiuso al pubblico, nel 1985 il complesso fu affidato al Comune (fino ad allora di proprietà della parrocchia di Cimitile) a cui seguì un altro importante restauro e nel 1992 il santuario è stato visitato da Papa Giovanni Paolo II che ha sostato in preghiera sulla tomba di S.Felice.