La reggia è situata a Portici, un comune alle pendici del Vesuvio poco fuori le porte di Napoli.
La bellissima struttura è stata la residenza estiva della famiglia reale borbonica e della sua corte. Si trova all’interno di un ampio parco dotato di un giardino all’inglese e di un anfiteatro con un un bosco superiore, originariamente dedicato alla caccia di notevole estensione, ed uno a valle, di tipo più ornamentale, esteso fino al mare.
Nel 1738, il re di Napoli Carlo di Borbone e la sua consorte Maria Amalia di Sassonia, recatosi in visita a Portici presso la villa del principe d’Elboeuf, rimasero così piacevolmente impressionati dalla bellezza del luogo, e della villa ricca di opere d’arte provenienti dagli scavi del luogo , ( sopratutto la regina ) che decisero di costruire in quel sito la loro residenza estiva.
Il paesaggio era straordinario, il panorama spaziava su tutto il Golfo di Napoli con vista su Capri, Ischia e Procida, una rigogliosa selva degradava verso il mare, l’aria era salubre e le campagne molto fertili.
Solo il vulcano poteva incutere timore, ma non a Carlo di Borbone, che acquistò terre e palazzi nella zona, con l’idea iniziale di creare una vasta tenuta, che diradasse dal Vesuvio al mare.
Fu così cominciata nel 1738 la Reggia di Portici con il suo Parco bellissimo, enorme e degradante verso il mare arricchita con statue di Ercolano e Pompei e preziosi reperti provenienti dagli scavi promossi dallo stesso sovrano e iniziati da poco. Il re in maniera lungimirante infatti aveva ben capito fin dalla visita alla villa del principe d’Elboeuf che tutti i ritrovamenti archeologici della zona , passati sotto la sua proprietà e protezione avrebbero solo portato ricchezza e lustro al suo regno
La direzione dei lavori della Reggia fu affidata inizialmente a Giovanni Antonio Medrano e in seguito ad Antonio Canevari ma alla sua realizzazione lavorarono anche Luigi Vanvitelli e Ferdinando Fuga; per la decorazione degli interni operarono: lo scultore Joseph Canart che con marmi di Carrara allestì le opere scultoree del parco reale, Giuseppe Bonito che decorò le sale del palazzo e Francesco Geri (giardiniere maggiore di Sua Maestà) a cui fu affidata la sistemazione del parco.
Aldilà del giardino si estendeva poi un bosco in cui i nobili di corte potevano svagarsi con il “gioco del pallone” o il “gioco delle fortificazioni” ( nel parco sono ancora visibili i resti dell’antico gioco del pallone) .
Il terreno scelto inizialmente da re Carlo era in parte occupato da precedenti costruzioni, che furono acquistate e inglobate nel progetto reale. Così facendo il sovrano ebbe un vastissimo terreno che si estendeva verso il Vesuvio e che fu recintato e popolato di selvaggina, mentre sul mare sorgevano grandi vivai per la pesca.
Una serie di palazzi e dimore nobiliari preesistenti (ed espropriati) funsero da base architettonica per la realizzazione della reggia; ciò comportò anche una serie di opere di scavo che permisero il ritrovamento di numerose opere d’arte di valore archeologico, tra cui un vero e proprio tempio con 24 colonne di marmo; era tutto incredibile, ad ogni scavo della terra, necessario per la realizzazione delle nuove costruzioni, qualche meraviglia del passato riemergeva alla luce.
Tali opere furono temporaneamente sistemate in un museo allestito per l’occasione, il Museo di Portici, annesso alla Accademia Ercolanese.
I reperti formarono una delle raccolte più famose al mondo e diedero vita all’Herculanense Museum, inaugurato nel 1758 e meta privilegiata del Grand Tour. Per accedere alla Reggia dal mare, nel 1773 fu costruito il porto del Granatello.
Nei primi anni dell’Ottocento le collezioni di archeologia furono trasferite a Napoli e costituirono il nucleo dell’attuale Museo Archeologico Nazionale.
La realizzazione del nuovo palazzo reale, di dimensioni non vastissime, non poteva ospitare pienamente la numerosa corte reale e pertanto molte famiglie gentilizie, per essere vicine ai sovrani, costruirono anch’esse lussuose ville che finirono per costituire il cosiddetto “miglio d’oro“.
Il re per valorizzare la sua residenza estiva e accrescere tutta la zona sancì il privilegio dell’esenzione fiscale; vantaggio che allettò la nobiltà e il clero partenopeo a stabilirsi nella campagna vesuviana o lungo la zona costiera ai piedi del Vesuvio.
Il prestigio della presenza della dimora reale, il fascino delle vestigia dell’antichità, e la bellezza del luogo che tanto piaceva ai sovrani, fecero sì che l’intera corte napoletana e molti altri nobili decisero, per essere vicine ai sovrani, di trasferirsi nel luogo vesuviano, facendosi costruire lussuose ville cortigiane e giardini rococò e neoclassici da architetti del calibro di Luigi Vanvitelli, Ferdinando Fuga, Ferdinando Sanfelice, Domenico Antonio Vaccaro, Mario Gioffredo.
Durante la rivoluzione napoletana del 1799, la corte reale fuggì a Palermo portando con sé 60 casse piene di numerosi reperti e la Reggia abbandonata fu spogliata di numerose opere. Successivamente, nel periodo francese, Giuseppe Bonaparte ordinò il trasferimento delle antichità rimaste nel Museo di Napoli.
Solo nel 1818, in occasione del rientro a Napoli della corte borbonica, le casse conservate a Palermo furono trasferite nel nuovo museo di Napoli. Il famoso Museo di Portici trovò così la sua definitiva fine.
Il sovrano Gioacchino Murat fece effettuare alcuni interventi rinnovativi del Palazzo Reale con la trasformazione di alcuni ambienti del piano nobile e fece arredare ex novo nuovamente l’interno con un nuovo mobilio secondo un gusto improntato ad un notevole lusso tipico dell’impero francese.
Ferdinando II di Borbone, valorizzò ulteriormente la Reggia con la nascita della linea ferroviaria, Napoli-Portici (prima ferrovia in Europa), che collegava la Reggia a Napoli.
Con la unificazione del Regno d’Italia, il Palazzo di Portici e il Parco reale furono assegnati alla Provincia di Napoli per la Reale Scuola Superiore di Agricoltura e fu aggiunto al complesso anche un orto botanico composto da due ampi giardini che coprivano una superficie di circa 9mila metri quadri con serre, vivai e laboratori per lo studio e la coltivazione sia di specie botaniche rare che di piante curative.
La Scuola, nel 1935, divenne poi , Facoltà di Agraria della Università di Napoli Federico II.
La reggia con pianta quadrata presenta una superba e maestosa facciata con ampie terrazze e balaustre ed è costituita da una parte inferiore ed una superiore, divise da una piazza che in realtà è il cortile del palazzo.
Si accedeva all’atrio da una cancellata in ferro, attraverso la cosiddetta strada delle Calabrie (oggi via Università) che andava a tagliare in due il parco.
Il cortile del palazzo, un vero e proprio piazzale, mostra sul lato sinistro l’antica caserma delle Guardie Reali e la cappella Palatina (costruita dove prima era il vecchio teatrino).
Dal vestibolo si accede al primo piano attraverso un magnifico scalone lungo il quale, in alcune nicchie, si ammirano statue provenienti da Ercolano; anche per i pavimenti di alcune stanze furono usati mosaici provenienti dagli scavi delle cittadine vesuviane.
Al primo piano troviamo la Sala delle Guardie e quella del Trono, il riccamente decorato salottino Luigi XIV e l’appartamento di Carolina Bonaparte.
In questo piano si trovava il famoso salottino di porcellana della Regina Maria Amalia di Sassonia, (splendido esempio della perfezione raggiunta dalla Real Fabbrica delle Porcellane di Capodimonte) rimontato nel 1866 nella reggia di Capodimonte a Napoli, ma concepito per il palazzo di Portici – le cui pareti sono decorate in porcellana di Capodimonte (di cui la sovrana era estimatrice).
Una vera meraviglie è il maestoso parco, dolcemente degradante verso il mare, suddiviso in inferiore e superiore.
Il bosco, che rappresentava la parte superiore fu originariamente da Carlo di Borbone recintato e popolato di selvaggina e dedicato alla caccia; esso fu ampliato per una notevole estensione. Fu talmente grande che nel suo interno vi fu anche allestito uno zoo con specie di animali esotici che il sovrano Ferdinando IV volle far giungere dall’estero.
La parte inferiore è caratterizzato da lunghi e ampi viali, contornati di giardini all’inglese che fanno da sfondo a belle opere d’arte: vi troviamo la bella “fontana delle Sirene” , una statua di scavo che raffigura la “Vittoria”, il “Chiosco” di re Carlo, la fontana dei Cigni e la statua di “Flora”.
La Reggia aveva anche il belvedere della Regina con fontane e statue, e un anfiteatro a tre ordini di scale.