Lo storico Palazzo Doria d’Angri è un monumentale edificio di stile tardo Barocco e neoclassico della nostra città  situato in piazza Sette Settembre (già largo dello Spirito Santo), che affaccia lungo la centrlinissima  via Toledo e , dinanzi al palazzo Carafa di Maddaloni.

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La sua storia comincia nel 1755 per volere di Marcantonio Doria, principe di Angri.che decise di acquistare nella zona delle costruzioni preesistenti.

L’incarico di costruire la nuova residenza di famiglia fu affidato all’archistar dell’epoca, ma oramai anziano ,Luigi Vanvitelli a cui, dopo la morte, successe il Figlio Carlo.

Il principe Marcantonio Doria, a causa di alcuni ritardi burocratici, che ritardarono la costruzione del fabbricato, non riuscì comunque al sopraggiungere della  sua morte  nel 1760, a veder terminato il bel palazzo di famiglia .I lavori seppur a rilento vennero portati avanti da suo figlio  Giovan Carlo che dovette però fermare i lavori nel 1778 in quanto  il progetto prevedeva erroneamente l’occupazione di suolo che non faceva parte delle proprietà della famiglia Doria. Per questo motivo, si dovette aspettare che la Deputazione della Fortificazione vagliasse le nuove richieste e desse il suo consenso a continuare i lavori. A quel punto ai lavori terminati solo nel 1780, lavorarono  anche igli architetti Ferdinando Fuga e Mario Gioffredo.

CURIOSITA’:Nel 1778 i lavori si fermarono poiché una parte del fabbricato in costruzione usciva lievemente dal lotto originario: ciò causò una lite con il marchese Polce che aveva un terreno in fitto in quel punto. Il Doria ottenne da lì a poco comunque quel suolo così da completare il prospetto del palazzo apponendovi le quattro  colonne del portale.

Il palazzo come facilmente potete notare  ha una particolarissima pianta trapezoidale e si trova a cavallo tra via Toledo e Via Monteoliveto, proprio di fronte la Basilica dello Spirito Santo, dove Murat venne proclamato Re di Napoli.

La facciata  in un pregevole stile neoclassico, appare rivolta verso il largo e come potete notare  appare suddivisa in tre ordini . Essa è caratterizzata da un ingresso ad arco affiancato da due coppie di colonne toscane che sorreggono il balcone d’onore che affaccia sulla piazza. Da questo balcone  dove come sappiamo Giuseppe Garibaldi, il 7 settembre del 1860, in compagnia del Ministro di Polizia Liborio Romano e del capo della camorra dell’epoca, detto “Tore ‘e Criscienzo”,(  i cui uomini in quel periodo mantennero l’ordine pubblico ) proclamò l’annessione delle province meridionali al Regno sabaudo.

 

Più in alto, sostenuto da colonne ioniche, una lunetta ospita lo stemma dei Doria, sulla cornice della balaustra che oggi risulta in parte danneggiata. Essa ospitava quattro  statue al di sotto delle quali era al centro il grande stemma dei Doria; oggi dopo i danni subiti dall ‘evento bellico imangono purtroppo  solo due sculturein marmo delle quattro originarie  a destra e un pezzo di ghirlanda dello stemma.

CURIOSITA’ : Storicamente, il palazzo è ricordato perché nel 1860 venne ospitato Garibaldi che qui, come ricordato dall’epigrafe posta sulla facciata nell’angolo con via Toledo, annunciò l’annessione del Regno delle Due Sicilie all’Italia (era il 7 settembre, data che in seguito diede il nome alla piazza).

N.B. Il nome dato alla piazzetta è ancora oggi rifiutato da tutti inapoletani ” lche contuano ancora oggi a chiamare lo slargo santo spirito “dal nome della omonima chiesa del 500 , li presente. 

Al piano nobile oltre ad una sala ellittica in stile roccocò, si trova un boudoir ed il Gabinetto degli specchi con il famoso balcone di Garibaldi

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Le facciate laterali hanno nove balconi per piano, sormontati da timpani di diverse forme o incorniciati da fasce e soglie sporgenti. L’ultima facciata, sullo stretto vicolo Maddaloni, ripropone le linee della facciata di Piazza Sette Settembre.

La facciata posteriore, che fronteggia il palazzo Carafa di Maddaloni  ha  un portale modesto che fu chiuso poco dopo la sua costruzione, a causa della diatriba tra i Carafa e i Doria sul passaggio dei carri .Di fronte al magnifico portone del palazzo Maddaloni , si apriva  infatti un tempo anche quello secondario del contiguo edificio dei Doria D’ Angri , ma quest’ ultimo venne murato dopo un ‘ ordinanza delle autorità pubbliche , costrette ad intervenire per placare una lite scoppiata tra il duca e il principe , i quali trovandosi ad uscire contemporaneamente in carrozza dalle loro rispettive dimore , si erano reciprocamente rifiutati di cedersi il passo , rimanendo fermi per ore ed ostruendo il passaggio nell ‘ angusta via Maddaloni.

CURIOSITA’: Durante la costruzione del palazzo ad un certo punto si ebbe l’idea di realizzare anche un portale laterale che dava su via Toledo  ma i lavori si fermarono alla sola progettazione da parte dell’ingegnere Gaetano Buonocore. Di fatto un secondo ingresso fu posto invece nella facciata posteriore dell’edificio, di fronte al monumentale  palazzo Carafa di Maddaloni . Ulteriori interventi furono poi fatti intorno al primo trentennio dell’Ottocento da Antonio Francesconi, attivo in quel periodo anche nell’altro edificio di famiglia,  villa Doria a Posillipo , il quale adattò gli ambienti all’uso abitativo.

L’ingresso principale del palazzo   è caratterizzato da portone monumentale . Oltre questo portone si aprono  nel palazzo due cortili: uno di forma esagonale e uno di forma rettangolare. I due cortili sono collegati da un passaggio con volte che crea una prospettiva a “cannocchiale ottico”, tecnica tipica del Vanvitelli.

All’interno del palazzo si possono ammirare incantevoli e preziosi affreschi celebranti le vicende dei Doria, oltre a stucchi e decorazioni di maestri intagliatori e vetrai: tra i numerosi affreschi  appare  magnifico quello de Il Trionfo di Lamba Doria nella battaglia di Curzola, realizzato da Fedele Fischetti, Alessandro Fischetti e Costantino Desiderio e quello nella volta del primo piano nobile, l’Allegoria con Mercurio, la Sapienza e la Poesia di Fedele Fischetti. Degni di nota sono inoltre i tre dipinti di Francesco Solimena presenti nella camera da letto  del gabinetto degli specchi e gli affreschi di Giacinto Daino che lavorò inoltre anche nella galleria del secondo quarto nobile, nonchè la tela della cappella privata  attribuita a Giovanni Maria Griffon. 

Purtroppo a causa dei grossi danni subiti durante la seconda guerra mondiale,e dei successivi spogli di opere d’arte , la  gran parte degli arredi, delle sculture, delle porcellane e delle opere d’a rte che i genovesi Doria avevano raccolto nel palazzo è andata dispersa in seguito a vendite all’asta.

N.B.Nel 1940 la notevole collezione di Marcantonio Doria conservata nel palazzo, che comprendeva ceramiche, arti applicate e dipinti, tra cui alcuni di Van Dyck , Rubens ed il Martirio di Sant’Orsola di Caravaggio , fu scompattata e venduta all’asta; in questa occasione la tela del Merisi fu acquistata dalla banca commerciale italiana esponendola nella storica sede napoletana di  palazzo Zevalos.

CURIOSITA’: Durante la seconda guerra mondiale  il complesso subì alcuni danneggiamenti, soprattutto nella parte superiore della facciata principale, perdendo così sei delle otto sculture che abbellivano il cornicione superiore dell’edificio e il grande stemma nobiliare della famiglia Doria posto sopra il finestrone del piano nobile. Le decorazioni delle sale interne al piano nobile, invece, sono in gran parte scampate ai bombardamenti..Nel biennio 2021-2022 si è messo mano all’attesissimo restauro di tutti i prospetti esterni.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Successivamente, dopo il 1940, il palazzo ospitò il Provveditorato agli Studi e, in seguito, una succursale dell’Istituto Magistrale “Pimetel Fonseca”. Attualmente alcune ali dell’edificio sono adibite a sale per conferenze, eventi, bed and breakfast.

CURIOSITA’:  Il dipinto ad acquarello di Franz Wenzel Schwarz che riprende la scena dell’ingresso di Garibaldi in cui si vede anche il palazzo Doria d’Angri è oggi esposto presso il Museo civico di Castel Nuovo ( Maschio Angioino ).

 Come vi abbiamo prima detto Giuseppe Garibaldi  durante la sua permanenza a Napoli , soggiorno’ proprio nel bel  Palazzo Doria D’Angri . Il palazzo che vediamo eregersi con la sua facciata ci mostra anche il famoso balcone dove incomincià la questione meridionale.

Tutto infatti comiciò appena 200 anni fa quando il cosidetto ’eroe dei due mondi che io ribattezzerei ” eroe del settentrione ” arrivò a Napoli e affacciatosi dal balcone del Palazzo Doria D’Angri con al suo fianco da un lato il ministro della polizia  Liborio Romano, e dall’altro Salvatore De Crescenzo, capo della camorra dell’epoca, detto “Tore ‘e Criscienzo” , proclamò l’annessione delle province meridionali al Regno sabaudo ..

Quel tal Tore ‘e Criscienzo , fu incaricato dallo stesso capo della polizia , per contrastare in città eventuali sommosse  , di radunare tutti i capi-quartieri della città e stipulare così un  ” piacevole” ruolo di intermediario tra politica e camorra .In cambio  furono cancellatti tutti i loro reati e tutti  nominati funzionari di polizia . Lasciata la città quindi in ” sicure “mani , il nostro amato Liborio Romano , corrispondente di Camillo Benso di Cavour , formò a questo punto  immediatamente un governo con a capo proprio se stesso che come primo atto ufficiale cedette al Piemonte la potente flotta da guerra borbonica.Sul lato opposto la chiesa del 500 dello Spirito Santo , modificata a fine 700 , in cui e’ sepolto il pittore Massimo Stanzione , stroncato secondo le fonti , dalla peste del 1656 .

Accanto all’edificio , il Conservatorio femminile della compagnia allo spirito santo ,del 1582 ,dove trovarono dimora ed assistenza ragazze orfane , vedove , ex prostitute e donne in disagiate condizioni economiche e sociali . Spirito Santo per fanciulle povere ed oggi invece  sede di uffici bancari mentre  sul lato sinistro , la facciata laterale di Palazzo Maddaloni (1582) trasformato nel 1600 dall’architetto Cosimo Fanzago e nel 700  al centro della vita mondana aristocratica della citta’ . ( tra gli ospiti illustri figura Giacomo Casanova )

 

 

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