L’immagine di un uovo magico sembra spesso ricorrere nella tradizione simbolica napoletana . L’uovo considerato infatti sacro dai Pitagorici che avevano una loro scuola nel quartiere di Forcella , rivestiva per loro una notevole importanza . Esso era considerato il simbolo del principio generatore della nostra città avendo non solo connessioni con la sirena Partenope e con i gemelli Dioscuri ma anche con lo stesso Virgilio .
A quest’ultimo è infatti associato la leggenda di un incantesimo che narra di un uovo magico alchemico ( l’ATHANOR ) che Il mago avrebbe nascosto tra le mura del maniero di Castel dell’Ovo dentro una gabbia Esso era destinato a reggere le sorti della città .Nel malaugurato caso che esso fosse rotto, Napoli sarebbe stata distrutta.
La sirena Partenope , una donna , uccello , a cui si collega il mito di essere stata la fondatrice della nostra città , trova la sua connessione con l’uovo cosmico grazie al fatto che nel mito pare esse siano state generate da Acheloo , la cui natura era fluviale e fatta da acque primordiali dove appunto nacque l’uovo cosmico . Partenope con la forma del suo corpo ovoidale, pare fosse nata proprio da questo uovo.
I Dioscuri evocano invece il simbolismo dell’uovo nella forma dei loro copricapo che usavano in battaglia che aveva la forma di un guscio d’uovo molto somigliante all’Omphalos di Delphi , la pietra consacrata ad Dio del Sole Apollo che aveva la forma della metà superiore di un uovo con un serpente intorno ad essa avvolto.
I Dioscuri erano nati da un singolo uovo , ed erano ufficialmente due gemelli figli di Leda e del re spartano Tindaro , ma si narra secondo pettegolezzi dei miti greci che Leda, la loro madre, li avesse concepiti separatamente, unendosi nella stessa notte prima con Zeus e poi con suo marito : dall’unione con il dio sarebbe nato Polluce, dotato di natura immortale; da quella con Tindaro il mortale Castore ( Zeus da buon seduttore e dongiovanni si era trasformato in cigno per sedurre Leda ). Anche in questo caso l’uovo come potete notare era in qualche modo magico.
L’uovo magico ,come vedremo nel nostro racconto è un intrecciarsi continuo dei vari culti di Demetra, Partenope ed Apollo , a loro volta connessi con i Misteri Eleusini . Qusti ultimi ci suggeriscono che probabilmente Partenope non fu una delle tre sirene che cercarono di sedurre Ulisse ma solo la sacerdotessa -oracolo di Apollo che guidò i primi coloni greci arrivati in Campania dall’isola di Eubea . Essa probabilmente era proprio la leggendaria famosa Sibilla che dimorava a Cuma e quindi l’origine della tradizione oracolare cumana.
Gli oracoli , cioè le sacerdotesse di Apollo, erano difatti delle vergini e secondo alcuni storici, la mitica Partenope potrebbe sessere stata proprio una di loro, e poichè per i successivi oracoli lei non doveva essere dimenticata come colei che su consglio di Apollo aveva giudato i greci nel fondare la città andava continuamente ogni anno celebrata attraverso un evento , come una gara agonistica che necessariamente avrebbe attirato l’attenzione e l’interesse di tutte le popolazioni della Magna Grecia
Anticamente infatti lungo in nostri stretti cardini e decumani dell’attuale centro storico , si svolgevano le Lampadius , cioè le gare più famose della Napoli greca dedicate alla dea sirena Partenope . Si trattava di famose corse che avvenivano con le fiaccole accese e in cui i partecipanti dovevano correre di notte tra due ali di folla stringendo sempre nel pugno la fiaccola accesa senza mai farla spegnere . Percorrendo i stretti vicoli e le strade della città , giovani atleti completamente nudi , dovevano raggiungere il sepolcro innalzato a Partenope che si trovava in un punto , in corrispondenza del porto dove oggi sorge la Basilica di San Giovanni Maggiore . La difficoltà ovviamente consisteva nel non far spegnere la fiaccola , e la palma del vincitore spettava al primo corridore che arrivava al traguardo con la fiaccola ancora accesa. Come prmio al vincitore veniva probabilmente consentito di accendere il sacro fuoco per i sacrifici sull’altare .
N.B. In città , intorno al 2 d.C. si svolgevano ogni 5 anni anche dei giochi olimpici denominati” Sebastá ” che furono voluti a Neapolis , dall’Imperatore Augusto .Essi si svolgevano presso un imponente Gymnasium i cui resti archeologi sono stati ritrovati durante gli scavi effetuati per creare la nuova stazione metropolitana di Via Duomo , lungo il ” rettifilo ” , in Piazza Nicola Amore .
Le celebrate gare Lampadoforia-Lampadedromia rappresentavano secondo alcuni storici la febbrile attività con cui le sirene. ancelle andavano alla ricerca di Persefone ( la figli di Demetra che era stata rapita da Ade ), mentre la lampade , tipicamente utilizzate anche nei misteri Eleusini , in genere, simboleggiavano il sole che percorre il cielo, e quindi il dio Apollo a cui gli antichi cumani dedicarono la loro nuova città ( Neapolis ).
Il mito quindi della dea sirena appare come vedete , incredibilmente essere connesso con la fondazione della vecchia Neapolis , come lascia ipotizzare il movimento delle costellazioni associabili a queste divinità durante gli equinozi di primavera e d’autunno e poichè Partenope è sempre indissolubilmente associate anche al culto di Demetra , le due dee molto amate a Neapolis , vennero tenute in debita considerazione nel momento della fondazione della città nelll’orientamento e la posizione . In tale circostanza si cercò infatti di onorare simultaneamente Apollo e Partenope connettendo geograficamente anche i due culti.
Durante gli equinozi primaverili e autunnalli l’orientamento delle strade di Neapolis collegava il sole , il vesuvio , la collina di Sant’Elmo , il monte Epomeo sull’isola d’Ischia con cui i decumani erano orientati con precisione . Le costellazioni invece della Vergine , e del toro invece richiamavano il culto di Partenope , Demetra e del fiume Sebeto che divinizzato , era rappresentato come un toro dal volto umano che circondava Neapolis e ne fertlizzava le terre
La costellazione della vergine all’alba del famoso equinozio autunnale appariva , come oggi , ben visibile nella direzione del Vesuvio . Essa appariva come una grande visione sopra il vulcano sulle spalle del dio sole
Chiunque invece la sera , , quando le stelle della costellazione erano diventate piu visibili nel buio ,aveva modo di passare lungo il decumano inferiore ( spaccanapoli ), guardando verso Snt’Elmo , avrebbe riconosciuto una stella più luminosa delle altre chiamata ” Altair ” che appartenva alla costellazione dell’aquila , ma che segnava con la sua visione , la più scarsa visione della costellazione della vergine e sopratutto quella del Sole . Per gli abitanti della vecchia città entrambe le costellazioni erano dedicate a Partenope
CURIOSITA ‘ : Il viaggio della costellazione della vergine , identificata come Partenope dall’alba al tramonto rappresenta una chiara allegoria del viaggio dei primi coloni che dalla Grecia , sotto la protezione di Apollo giunsero sulle coste della Campania ( similitudine con il lungo girovagare di Demetra nel ritrovare la figlia) , mentre con il sacrificio dela sua morte aveva invece permesso come evento finale la fondazione del’antica città di Partenope ( vista come analogia della discesa di Proserpina negli inferi e la sua successiva rinascita )
N.B. : I culti di Partenope e Demetra appaiono come dopo capiremo fortemente connessi. Come infatto Demetra , nei misteri Eleusini rappresenta il ciclo delle stagioni che donano la vita e la morte , anche Partenope rappresenta la nascita della nostra città con il suo apparire della costellazione della vergine all’alba sulla nostra città ,. Mentre la sera con il tramonto della costellazione della vergine , rappresenta la morte di Partenope .
Partenope , amata e ammirata dal popolo per le sue eccelse virtù , probabilmente morì in un naufragio nell’antico golfo di Napoli . Il suo corpo fu recuperato sulle rocce di Megaride , una piccola isola che si trovava di fronte al Monte Echia su cui ora sorge il Castel dell’Ovo . Fu quindi seppellita e poi venerata , nei pressi del promontorio di Pizzofalcone , proprio di fronte a Castel dell’Ovo. In suo onore venne eretto un sepolcro
N.B. Secondo alcuni mitici racconti , Partenope era una pricipessa figlia di un certo Eumele (un re calcidinese forse de XIII-XII secolo a.C. ) dotata di particolari poteri veggenti . Si narra che essa poteva essere una sacerdotessa o addiruttura forse un oracolo che i primi coloni giunti nel nostro territorio , portarono con se dal paese di origine . Seguendo una colomba inviata da Apollo , la giovane guidò i coloni nella loro navigazione dalla città di Calcide dall’isola Eubea fino alla Campania dove fondarono dapprima Pithecusae ( attuale Ischia ) e successivamente Cuma e l’antica Partenope.
Strabone racconta che i coloni , sotto la guida di Ippocle di Cuma e Megastene di Calcide ,scelsero di approdare , sotto la guida della giovane principessa ,che interpretava la volontà di Apollo, proprio in quel punto della costa dove l’isolotto aveva una forma ovoidale .
La forma OVOIDALE dell’isolotto ……
L’uovo come vedete ricorre in maniera continua nella storia della nostra città ed ovviamente per queste ragione i vari alchimisti , erani di casa da queste parti. Essi davano infatti molta importanza all’uovo in quanto considerato qualcosa di estremamente misterioso e magico . Composto di un guscio duro ma con contenuto liquido era il frutto di un’avvenuta unione di due distinti semi che dava poi origine ad un solo essere , ma sopratutto alla vita.
La sua natura costituita da una parte secca ed una parte invece fluida era paragonato all’unione dello zolfo con il mercurio che coma sappiamo rappresentavano per il mondo alchemico l’unione dei due maggiori principi ermetici , quello sulfureo, maschile e solare e quello mercuriale , femminile e solare .
Nel mondo alchemico quando questi due prodotti , lo zolfo ed il Mercurio si uniscono ,tra loro danno origine al Mercurio filosofale che rappresenta la vera materia prima degli alchimisti.
L’uovo era quindi nel suo simbolismo qualcosa dotato di una duplice natura nata dall’unione di due prodotti purificati e perfettamente amalgamati e gli alchimisti per questa sua natura duplice e composita del suo contenuto , erano soliti paragonarlo al mitico Ermafrodito , figlio di Mercurio e Venere: questi era nato maschio , ma mentre si bagnava , la ninfa Salmacia l’aveva abbraciato convertendolo in se , per cui i loro due corpi non furono più che uno , con due sessi ed un unico volto In tal senso , la materia dei filosofi dopo l’unione del Mercurio e dello zolfo , è stata chiamata Mercurio Ermafrodita o Rebis , volendo intendere che si tratta di una cosa sola , ma dalla duplice natura , ovvero composta da ” due cose ” e le è stata attribuita la forma di un bizzarro essere con due teste ed un solo corpo nel quale è talvolta evidenziata la presenza di entrambi gli organi sessuali . Del resto per gli alchimisti, l’ermafrodita rappresenta l’essere perfetto, che racchiude in sé l’uomo e la donna, quindi l’intero universo.
Ma la storia del nostro uovo magico non finisce qui . Non si racchiude solo nella virginale Partenope con il suo corpo dalla forna ovoidale ed il loro aspetto di donna -uccello , nel sapiente ” verginale Virgilio (che pare avesse anche lui una connotazione sessualmente ambigua ), o nella forma a guscio d’uovo del copricapo dei Dioscuri nati da un sigolo uovo fecodato da due diversi semi di cui uno divino ……….
la sua storia infatti continua nella popolarissima maschera di Pulcinella , il cui nome allude ,appunto , al pulcino nata da un uovo .
La maschera di Pulcinella spesso rappresentata con un carattere ironico, ingordo, sfrontato e molto chiacchierone, nasconde infatti in reatà dentro di sé un vero e proprio mistero.
Egli non è solo una maschera nera dal naso adunco,divertente , ingenuo e scaltro, affabile e arrogante, ricco e povero, codardo e impavido, disperatamente stupido e sorprendentemente astuto, ma nella sua comica tragicità con il corpo deforme , l’incarnato cadaverico e la casacca bianca come un sudario, è un personaggio legati anche alla morte come lo sono la sirena Partenope , Demetra e Persepone ; la sua voce gracchiante non è umana. Ed è proprio con la voce non umana che si poteva comunicare con l’aldilà
Egli come la stessa Proserpina e Demetra rapprenta comunque anche la vita in quanto capace ogni volta sempre di rinascere dalle sue ceneri . Egli come come ogni napoletano verace, può e sa fare ogni mestiere, o ne inventa uno, per sopravvivere alle invasioni straniere, alle guerre incessanti, e alla rabbia del Vesuvio.
Pulcinella è quell’Oro di Napoli che permette di sorridere sempre nonostante non ci sia proprio nulla di cui andar fieri.
Pulcinella è anche un simbolo sociale, il parteggiare per i poveri contro le vessazioni dei ricchi, è prendersi gioco dei potenti pubblicamente, nonostante le conseguenze. Pulcinella è anche un po’ Napoli, la meravigliosa città dei quartieri, delle bancarelle chiassose e colorate, della pizza e del sole al ritmo pizzicato del mandolino
Come diceva giustamente Benedetto Croce: “Pulcinella non è un personaggio, ma una collezione di personaggi”.
Pulcinella rappresenta praticamente in tutto e per tutto l’universo popolare napoletano, che da millenni esorcizza le sue angosce esistenziali inventando simboli, danze e all’occorrenza anche personaggi
Egli vive in stato quiescente nell’animo di tutti i napoletani, un popolo che come lui è maestro nell’arte di armonizzare gli opposti, e senza neanche contraddirsi.
La sua ambivalenza intrinseca e assoluta rispecchia perfettamente la cultura partenopea, nella quale impera la dualità. È teneramente innamorato ma è spesso lussurioso, ed il suo nome ha consonanza femminile; l’iconografia poi lo rappresenta talvolta mentre partorisce piccoli Pulcinella dalla gobba, fedele al mito dell’ermafrodito, altra costante della cultura napoletana. L’androgino Pulcinella fa rima con Verginella, nome attribuito dal popolo ad un suo grande benefattore, Virgilio, anch’egli sintesi del maschile e del femminile. Del resto per gli alchimisti, l’ermafrodita rappresenta l’essere perfetto, che racchiude in sé l’uomo e la donna, quindi l’intero universo.
Al contrario di quanti molti credono questa maschera di Pulcinella come vedete è in realtà molto più complessa di quanto lei faccia credere . Il significato intrinseco di questa maschera può dare infatti adito ad una serie di interpretazioni entrambe abbastanza particolari.
La prima è un’ipotesi molto particolare, perché è stato detto che questa maschera possa rappresentare l’ermafroditismo, con la parte superiore puntuta che rappresenta la parte maschile, mentre quella più rotonda che rappresenta la parte femminile.
La seconda ipotesi invece la identifica con la morte e la miseria, anche se il cappello riprende la cornucopia che è simbolo di prosperità , ed in un certo senso come copricapo potrebbe rappresentare la metà del guscio di un uovo ricordando in questo senso quello dei Dioscuri o in maniera suggestiva ed ancora più affascinante il grande copricapo dei maghi , capace a volta di allungarsi a dismisura e qui l’associazione in questo caso non può far altro che richiamare il mitico Virgilio .
La piu famosa maschera della commedia dell’arte napoletana con un nome così simile a “pulcino” conferma come l’uovo con il suo simbolismo nei secoli abbia caratterizzato la nostra città . Pulcinella come un pulcino è originanariamente un gallinaceo, e come un pulcino viene rappresentato mentre esce dall’uovo; così si chiude il cerchio, giacché la gallina è l’animale sacro di Persefone, regina degli inferi, la stessa cioè che aveva un tempio a lei dedicato nello stretto famoso cardine i San Gregorio Armeno , noto a tutti come la via dei Pastori . Esso sorgeva , tanti secoli fa, nello spazio oggi occupato dal monastero di San Gregorio ,e tre delle sue sacerdotesse non erano altro che le belle ancelle deputate alla guardia di Persefone che rimasero trasformate in tre sirene conosciute come Ligeia ( dalla voce bianca ) , Leucosia ( la bianca ) e Parthenope ( la vergine ) .
Persefone , come sapete era la figlia della dea Demetra molto venerata a Neapolis . Quando Ade ( Plutone per i romani ) , rapì Persefone , l’affranta dea , girovagò in tutto il mondo alla sua ricerca , ma non essendo in grado di attraversare il mare , pensò bene di dotare di ali le stesse ancelle , in maniera tale che volando , potessero cercare la figlia anche in quella parte del globo. Esse però non riuscirono nell’intento e non la ricondussero alla madre e ancora arrabbiata perchè non avevano precedentemente protetto la figlia le trasformò in arpie alate ch assunsero nel medioevo l’aspetto di esseri acquatici , ovvero di fanciulle fino alla vita e animali con la coda di pesce nel resto del corpo
Come quindi possiamo notare il culto di Partenope era comunque di per se anche inevitabilmente associato a quello di Demetra che la scelse come ancella della figlia e poi ninfe acquatiche capaci di nuotare nel mare in maniera simile ai pesci ,
Ma Demetra era anche la dea capace di dare fertilità alla terra e renderla feconda e con il successivo ritorno presso di lei della figlia Persepefone , la dea della natura , simbolicamente lei rappresenta la rinascita della vegetazione ,dove la terra ridiventa verde, e si copre di fiori e foglie.
Come possiamo notare sono quindi presenti in perfetto equilibrio tra di loro in questa storia i quattro elementi fondamentali dell’alchimia : Fuoco, Aria, Acqua e Terra . Quei stessi elementi che da sempre caratterizzano lo splendido ovoidale paesaggio del golfo partenopeo capace con la sua aria dolce e salubre di abbracciare e e poi congiungersi con la natura ignea e vulcanica dei campi flegrei e dell’area vesuviana da un lato e dall’altro fondersi nell’entroterra con le fertli canpagne della Terra di lavoro , generosamente irrigate dalle acque e riscaldate dal sole .
Una natura di questi luoghi che con il riferimento alla forma ovoidale del nostro golfo , sembra suggerire l’idea di una magica unione tra il principio mercuriale , liquido e aereo e quello sulfureo infuocato e secco. In esso si possono infatti riconoscere i contorrni della parte ignea terrestre del nostro uovo partenopeo, mentre la metà mercuriale appare composta prevalentemente dagli elementi Acqua e Aria , che si estendono nello specchio marino , ad di la del castello.