La Sala del Gran Capitano non è solo una delle tante sale oggi visitabili nel magnifico Palazzo Reale di Napoli che si trova come ben sapete nella nostra  Piazza del Plebiscito , ma è sopratutto l’unica stanza a noi giunta del vecchio palazzo vicereale che il gran capitano e poi primo vicerè di Napoli, Fernando Ruiz de Castro , conte di Lemos , decise di far costruire  in onore del re Filippo 111 d’Asburgo   per ospitarlo in vista di una sua imminente visita ( cosa che comunque non avvenne  ) . 

Questa stanza è  l’unica rappresentazione in città di una stanza affescata appartenuta ai vicerè di Napoli nel nostro palazzo reale e forse dell’intera città.

CURIOSITA’: Il viceregno spagnolo durato oltre duecento anni ebbe inizio al termine  della dominazione aragonese quando il regno di Napoli  entrò nelle mire espansionistiche sia dei francesi che degli spagnoli: le due parti si spartirono il territorio a seguito del  trattato di Granada  firmato nel 1500; tuttavia questo non venne ben presto rispettato dalle due parti  e dopo numerose battaglie ,  sotto il Gran Capitano  Gonzalo Fernandez de Cordoba  gli spagnoli, nel 1503, sconfiggendo i francesi riuscirono a conquistarlo del tutto.

Il progetto del palazzo venne affidato a Domenico Fontana , considerato in quel periodo il più prestigioso architetto in città , ( ricopriva il ruolo di ingegnere maggiore del Regno) ed il luogo scelto fu un’area che si trovava  a ridosso della collina di  Pizzofalcone  in posizione dominante il porto , chiamata  all’epoca  piazza San Luigi.

N.B.  Di lato sorgeva il vecchio Palazzo vicereale a forma di castello medioevale e con con due torri e ponte levatoio (una delle quali abbattuta poco dopo la sua costruzione, per far posto proprio al costruendo Palazzo Reale) . Esso era  sede del vicere’ di Napoli e come tipicamente si era soliti fare all’epoca aveva la  forma di una residenza fortificata,. Oltre al piano terra, il palazzo aveva altri due piani e, internamente, una cappella, il cui portale in legno intagliato si conserva come porta d’ingresso della  cappella del Palazzo Reale .

N.B. ; anche altre opere d’arte del palazzo Vicereale sono state trasferite all’interno del Palazzo Reale.

Questa vecchie residenza vicerealeche si trovava Il palazzo  obliquamente tra il Palazzo Reale e il  Teatro di San Carlo ( nell’area della odierna piazza Trieste e Trento) ,venne in seguito demolita dopo un incendio , mentre la vecchia Piazza San Luigi dopo la costruzione del nuovo Palazza reale (detto Nuovo per distinguerlo dal Palazzo Vecchio ) ,nel  1602 , cambiò completamente volto ed abitudini, e prese il nome di largo di Palazzo.

In questo nuovo palazzo il vicerè Gonzalo Fernandez de Cordoba , decise di far affrescare il soffitto di una delle stanze con degli episodi che avessero come tema proprio la conquista spagnola del regno di Napoli . Egli voleva celebrare la sua conquista e per tale motivo necessitava di un grande artista .

Chi poteva magistralmente realizzare un  ciclio di affreschi capace di dare la migliore suggestione storica della conquista militare della città da parte del Gran Capitano ?

Chi altri se non Battistello Caracciolo, uno dei più grandi maestri del 600 napoletano che più di altri ha incarnato gli insegnamenti di Caravaggio nella sua venuta a Napoli.

L’affresco che oggi vediamo  nella volta a padiglione che ha come tema episodi della conquista spagnola del regno di Napoli da parte di Gonzalo Fernandez de Cordoba , chiamato appunto Gran Capitano , è stato prodotto su committenza  del vicerè spagnolo, proprio a Giovan Battista Caracciolo, alias il Battistello,  che operò in maniera attiva soprattutto a Napoli fino al 1635.

E sono un capolavoro !

Essi rappresentano uno dei sforzi massimi fatti dall’artista per sfuggire al Caravaggismo che lo circondava . Egli accogliemdo questa committenza , a differenza del Caravaggio decide di raccontare la storia della Napoli del 500 ( il Caravaggio nei suoi dipinti ci racconta invece di ” storie ” ) e decide di raccontarla in chiaro e non più con lo scuro tipico del Caravaggismo .

Le scene della volta che raffigurano la conquista del Regno di Napoli da parte delle truppe spagnole, guidate dal Gran Capitano, che divenne il primo viceré, sono raccontate amabilmente in un unico ambiente affrescato ma anche attentamente sezionato per tappa storica. Ma sono sopratututto chiare … esse rappresentano un caravaggismo chiaro e l’influenza che Fabrizio Santafese e forse in maniera maggiore Belisario Corenzio ebbero sul suo stile pittoricononostante l’artista fosse stato anche per molto tempo a stretto contatto col genio di Caravaggio, nonostante l’artista fosse stato anche per molto tempo a stretto contatto col genio di Caravaggio, assimilandone appieno la grande rivoluzione delle tonalità della luce e dell’uso dell’ombra .

Qui insomma Battistello Caracciolo affidandosi alla sola forza espressiva del manierismo toscano e genovese , tradisce forse in maniera sfacciata , come poche altre volte, il realismo del suo maestro. Lui è fstato infatti forse uno dei pochi pittori caravaggeschi che hanno sperimentato alcune  innovazioni rispetto alla tecnica tannto in auge in quel periodo del Merisi .

Gli affresci, ampiamente ridipinti alla metà deò dell’ottocento , e restaurati nel 1990 ,anche se purtroppo in alcune parti  appaiono molto rovinati  e poco leggibili , illustrano le varie fasi della conquista militare spagnola   , condotta da Gonzalo Gernandez de Cordoba , detto il Gran Capitano , come indicato anche nelle iscrizioni in lingua spagnola,

Il gran Capitano si impossessa della Calabria (al centro ) , assalta i francesi a Barletta ( parete nord ) , duella contro il capitano francese Mounsier de La Palisse a Ruvo ( parete ovest , quella più rovinata )  incontre gli ambasciatori di Napoli che gli offrono le chiavi della città ( parete sud ) ed infine entra trionfante in Napoli  al centro delle due torri merlate che hanno da sempre caratterizzato Porta Capuana( parete est ). 

I grandi affreschi comunque nascondono un SEGRETO ….

Battistello Caracciolo , in omaggio al suo maestro , ha infatti inserito nell’affresco centrale , nella scena dipinta , un volto di un uomo con baffi e pizzetto  neri che sporge tra due figure al centro della scena dell’incontro con gli ambasciatori di Napoli.

Nella strana e corrucciata figura di quest’uomo sono riconoscibili i tratti di Michelangelo Merisi da Caravaggio. Essa rappresenta un ultimo omaggio al suo grande maestro ideale che rende la stanza del Capitano , ancora più preziosa.

Questa stessa sala è la stessa dove successivamente era solito spogliarsi Carlo di Borbone quando decise di fare del palazzo la sua residenza reale mentre durante il Settecento la sala fu usata come boudoir ed è proprio a questa funzione che fa riferimento la sistemazione del mobilio di legno pregiato,risalente al XIII secolo ,  con consoles e divani intagliati da arigiani napoletani secondo lo stile Luigi XVI ( diffuso per le corti d’Europa dall’inesauribile fonte d’ispirazione che fu Luigi Vanvitelli ) .

I dipinti esposti alle pareti provengono invece dalla famosa collezione Farnese e di questi non mancate di ammirare  in particolare quello secondo alcuni storici attribuibile addirittura a Tiziano . Si tratta del dipinto di  Pier Luigi Farnese, secondo altri studi condotti attribuibile invece  alla scuola del Salviati ( ma questo la dice lunga sulla qualità del dipinto ).

Vanno inoltre notati nella stanza  una serie di epigrammi figurati  sui Proverbi dei Filosofi  opera di Otto van Veen ,  e sopratutto  un arazzo proveniente dal demolito lato del Belvedere, precisamente dalla antica camera da letto del re Ferdinando IV di Borbone purtroppo oggi non più esistente, perchè fatta abbattere nel corso dell’Ottocentodopo un incendio che aveva soparatutto colpito quell’ala del palazzo.

L’arazzo che rappresenta l’Allegoria della Castità, fa parte del cosiddetto: paramento delle Virtù Coniugali, ed è stato tessuto nel 1766 , in lana, seta con inseri  fili d’argento e argento dorato  dalle mani esperte e congiunte dei maestri Luigi Vanvitelli e Ferdinado Fuga, a quel tempo già all’opera nell’allestire il  Teatrino di Corte . Il cartone preparatorio di questo arazzo fu opera di Francesco De Mura, un altro grande maestro pittorico della nostra città .

La sala inoltre per completare la sua bellezza permette l’accesso ad un bellissimo ed enorme giardino terrazzato con una vista panoramica sul porto di napoli e sui deliziosi giardini pubblici del Molosiglio ( Müelle = sillo cioe’ piccolo molo ) .

Essi sorgono  quindi in via Acton, nel quartiere San Ferdinando nel tratto di passeggiata fra la stazione marittima ed il lungomare e sono  stati progettati e realizzati negli anni venti, in seguito ai nuovi programmi urbanistici per la litoranea di Napoli, quando in seguito alla  necessità di avere un grande asse viario per collegare la parte est della città con la riviera di Chiaia venne realizzato  il  tunnel della Vittoria .
In quella circostanza  , su un’area un tempo ,  precedentemente occupata dal grande arsenale di Napoli , venne deciso di allestire un grande  giardino che ha   una estensione di 21.000 metri quadrati, dove vennero poste  alcune storiche fontane monumentali della nostra città : la fontana dei Papiri, la fontana delle Conchiglie e quella dei Leoni.

 

 

 

 

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