Di Giovan Battista Recco , un artista attivo a Napoli intorno alla metà del XVII secolo, non si hanno notizie certe circa la sua biografia .

Nato probabilmente a Napoli  nel 1615 e  qui morto nel 1660 circa., egli appartenne alla  famiglia dei Recco , una nota famiglia di artisti che annoverava fra i suoi membri anche i più noti Giacomo e Giuseppe (rispettivamente fratello e nipote di Giovan Battista) .

Si formò artisticamente a Napoli in quell’ambiente naturalistico Influenzato dal Caravaggio e dal primo giovane  Velasquez, presente in città intorno al 1630 , e dotato di grande talento si specializzò in città come l’artista che meglio dpingeva nei sui dipinti  le nature morte con i pesci ed  vari interni di cucina .

CURIOSITA’ : Per lungo tempo completamente sconosciuto alla critica , è un artista solo da pochi anni restituita alla storia dell’arte, grazie alla identificazione di alcune sue opere ( firmate e datate )  siglate GBR, , erroneamente in precedenza  attribuite a Giovan Battista Ruoppolo.

Dotato di una personalità artistica di grande prestigio, fu molto attivo in città intorno alla metà del del XVII secolo , in un momento veramente felice per questo genere artistico a Napoli, per la presenza di figure più in vista all’epoca come Giovan Battista Ruoppolo, specialista nel ritrarre frutta e Giuseppe Recco, abile nel raffigurare pesci.

Tra questi due grandi artisti egli sfruttando il genere , divenne il protagonista di quel nuovo genere pittorico che si andava comunque già configurando in Spagna dove riscuoteva  un gran successo e ovviamente si andav diffondendo  anche negli altri territori del vicereame, Napoli compresa.

Qualcuno ipotizza un suo viaggio in Spagna , dove ebbe modo di formarsi a tale arte e qualcun’altro invece sostiene che egli sia stato solo il primo a coglirere la nuova corrente artistica che si diffondeva dalla Spagna , ma  qualunque essa sia la verità , resta il fatto che Giovan Battista Recco, resta nel panorama artistico il primo a manifestare la pittura artistica  dei bodegònes .

N.B. Il bodegòn replica un angolo della cucina ove sono collocati i cibi in maniera inusuale: dalle prime esperienze di Cotàn e di Van der Hamen, si giunge ai capolavori del giovane Velàzquez, che dà il meglio di sé in queste realizzazioni, dichiarando pubblicamente, addirittura, che egli preferiva «essere il primo nel quotidiano piuttosto che il secondo nel sublime».

CURIOSITA’: Sotto il profilo storico bisogna ricordare che la regione meridionale dei Paesi bassi, dove nasce la pittura di cucina, era rimasta sotto il dominio degli Asburgo e di conseguenza da lì si propagò una sensibile influenza sui pittori spagnoli ed indirettamente sugli artisti attivi nel vicereame.

Questo nuovo tipo di pittura fatta di grandi tavole di pescherie, ricche d’ogni più rara preda di mare, e  mense  raffinate dove il il tacchino spennato,e  la lombata di vitello ancora sanguinolenta  la fanno da padrona , si manifestò nella nostra città attraverso l’opera di Giovan Battista Recco,  il quale, in possesso di prodigiosi mezzi espressivi artistici ci rappresentò non solo la cruda macelleria minutamente indagata nella sua realtà ma anche una serie di  rappresentazioni di oggetti ed utensili della vita quotidiana, associata con  piatti di ceramica dai bordi consunti .

Le sue tele infatti trasudano abbondanza e sontuosità, e sono colme di ogni ben di Dio, meta dei sogni di un popolo sempre affamato, come quello napoletano e nello stesso tempo segno distintivo di notevole prestigio sociale. Pare quasi che nei suoi quadri egli intenda trasferire più che gli inafferabili desideri culinari di una plebe sottonutrita, le doviziose descrizioni di lauti banchetti.

Come abbiamo prima accennato le notizie biografiche  su Giovan Battista Recco sono poche: le sue date di nascita e di morte sono infatti solo il frutto di mere supposizioni: 1613? 1660?, sono gli anni proposti dalla critica sulla base di considerazioni stilistiche, ma riteniamo che al momento, in attesa di dati documentarî più probanti, il pittore debba essere unicamente considerato attivo intorno alla metà del secolo XVII.

Anche i rapporti di parentela con gli altri Recco più famosi, Giacomo e Giuseppe, sono semplicemente ipotetici. Oggi sulla base dell’accertamento di una cultura più antica si tende a supporre che possa essere un fratello di Giacomo e di conseguenza zio di Giuseppe.

Come accennato , vista nella sua produzione una certa  spiccata affinità artistica  con la cultura iberica ed in particolare con alcuni artisti come Alejandro de Loarte, Juan Van der Hamen e gli stessi Zurbaran e Velàzquez, hanno portato spesso a far  ipotizzare un soggiorno, anche se non documentato, di Giovan Battista Recco in Spagna.

Ma prima di affermare con certezza questa sua esperienza in Spagna , bisogna tener conto che all’epoca circolavano comunque , nelle grandi collezioni napoletane, molti quadri di natura morta dei grandi specialisti spagnoli come Sanchèz Cotàn e Blas de Ledesma.ed inoltre  non va sottovalutato il fatto che a Napoli , in quanto luogo vicereale spagnolo, , erano spesso presenti molti  pittori iberici come Quinsa, oe sopratutto Francisco Herrera ( El Mozo ) , soprannominato Herrera dei pesci, il quale è stato presente nella nostra città certamente tra il 1645 ed il 1656 e questi potrebbero , entrando in contatto con il nostro artista , potuto certamente  trasmettergli il nuovo stile artistico senza necessariamente costringere lo stesso ad andare fino in Spagna .

N.B. Influssi su Giovan Battista vennero anche dalla pittura fiamminga e da Jan Fyt, dal quale introdusse per primo a Napoli il tema della caccia.

Le opere di Giovan Battista, talvolta firmate  di «Titta» sono , se avrete modo di vederne qualcuna da vicino , tutti quadri  di grandissima qualità che mettono in evidenza un naturalismo aggressivo e spigoloso, rispetto per esempio allo stile di un Luca Forte  e suggestivamente richiamano i brividi pittoricistici e le violenze espressive dell’ultimo Ribera.

Tra i suoi quadri certi, i Pesci di collezione Mendola a Catania del 1653 e la Dispensa, già in collezione Rappini del 1654, e per ultimo il quadro del museo di Stoccolma, soltanto ultimamente a lui assegnato ( precedentemente assegnato a Giovan Battista Ruoppolo), rappresentante Pesci e ostriche con un piatto.

Un’altra sua opera di grande monumentalità è il Pesci e ostriche del museo di Besançon.

Ancora aperta è  invece la discussione tra i critici  riguardo una sua assegnazione delle due Nature morte con testa mozza del caprone scannato e sanguinolente ma pateticamente mannsueto presente nel museo di Capodimonte,

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