Nella notte di mercoledì 25 gennaio, in seguito alle complicazioni di un edema polmonare, morì a Napoli , a quasi novant’anni, Gerardo Marotta, un grande uomo di cultura della nostra città noto in tutto il mondo per essere stato il presidente del prestigioso Istituto italiano per gli studi filosofici.
Ricoverato purtroppo da tempo presso la clinica Hermitage di Napoli in seguito a una caduta egli era stato trattenuto presso la struttura sanitaria per problemi cardiaci e respiratorie . Questi ultimi per una complicanza si rivelarono purtroppo fatali .
Stroncato da un edema polmonare, Marotta ha lasciato all’Italia e alla comunità scientifica internazionale una grande eredità di pensiero critico .
Il filosofo secondo il pensiero di Marotta rappresenta il perno centrale per cercare di salvare il mondo occidentale dagli attuali malanni. Oggi che l’Occidente è intimamente legato al profitto e al denaro non bisogna certo meravigliarsi se si stanno scatenando intorno a noi nuove e sempre più ardite guerre.
Marotta credeva nella possibilità di uscire da questa situazione grazie all’intervento dei filosofi, degli intellettuali, e della cultura il cui compito doveva essere quello di riproporre agli uomini la memoria storica.
Per uscire quindi da questo attuale stato di decadenza del nostro mondo per Marotta non vi erano dubbi . Bisognava restituire ai filosofi , agli intellettuali e alla cultura le chiavi della soluzione . Sono infatti i filosofi e gli uomini di cultura gli unici capaci di ritrovare quella perdita di spirilitualità che oggi manca al mondo
Solo i filosofi con il loro pensiero possono sanare l’attuale crisi di assenza di valori come la famiglia,l’onore, l’etica , la dignità, l’onestà,la religione. E’ solo con la cultura che possiano risvegliare l’essere umano dall’attuale torpore che l’attanaglia .
E’ insomma il pensiero filosofico quello oggi manca a quasta società …. lo stesso pensiero che nel corso di ogni secolo che sempre dettato il pensiero critico di ogni società.
Il filosofo, l’uomo di cultura, ha l’obbligo di condurre per mano il mondo occidentale lungo questa strada di recupero dei propri valori originari già presenti nella tradizione umanista e in quella illuminista Esso da sempre ha accompagnato gli esseri umani a pensare con la ragione contro altre forme di sapere, in primis l’opinione, che ancora oggi ci tormenta come falso simulacro della verità.
La filosofia serve a comprendere meglio il mondo, noi stessi, gli altri, il nostro modo di agire, i nostri fini, il nostro modo di farci un idea delle cose e degli altri, di rapportare i nostri valori con quello dei nostri vicini e confrontre le diverse culture rispettandole .
Lo scopo della filosofia, più in generale, è quello d’indagare il reale nella sua complessità, nella sua molteplicità di aspetti e attraverso diversi approcci (etico, politico, matematico, logico, metafisico, ecc.), e tramite esse i filosofi ci insegnano a riflettere sulle nostre emozioni, anziché limitarci a provarle. Comprendendo e analizzando i nostri sentimenti, impariamo a vedere come le emozioni influiscano sul nostro comportamento in modi inaspettati, controintuitivi e talvolta pericolosi.
L’esercizio della filosofia, intesa come un potenziamento del pensiero razionale, può sensibilmente rafforzare la nostra personalità, aiutarci ad assumere diversi punti di vista e ad affrontare i problemi della vita quotidiana. Perché la filosofia è, spesso, addirittura un salvavita.Dopo le grandi epoche delle rivoluzioni culturali che hanno influenzato la Storia, come la filosofia del 1500 (un nome tra tutti, Erasmo da Rotterdam) o l’Illuminismo (con Diderot, Montesquieu, Gaetano Filangieri), il ruolo del filosofo oggi sembra essersi rimpicciolito, non ha più la capacità di intervenire, sembra non avere più la capacità di comprendere e interpretare il proprio tempo, di riuscire cioè ad assolvere quel compito di guida che Hegel aveva appunto assegnato ai filosofi.
“I social media oggi danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Essi un tempo venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel.” (citazione di Umerto Eco)
Oggi è quel tempo in cui grazie ai social , la mia ignoranza vale quamto la tua cultura…
Il filosofo oggi, ha quindi piu che mai un ruolo, di grande responsabilita in questa societa … egli ha una missione a cui non può rinunciare
Il suo ruolo ,di fronte ad una societa che corre in maniera velocissima da un punto di vista tecnologico sembra essersi rimpicciolitoe di conseguenzagli uomini di cultura di oggi tendono a chiudersi nel loro particulare, nella loro accademia.
Oggi va ristabilito quel ruolo che la cultura deve avere per imporsi sul predominio eccessivo della scienza e della tecnica che ha prodotto barbarie e guerre, il predominio di una piccola parte del mondo su altre e l’accaparramento delle risorse nelle mani di pochi, scienza e tecnica che hanno favorito lo spirito di rapina.
L’intellettuale in Europa, erede della tradizione umanista, deve far si che si trasformino le coscienze, che si esca dalla tradizione letteraria e libresca e si recuperi la dimensione del dialogo, dialogo inteso come nuova forma di consenso tra popoli e governanti, come nuovo accordo.
Gerardo Marotta e i suoi compagni di strada, tra i quali va ricordato il grande matematico Renato Caccioppoli, che era anche suo cognato, erano chiamati «gli hegeliani di Napoli» per l’importanza che attribuivano alla funzione dello Stato e per lo scetticismo sulle innate virtù della «società civile.
Medaglia d’oro per i benemeriti della cultura, Gerardo Marotta nacque a Napoli il 26 aprile 1927, egli studiò Giurisprudenza all’Università di Napoli, discutendo una tesi di filosofia del diritto sulla concezione dello Stato nella filosofia classica tedesca, Come sua passione egli coltivò comunque sempre , accanto allo studio del diritto, un vivo e profondo interesse per la filosofia, la storia, la letteratura e tutte le varie espressioni dell’arte .
Durante gli studi universitari,egli fu il fondatore e l’anima dell’Associazione “Cultura Nuova”, che negli anni tra il 1946 ed il 1953 divenne un importante punto di riferimento per giovani artisti, letterati , filosofi, storici, giuristi e scienziati che intravedevano nel risorgimento della cultura nazionale, la strada maestra per la rinascita dell’Italia dalla catastrofe della Seconda guerra mondiale. Questa associazione che divenne un importante punto di riferimento per i giovani di ogni parte d’Italia promosse e curò l’organizzazione di conferenze, seminari e dibattiti, con la partecipazione delle maggiori personalità della cultura italian. Basti solo pensare che ospiti illustri di tanti di quei dibattiti filosofici e letterari furono personalità di spicco come Antonio Banfi, Ranuccio Bianchi Bandinelli, Roberto Pane, Aldo Capitini, Natalino Sapegno, Vasco Pratolini, Domenico Rea, Luigi Incoronato, Vittorio Viviani, Nicolas Guillen, Dario Puccini e tanti , tanti altri poeti e scrittori.
Furono inoltre promosse dalla stessa associazione in quegli anni, mostre di pittura e scultura, tra le quali una grande mostra di Renato Guttuso, e la prima dello scultore Augusto Perez senza però mai mancare di prendere in considerazione altri giovani artisti.
Fu tra i giovani studiosi che infatti si raccolsero attorno all’Istituto Italiano per gli Studi Storici fondato da Benedetto Croce nel 1946 che poi succcessivamente ha diretto fino alla morte.
Nel 1975, infatti su incoraggiamento di una delle figlie di Benedetto Croce, Elena, e di altri studiosi come Enrico Cerulli (presidente dell’Accademia dei Lincei) e Giovanni Pugliese Carratelli (direttore della Scuola Normale di Pisa), decise di accettare l’importante incarico di direttore delI’stituto degli studi filosofici al quale poi dedicò l’intera sua vita. Come sede napoletana fu scelto Palazzo Serra di Cassano: cuore dell’Istituto, la biblioteca personale di Marotta, con oltre 300 mila volumir adunati in trent’anni di appassionata e instancabile ricerca e dedizione alla cultura.
Nei decenni successivi, grazie a un impegno febbrile, l’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici si è imposto all’attenzione del mondo, diventando sede di manifestazioni culturali, iniziative di studio e ricerca fra le più prestigiose d’Europa, nonchè punto di riferimento permanente per la cultura internazionale. Marotta dedicandosi totalmente per tutta la sua vita a un’impresa culturale straordinaria, riuscì a fare della sua Scuola un’accademia internazionale sul modello di quelle di Vienna, Weimar, San Pietroburgo, e forse anche migliore, se l’Unesco succesuvamente l’ha giudicata «un’esperienza senza eguali al mondo».N.B. Per questo suo impegno instancabile Marotta era stato insignito di numerose onorificenze fra cui il Diploma d’onore del Parlamento europeo nel 1994 per l’opera svolta in favore della cultura europea. Tra i riconoscimenti, gli vennero conferite le lauree ad honorem in Filosofia dall’Università di Bielefeld, dall’Università Erasmus di Rotterdam, dalla Sorbona di Parigi e dalla Seconda Università di Napoli, ed in Pedagogia dall’Università degli Studi di Urbino. Ricevette inoltre anche il Premio Internazionale Magna Grecia in occasione del I° Simposio Internazionale sulla Magna Grecia, svoltosi nel 1987 a Roma, nella Sala della Protomoteca in Campidoglio.
Le attività dell’Istituto napoletano, nel tempo, non hanno rcomunque riguardato soltanto la filosofia e la storia, ma anche la storia dell’arte, la tetteratura, la fisica, le scienze, l’economia,l’architettura,la matematica,la psicologia, la medicina, l’urbanistica e l’assetto del territorio, Tra gli oltre 25 mila docenti che hanno frequentato l’Istituto si ritrovano i più grandi nomi della cultura internazionale: Hans-George Gadamer, Jean Starobinski, Karl Popper, Carlo Rubbia, Ilya Prigogine, Eugenio Garin, Jürgen Habermas, Renato Dulbecco, Jacques Derrida, Rita Levi Montalcini (per citarne solo alcuni). E tutti lo hanno non solo apprezzato, ma hanno anche lavorato con lui e lo hanno sostenuto nella impari battaglia che egli ha dovuto condurre negli ultimi dieci anni della sua vita, quando l’Istituto è sprofondato nei debiti perché non sono stati più erogati i previsti finanziamenti pubblici a causa di tagli indiscriminati alla spesa e di colpevoli ritardi burocratici.
In attesa infatti della pubblicazione da parte della Regione Campania del bando di gara per l’affidamento della realizzazione delle opere necessarie al recupero dei locali a suo tempo acquisiti in piazza S. Maria degli Angeli (palazzo Ciccarelli di Cesavolpe), l’Istituto, a causa dell’impossibilità di corrispondere i canoni di fitto richiesti per i depositi e appartamenti in cui era stato concentrato il materiale librario, ha dovuto progressivamente utilizzare depositi provvisori offerti da Comune di Napoli e Regione Campania (ex-ospedale Leonardo Bianchi, e capannoni all’interno dell’area di competenza dell’azienda di trasporti CTP, istituto Colosimo).
CURIOSITA’: Nella sua ultima , lunga e appassionata intervista ,rilasciata a ” la lettura”, Marotta raccontava di aver subito anche l’onta dell’ufficiale giudiziario venuto a sequestrare il prezioso patrimonio librario dell’Istituto (300 mila volumi tutt’ora depositati in magazzini sparsi per la città e nei sotterranei del Palazzo ducale Serra di Cassano ) e citava La fine della civiltà di Benedetto Croce, che preconizzava la «instaurazione della barbarie… che distrugge monumenti di bellezza, sistemi di pensieri, chiudendo scuole, disperdendo o bruciando musei e biblioteche e archivi e facendo altre simili cose… di ciò gli esempi non occorre cercarli nelle storie remote, perché le offrono quelle dei giorni nostri…».
N.B. Solo nel 1983 il Ministero per i Beni Culturali e Ambientali acquisiva al patrimonio dello Stato il settecentesco Palazzo Serra di Cassano e lo destinava in uso all’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici perché potesse sviluppare in una sede di adeguato decoro e funzionalità la sua vita, al centro dell’attenzione degli studiosi di tutto il mondo. Un insieme architettonico fra i più notevoli del pur ricco patrimonio storico napoletano veniva così recuperato a un’altissima funzione culturale.
Oggi la biblioteca dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici possiede ingenti fondi librari ( circa 300.OOO volumi ) acquisiti precedentemente dal suo presidente, l’avvocato Gerardo Marotta, a seguito di un’accumulazione sistematica, protratta per diversi decenni, in tutti i campi della cultura, di testi in lingua italiana, nelle lingue classiche e in lingue straniere. Il nucleo più consistentedella grande raccolta di libri resta comunque quello delle opere di filosofia, storia e scienze affini (pedagogia, psicologia), che sono stimati all’incirca ad un terzo dei 300.000 volumi anche se non meno rappresentati sono i settori delle opere riconducibili alle altre discipline che fanno parte delle scienze umane in senso lato e all’ambito scientifico, nel quale predominano le opere di carattere generale, prevalentemente incentrate sui rapporti e gli intrecci tra la cultura scientifica e quella umanistica.
CURIOSITA’: Nella biblioteca di Marotta sono presenti edizioni originali di Benedetto Croce e Giordano Bruno, che anni fa finirono dentro scatoloni di cartone per essere destinati a un deposito di Casoria, in provincia di Napoli. Una brutta storia del 2012, legata a una questione di fondi ricevuti dallo Stato e poi tolti, come denunciò allora Marotta, che mise in piedi una battaglia in difesa di libri che erano un pezzo di storia. Mancati finanziamenti pubblici che ancora oggi obbligano l’Istituto a indebitarsi.
Avvocato e filosofo noto in tutto il mondo per essere stato il presidente del prestigioso Istituto italiano per gli studi filosofici di Napoli , egli profuse tutte le sue energie per far divenire l’Istituto un importante punto di riferimento culturale internazionale e leLe cittadinanze onorarie al grande Gerardo Marotta da numerosi comuni sono solo il segno di riconoscimento dell’impegno culturale e civile profuso anche nella creazione di corsi di Alta Formazione, convegni, mostre storiche e didattiche realizzate in centinaia di comuni del Mezzogiorno d’Italia.
Egli ebbe anche intensi rapporti di collaborazione con le Università di Padova, Torino, Genova e Urbino, con l’Accademia Nazionale dei Lincei, e l’Istituto Nazionale del Rinascimento, l’Accademia delle Scienze di Torino, mentre sul piano internazionale, strinse forti rapporti con l’École Pratique des Hautes Études di Parigi, il Warburg Institut di Londra, il CERN di Ginevra, l’ Hegel-Archiv di Bochum, le Università di Warwick, Amburgo, Tubinga, Sorbona, Berlino, Vienna e Valladolid, l’Istituto Laudau di Mosca e decine di altre istituzioni straniere,
Tutto questo ha conferito all’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici un grandissimo prestigio internazionale.
Se stanchi del Murales di Maradona o della visione del fallo gigante posto dinanzi allo storico Maschio Angioino , avete voglia di qualcosa di diverso rispetto alla limonata a cosce aperte , recatevi sulla collina di Pizzofalcone che fu il luogo del primo insediamento degli abitanti di Partenope.
In questo luogo cercate il bel Palazzo dei duchi Serra di Cassano che si erge lungo non lontano dal collegio militare della Nunziatella, e riempite il vostro cervello invece che la vostra pancia … nutrire il cervello piuttosto che la pancia.
Entrate attraverso il portone di quel meraviglioso palazzo settecentesco in piperno e attraversate quell’elegante cortile ottagonale, che dà accesso al vestibolo nel quale si apre quel maestoso scalone capolavoro dell’architetto Ferdinando Sanfelice veramente suggestivo per il bianco marmoreo delle balaustre.
Esso non fa altro che anticiparvi l’ingresso al’ampio salone dell’appartamento ducale, dove, negli ambienti che si succedono, i dipinti creano magistralmente illusione di spazi, fra stucchi dorati, damaschi, broccati, lampadari di settecentesca grazia, fino a giungere all’imponente salone degli specchi, oggi luogo dei convegni dell’Istituto.
Qui troverete al piano nobile la bellisima biblioteca dell’Istituto e fare una scorpacciata di cultura .
N.B. Se la struttura architettonica del palazzo è legata al nome di Ferdinando Sanfelice, la grazia degli affreschi dell’appartamento ducale è invece legata a quello di Giacinto Diano che raggiunse il meglio di sé illustrando con le storie di Scipione l’Africano la splendida sala settecentesca, la più bella dell’appartamento.
CURIOSITA’ Il palazzo prende il nome dalla nobile famiglia napoletana dei Duchi di Serra di Cassano in che in questo luogo volle edificare la loro residenza. La sua storia nasce infatti nel 1679 , quando il nobile Giuseppe Serra , appartenente ad una nobile famiglia di origine genovese ( ma già presente in città in epoca medievale ), acquistò da Chiara Penchi un palazzo, ubicato tra via Monte di Dio e via Egiziaca a Pizzofalcone .
Successivamente, nel 1725 il nuovo proprietario decise però di demolire il vecchio palazzo e affidò la costruzione della nuova dimora a Ferdinando Sanfelice che, come suo solito, utilizzò tutto il suo talento e la sua creatività soprattutto nella realizzazione della scala aperta a doppio rampante che conduce al piano nobile.
Il nuovo palazzo era molto esteso e aveva tre ingressi: il principale, che si apriva in via Egiziaca posto di fronte al Palazzo reale, uno secondario in via Monte di Dio, ed un terzo , sempre sulla stessa strada, che aveva la funzione di accesso per i servizi.
L’ingresso principale che dava su piazza Plebiscito e come accennato, era posto di fronte all’ingresso di Palazzo Reale, fu poi chiuso e simbolicamente sbattuto in faccia al Re, quando questi firmò la condanna a morte del giovane Gennaro, 18 enne, unico figlio maschio del Duca, che aveva partecipato alla Repubblica del 1799.
Ferdinando IV,riconquistato il trono non considerò infatti la stretta amicizia con il nobile casatoe nonostante le suppliche del padre , il 20 agosto del 1799, a soli 18 anni, Gennaro Serra salì sul patibolo eretto a piazza Mercato (palcoscenico secoli prima della tragica esecuzione dell’altrettanto giovane Corradino di Svevia), venendo decapitato davanti a una folla, che a furor di popolo, chiedeva le teste dei rivoluzionari.
Da quel momento la famiglia abbandonò il regno e secondo le disposizioni del Duca, l’ingresso doveva per sempre restare chiuso. Esso è stato aperto da quel giorno solo una volta nel 1999, non per volere di un governante , ma su istanza di Gerardo Marotta, presidente dell’istituto studi filosofici che vi ha sede, nell’ambito delle iniziative promosse per ricordare i 200 anno della Rivoluzione giacobina napoletana, e per un solo giorno.
Le cronache attribuiscono al condannato un’ultima frase detta al boia: “Ho sempre lottato per il loro bene ed ora li vedo festeggiare la mia morte”.
Da quel giorno il portone principale del Palazzo Serra di Cassano, quello che affaccia dal lato di Palazzo Reale dove i il giovane duca Gennaro Serra di Cassano, patriota di formazione illuministica, prelevato dalla polizia fu costretto a passare per essere poi costrtto al patibolo, fu chiuso in segno di lutto e di protesta nei confronti della monarchia.