Sapevate che la   squadra di calcio del Napoli aveva in origine uno stemma con al centro un cavallo rampante e non un ciuccio ?

Esso era il simbolo della città stessa e del Regno di Napoli. Si ergeva su un pallone da calcio ed era circondato dalle lettere A, C ed N, ovvero le iniziali di Associazione Calcio Napoli, così come allora era denominata la squadra. 

Come potete vedere  il ciuccio in questa immagine non c’è.  O almeno non ancora…

Questo era infatti il  simbolo della squadra nel suo primo anno di militanza nel campionato nazionale (stagione 1926-1927). Come potete osservare  era un simbolo di tutto rispetto: consisteva in un ovale azzurro dai contorni dorati, con all’interno un cavallo  rampante, posizionato su un pallone, e circondato dalle lettere A, C, e N (Associazione Calcio Napoli).Tutto, di quel simbolo, trasudava nobiltà e tradizione. Il colore azzurro era il colore ufficiale borbonico. Il cavallo rampante era il simbolo di Napoli all’interno del Regno delle due Sicilie.

Questo simbolo durò però, soltanto un anno, ( 1926 / 1927) cioè giusto il tempo di disputare il primo campionato che fu un vero strazio. In 18 partite fatte furono ben 61 i gol subiti e soprattutto solo 1 il punto conquistato.

Una vera catastrofe !

La prima stagione del Napoli nel campionato nazionale fu un’autentico disastro . Per chi si lamenta dei risultati attuali, si consoli con questa statistica. In 18 partite l’Associazione Napoli Calcio fu capace di perderne 17. Ne pareggiò soltanto una, col Cagliari, senza peraltro riuscire a segnare. I gol al passivo furono (tenetevi forte) 61. Ora forse l’asino comincia a c’entrare qualcosa

La squadra fondata  appena quattro anni prima , nel 1922 grazie all’iniziativa dell’industriale Giorgio Ascarelli, non era ancora pronta come parco giocatori a a militare nella Divisione Nazionale  . Essa partecipava ai soli campionati del Sud (perchè ai tempi c’era un campionato del Sud, ed un campionato del Nord) e certo non aveva grandi campioni.

Il club Naples Football , come allora si chiamava, fu  fondato nel 1926 in una pizzeria nei vicoli di Via Toledo  e la sua successiva fusione avvenuta nello stesso anno con il Team Internazionale avvenne nel panoramico ristorante D’Angelo al Vomero in Via Aniello Falcone dove tutt’ora la attuale Società Sportiva Calcio Napoli si riunisce per feste e cene importanti come quella di chiusura dell’anno calcistico.

Quando nel 1926 l’Internaples Foot-Ball Club venne quindi “invitato” a militare nella Divisione Nazionale dal CONI (organo allora decisamente fascista),non era ancora ben atrezzato per competere in un campionato di maggior livello tecnico .

Il presidente Ascarelli  oltre ad accettare di buon grado l’invito nella “massima serie”, accolse anche un ulteriore “invito” a modificare il nome della società da Internaples Foot-Ball Club (ritenuto troppo poco nazionalista), in Associazione Calcio Napoli.

Nei successivi anni nonostante avesse in squadra la  presenza di un campione come l’attaccante Sallustro , l’associazione calcio Napoli , riuscì solo ad evitare  diverse retrocessioni e soltanto grazie a fortunati ripescaggi e all’ampliamento da undici a diciotto squadre in campionato.

Ora certamente vi state domandando quale attinenza ha tutto questo con il cavallo ed il ciuccio …

Abbiate pazienza …. ora vi spiego

Dovete sapere che lo stadio in cui giocava la squadra , inizialmente denominato “Stadio Vesuvio” e poi “Ascarelli” si trovava allora nel rione Luzzatti ( zona vasto ) ,  dove viveva in quegli anni un certo don Domenico Ascione (per gli amici Mimì), che con il suo esile fisico si guadagnava da vivere raccogliendo fichi di notte e vendendoli di giorno. Per questo era soprannominato nel quartiere “Ficuciello” o “Fichella”.
Egli girava solitamente aiutato in questo suo lavoro con un malandato povero asinello, in stato agonizzante . Si diceva avesse trentatré piaghe e persino la coda marcia (trentatré piagh e a coda fraceta) .
L’asino spesso percorreva appena poche centinaia di metri, poi si abbatteva al suolo e non c’era verso di farlo rialzare…

In città si racconta che un giorno , all’ennesima sconfitta degli azzurri  , in un bar di Via Santa Brigida ( Bar brasiliano poi Pippone ) , tale Raffaele Riano , tifoso sconsolatissimo del Napoli , esasperato dal solito risultato negativo della sua squadra del cuore, per strappare una risata a tutti i presenti , esclamà a voce alta la frase “Ato ca cavallo sfrenato,! A me me pare ‘o ciuccio ‘e fichella, trentatré chiaje e a coda fraceta!”.(Altro che cavallo sfrenato! A me pare l’asino di Fichella, 33 piaghe ed una coda marcia)..

Caso vuole che, mentre Raffaele Riano pronunciava a gran voce la sua battuta di spirito , mangiava nello stesso locale un giornalista, che riportò la battuta sulle pagine del suo giornale . Da questa battuta nacque subito anche una vignetta dov’era raffigurato proprio un asinello tutto incerottato, che in brevissimo tempo fece il giro della città.

Il giornale satirico, non contento , da allora cominciò a diffondere anche altre vignette sul tema Napoli-Asino.

Tutto questo prese piede ben oltre le aspettative in città .

Quell’asino asino magro, emaciato , coperto di piaghe messo anche peggio del suo padrone , incominciò da quel momento ad essere sempre più associato alla squadra di calcio della città che  in  quell’annata calcisticamente drammatica, sembrava aveere le stesse sembianze .

Lentamente il povero ciuccio con la coda in cancrena  divenne il simbolo di quella squadra che pur  dotata di buona volontà  non riusciva mai a portare a termine buoni risultati .La povera bestia come il Napoli , provava a rendersi utile trasportando qualcosa, ma dopo pochi passi stramazzava al suolo, esausto.

Il  Napoli Calcio somigliava insomma  all’asino di Fichella, e con grande umorismo i napoletani pensarono bene di elleggerlo a simbolo della propria squadra .

Il  ciuccio in carne ed ossa  fece iquindi l suo primo vero ingresso allo stadio il 23 febbraio 1930 in occasione di un Napoli-Juventus. I partenopei perdevano 0-2, ma incredibilmente riuscirono in una rimonta a dir poco storica, terminando l’incontro sul 2-2. .

Ed ecco l’ufficialità… 

Al termine della partita, , dopo la  miracolosa rimonta di due gol sulla Juventus, un piccolo asinello infiocchettato con un nastro azzurro fu portato in trionfo accompagnato da un cartello con la scritta “Ciuccio fa tu” e da  allora divenne il simbolo della squadra del calcio Napoli .

 

Nel 1982 , dopo questo evento , il ciucciariello fa la sua prima comparsa sulle maglie ufficiali della squadra. La Enne di Napoli viene utilizzata come fosse il corpo dell’asino, su cui campeggia la testa del somaro. Nasce così uno dei simboli più cari ai napoletani, dalla prorompente allegria di un popolo, in grado di sdrammatizzare come nessun altro mai, in Italia e nel Mondo.

La storia che ha portato la Napoli calcistica a riconoscersi in un somaro, in un asino, in un ciucariello, come desiderate chiamarlo, poteva nascere solo a Napoli. In nessun’altra città avrebbe potuto mai succedere ciò che successe qui da noi agli inizi del 1900, quando la squadra era talmente malmessa, che il popolo napoletano decise di intervenire a gamba tesa, per completare l’opera.

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