L’antica chiesa, dedicata al primo vescovo di Napoli, è oggi inglobata nel Palazzo della Borsa (attualmente sede della Camera di Commercio), costruito su progetto di Alfonso Guerra in stile neorinascimentale .
La chiesa nota anche con il nome di Sant’Aspreno ai Tintori ,dal nome dagli artigiani che abitavano nel quartiere , venne realizzata nell’VIII secolo e secondo tradizione, indicherebbe sia la casa che la catacomba di Sant’Aspreno,
Nel XVII secolo il luogo di culto venne restaurato per volontà del devoto e miracolato mercante Salvatore Perrella; in questa occasione la disposizione dell’entrata venne invertita e, in un atrio, vennero posizionate dodici colonne provenienti dal Chiostro di San Pietro ad Aram appena abbattuto nel corso dei lavori per il Risanamento dell ‘intera zona . Nel 1895 la struttura venne ulteriormente rimaneggiata e successivamente inglobata nel palazzo della Borsa al momento della sua costruzione .
La storia vuole che alla fine dell’ottocento, quando si decise di radere al suolo tutta l’area dei vicoli nei pressi del porto e costruire un quartiere ottimizzato urbanisticamente, a farne le spese dovesse essere pure la piccola cappella di Sant’Aspreno al Porto. Il progetto prevedeva che proprio al suo posto dovesse essere costruito il nuovo palazzo della Borsa.
Fu solo grazie all’interessamento di Ferdinando Colonna di Stigliano che nel 1892 il consiglio comunale deliberò sulla questione, stabilendo che la nuova strada venisse ristretta per preservare la cappella e che quest’ultima venisse inglobata nel nuovo palazzo della Borsa dove attualmente ancora si trova.
I progetti del palazzo furono quindi poi modificati e gli ambienti stessi ridisegnati, realizzando un vestibolo all’ingresso dove collocare le colonne dell’appena demolito chiostro.
La chiesa inoltre fu oggetto di radicale risistemazione in occasione della costruzione del nuovo palazzo. Infatti, la pianta fu modificata e dell’antica struttura non rimase più nulla se non l’ipogeo e alcuni elementi artistici e archeologici già presenti.
La chiesa oggi, di modeste dimensioni, ha una semplice pianta a croce latina, con un piccolo transetto e una cupola decorata con stucchi neoclassici. Essa si sviluppa su due piani ( il piano inferiore pare che fosse l’abitazione del Santo ) e conserva al piano superiore colonne in marmo, provenienti dal Chiostro di San Pietro ad Aram, utilizzate come sostegno per la cupola, mentre nel transetto destro è murato un frammento di Arco con gli stemmi di famiglia provenienti dall’abbattuto Palazzo Pappacoda.
La chiesa presenta un ipogeo, raggiungibile da una piccola apertura coperta da una grata, posta ai piedi dell’altare maggiore scoperta durante il restauro del XVII secolo . Questa zona In realtà si trovava inizialmante al piano terra mentre poi durante la riprogettazione di piazza Bovio che prevedeva l’innalzamento del piano stradale, lo stesso venne a trovarsi poi sottoposto al manto stradale e divenne ipogeo.
Dalla piccola apertura una scala porta a questo ipogeo, che viene chiamato cripta o sacello di Sant’Aspreno. È un ambiente a botte appartenuto ad un edificio termale romano di età imperiale, che pare sia stato l’abitazione privata di Sant’Aspreno ,e dove al centro è posto un altare rupestre del VII secolo racchiuso da un recinto alla cui base si apre un ampio foro dove i fedeli inserivano la testa affinché fossero guariti dall’emicrania, un dolore che Sant’Aspreno aveva e ha fama di curare.( protettore dell’emicrania ).
In questo ambiente ritenuto facente parte di un complesso termale d’epoca imperiale, troviamo tre le opere conservate antichi resti di strutture paleocristiane, come l’altare, una pietra circolare che aveva funzione di fonte battesimale e l’acquasantiera ricavata da un vaso di epoca romana mentre sono andate perdute la tela sull’altare raffigurante la Vergine Coronata col Bambino, attribuita a Giovan Bernardo Azzolino, e quella con Santa Maria a Sicula.
Sull’altare maggiore è visibile il busto del santo ornato da ex-voto costituiti prevalentemente da immagini di teste.
Secondo una tradizione popolare, Sant’Aspreno guariva emicranie e cefalee, come confermano tutti gli ex-voto donati al Santo e che circondano la sua statua .
Molti attribuivano questa sua dote miracolosa al fatto che fu decapitato a causa della sua conversione, mentre altri la associavano al suo modo di fare penitenza e cioè mettendosi una pietra sul capo.
I devoti , tormentati dall’emicrania usavano accostare la testa dolente nel buco, pare con immediata scomparsa dei sintomi. Poichè nella stessa cappella, una serie di affreschi documenta Sant’Aspreno che guarisce un’inferma dal mal di testa, un altro affetto da artrite e altri da vari dolori infiammatori si è supposto l’ipotesi che la famosa ASPirina come nome possa derivare proprio da ASPreno.
Le virtù taumaturgiche del santo infatti sembrano corrispondere perfettamente allo spettro farmacologico del comune farmaco detto Aspirina, e alcuni affermano che nel 1899 la casa farmaceutica Bayer si ispirò proprio al Santo per dare un nome al nuovo farmaco, in quanto fu proprio un napoletano, Raffaele Piria, ad isolare l’acido salicilico.