Santa Luciella ai Librai è una piccola chiesa situata nel cuore del centro antico di Napoli, lungo la nota Via Spaccanapoli nel tratto in cui questa prende il nome di San Biagio dei Librai .
La Via Spaccanapoli, è null’altro che l’ antico  Decumanus della Neapolis greco-romana , ed è così  chiamato perchè la stretta strada a guardarla dal belvedere della certosa di S. Martino divide in due parti uguali la Napoli ottocentesca.
Questo è un nome  privo di ufficialità ed il  lungo ma stretto rettilineo  assume di volta in volta diversi nomi : dopo la Basilica di Santa Chiara prende il nome di via Benedetto Croce ,mentre dopo la chiesa di San Angelo a Nilo , oltrepassato la statua del Nilo ,  prende il nome di San Biagio dei Librai grazie alla corporazione dei librai che avevano una confraternita nella strada intitolata al Santo , del quale è ancora visibile la chiesetta.
La chiesa di Santa Luciella fu fondata poco prima del 1327 per volere del consigliere reale degli Angiò , Bartolomeo di Capua e possiamo nel tempo considerarla l’antica sede di culto della corporazione  segreta dei  maestri pipernieri,, i quali erano gli unici a saper trattare e lavorare il piperno ( pietra durissima ). Essi tramandavano questa antica arte da padre a figlio e da generazione in generazioneI maestri pipernai  e pare che essendo grandi conoscitori di iniziative esoteriche fossero capaci di infondere le stesse pietre di energie benigne o maligne con strani segni ( vedi il bugnato della chiesa del Gesù Nuovo ) . Questi  i “mastri” intagliatori grazie a questa loro arte e ai loro presunti forti poteri alchemici  erano tenuti molto in considerazione in città e raccolti in una corporazione molto potente .
 Questi, abituati a lavorare con scalpello e martello, temendo che le schegge, schizzando dalla pietra, potessero conficcarsi negli occhi, iniziarono a venerare Santa Lucia, la protettrice della vista, decidendo, dunque, di dedicarle un luogo di culto .

Il luogo individuato  dai maestri pipernai  fu lungo il decumano inferiore e la chiesa prescelta fu  quella  di Santa Luciella  il cui stemma della corporazione ( affresco )   è ancora visibile sul maestoso portale d’ingresso in piperno .

L’esterno del piccolo gioiello barocco  è caratterizzato da un grande finestrone a disegno gotico,  e da appunto  un portale in piperno sormontato da una lunetta fatta con lo stesso materiale dove  un affresco circolare  ricorda  lo stemma,  dell’antica arciconfraternita..
Al di sopra dell’ingresso secondario vi è il piccolo campanile.
L’ interno, di medie dimensioni mostra una navata rettangolare con un’altare maggiore e oltre al luogo di culto principale, custodisce anche un antico ipogeo, accessibile dalla sacrestia, nel quale si trova il famoso “Teschio con le Orecchie”, da cui i napoletani, fino all’inizio ‘900, si recavano per rivolgergli le proprie preghiere, nella speranza che ascoltandole, le portasse direttamente nell’aldilà. Si tratta di un teschio che per strani motivi ha conservato intatte le parti cartilaginee e considerato l’ evento alquanto raro è stato  interpretato dai napoletani,  nel corso dei secoli come un canale privilegiato da utilizzare per comunicare con l’aldilà .
I napoletani  attenti e fedeli alle anime dei morti, sopratutto nel periodo in cui l’antico culto delle “anime pezzentelle” era in voga , trovavano naturale  rivolgersi  al teschio per chiedere anzi per sussurrare, le proprie preghiere affinché fossero  esaudite.
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