La storia di questa meravigliosa chiesa che si trova ad Anacapri iniziò con una promessa che la religiosa Madre Serafina di Dio. fece a San Michele Arcangelo affinché Vienna, baluardo della cristianità, venisse liberata dall’assedio dei Turchi .
“Se Voi liberate Vienna, prometto di fondare ad Anacapri una chiesa e un monastero, a maggior gloria del Signore e a onor Vostro”.”
E così fu …
Giunse il 12 settembre 1638 ed il re Giovanni III Sobieski, a capo della coalizione cristiana, con il suo esrcito imperiale, riuscì nell’impresa di sconfiggere l’esercito nemico, nei pressi del Kalhenberg.
Dopo più di due mesi di assedio della città da parte dei turchi infedeli gli ottomani dovettero abbandonare l’idea di conquistare Vienna …. e la suora caprese cominciò quindi ad adoperarsi per trasformare quella preghiera in realtà.
Per mantenere fede al voto fatto la suora iniziò la costruzione di sette monasteri di clausura, tutti che si ispiravano alle regole dettate da santa Teresa d’Ávila, in diversi punti della Campania, precisamente a Capri, ad Anacapri, a Vico Equense, a Fisciano, a Torre del Greco e due a Massa Lubrense.
Quello di Anacapri, che ospitava monache di clausura, venne ricavato riutilizzando un conservatorio musicale e verteva intorno a due chiostri.
Il monumento sorge infatti accanto al convento delle teresiane e ai resti della Chiesa di San Nicola di cui sono ancora visibili il chiostro e il campanile.
La prima pietra, però, fu posata dieci anni dopo grazie alla donazione di 15mila ducati fatta da Antonio Migliacci, un galantuomo di origini sarde che amava trascorrere l’estate sull’isola di Capri. Alla costruzione contribuì anche Michele Gallo di Vandeneynde, vescovo di Capri dal 1690 al 1727. Il monsignore, per ultimare i lavori, mise a disposizione il suo patrimonio personale e finalmente la chiesa poté aprire le sue porte ai fedeli.
Circa un decennio dopo la fondazione del monastero, precisamente nel 1698, suor Serafina volle poi edificare nel luogo, come promesso, anche una chiesa: la Chiesa di San Michele Arcangelo.
Con molta probabilità si occupò del progetto Domenico Antonio Vaccaro: la chiesa, nelle sue forme infatti, risulta essere molto simile alla chiesa di Santa Maria della Concezione a Montecalvario a Napoli, realizzata dallo stesso Vaccaro pochi anni dopo; inoltre, presumibilmente, l’artista era già stato sull’isola di Capri per un suo intervento durante la costruzione della chiesa di Santa Sofia.
La chiesa con la sua pianta ottagonale a forma di croce, caratterizzata da due cappelle e quattro nicchie, venne comunque consacrata nel 1719.
La facciata della chiesa è divisa in due parti da una trabeazione; la parte inferiore è suddivisa in tre scomparti da quattro colonne: al centro si trova il portale d’ingresso maggiore, sormontato da una lunetta nella quale è affrescato San Michele, con ali spiegate e una spada nella mano destra, probabilmente ispirato a un disegno di Guido Reni, mentre ai lati due ingressi più piccoli, sormontati da finestre ovali. La zona superiore invece è anch’essa divisa in tre scomparti tramite quattro lesene: nella parte centrale, che termina a timpano con sulla sommità una croce in ferro, è posto un finestrone, mentre gli scomparti laterali sono decorati con stucchi.
Nel suo interno la chiesa misura in totale ventuno metri di lunghezza per quindici di larghezza e tutte le sue decorazioni interne in puro stile barocco con decorazioni a stucco di rosoni, festoni, cartigli, angeli, conchiglie, angeli e colonne scanalate, sormontate da capitelli in ordine corinzio e poste ai lati delle cappelle, aventi più un motivo ornamentale che strutturale, sono illuminate da alcune finestre poste ai lati dell’abside, sui fianchi della cupola e sull’ingressoche sono state studiate in modo da fornire una luce intensa ma pacata.
L’altare maggiore in stile barocco e rococò. fu invece realizzato dal maestro Agostino Chirola in marmo di Carrara verde e giallo. Ai lati impreziosiscono l’opera due angeli in marmo bianco.
Curiosità: l’altare fu creato in una bottega a Napoli e trasportato sull’isola con una scialuppa. Riuscì a raggiungere Anacapri dal porto di Marina Grande grazie ai 921 scalini della Scala Fenicia e la grande perseveranza di un piccolo mulo.
La chiesa ospita nel suo interno, numerosi artisti del Settecento napoletano tra cui: Giacomo Del Po, Francesco Solimena e Paolo De MatteisI, ma quello che è particolarmente famoso è l bellissimo dipinto di San Michele Arcangelo frutto dell’estro di Nicola Malinconico che raffigura il santo nelle vesti di un guerriero dal volto di straordinaria bellezza.
Il vestibolo è sormontato dalla cantoria nella quale è presente una statua della Madonna col Bambino, opera di Nicolò Fumo.
La pricipale attrazione di questa chiesa barocca è comunque rappresentata dallo splendido pavimento in maiolica realizzato dal maestro napoletano Leonardo Chianese che riveste l’ intera chiesa .
Queste meravigliose riggiole in maioliche, sono dipinte in modo tale da raffigurare la cacciata di Adamo ed Eva dal Paradiso Terrestre con l’albero della vita al centro, sul quale è attorcigliato il serpente simbolo della dannazione che stringe le sue spire.
Si possono notare le bestie dallo sguardo umano che popolano il paradiso e animali come il gatto, il cane, la capra, la mucca, il leone, l’elefante, il coccodrillo, le aquile , le civette, , i cervi , le pantere , i pellicani ed anche un leggendario magnifico fantasioso unicorno.
Questa creatura mitologica incarna il Cristo e rappresenta l’amore che Dio prova per l’umanità.
Gli animali simboleggiano invece i vizi umani mentre il pellicano rappresenta Gesù con il sangue che sgorga dal petto e nutre i suoi figli .
Sullo sfondo, un cielo stellatto con il sole a sinistra mentre a destra appare la luna in fase crescente .
Per godere della bellezza straordinaria del pavimento maiolicato è possibile salire sul palchetto dell’organo, o sulla parte superiore dietro le grate, da dove lo ammiravano le suore.
Da non perdere anche i dipinti di noti artisti del Settecento Napoletano: l “Annunciazione” di Francesco Solimena, e tre diversi dipinti che raffigurano l’”Angelo custode”, attributiti a Paolo De Matteis, allievo di Luca Giordano, e la “Natività”, situata a sinistra dell’altare maggiore e firmata da Giacomo Del Po.
CURIOSITA’: Tra il 1806 e il 1808, durante l’occupazione inglese, il tempio venne soppresso e con l’arrivo dei francesi, nel 1808, fu soppresso anche il monastero: l’intero complesso venne utilizzato come deposito e alloggi per i militari. Nel 1814, quando i militari abbandonarono la struttura per una sistemazione più comoda, furono avanzati dei progetti di restauri, ma la chiesa venne riaperta al culto, solo grazie ad un regio decreto firmato da Ferdinando I delle Due Sicilie, il quale l’affidava alla Congregazione laica dell’Immacolata Concezione, fondata nel 1865; il convento venne venduto a privati. La congrega, nel corso degli anni, si è occupata del mantenimento e dei successivi restauri della chiesa.