Siamo in via Duomo, lungo la «Via dell’Arte» o meglio ancora sulla «Via dei Musei» come è stata recentemente battezzata; una strada ricca di  cultura che racchiude ben 8 splendide meraviglie dell’arte napoletana, uno scrigno prezioso che abbraccia simbolicamente chiese e musei e che possiede un elevatissimo patrimonio storico e culturale.
I poli museali più importanti della zona sono:
Il Museo CivicoGaetano Filangieri ” con le preziose armature e armi custodite.
Il Complesso Monumentale di San Severo al Pendino, sede di importanti mostre ed esposizioni.
Il Pio Monte della Misericordia, che conserva uno dei dipinti più famosi del Seicento “Le Sette opere della Misericordia di Caravaggio “.
il Monumento Nazionale dei Girolamini, un splendido edificio con annessa chiesa e chiostro, ma sopratutto con una ricca antica biblioteca ed una magnifica quadreria ricca di opere eccezionali.
il Museo del Tesoro di San Gennaro, che conserva uno dei tesori più ricchi e importanti al mondo pari a quello della Corona d’Inghilterra.
il Complesso Monumentale e Museo Diocesano che rappresenta oggi  un ricco contenitore di grandi opere d’arte sacra.
Il Museo d’Arte contemporanea DonnaRegina (M.A.D.R.E) è il primo museo d’arte contemporanea situato nel centro storico di una città con la più interessante collezione d’arte contemporanea d’Italia. La rivista Artribune, il noto magazine dedicato al mondo dell’arte contemporanea, nell’articolo “Tutto il meglio del 2015 nel mondo dell’arte” ha premiato il Museo Madre come Miglior Museo d’Italia di arte contemporanea.                                                                                                                      La chiesa monumentale di San Giorgio Maggiore ubicata in piazzetta Crocelle ai Mannesi

 

La chiesa di San Giorgio ai mannesi, fondata tra il IV ed il V secolo e come tale grande testimone dell’ arte Paleocristiana a Napoli dove è conservato il grande affresco di Aniello Falcone, raffigurante San Giorgio che sconfigge il drago.

La Chiesa di San Giorgio  è il secondo tempio costruito in ordine di tempo in città dopo quello costruito dall’imperatore Costantino intitolato poi a Santa Restituta ed oggi cappella laterale del Duomo.
La chiesa che si trova in Via Duomo rappresenta in città una rilevante testimonianza dell’arte Paleocristiana ben conservata, essendo stata costruita fra la fine del IV e gli inizi  del V secolo d.C su volontà dell’allora Vescovo di Napoli San Severo, le cui spoglie (ritrovate nelle Catacombe della Sanità) furono poi qui traslate e sono custodite ancora oggi sotto la mensa dell’altare maggiore della chiesa. Insieme ai resti mortali è custodito anche il famoso «Battistero» (impiegato per officiare il rito del Battesimo) considerato il più antico d’Occidente ed il più importante di Napoli. Grazie al suo fondatore,  per i primi secoli la struttura prese il nome di San Severo e venne chiamata “la severiana”, ma bisogna dire che al suo interno esisteva già una cappella dedicata a San Giorgio.
«La Saveriana» durante il IX secolo, fu poi intitolata al grande martire guerriero San Giorgio, una delle figure cristiane più importanti e suggestive, legata al mito fantasioso del «Drago» simbologia dell’eterna lotta del bene contro il male.
Durante questo lasso di tempo, il culto di San Severo molto sentito per lungo tempo venne a mancare e sostituito nel tempo dal culto popolare dal guerriero San Giorgio.

Per lungo tempo ( tutto il Medioevo ) fu una delle quattro parrocchie di Napoli, insieme a quella dei Santi Apostoli, di Santa Maria Maggiore e di San Giovanni Maggiore  e divenne l’edificio di culto e di devozione locale più amato e frequentato da parte del popolo, tra Forcella e Spaccanapoli.
E’ anche conosciuta come la chiesa di San Giorgio ai Mannesi, dal nome dello slargo su cui s’affaccia che e’ una della piazze ( Crocelle ai Mannesi )  certamente  più antica della città.
Nel 1640 purtroppo un incendio distrusse buona parte della chiesa, la cui  ristrutturazione fu  affidata a Cosimo Fanzago che in quell’occasione  nel corso dei lavori  invertì l’orientamento della chiesa spostando  l’ingresso principale ( quello attuale ) in quello che in origine era l’abside della primitiva chiesa paleocristiana.
Ma la chiesa subì un’altro sconvolgimento: nella seconda metà del 1800, nel corso dei lavori del “Risanamento di Napoli” per allargare via Duomo, infatti, una delle tre navate fu eliminata ( sacrificata ) e le cappelle che si affacciavano su di essa vennero sostituite da altari. Oggi, perciò, le navate sono soltanto due al posto delle tre iniziali.
“La chiesa tagliata”, mutilata della navata di destra, ha conferito alla facciata esterna un’evidente asimmetria visibile da Via Duomo ( che un tempo risultava essere un vicolo secondario, uguale agli altri vicoli adiacenti).
Si voleva demolire anche l’abside paleocristiana, ma la forte opposizione di studiosi religiosi e laici di tutta Italia, ebbe la meglio sulla furia demolitrice.

L’interno presenta come detto in precedenza solo due sole navate, con tre cupole lungo la navata centrale.  L’altare maggiore, che custodisce le reliquie di San Severo, si trova nella nuova abside a pianta rettangolare, circondato da una coppia di colonne corinzie stuccate di bianco e disposte a semicerchio.
L’antica sacrestia conserva, dipinti del XVII e XVIII secolo.


In prossimità della porta d’ingresso laterale alla chiesa, davanti al pilastro destro è collocato l’antico sedile marmoreo del fondatore San Severo, probabilmente trasportata nell’edificio dalle Catacombe di San Gennaro.

Nella cappella alla sinistra dell’altare, è conservata una serie di affreschi di Francesco Solimena  ed un crocifisso ligneo del 1200 attribuito allo scultore Nicola Fumo.
Di fronte troviamo un dipinto di Giovanni Balducci, raffigurante la Madonna col Bambino, San Giorgio e San Severo mentre nelle prime cappelle troviamo tele di Francesco Peresi.
L’altare, ad opera di Camillo Lionti, è del 1786 e presenta ai suoi lati le raffigurazioni femminili dell’Orazione e della Chiesa, opere dello scultore Angelo Viva. Dietro l’altare, in un vano, si conservano le reliquie di San Severo.
Alle spalle dell’altare maggiore possiamo anche ammirare due giganteschi dipinti di Alessio D’Elia (pittore della scuola di Solimena ) che si fronteggiano. Da un lato, a sinistra, troviamo un grande meraviglioso dipinto di grandi dimensioni, raffigurante San Giorgio che valorosamente combatte contro il drago che occupa da solo circa quaranta metri quadri di parete. Dall’altro lato, invece, a destra, si trova un altro enorme dipinto di grandi dimensioni che raffigura  San Severo.

Recentemente durante un restauro della parte del coro si è scoperto che la tela di San Giorgio nascondeva un grande affresco di Aniello Falcone (che in questa chiesa era stato battezzato nel 1607)  raffigurante San Giorgio, che in groppa ad un bianco cavallo impennato e lancia alla mano, affronta ed uccide il drago liberando una donna.
Una bellissima opera del 1645 che, a differenza di altri affreschi dell’artista, ha mantenuto splendidamente conservati i suoi colori.
Questo capolavoro è visibile in quanto oggi, la sovrastante opera del D’Elia è stata sistemata su un telaio incernierato che è spostabile con una lunga corda al fine di rendere visibile anche il sottostante nascosto affresco del Falcone.

 

 

 

Ancora oggi ci si domanda come mai un così meraviglioso affresco dietro l’altare maggiore sia stato nascosto alla vista per oltre tre secoli da una grande seppur bella tela.
Una delle possibili spiegazioni potrebbe venire proprio dagli aspetti caratteriali e comportamentali dello stesso Aniello Falcone.
Questi possedeva una bottega a Napoli nella quale accoglieva giovani talentuosi ai quali insegnava le proprie arti tecniche pittoriche. Tra questi figurano artisti di grande successo quali Luca Forte, Salvator Rosa, Micco Spadaro e Andrea De Lione.

Proprio questi ultimi tre fecero parte, insieme ad Aniello Falcone (fece parte del gruppo anche lo stesso Masaniello) di una compagnia da lui stesso creata e chiamata “Compagnia della Morte“ costituita da abili, animosi, terribili e vendicativi spadaccini.
La compagnia era stata creata da Aniello Falcone per vendicare l’uccisione di un amico di Falcone attraverso lo sterminio di qualsiasi spagnolo presente a Napoli.
La compagnia diventò un vero incubo per i soldati spagnoli poichè i terribili spadaccini non mancavano di uccidere tutti gli spagnoli che gli venissero a tiro. Fu probabilmente questo il motivo per il quale le opere di Aniello Falcone furono bandite.
Quando dopo due anni di rivoluzione, infatti, il Regno di Napoli tornò nelle mani degli spagnoli e la “Compagnia della Morte” si sciolse, la bottega napoletana di Aniello Falcone ( che nel frattempo era scomparso dalla circolazione) fu immediatamente sostituita con quella di Luca Giordano.

San Giorgio era un noto condottiero che un giorno, pare, inviato da Dio si reca nella città di Selem (Libia) per liberare la popolazione dalle grinfie di un Drago. Per  tenere  buono il drago e la sua ferocia gli abitanti del luogo offrivano continuamente del cibo alla tremenda bestia; prima due pecore al giorno e poi, quando queste iniziarono a scarseggiare, furono costretti a offrire un giovane pescato a sorte. Un giorno fu estratta la giovane figlia del re ma quest’ultimo si contrappose al volere del popolo; la gente iniziò a ribellarsi ed il re dovette rinunziare alla sua bella figlia e mandarla a morire, per poter salvare il suo regno. Mentre la fanciulla veniva condotta nell’antro del Drago, si precipitò a galoppo un condottiero sconosciuto: è San Giorgio che proclamò il suo annuncio al popolo «Iddio mi ha mandato a voi per liberarvi dal drago: se abbraccerete la fede in Cristo, riceverete il battesimo e io ucciderò il mostro». Uccisa la bestia dopo averla placata, la città e il regno furono salvi e la gente convertita.

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