Senza alcun dubbio tra i luoghi piu ‘ pittoreschi e visitati della Campania , possiamo a mio dire considerare Capri ” La piu’ bella isola del golfo di Napoli ” .
La sua bellezza e la sua fama sono note da tempi lontani quando gli antichi l’avevano legata ai miti di Ulisse e delle Sirene . Pare infatti che la bella sirena dal nome Partenope ( in greco ” “vergine”) ,affranta per non aver saputo ammaliare con il suo canto l’eroe Ulisse ( che aveva dato ascolto ai consigli di Circe ), si fosse gettata proprio dall’isola di Capri nel suo atto supremo di suicidarsi ed il suo cadavere fini’ poi per essere trasportato dalle onde sull’isolotto di Megaride .
Il nome dell’isola deriva da Caprios , che in greco indicherebbe una notevole presenza di cinghiali sull’isola , e fin dall’epoca romana fu un terra consacrata al riposo della mente e alle delizie dei sensi . Secondo altri invece era per i greci ed i romani l’isola delle capre, e a questo si deve il suo nome.
L’isola e’ ricca di coste frastagliate e di grotte fra le quali più famosa è la Grotta Azzurra . Presenta numerosi rilievi fra cui il principale e’ quello di Anacapri , e il suo paesaggio appare coperto di macchia profumata .
Il mare color turchese da cui emerge e’ particolarmente profondo , ma ciò che colpisce di più, a picco nel mare, sono i celebri faraglioni : piccoli isolotti rocciosi dalle forme più variegate, che sembrano emergere dalle acque azzurre e profonde e puntare verso il cielo .
I Greci la colonizzarono facendola divenire un possedimento di Neapolis , poi l’imperatore Augusto, in visita nell’isola, ne rimase affascinato , e fece di tutto per ottenerla da Napoli in cambio di Ischia. Anche l’imperatore Tiberio se ne innamorò e ne fece il suo rifugio costruendovi più ville, forse dodici, secondo gli autori latini; in realtà, a testimonianza della sua presenza, resta oggi la sua villa lussuosa dedicata a Giove, un delizioso esilio volontario, da cui continuava a governare l’impero.( soggiorno’ sull’isola gli ultimi 10 anni della sua vita ) .Tiberio scelse infatti l’isola di Capri come sede stabile per l’ultimo periodo della sua vita , dal 27 al 37 d.C., continuando a dirigere da qui le sorti dell’impero romano. Tiberio ,adottato da Augusto , ( era figlio di primo letto della moglie di Augusto Livia Drusilla ) al quale gli era poi succeduto nel 14d.C. Una volta morti il figlio adottivo Germanico ed il figlio minore Druso Cesare aveva difatto trasferito la sede imperiale a Capri .Questo fatto concorse ad alimentare negli ambienti romani di tendenza a lui avversa la più malevoli dicerie su questo soggiorno caprese :Tacito e Svetonio scrissero cose che oggi vengono considerate se non inventate ,sicuramente ingigantite come per esempio il fatto che Tiberio nel suo lungo soggiorno a Capri si abbandonò a violenze e perversioni di ogni genere .
Oltre ai ruderi della sontuosa dimora dell ‘imperatore si può una volta giunti sul luogo ,osservare anche un famoso precipizio chiamato ” Salto di Tiberio ” dal quale (,racconta Svetonio ), dopo lunghe e raffinate torture ,faceva precipitare in mare i condannati dove ad accoglierli vi erano poi un gruppo di marinai che finivano di dilaniare i loro corpi .
Tiberio morì poi a Miseno durante un viaggio di ritorno a Roma e Capri rimase residenza imperiale fino al II secolo d.C.
Alla fine dell’impero Capri non fu immune dall’invasione dei Vandali, e dei Saraceni .
L’isola passò poi sotto la dominazione Longobarda ed in seguito Normanna, finché con gli Angioini, che fondarono la grandiosa certosa di San Giacomo, non tornò all’antico splendore.
La certosa di San Giacomo fu costruita nel 1371 dal caprese Giacomo Arcucci ,conte di Minervino ed Altamura , segretario della regina Giovanna d’Angiò su di un terreno donato dalla stessa regina al conte .Fù poi ampliata nel 1556 dopo il saccheggio e l’incendio subiti ad opera dei corsari .Ospita attualmente nella sale che un tempo ospitavano il refettorio , il museo dedicato al pittore Karl Diefenbach, noto esponente della pittura simbolistica europea di fine ottocento che soggiornò a Capri fino alla sua morte nel 1913.
L’isola è composta da due comuni, ognuno con la propria amministrazione: Capri e Anacapri.
La famosa piazzeta di Capri , e’ sempre stata il centro della vita di Capri (essa in realtà si chiama Piazza Umberto I e solo dagli anni ’30 è stata denominata ‘piazzetta ‘ ).
Per quanto piccola , e’ il vero centro della mondanità dell’isola, al punto da meritare il soprannome di “Salotto del mondo” ma un tempo era semplicemente la piazza del mercato del pesce. Ad essa vi si giunge dalla terrazza della funicolare da cui si gode un pittoresco panorama.
I tavolini dei quattro bar, tutti famosissimi, che si affacciano sulla piazza fanno da arredamento, mentre la cortina di palazzi, tutti ristrutturati nel Seicento, fanno la scenografia.
Interessante tra questi il bel Palazzo Cerio, una costruzione di epoca angioina, risalente alla seconda metà del 1300 e la Torre dell’Orologio che in realtà in origine era il campanile della cattedrale di Santo Stefano .
Il municipio, invece e’ un palazzo del ‘700 che occupa gli edifici un tempo appartenenti al palazzo Vescovile . Esso resta tuttora collegato da un passaggio coperto alla chiesa di Santo Stefano.
La Piazzetta da anni e’ punto di’ incontro dell’alta societa’ , dove dopo il giro dell’isola vale la pena di sedersi al tavolino di uno dei numerosi caffè’ e gustarsi il via vai di persone , per poi girovagare nelle stradine tra le case in calce bianca e infine arrampicarsi fino a punta Tragara per contemplare i famosi faraglioni , immagine simbolo di Capri , tre imponenti masse rocciose che come tre colossi si specchiano nel mare ; Stella, Scopolo, faraglione di Mezzo, sono i nomi dei tre affascinanti spuntoni rocciosi, dalla mole imponente e dalle forme singolari, cartolina nota in tutto il mondo, che completano il panorama di Capri e si immergono nel mare blu piu’ profondo .
I faraglioni hanno sempre stimolato la fantasia e prodotto miti e leggende, tanto che anche Virgilio li citò nell’Eneide legandoli al mito delle Sirene.
Il faraglione Stella è legato alla terraferma ed è caratterizzato da spettacolari spruzzi prodotti col mare mosso da una fessura subacquea vicina alla sua estremità, mentre quando il mare è calmo, questa stessa produce meravigliosi effetti cromatici con tonalità cangianti di azzurro. Lo Scopolo, invece, è singolare per la presenza della lucertola azzurra che vive solo lì.
A completare il paesaggio, oltre alla particolare profondità del mare in quel punto, sono le correnti che rendono il mare particolarmente violento intorno ai faraglioni e li circondano di spruzzi e colori differenti quasi a renderli ancora più affascinanti e misteriosi.
Dalla piazzetta volendo si imbocca direttamente la via Vittorio Emanuele III ( la via della mondanita’ piena di negozi ) per immergersi nello shopping ed in negozi lussuosi ed esclusivi. È qui che è possibile incontrare volti noti del jet-set internazionale che godono le bellezze dell’isola, fanno acquisti oppure oziano semplicemente.
La via, passando dallo storico hotel “Quisisana” conduce alla Certosa ed ai giardini di Augusto, luoghi più appartati e silenziosi, per godere del meritato riposo dopo tanta mondanità.
I giardini di Augusto , dotati di una vista mozzafiato , sono sicuramente una delle mete più ‘ ambite ed uno dei luoghi più rilassanti i dell’isola capace di attrarre numerosissimi visitatori Sono frutto di una sistemazione degli anni ’30, commissionata dal magnate tedesco dell’acciaio Krupp, che volle realizzata anche la via omonima, un capolavoro d’ingegneria fatto di tornanti a picco sul mare, che collega i giardini e la Certosa a Marina Piccola.
Marina Grande è anche una località balneare con un’ampia spiaggia dove troverete anche dei bei ristoranti dove potete mangiare a base di pesce .
Le case che costeggiano l’approdo conservano ancora la struttura antica tipica delle abitazioni dei pescatori a Capri.
Non dimenticate anche una tappa ai Bagni di Tiberio , l’antica residenza sulla spiaggia dell’imperatore romano.
La fama turistica di Capri si diffuse alla metà dell’800 con la riscoperta della grotta azzurra , e di conseguenza divenne da allora meta immancabile di numerosi scrittori , poeti ed artisti stranieri di fama internazionale alla ricerca di sensazioni forti che vedevano l’isola come immagine del paradiso e della sensualita’ perduta.
La Grotta Azzurra, e’ un gioiello scoperto già ai tempi dei Romani. Gli imperatori infatti avevano visto giusto e sfruttando l’ingresso alla grotta, nascosto spesso dalle maree, ne avevano fatto la loro piscina privata.
Per lungo tempo la Grotta Azzurra fu poi quasi dimenticata: i marinai del luogo infatti ne erano intimoriti, perché alcune leggende popolari ne parlavano come di un luogo infestato da spiriti e demoni. Anche se avvolta dal mistero, la grotta azzurra era rimasta ben nota ai pescatori, che ne conoscevano l’accesso; proprio uno di loro, nella prima metà del 1800 la fece esplorare per la prima volta ai tedeschi Ernst Fries e August Kopisch, un pittore e uno scrittore. I due narrarono con stupore e meraviglia la scoperta e da allora la grotta dai riflessi cangianti divenne celebre in tutto il mondo.
La luce penetra nella grotta dall’esterno e arriva dall’interno attraverso un’apertura sottomarina, creando un gioco di colori che tende all’azzurro e varia nelle diverse ore del giorno e con le condizioni atmosferiche. Proprio questo fenomeno ha reso il monumento naturale una meta ambitissima dai visitatori la più visitata dopo gli scavi di Pompei e la reggia di Caserta.
Vi si accede quasi distesi in piccole barche che varcano l’arco d’ingresso che si fa più grande o più piccolo in base alla marea.
Una volta all’interno, non appena la vista si abitua dopo un momento in cui si è avvolti dall’oscurità, si può ammirare il miracolo: colpite dalla luce, le rocce immerse in acqua mostrano riflessi d’argento: è l’effetto delle bolle d’aria attaccate alla superficie degli oggetti immersi che hanno un indice di rifrazione diverso da quello dell’acqua. La cavità naturale è lunga circa 60 metri e larga circa 25.
L’interno è suddiviso in tre ambienti: la galleria dei Pilastri,che sembra sostenuta naturalmente da stalattiti suggestive con un piccolo approdo costruito in età romana, la sala dei Nomi, così chiamata per le numerose firme dei visitatori presenti sulle pareti, e la sala della Corrosione, alla quale si accede da uno stretto passaggio.
La grotta azzurra si trova geograficamente parlando, nel territorio di Anacapri , che come tutti sannoè uno dei due comuni in cui è divisa l’isola di Capri.
Essa occupa la parte più elevata dell’isola (da qui il nome) e anticamente fino alla fine dell’ottocento era collegato al porto di Marina Grande, con una unica lunga scala ancora percorribile col suoi 921 gradini in pietra, la scala Fenicia.
Per secoli la scala è stata usata per trasportare acqua e merci , Erano sopratutto le donne che la risalivano trasportando con pesanti vasi pesanti carichi d’acqua in equilibrio sulla testa . Da qui passavano anche la posta ed i bauli dei primi viaggiatori che arrivavano sull’isola .
Anacapri è sicuramente la zona più tranquilla, autentica e meno “glamour” di Capri, ma circondata da paesaggi straordinari e piena di piccole botteghe artigiane, piazze fiorite e vicoletti in pietra completamente pedonali.
Rispetto a quel caos di persone che affluiscono per le stradine di Capri,questo posto è la sistemazione perfetta per chi sogna una vacanza tranquilla e lontano dalle grandi folle, ma anche per chi ha a disposizione un budget inferiore.
Se infatti la Piazzetta di Capri è il cuore mondano dell’isola, punto di riferimento per lo struscio pomeridiano e l’aperitivo serale ai tavolini dei bar, è proprio il centro storico di Anacapri ad essere il luogo dove è ancora possibile passeggiare con calma tra silenziose piazze e stradine colorate dai gerani e dalle bouganville.
Per raggingere Anacapri, che dovete assolutamente vedere ( non si può dire di essere stati a Capri senza aver visitato anche questa parte dell’isola ) basta solo che dalla famosa Piazzetta di Capri. proseguite poi verso Anacapri con una corsa in autobus di una decina di minuti.
La fermata principale di Anacapri si trova in Piazza Vittoria (spesso chiamata “Monumento” dagli isolani) da dove potete prendere una suggestiva seggiovia per il Monte Solaro, un impianto a sedute singole che in 12 minuti di panoramica ascesa vi porterà nel punto più alto dell’isola, che probabilmente è anche il più panoramico.
Dal Monte Solaro potrete infatti godere di una vista a 360 gradi su Capri, su Napoli e su tutto il suo golfo, ma anche passeggiare per sentieri immersi nella macchia mediterranea, (come quello che conduce al famoso eremo di Santa Maria a Cetrella custodito da Ottavio Russo.
Dall’eremo attraverso un antico sentiero si può nche raggiungere la dimora del celebre scrittore scozzese Compton Mackenzie che vi restò per dieci anni cona la sua prima moglie.
Lo scrittore fa parte della numerosissima schiera di intellettuali europei che, tra la seconda metà del diciannovesimo secolo e la prima del ventesimo, scelsero l’isola di Capri quale meta per loro lunghi soggiorni e luogo di ispirazione per le loro opere.
La passione per Capri nacque in Mackenzie osservando alcune antiche stampe dell’isola che lo colpirono a tal punto da indurlo nel 1913, a recarvisi per soddisfare la propria curiosità; stregato dal silenzio e dal paesaggio bucolico caratteristico del posto, dopo i primi soggiorni in hotel e ville dell’isola, riuscì a soddisfare il proprio desiderio di costruire una casa ad Anacapri in uno dei punti più affascinanti ma, al tempo stesso, difficili da raggiungere: la Vallata di Cetrella.
In questo luogo scrisse due delle sue più famose opere (“Vestal Fire” e “Extraordinary Women”), nelle quali l’autore si sofferma sui modi di vivere della popolazione locale.
Nel 1924, la proprietà fu venduta ad Edwin Cerio.
Ristrutturata dagli Amici , la sua ex dimora è poi divenuta la sede della sede del Museo della civiltà contadina a Cetrella nel comune di Anacapri,un centro di studi della flora e fauna locale e una biblioteca dedicata a scritti e testimonianze dell’isola di Capri.
Nel giardino esterno, un piccolo anfiteatro è sede occasionale, nella stagione estiva, di rappresentazioni, presentazioni, conferenze. Il giardino circostante è divenuto un mini orto botanico che contiene le essenze caratteristiche della valletta.
I siti di interesse di Anacapri sono comunque quasi tutti nel centro storico, che è interamente pedonale.
Una delle zone più antiche del paese con piazzette fiorite, muri imbiancati a calce e stradine acciottolate e’ senza dubbio quel dedalo di vicoletti che portano a Piazza Boffe ( quartiere Boffe, una delle contrade più antiche di Anacapri ) dove ci si può arrivare scendendo le scale sul lato della piazza dominata dalla Chiesa di Santa Sofia.
In questa zona è ancora possibile ammirare le volte a botte (da qui il nome alla piazza) delle antiche case costruite dai mastri muratori che incantarono grandi architetti come Edwin Cerio e Roberto Pane.
CURIOSITA’: 13 giugno Piazza Boffe ospita una parte della processione dedicata a
Sant’Antonio, il patrono di Anacapri, e si anima di luci e colori durante le festose giornate della
Settembrata.
Da Piazza Vittoria si snoda anche Via Giuseppe Orlandi, la strada pedonale con le piccole botteghe di artigiani che percorrendola dopo qualche minuto si incontra il singolare profilo della Casa Rossa, una storica dimora costruita tra il 1876 e il 1899 accanto a un’antica torre Aragonese, eretta dall’eccentrico colonnello John Clay MacKowen, ricco cittadino di Jackson (Louisiana) giunto in Italia subito dopo la guerra civile americana.
Dipinta in rosso pompeiano e caratterizzata da diversi stili architettonici, la Casa Rossa fino al 1899 fu l’abitazione del colonnello americano che impreziosi la sua villa con i reperti archeologici che recuperava durante le sue passeggiate tra i sentieri di Capri, nelle varie località dell’Isola tra cui Villa Jovis e la villa di Gradola.
Questi reperti, associati ad alcuni altre opere che provengono dai suoi numerosi viaggi, trasformarono la sua casa caprese in un vero e proprio centro culturale.
Nelle sale della Casa Rossa è possibile ammirare la mostra permanente “L’Isola dipinta: viaggio pittorico a Capri ed Anacapri tra Ottocento e Novecento”, un’esposizione di tele firmate da importanti artisti come Barret, Carelli, De Montalant, Carabain, Lovatti, Hay, Casciaro, Vianelli. Nei quadri sono raffigurati antichi sentieri, luoghi, panorami e attimi di vita quotidiana a Capri tra il XIX e il XX secolo. Inoltre qui sono custodite le statue recuperate sui fondali della Grotta Azzurra, opere ben conservate che decoravano il ninfeo voluto dall’Imperatore Tiberio .
Nel 1901 il colonnello americano fece ritorno in Louisiana dove fu ucciso, in uno scontro a fuoco. La casa passò, quindi, agli eredi e poi ad altri proprietari finché nel 1990, la Soprintendenza per i Beni architettonici e il Paesaggio di Napoli ha acquisito l’edificio e, dopo un attento restauro, lo ha destinato a spazio espositivo, concedendone l’uso al Comune di Anacapri.
Pochi passi dopo la Casa Rossa una traversa permette di raggiungere Piazza San Nicola e la
Chiesa di San Michele Arcangelo. Questa costruzione barocca, costruita tra il XVII e il XVIII secolo insieme al limitrofo complesso delle Teresiane, è una delle principali attrazioni turistiche dell’isola grazie allo splendido pavimento in maiolica del maestro napoletano Leonardo Chianese, raffigurante la cacciata di Adamo ed Eva dal Paradiso Terrestre con l’albero della vita al centro, sul quale è attorcigliato il serpente. Si possono notare le bestie dallo sguardo umano che popolano il paradiso e animali come il gatto, il cane, la capra, la mucca e l’animale fantastico liocorno, il leone, l’elefante e il coccodrillo. Gli animali simboleggiano i vizi umani ma gli stessi insegnamenti morali o spirituali della dottrina cristiana. C’è poi il pellicano che rappresenta Gesù con il sangue che sgorga dal petto e che nutre i suoi figli. Sullo sfondo, un cielo stellato con il sole a sinistra mentre a destra la luna in fase crescente.
La chiesa venne progettata per volere di Madre Serafina di Dio, detta anche Serafina da Capri che, nel 1683, fece un voto a San Michele per mettere fine all’assedio dei turchi nella città di Vienna. Dopo la battaglia che li scacciò, la donna per ringraziare il santo fece costruire il santuario e il convento nella storica contrada del Timpone, ma anche sette monasteri e la chiesa di Santa Teresa in stile barocco, che svetta nei pressi della piazzetta di Capri.
La Chiesa di San Michele ad Anacapri fu progettata nelle sue forme dall’architetto Antonio Domenico Vaccaro, si presenta con una pianta ottagonale a forma di croce greca caratterizzata da due cappelle e quattro nicchie.
L’altare maggiore in stile barocco e rococò. fu invece realizzato dal maestro Agostino Chirola in marmo di Carrara verde e giallo. Ai lati impreziosiscono l’opera due angeli in marmo bianco.
Curiosità: l’altare fu creato in una bottega a Napoli e trasportato sull’isola con una scialuppa. Riuscì a raggiungere Anacapri dal porto di Marina Grande grazie ai 921 scalini della Scala Fenicia e la grande perseveranza di un piccolo mulo.
Il bellissimo dipinto di San Michele Arcangelo frutto dell’estro di Nicola Malinconico è famoso per le sue cromie vivaci e la raffigurazione del santo nelle vesti di un guerriero dal volto di straordinaria bellezza.
La chiesa ospita numerosi artisti del Settecento napoletano tra cui: Giacomo Del Po, Francesco Solimena e Paolo De MatteisI, ma quello che è particolarmente famoso è l bellissimo dipinto di San Michele Arcangelo frutto dell’estro di Nicola Malinconico che raffigura il santo nelle vesti di un guerriero dal volto di straordinaria bellezza.
La maggiore ’attrazione della Chiesa di San Michele è comunque il pavimento maiolicato dipinto a mano dal maestro “riggiolaro” Leonardo Chiaiese, il cui disegno, è da attribuirsi a Solimena. L’opera rappresenta Adamo ed Eva che vengono esiliati dall’Eden dalla furia di Dio. Nell’esatto momento il serpente, simbolo della dannazione, stringe le sue spire intorno all’albero della Conoscenza. La coppia è circondata da piante e animali (leoni, elefanti, pellicani, coccodrilli, civette, aquile, cervi, pantere) anche leggendari tra cui un magnifico unicorno. Questa creatura mitologica incarna il Cristo e rappresenta l’amore che Dio prova per l’umanità.
Per godere della bellezza straordinaria del pavimento maiolicato è possibile salire sul palchetto dell’organo, o sulla parte superiore dietro le grate, da dove lo ammiravano le suore.
Da non perdere anche i dipinti di noti artisti del Settecento Napoletano: l “Annunciazione” di Francesco Solimena, e tre diversi dipinti che raffigurano l’”Angelo custode”, attributiti a Paolo De Matteis, allievo di Luca Giordano, e la “Natività”, situata a sinistra dell’altare maggiore e firmata da Giacomo Del Po.
Proseguendo ancora verso Piazza Vittoria e salendo un’agevole rampa di scale si raggiunge il sentiero panoramico che conduce al Museo di Villa San Michele e al belvedere che si affaccia sul Golfo di Napoli.
Il museo rappresenta la splendida dimora che il medico e intellettuale svedese Axel Munthe fece costruire costruire alla fine del XIX secolo sull’Isola di Capri .Essa ci racconta l’incredibile storia del figlio di un farmacista della provincia svedese che divenne medico personale della regina e scrittore di fama mondiale.
La villa, completata all’inizio del XX secolo, presenta tratti sia dell’architettura tradizionale dell’isola sia di una Domus romana. Un esempio è il cortile interno, l’atrio, mentre il lungo pergolato a volta era tipico delle ville di Capri. Lì, sotto le vigne, Axel Munthe ha ospitato la crème dell’aristocrazia europea e delle case reali, oltre ai più famosi intellettuali dell’epoca. La villa e il giardino sono collegati tramite una loggia con sculture, che, incornicia il paesaggio, il mare e la natura.
La villa e il suo idilliaco giardino a terrazze si aprono su un panorama da sogno sul Golfo di Napoli e ospitano la ricca collezione di reperti archeologici e oggetti d’arte raccolti dal medico nel corso della sua vita caprese
Poiché la villa è situata ai piedi del monte Barbarossa, il giardino presenta una sensuale forma a spirale, che si fa strada dall’ombra verso la luce. Sui terrazzamenti, che una volta si costruivano per la viticoltura e la frutticoltura, crescono migliaia di piante durante tutto l’anno e un solenne viale alberato di cipressi si erge al centro del giardino come una parata di guardie reali. Qualche anno fa il giardino di Villa San Michele è stato insignito del prestigioso premio “Il parco più bello d’Italia”.CURIOSITA’: Axel Munthe amava gli animali e detestava la caccia ai piccoli volatili di Capri. Quindi acquistò il monte Barbarossa, per assicurare agli uccelli un luogo protetto. Il castello di Barbarossa è infatti ancora oggi sede di un’importante stazione ornitologica del Mediterraneo.
CURIOSITA’: Axel Munthe amava gli animali e detestava la caccia ai piccoli volatili di Capri. Quindi acquistò il monte Barbarossa, per assicurare agli uccelli un luogo protetto. Il castello di Barbarossa è infatti ancora oggi sede di un’importante stazione ornitologica del Mediterraneo.
Nel suo testamento Axel Munthe donava allo stato la sua proprietà che viene ora gestita dalla Fondazione San Michele di Stoccolma. Munthe voleva che Villa San Michele diventasse una pensione per professionisti della cultura, scienziati, giornalisti e studenti universitari svedesi e che la sua attività promuovesse le relazioni tra Svezia e Italia.
Attualmente, Villa San Michele offre ogni anno un alloggio e un sereno ambiente di lavoro a circa ottanta titolari di borse di studio, un contributo culturale di grande portata per la Svezia.
Tra le cose da vedere ad Anacapri non possiamo mancare di visitare anche la Chiesa di Santa Sofia, costruita nel XVI secolo sui resti della chiesa di San Carlo, che di fatto sostituì nella sua funzione parrocchiale la più antica parrocchia di Santa Maria di Costantinopoli,
La Chiesa di Santa Sofia ad Anacapri si trova nella piazza oggi conosciuta come Piazza Diaz, un tempo era detta Le Pietre.
Questa antica chiesa di Santa Sofia si caratterizza per la volta a botte (recentemente restaurata) della navata centrale, e la facciata dalle linee barocche che in parte nasconde l’antico campanile completato nel XVIII secolo.
Essa è stata fpiù volte ristrutturata nel corso dei secoli con l’aggiunta delle cappelle laterali, il campanile e il presbiterio. La facciata è divisa in due ordini, sette cupole di cui tre asimmetriche e ricca di curve che dà all’edificio un sapore armonico.
L’interno della navata è formato da tre navate con quattro cappelle laterali e diversi altari. Ogni elemento racconta la bellezza del sacro, ma appena entri lasciati incantare dal crocifisso ligneo del XVII secolo.
La Chiesa si affaccia inoltra su una bella piazzetta con pavimento in mattoni rossi e panchine in marmo decorate dall’artista locale Sergio Rubino.
Infine trovo interessante una visita alle rovine di Villa Damecut è una delle dodici ville romane che l’imperatore Tiberio fece costruire sull’isola.
Attualmente ne restano pochi ruderi, circondati però da una profumata pineta.