In eta’ medievale nacque la leggenda di Niccolò Pesce, detto Colapesce (per le straordinarie capacità natatorie) che una lapide ricorda sulla facciata di un palazzo in Via Mezzocannone 9 . Il bassorilievo raffigura un uomo barbuto e peloso con in mano un coltello. Non a caso, il popolo nel Seicento lo ricordava come un uomo selvaggio, che ogni tanto usciva dal mare per discorrere con i marinai e informarli delle sue scoperte.
Si narra che questo giovane fosse dotato di dita palmate, branchie e pelle squamosa; mezzo uomo e mezzo pesce, era in grado di vivere nel fondo del mare. La leggenda narra che per percorrere grandi distanze Niccolò Pesce si faceva ingoiare da un enorme pesce e, quando aveva raggiunto la sua meta, ne tagliava il ventre per uscire.
Colapesce frequentava i fondali tra Napoli e Messina; per questo motivo il re di Napoli un giorno lo incitò a scendere negli abissi per vedere cosa nascondessero. Colapesce raccontò al re di aver visto il fondo del mare coperto di tesori inestimabili; risalì portando grandi quantità di gemme trovate in grotte e cunicoli sotto all’isolotto di Megaride.
Un giorno, durante una delle sue nuotate, recuperò galantemente il bracciale di una nobile e bella signora che era scivolato in acqua. Il gesto cavalleresco non fu però gradito ad una sirena (amante dell’eroe) che presa da un insano gesto di gelosia lo fece annegare durante una delle sue esibizioni. Il suo spirito sembra si materializzi nelle zone adiacenti al Sedile di Porto (di cui era il simbolo) quando il mare e’ in tempesta.