Via San Gregorio Armeno ( per i napoletani via San Liguoro ) e’ popolare e nota in tutto il mondo per la presenza di botteghe dove si costruiscono pastori e presepi , richiamando grande folla nelle festivita’ natalizie .
Qui tutto l’anno vengono lavorate artigianalmente le statuette in argilla , che dovranno essere utilizzate per popolare il presepio , che per tradizione , le famiglie napoletane preparano all’ inizio del mese di dicembre e ripongono dopo l’Epifania. A volte in molte case viene costruito artigianalmente , comprando il sughero e la carta che modellano sopra una rudimentale struttura di legno.
Quella del presepio e’ un’arte antica, e rappresenta tutta la popolazione , innestando in una scenografia montanara, oltre ai personaggi della nativita’ , tra grotte e ruscelli , anche quelli della vita civile quotidiana ; il pescivendolo , l’oste, il pizzaiolo, il castagnaro, l’ impagliatore di sedie , l’acquafrescaio, e altri bottegai . A volte vengono anche riprodotti personaggi contemporanei che in quel particolare momento hanno attratto maggiormente l’ attenzione pubblica e gli attori della tradizione comica napoletana ; tra quest’ultimi un posto privilegiato spetta a Eduardo De Filippo , grande drammaturgo e protagonista delle commedie napoletane che viene raffigurato intento a costruire e contemplare il suo presepio in ” natale in casa Cupiello ” , forse la sua opera piu’ amata e popolare .
E’ proprio Eduardo De Filippo , che ha portato nel mondo con questa commedia e con la sua ossessiva domanda < te piace o’ presepio ?> , la diffusione di tale antica tradizione , facendo conoscere altresi’ agli italiani le loro origini ( che nulla hanno a che fare con i nordici alberi di natale ) , ha assunto il ruolo di spirito protettore dei pastorai , divenendo il personaggio maggiormente riprodotto . Con la colla e il martello in mano , lo scialle di lana sulle spalle , ancora in pigiama , appena alzato dal letto , si accinge ad ottemperare al suo primo pensiero , alla sua grande passione : il Presepio .
Naturalmente , fra tutti i personaggi raffigurati, non puo’ mancare San Gennaro , il santo patrono di Napoli , che in via San Gregorio Armeno e’ molto venerato .
Via S. Gregorio Armeno , è un piccolo e stretto cardine della antica Neapolis greco- romana oggi famosa e nota in tutto il mondo per la presenza di botteghe dove si costruiscono pastori e presepi .Qui potrete fermarvi ed ammirare le tante botteghe di artigiani e magari compare un piccolo corno portafortuna da regalare ad amici o parenti .
Alla fine di questo stretto lungo vicolo ci troviamo in uno dei luoghi più antichi di Napoli , l’antica piazza dell’Olmo dove troviamo come un’iscrizione marmorea ci ricorda , la vecchia casa di San Gennaro ” martire patrono “. L’ enorme lapide posta nel 1949 sul seicentesco palazzo recita a chiare lettere : < In questo palazzo nacque il più illustre cittadino di Napoli, San Gennaro , nell’erta via che dal ginnasio e dal portico menava al Campidoglio di rimpetto alla Basilica di Augusto poi dedicata al Santo … >. Il barone Cianci di Sanseverino nel 1955 sostenne di aver scoperto ad una decina di metri sotto il palazzo addirittura la culla del santo che per tradizione si dice sia nato con le mani giunte.
Di fronte a questa casa sorgeva infatti dove ora si trova la chiesetta di San Gennaro dell’Olmo , un tempietto dedicato ad Augusto . Al suo posto l’Imperatore Costantino fece sorgere l’antica chiesa di San Gennaro ad Diaconam , la prima dedicata a Ianuarius in città , dove i diaconi venivano a svolgere assistenza di soccorso per i poveri. La chiesa fu poi detta ” all’Olmo ” per la presenza di un albero sul quale i vincitori dei giochi gladiatori , che si tenevano nella contrada Carbonara , appendevano le loro corone di alloro .
N.B. In questa Via Carbonara , presente presso l’odierna area di Porta Capuana, si tenevano infatti in cruenti combattimenti ad armi bianche, veri e propri giochi gladatorii , al cospetto dei sovrani angioini.
Nell’ antica chiesa di San Gennaro ad Diaconam ,fu battezzato il piccolo futuro grande filosofo italiano, Giambattista Vico che ha dimorato fino ai suoi 17 anni al civico numero 31 di Via San Biagio dei librai ( ad angolo con Via San Gregorio ) . Lo ricorda una lapide messa in bella vista sull’edificio che recita: < In questa cameretta nacque il XXIII giugno MDCLXVIII Giambattista Vico .Quì dimorò fino a diciassette anni e nella sottostante bottega di libraio , gestita dal padre Antonio , usava passare le notti nello studio >.
In questo basso unitamente ad un angusto vano soprastante di sei metri di lunghezza e tre di larghezza privo di servizi , visse il padre Antonio, con otto figli , in ristrettezze di ogni tipo , dividendo poverta’ e malattie . Si cucinava in strada su un fornello portatile visto che la casa era sprovvista di una cucina. La bottega era quasi tutta ostruita dal bancone di vendita e dagli scaffali , mentre l” unico punto luce era una piccola finestra sulla strada che affacciava di fronte ad un alto edificio e dalla quale pertanto entrava poca aria , luce e sole.
Qui’ nacque e visse Vico insieme ad altre nove persone , studiando ininterrottamente sul bancone del padre. All’età di sette anni cadde dalla scala e battè violentemente la testa rimanendo per ben cinque ore senza conoscenza . Subì un frattura cranica ed una grossa tumefazione che comportò diverse incisioni di drenaggio . Il cerusico ( medico-barbiere) accorso sul luogo dell’ incidente osservato la rottura del cranio e considerato il lungo svenimento fece la sua prognosi : il povero bambino non aveva speranze in quanto o sarebbe morto o nel migliore dei casi sarebbe sopravvissuto con grave danni cerebrali e conseguenti deficit intellettivi .Ma per fortuna nessuno dei due giudizi si avverò e dopo una lunga convalescenza durata ben tre anni ,il giovane ragazzo pensò bene di utilizzare quel cervello miracolato per intraprendere i suoi studi ” matti e disperatissimi ” in piena autonomia nella piccola libreria del padre consegnando al mondo intero uno dei più grandi filosofi italiani di tutti i tempi.
Da piazzetta dell’Olmo parte lo stretto vicolo S. Gregorio Armeno che funge da collegamento tra il decumano maggiore ( via tribunali ) a quello inferiore ( spaccanapoli ).In questa zona durante alcuni scavi sono state ritrovate piccole statuine in terracotta dedicate a Demetra ,Apollo e Diana a dimostrazione che probabilmente la tradizione di piccoli lavori in terracotta di personaggi si sia tramandata in questo luogo per secoli fino ad arrivare all’attuale arte presepiale venduta nei tanti negozi che affollano lo stretto cardine.
Il vicolo opposto nel cui angolo troviamo incastonato un pezzo di un’antica colonna romana ,si chiama vico figurari il cui nome deriva da figurine ,( immagini religiose ) e dove probabilmente già tanto tempo fa prima i cittadini greci e poi quelli romani offrivano come ex voto delle piccole figurine ( statuine ) di terracotta delle tante divinità adorate in questo antico luogo e fabbricate nelle tante botteghe che qui erano presenti.
Salendo invece per via S. Gregorio Armeno , troviamo alla fine dello stesso , il complesso di San Gregorio Armeno composto dalla chiesa e dal monastero con chiostro che prende il nome dalle spoglie del santo trasportate nella chiesa dalle monache armene riparate in Napoli per sfuggire alla persecuzione degli Inoclasti .
In questo edificio vivevano le monache di clausura del convento che nel tempo divennero sempre piu’ numerose . Questo porto’ alla necessita’ di costruire un piu’ ampio monastero sul lato opposto della strada . Le due strutture furono poi congiunti dal cavalcavia tuttora esistente che nel XVII secolo venne sormontato dal campanile della chiesa . Se ponete attenzione vedrete che si tratta di quel caratteristico campanile presente in fondo o al vicolo posto a cavallo nel suo sbocco su via San Gaetano che univa il convento di San Gregorio con il dirimpettaio convento di San Pantaleo.
Da uno scalone sulla nostra destra si può accedere al convento tutt’ora abitato da suore e ammirare il bellissimo chiostro ricco di agrumeti , e giardini ben curati, al cui centro si trova una grande fontana marmorea barocca affiancata da due grandi sculture a grandezza naturale che raffigurano Cristo e la Samaritana.
La chiesa presenta un interno fra i piu’ suggestivi del barocco napoletano .
Possiamo osservare in essa , una delle decorazioni barocche piu’ ricche e sfarzose della citta’, in cui spiccano preziosi affreschi di Luca Giordano .
La chiesa su progetto di Giovan Battista Lavagna dopo un restauro del 500 ,divenne ad unica navata con quattro cappelle laterali e fu realizzato lo straordinario soffitto cassettonato .
In fondo a destra c’e la cappella di Santa Patrizia , secondo patrone di Napoli il cui sangue contenuto in un’ampolla si liquefà in presenza del popolo credente ogni anno il 25 agosto .
In questo luogo esisteva un tempo un Tempio dedicato alla dea Cerere (Demetra) alla quale i cittadini prima greci e poi romani offrivano come ex voto delle piccole statuine di terracotta fabbricate nelle tante botteghe del luogo.
Tratto significativo a testimonianza dell’esistenza di questo Tempio e del culto di Demetra in Napoli e’ la presenza sotto l’arco della torre di San Gregorio Armeno ,di un bassorilievo murato ( opera di un ignoto artista dell’epoca ) che .raffigura una fanciulla che reca sul capo un cesto e reggente una fiaccola in una mano .
Alla fine di San Gregorio Armeno lo stretto vico immette su Piazza San Gaetano con al centro la statua del Santo.
Ci troviamo al centro del decumano Maggiore ,nella piazza più antica della vecchia Polis dove si incontrava la cittadinanza e avvenivano gli eventi più importanti della città. La vecchia Agorà greco-romana
