All’esterno del Duomo, è visitabile il Museo del Tesoro di San Gennaro, che ospita numerosissime opere d’arte, gioielli, e argenti donati nel corso dei secoli in segno di devozione al santo patrono .
Nel tempo il museo grazie a un patrimonio di beni popolari e doni di imperatori, re, regine e papi e’ arrivata a raccogliere una collezione di 21.610 capolavori ; donati sia perche’ erano devoti sia per ingraziarsi il popolo.
Tra le opere d’arte , piu’ belle e preziose sono da menzionare certamente la splendida mitra gemmata con 3694 pietre preziose realizzata dall’orafo Matteo Treglia  nel locale Borgo degli Orefici ( la mitra, che serviva da copricapo alla statua di san Gennaro durante le processionie) e la leggendaria famosa collana realizzata con 13 grosse maglie in oro massiccio e argento con appese croci tempestate di zaffiri , e smeraldi ( vero capolavoro da fare invidia alla corona inglese ) fatta da Michele Dato nel 1679 . Questa collana e’ stata arricchita fino al 1879 di varie pietre preziose con le donazioni di regnanti di tutta Europa.
Entrambe le opere furono fatte su commissione della Deputazione della Cappella del Tesoro di San Gennaro per il busto Reliquiario del Santo.
Tra le altre opere meritevoli di menzione sono : la croce in argento e coralli (1707) della famiglia Spera; il calice in oro e pietre preziose donato nel 1761 da re Ferdinando IV e la pisside gemmata offerta da re Ferdinando II nel 1831.
Fanno bella mostra di sé, l’ostensorio in oro, argento e rubini dalla ricca decorazione circondata da una gloria di angeli tra tralci di vite e nuvole, donato a San Gennaro da Napoleone, tramite il cognato, Gioacchino Murat nel 1808 .
Sì, lui che aveva saccheggiato tutta l’Italia, a Napoli non toccò niente ma offrì addirittura una croce e un ostensorio di rara ricchezza al patrono della citta’ .
Vi e’ un altro ostensorio in oro, pietre preziose e smalti del 1837, di Maria Teresa d’Austria per le sue nozze con Ferdinando II.
Infine il calice in oro zecchino offerto da Papa Pio IX nel 1849 per ringraziare i napoletani dopo essere stato ospitato in asilo a causa dei moti mazziniani di Roma;la croce episcopale in oro, smeraldi e diamanti donata da re Umberto I e Margherita di Savoia nel 1878 e la pisside in oro, corallo e malachite, realizzata dalla famiglia torrese degli Ascione e donata da Umberto di Savoia nel 1931 in occasione del suo trasferimento a Napoli dopo le nozze con Maria José principessa del Belgio .
Durante la Seconda guerra mondiale una bomba cadde sul duomo di Napoli e per proteggere il tesoro i napoletani lo fecero custodire al Vaticano.
Terminata la guerra, il Vaticano era riluttante a restituirlo. Al cardinale di Napoli si presentò un uomo di nome Giuseppe Navarra, molto famoso per le sue attività nel mercato nero. Era soprannominato il re di Poggioreale, era un malavitoso insomma, e disse: «Il tesoro ve lo recupero io». Il cardinale, allora, gli diede l’incarico ma non fu così facile.
Dopo dieci giorni si seppe che era riuscito a riprendere il tesoro ma Navarra sparì nel nulla e a Napoli si disperavano chiedendosi come avessero potuto fidarsi di lui. Dopo dieci mesi, invece, Navarra si presentò davanti al Duomo con tutto il tesoro intatto. Non aveva preso niente e spiegò che conoscendo le bande di sbandati che c’erano al tempo aveva dovuto viaggiare solo di notte e per strade secondarie facendo un giro lunghissimo per raggiungere Napoli. Quando gli chiesero cosa voleva in cambio disse: «Niente, voglio solo avere l’onore di essere riconosciuto come colui che ha riportato il tesoro di san Gennaro a casa». Questa la dice lunga di come il vero antifurto per questo enorme tesoro siano gli stessi napoletani  che, indipendentemente dal tipo di morale , lavoro o ambiente sociale essi appartengono  , nutriscono  un affetto verso il Santo protettore che va  ben oltre il semplice aspetto devozionale   della propria fede.

Il Santo è come uno di famiglia e proprio per questo motivo non si tocca . Guai a tooccarlo o a parlarne male ……..

A tal proposito dovete sapere che dopo il Concilio Vaticano II, una specifica commissione, mettendo in dubbio la reale esistenza nel passato della figura di San Gennaro  decretò che questi non poteva essere più santo . La riforma liturgica del 1969 decretò quindi che per ordine papale , San Gennaro non era più santo.

Ovviamente la notizia destò grande clamore a Napoli , dove la Curia ed i napoletani incominciarono ad insorgere contro questa folle decisione . Mettere San Gennaro in dubbio con i suoi miracoli ed il suo sangue era come offendere  una persona di famiglia e tutti ne furono risentiti . Le proteste si levarono altissime ma il Vaticano fu irremovibile e fece solo la modesta concessione  di stabilire che Gennaro poteva essere ancora venerato come Santo , ma solo a livello locale .

I napoletani videro questa decisione come un declassare il proprio patrono in una serie inferiore di Santo ( dalla serie A alla serie B ) . Qualcuno era addirittura preoccupato che il Santo potesse offendersi per questa decisione e incominciò  a temere  eruzioni e catastrofi naturali scatenate dalla sua  rabbia   .

Successivamente come si fa per un buon amico in difficoltà si cercò di consolarlo e  fu questo il motivo per cui sui muri della città incominciarono a comparire una serie di scritte  inneggianti il Santo . I napoletani in quella circostanza non fecero mancare il loro conforto ,il loro affetto , il loro amore e  la loro fede infinita verso San Gennaro con scritte e striscioni vari apparsi in città in tutti i quartieri.

Uno di questi striscioni affisso fuori il Duomo fu poi destinato a rimanere  famoso nella storia : ” San Gennà ,futtatenne “.

E così deve essere stato , visto che ultimamente una recente ricerca ha stabilito in Vaticano che San Gennaro è il Santo più amato del mondo .

 

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