In tempi antichi la città di Napoli era chiamata la ” città dei sette castelli ” poichè nel suo perimetro si trovavanp ben sette castelli: Castel dell’Ovo, Castel Nuovo ( maschio angioino ) , Castello del Carmine , Castel Sant’Elmo , Castel Capuano , Castello di Nisida ed il Forte Vigliena .
Tutti questi castelli erano collocati in modo da creare un potentissimo sistema di difesa del Golfo di Napoli contro gli attacchi dal mare.
Allora, scopriamo insieme queste sette meraviglie:
Maschio Angioino
Il Maschio Angioino (o Castel Nuovo) che domina piazza Municipio , con la sua pianta trapezoidale e le cinque torri presenti è considerato oggi il piu’ grande castello del mediterraneo ; i napoletani lo chiamano Maschio Angioino, ma il suo nome originale e’ Castelnuovo , per distinguerlo dal vecchio Castel dell’Ovo e forse anche da Castelcapuano .
Esso viene chiamato ‘Maschio ‘ perche’ con tale nome viene indicato il torrione piu’ importante di un castello e per traslato e’ da intendersi ‘ castello ‘, mentre ‘Angioino ‘ perche’ fu fatto edificare da Carlo I di’ Angio’
La sua costruzione iniziò nel 1279 per volere di Carlo I d’Angiò, quando la capitale del regno fu spostata da Palermo a Napoli e, successivamente, con la ricostruzione voluta da Alfonso d’Aragona, da castello-palazzo divenne una fortezza moderna abbastanza simile a quella attuale.
Il grandioso arco in marmo bianco del suo ingresso, che mostra due grandiose porte di bronzo , è una magnifica opera del rinascimento fortemente voluta da Alfonso d’Aragona per eternare il proprio trionfo della conquista della città dopo i lunghi e ripetuti assedi contro le armate angioine.
Nei suoi sotterranei si trovano : la fossa del coccodrillo , detta anche del miglio , in quanto funzionava da deposito del granno della corte Aragonese e la prigione dei Baroni
La fossa del coccodrillo, detta anche del miglio, era il deposito del grano della corte aragonese, ma era usata anche per i prigionieri. L’antica leggenda del coccodrillo che narra di misteriose sparizioni dei prigionieri a causa di un coccodrillo che penetrava da un’apertura nel sotterraneo e trascinava in mare i detenuti per una gamba dopo averli azzannati. Nella fossa dei Baroni, invece, ci sono quattro bare senza alcuna iscrizione e sono appartenenti a quelle dei nobili che presero parte alla congiura dei Baroni nel 1485.
La leggenda del coccodrillo narra di numerose e inspiegabili misteriose sparizioni di prigionieri: a un certo punto, ci si rese conto che queste erano dovute a un coccodrillo che penetrando da un’apertura nel sotterraneo , azzannava i reclusi a gamba, fino a trascinarli in mare.
Di spiccata bellezza e forte fascino è la Sala dei Baroni, chiamata così per via della congiura di alcuni baroni contro Ferrante I d’Aragona nel 1487, il quale, venendo a conoscenza del fatto che i nobili tramavano qualcosa contro di lui, con una scusa, li riunì in questa sala per poi arrestarli e condannare alcuni di loro a morte. Nella fossa sono state ritrovate quattro bare senza alcuna iscrizione che sono appartenenti secondo molti storici a quelle dei nobili che presero appunto parte alla congiura dei Baroni
Attualmente il castello è destinato ad un uso culturale e, al suo interno, nella sala Santa Barbare è stato anche allestito un Museo Civico ricco di affreschi trecenteschi , e interessanti frammenti scultorei di grandi artisti appartenenti alla vecchia scuola napoletana della metà del XV secolo.
Castel Sant’Elmo
Situato nella parte più alta della città sulla collina del Vomero, Castel Sant’Elmo è una antica fortezza che domina dall’alto tutta la città . Di origine medievale, fu edificato dove un tempo aveva sede la Chiesa di Sant’Erasmo, da cui “Eramo” e poi “Ermo”, fino a “Elmo”. In tempi antichi chiamato “Paturcium”, fu fatto costruire da Roberto D’Angiò dal 1336 al 1343 ampliando e trasformando una torre già presente che aveva solo funzioni di osservatorio.
Nel 1329 Roberto d’Angio avrebbe in effetti solo ampliata la costruzione trasformando la torre in un castello che chiamo’ Belforte. L’ampliamento fu affidato agli stessi architetti, Francesco di Vivo e Tino da Camaino, che iniziarono la costruzione della splendida Certosa a pochi passi.
Nel 1857 un fulmine colpì la polveriera, causando il crollo di gran parte della fortezza e uccidendo 150 persone.
Durante la Rivoluzione partenopea del 1799 fu conquistato dal popolo e successivamente dai repubblicani ma, con la caduta della Repubblica, diventò la prigione di importanti esponenti della rivoluzione tra cui: Eleonora Pimentel De Fonseca, Giustino Fortunato, Francesco Pignatelli, Giovanni Bausan, Luisa Sanfelice e Domenico Cirillo.
L’attuale configurazione, con impianto stellare a sei punte, fu realizzata tra il 1537 e il 1547 su progetto di Pedro Luis Escrivá di Valenza. Oggi il castello ospita il Museo Novecento, ricco di opere d’arte, ed è sede di mostre ed eventi culturali.
Castel Capuano
Nei pressi di Porta Capuana, verso la fine del Decumano maggiore, Castel Capuano fu fatto costruire dal re normanno Guglielmo di Altavilla detto Il Malo sui resti di una precedente fortezza ducale in un’area dove, in epoca romana, sorgevano probabilmente le Terme o un Ginnasio. Sotto il suo regno il maniero funziono’ da reggia e da fortezza prendendo il nome dalla vicina Porta Capuana – dove partiva la strada che conduceva a Capua -Questo castello fu residenza reale prima che Carlo I d’Angio , trasferendo la capitale del regno da Palermo a Napoli decise di stabilire la nuova residenza reale in un nuovo castello ( Castel Nuovo ). Nel XVI secolo, per volere del viceré spagnolo Don Pedro de Toledo, diventò un palazzo di giustizia ed i suoi sotteranei un carcere.con soffocanti prigioni . Da quel momento sara’ chiamato ‘ il palazzo della vicaria ‘, perche’ era il Vicario del Regno a presiedere al governo del potere giudiziario .
Le esecuzioni capitali avevano luogo nello spazio antistante la facciata settentrionale e le gabbie di ferro con dentro le teste recise dei giustiziati , oppure le mani o i piedi, troncati , dei condannati , venivano appese all’angolo del castello prospiciente via Carbonara, sulla facciata che dà su Piazza Capuana.
Secondo una leggenda , tra le mura del castello, si aggira il ” fantasma degli avvocati “, appartenente a Giuditta Guastamacchia.
Oggi si possono visitare gli affreschi del Salone della Corte d’Appello, la Sala dei Busti, in cui sono esposti i busti dei maggiori giuristi della scuola napoletana , la Cappella della Sommaria e la Fontana del Formiello costruita nel 1490 come abbeveratoio per cavalli
Castello del Carmine
Castello di Nisida
Forte di Vigliena
Situato nel quartiere di San Giovanni a Teduccio, in via Marina dei Gigli, sul ponte dei francesi . in prossimità del mare , in una zona un tempo abitata da pescatori e da costruttori di barca ,il Forte di Vigliena venne realizzato , probabilmente nel 1706 ,secondo i progressi dell’arte militare spagnola dell’epoca da Juan Manuel Fernández Pacheco y Zúñiga, duca di Escalona e marchese di Villena.
Il forte aveva la forma di un pentagono , e basse mura bastionate alte solo 6 metri che rendendolo poco visibile dal mare gli consentiva di nascondersi perfettamente al bersaglio nemico . Era infine anche dotato di un grosso fossato attraversato da un ponte Il lato verso terra terminava con due bastioni da cui si sviluppavano in senso longitudinale , ai due lati , delle mura che terminavano anch’essi in altri due bastioni , dei quali quello a destra era adibito a deposito di attrezzatura militare e l’altro alla cui entrata era posta una guardia , a deposito della polveriera .
Il fortino si rese celebre nel 1799 , anno della rivoluzione di Napoli .quando divenne teatro di scontro tra le forze della Repubblica partenopea e quelle sanfediste : il 13 luglio 1799, centocinquanta rivoluzionari di pattuglia nel forte , comandati dal sacerdote di Conigliano calabro Antonio Toscano furono assaltati da tre battaglioni sanfedisti del cardinale Ruffo.
Il comandante Toscano, a quel punto , vistosi in netto svantaggio, decise di dare fuoco alle polveri da sparo facendo esplodere il forte che causò non solo la propria morte ma anche quella di buona parte dei suoi uomini e dei nemici. Il forte fu, così, semidistrutto dall’esplosione e si salvò un solo repubblicano, Fabiani, che si gettò in mare prima dello scoppio.
La fortezza , diventata nel 1981 , Patrimonio Nazionale , ha dato nel tempo nome a tutta la zona ,compresa la stessa Via Marina del Giglio che deve il suo nome al giglio borbonico inciso a bassorilievo su un’antica lastra di granito trovata in località
Oggi del castello resta ben poco, ma più volte si è pensato di costruire in quella zona un parco archeologico.
Castel dell’Ovo
Di epoca normanna, è il castello è il più antico della città : la sua costruzione fu voluta da Guglielmo il Malo e fu attuata nella seconda metà del XII secolo su una fortificazione già esistente, creata da alcuni monaci che nei tempi passati si erano insediati sull’isolotto del ‘Salvatore’. Il sovrano fece edificare una grande torre chiamata ‘Normandia’, con una merlatura e un antemurale a protezione dell’entrata.
Il suo nome ” dell’Ovo ” , deriva da un’antica leggenda legata a Virgilio , il poeta mago.
Secondo la leggenda egli per assicurare il favore degli Dei alla citta’, avrebbe posto un uovo magico alchemico ( l’ATHANOR ) nelle fondamenta del castello dentro una gabbia. Virgilio avrebbe legato le sorti della citta’ a questo uovo facendolo divenire una sorte di talismano e simbolo della citta’ . Questo uovo se restava integro e non si rompeva garantiva il benessere e la prosperita’ della citta’. Se invece si fosse rotto, Napoli sarebbe stata distrutta.
Secondo altre fonti invece il nome del Castello e’ da attribuire solo alla forma ovoidale dell’isolotto di Megaride su cui poggia il castello che ricordiamo fu dimora di re e grande ed impenetrabile fortezza sostenendo e rispondendo al fuoco di tante battaglie ma anche carcere di sovrani ( Corradino di Svevia e la prima regina Giovanna) e di famosi letterati ( Tommaso Campanella , Carlo Poerio ,Luigi Settembrini , Francesco De Sanctis e tanti altri).
L’isolotto di Megaride , su cui poggia il castello , faceva parte del famoso complesso luculliano, una splendida ed enorme villa del Patrizio romano Lucio Licinio Lucullo.
Egli si trasferì in questo luogo a vita privata dopo aver combattuto come generale in Asia ottenendo grandi successi e conquistando molti territori ma sopratutto grandi ricchezze.
Costruì in questo luogo una imponente e sfarzosa villa , conosciuta come Oppidum lucullianum che passo’ alla storia per lo sfarzo delle sue dimore e dei suoi giardini e dei ricchi banchetti che imbastiva, definiti ancora oggi ” Luculliani “.
Purtroppo della enorme villa ,che ospito ‘ in esilio l’ultimo imperatore romano d’ occidente , Romolo Augusto, oggi non rimane che qualche tronco di colonna o disseminati ruderi .
Secondo antiche leggende in questo luogo venne a morire trasportata dalle onde sulla spiaggia dell’isolotto , la sirena Partenope , ( dal greco ” “vergine” ). La sirena affranta per non aver saputo ammaliare con il suo canto l’eroe Ulisse ( che aveva dato ascolto ai consigli di Circe ), si getto’ dall’isola ( i Galli o Capri ) ed il suo cadavere fini’ trasportato dalle onde sull’isolotto di Megaride dando luogo al culto di Partenope che fu vivo per secoli.
Oggi il castello , dopo vari restauri , viene utilizzato sopratutto come sede di mostre , eventi ed importanti congressi ed ospita il museo Etnopreistorico. Dalle sue terrazza si può godere un magnifico panorama sul golfo di Napoli
Ai piedi del castello si trova il porticciolo di Santa Lucia con il suo caratteristico Borgo Marinari , ricco di bar , trattorie e ristoranti dove si possono mangiare ottimi piatti di pesce e della tradizionale cucina partenopea .
ARTICOLO DI ANTONIO CIVETTA