Tammuriata nera è l’epilogo di  una storia che inizia il 1 ottobre del 1943, quando i primi carri armati Alleati entrano in una Napoli già libera grazie alla resistenza delle Quattro Giornate effettuata da un popolo come poche volte tutto unito nelle sue classi sociali  contro un unico nemico.

Era quello il periodo della seconda guerra mondiale e la nostra città stava vivendo  uno dei periodi più tristi della sua  lunga storia . Essa purtroppo rappresentava un obiettivo strategico di primaria importanza e fu bersagliata, in momenti differenti, prima dagli alleati e poi dai tedeschi . La  popolazione, era in preda alla  fame,e alla la miseria e le malattie serpeggiavano per i vicoli distrutti dai bombardamenti. Uno di questi  ( il  novantaseiesimo dall’inizio della guerra ) in particolare era  quello  che più aveva colpito al cuore la nostra città  : 400 bombardieri alleati scaricarono purtroppo  il 4 agosto 1943 una valanga di bombe sulla nostra città martoriandola definitivamente nelle vittime dei crolli e nei nostri monumenti e famose e antiche chiese come per esempio quella di Santa  chiara  fu addirittura rasa al suolo . Napoli venne messa letteralmente in ginocchio.  Il porto fu raso al suolo e i monumenti risultarono gravemente danneggiati.  Persino la Reggia di Caserta e gli scavi di Pompei furono ripetutamente e selvaggiamente colpiti  perdendo preziosissimi  reperti e antichi dipinti.

La situazione gia di per se quindi non era delle migliori ma all’avvenuto successivo armistizio firmato da Badoglio  in città la situazione precipitò ulteriormante . A Napoli in quel momento erano presenti circa ventimila i tedeschi  e il popolo, senza alcuna protezione , divenne ostaggio e vittima della furia vendicativa nazista . I  tedeschi per vendicarsi dell’armistizio firmato da Badoglio ,che consideravano un vero e proprio tradimento fatto dagli italiani nei loro confronti , misero in atto tremende ritorsioni  in città  fino a dare   l’ordine di deportazione nei campi di lavoro tedeschi per tutti i maschi fra i 18 e 33 anni.
Bloccarono quindi tutte le strade della citta’ e incominciarono a fermare ed arrestare tutti gli gli uomini che per disgrazia si trovavano a passare in quel momento . Questi furono poi caricati con la forza sui camion e chiusi nello stadio Collana in attesa di essere deportati. Le case e i negozi furono saccheggiati e gli uomini e le donne che si opponevano furono fucilati sul posto.
La popolazione, già’ di per se  ridotta alla disperazione , priva di cibo e d’acqua e  stremata dalla fame  anzichè abbattersi trovò invece la forza di risollevarsi e combattere cominciando  ad assumere atteggiamenti sempre piu’ ostili verso le truppe naziste.   Con il passare dei giorni incomincio’ a tramare feroci scontri organizzando  numerosi agguati a scapito dei soldati tedeschi  che applicarono  subito una ritorsione durissima contro i ribelli .  Il colonnello Hans Scholl ordinò  il coprifuoco e dichiarò lo stato d’assedio con l’ordine di uccidere tutti coloro che si fossero resi responsabili di azioni ostili alle truppe tedesche ordinando che : “per ogni tedesco morto saranno uccisi cento napoletani “.
Gli episodi di intolleranza di contro si intensificarono e  la popolazione anziche’ arredendersi  incomincio’ ad organizzare la resistenza ;  le donne in cerca di viveri e d’indumenti, gli uomini in cerca d’armi e munizioni. Il popolo vide come unica possibilita’ di libertà’ , al contrario di Badoglio , quella di scendere in strada e combattere da soli per liberarsi dei tedeschi  .I napoletani accomunati tutti dallo stesso spirito di liberazione , imbracciarono  il fucile e incominciarono la caccia al tedesco . In molti punti della citta’ incominciarono i primi scontri che in poche ore divennero sempre più numerosi ,  la gente iniziò a riunirsi  armata per le strade, a bruciare le camionette nemiche, e  a creare barricate per impedire il passaggio delle truppe tedesche. Gli abitanti del Vomero riuscirono a impadronirsi di armi e munizioni depositate in un arsenale e da quel luogo dove costituirono per iniziativa di Antonino Tarsia , il Comando Partigiano , incominciarono le quattro giornate di Napoli .
Combatterono tutte le fasce sociali della popolazione e con tutti i mezzi a loro disposizione   : armi, mobili , materassi ed anche vasche da bagno che pur di sbarrare la strada ai tedeschi   venivano gettate dai balconi e poste come barriera  .

 

 

 

 

 

 

Parteciparono alla lotta uomini, donne , bambini , studenti operai delle fabbriche  , ma sopratutto tanti scugnizzi dei quartieri popolari . Così come avvenne contro l’inquisizione parteciparono uniti contro il comune nemico tutte le fasce sociali della città . Dal 27 al 30 settembre combatterono  uniti in uno slancio di orgoglio e disperazione tutti uniti uno accanto all’altro scugnizzi intellettuali , ed insospettabili professori . L’energia profusa nella lotta fu tale che neanche la potenza militare tedesca , dotata del doppio delle armi militari e di mezzi corazzati , riuscì a domare .

Il gruppo piu’ folto e coraggioso dei rivoltosi che si mise in luce nei combattimenti , era  formato proprio da tipici scugnizzi napoletani che impavidi e incuranti di essere ammazzati  , senza alcuna paura ,  rubavano armi ai tedeschi  caduti  e li riportavano  dietro le barricate dei rivoltosi dove essi stessi si rendevano poi protagonisti di eroici scontri contro le truppe tedesche  .

 

La sera del  29 settembre dopo numerosi scontri  i tedeschi trattarono la resa con gli insorti: il comandante del presidio maggiore tedesco con la bandiera bianca issata  chiese di trattare la resa. Ottennero di uscire indenni da Napoli in cambio del rilascio degli ostaggi ancora prigionieri al campo sportivo. Furono costretti così’ ad ordinare l’evacuazione del campo sportivo e la restituzione dei 47 ostaggi detenutivi, in cambio della loro immunita’.Si tratto di una vera umiliazione per i nazisti che creduti di imporre il loro dominio alla città’ di Napoli , pur di avere salva la vita dovettero sottomettersi ad un gruppo di « straccioni» ribelli.

Il giorno dopo, il 30 settembre, le truppe tedesche lasciarono la città,  I napoletani avevano vinto ma il  prezzo che la popolazione pago’ per la sua insurrezione  fu molto alto ed il bilancio alla fine delle quattro giornate fu amaro; 168 patrioti combattenti caduti; 140 vittime tra i civili, 162 feriti, 75 gli invalidi civili, 19 caduti ignoti (l’elenco delle perdite continua ad accrescersi anche dopo la liberazione della città: nel pomeriggio del 7 ottobre il palazzo delle Poste, appena riattivato, saltò in aria a causa delle mine lasciatevi dai tedeschi, provocando la morte di molti cittadini .

Quando quindi gli alleati entrarono a  Napoli il 1° ottobre ’43.per dichiare la fine della guerra , essi  non fecero in tempo a vedere i  tedeschi  scappare  in quanto  il giorno prima, ultimo delle famose quattro giornate  il popolo napoletano li aveva già  cacciati. Le truppe anglo-americane  poterono quindi entrare in Napoli senza sparare neanche un colpo  e la nostra gente accolse il loro arrivo con esultanza tirando un sospiro di sollievo e sperando finalmente di voltar pagina . La fine della guerra mostrava infatti  un bilancio terribile :  Napoli alla fine del conflitto risultò essere stata la città più bombardata d’Italia (circa 200 raid di cui 120 a segno) ,   migliaia di famiglie napoletane in lutto , un terzo degli edifici in macerie, il porto distrutto, mancanza di gas, carenza d’acqua e di viveri, condizioni igieniche pessime e tifo petecchiale insorto per la promiscuità nelle affollate cavità  sotterranee adibite a ricoveri pubblici.

Il secondo conflitto mondiale aveva ridotto la nostra città ad uno scheletro . La povertà e la fame venivano ingigantiti dal dolore della morte dei propri cari che avveniva sotto gli assidui bombardamenti che distruggevano case e affetti. Il dolore e la mancanza di tutto ( case ed alimenti ) alimentarono lentamente tra la popolazione un forte sentimento antifascista .

Ma purtroppo  la nostra città anziche trovare un po di pace e serenità ,  presto dovette subire  nel dopoguerra un altro periodo pieno di angosce. Quello dell’occupazione anglo-americana fu purtroppo un altro periodo caratterizzato da miseria , fame , macerie , assenza di ospedali , di nettezza urbana ed infinita tristezza .

Corruzione , contrabbando , prostituzione e ricerca di espedienti illeciti per sopravvivere cancellarono ben presto come ogni occupazione il sogno che il nuovo venuto portasse benessere alla nostra città .Per un lungo periodo i napoletani abbandonati dallo stato e come sempre lasciati a se stessi furono costretti a cavarsela da soli arrangiandosi alla meglio sotto il controverso controllo degli Alleati.

A governare Napoli venne inviato il colonello americano Charles Poletti  che a sua volta scelse come aiutante e interprete tale Don Vito Genovese , socio del famigerato Lucky Luciano  noto boss di una delle cinque famiglie mafiose di New York, rifugiatosi in Italia per sfuggire a un processo per omicidio. Egli ,  passato opportunamente dalla parte degli antifascisti  si era reso  molto utile, grazie ai suoi particolari legami, per far sbarcare in Sicilia  gli  Alleati . Il boss ovviamente non si limitò al semplice esilio ma approfittando del razionamento dei viveri presente in città si adoperò per far instituire un commercio clandestino dei generi alimentari in città (   coperto dagli ufficiali americani che ne favorivano gli affari ).  I loschi affari di Don Vito Genovese aprirono le porte ad un mercato clandestino enorme che fece fare un forte ulteriore salto ad una criminalità organizzata come la camorra sopratutto  quando  ne divenne erede in seguito all’arresto  di Don Vito e sua successiva estradizione negli Stati Uniti. Il boss fu sottoposto al processo che aveva cercato di evitare fuggendo in Italia,(  durante il processo  un testimone chiave morì avvelenato in circostanze “misteriose”)  . Don Vito fu assolto dalle accuse per mancanza di prove partendo da quel momento  alla conquista dei vertici della mala statunitense.

La camorra rinvigorita dal narcotraffico instaurato con le cosche statunitensi guadagnò sempre più potere e  conseguente  influenza sia nel tessuto sociale della plebe che negli ambienti politici  decisivi dell’amministrazione.  Lo stato italiano preso finalmente atto del potere acquistato dalla camorra pensò a quel punto di porvi rimedio nel 1956 attraverso una incomprensibile  legge che mandava in esilio  ( soggiorno obbligato )  al confine settentrionale tutti gli accertati delinquenti . Essa aveva l’intento  di allontanare i malavitosi dalla sua terra di origine   nella convinzione che al Nord non sarebbero riusciti a ricreare una rete criminale. E invece la stupida legge  divenne un terribile boomerang . A Milano e nei centri limitrofi furono relegati circa 400 uomini delle cosche sopratutto calabresi  che sfruttando  le convenienti condizioni economiche del florido periodo postbellico e la maggiore autonomia d’azione rispetto alle lontane zone di origine, fecero di quei luoghi dei veri e propri quartieri generali dove poter gestire il crimine organizzato. Nuovi rapporti nacquero tra mafiosi e imprenditori lombardi e ben presto il capoluogo lombardo divenne uno dei mercati più floridi ed importanti per il traffico ed il consumo di stupefacenti con rinnovata nuova possibilità per i clan di acquisire ingenti capitali e liquidità utile a creare importanti legami con l’imprenditoria e la politica del posto .La camorra allargò così il suo potere all’intera Italia.  Il resto è storia .

 

Napoli nei suoi successivi  due anni e mezzo divenne la retrovia degli alleati e 100mila militari di ritorno dal fronte di  Cassino  si riversarono nella nostra città.. Erano ovviamente uomini che  dopo aver visto e vissuto  tanto dolore avevano solo voglia di divertirsi e mettere un po’ da parte gli orrori della guerra.  Intanto la popolazione viveva nella miseria, nell’avvilimento e nelle malattie. Molte donne allettate dalla disponibilità economica dei militari scelsero la via della prostituzione per sopravvivere alla fame e agli stenti Napoli quindi  come sempre lasciata sola da un governo centrale , si attrezzò e cominciarono a proliferare i bordelli. ed un incredibile  mercato del sesso che non mancò ovviamente di comportare qualche  imprevisto. Molti militari si ritrovarono con la sifilide o altre malattie veneree e tante ragazze con un nascituro indesiderato.

Qualcuna si illuse pure di aver trovato lo sposo e il padre del bambino. Ma dovette poi ricredersi quando dopo un lungo periodo il “soldatino amoroso” tornato al suo paese era sparito nel nulla.

Tuttavia qualcuna se la passò ancora peggio delle mancate spose. Infatti fino a quando il frutto dell’amore a pagamento aveva i nostri tratti somatici poteva esserci una possibilità di nascondere quel passato poco edificante ma spesso molti militari americani  erano di colore. Quindi il bimbo nato da quell’unione non poteva che essere nero o comunque  tale da non poter consentire alla madre di spiegare la nascita di un bambino nero se non come conseguenza di un rapporto mercenario con un soldato afroamericano…..nondimeno qualcuna ci provava  lo stesso.come vedremo farà poi  la protagonista di Tammurriata nera ,una canzone del 1944 scritta da  Edoardo Nicolardi e musicata dal consuocero E. A. Mario.

Eduardo Nicolardi, fu poeta, paroliere e giornalista, fondatore del settimanale umoristico il Re di denaro, chiuso dai fascisti che di senso dell’umorismo  certo non ne avevano all’epoca . Egli  oltre all’attività artistica per garantirsi uno stipendio sicuro e una pensione garantita che sicuramente avrebbe fatto comodo alla sua numerosa famiglia. all’epoca lavorava come direttore amministrativo presso l’Ospedale Loreto mare di Napoli.

Un giorno , mentre era in servizio presso l’ospedale,  avvertendo un  gran trambusto provenire dal reparto maternità si unì agli altri curiosi e vide che l’interesse era dettato da un bimbo nero partorito da una ragazza napoletana. Giunto sul luogo trovò alcune persone in lacrime e altre che discutevano animatamente . Era chiaro a tutti quello che significava ma si sa, in qualsiasi situazione fuori dalla norma ognuno vuole dire la sua. I parenti di colui che credeva di essere fino a prima dell’avvenuto parto il vero padre erano tutti un po alterati per la vergogna che dovevano subire agli occhi della gente , mentre i genitori della ragazza erano invece offesi per il cosidetto ” scuorno in faccia ” dato alla famiglia . Il marito della ragazza non riusciva invece a darsi pace e ripeteva solo continuamente a chi gli domandava come fosse potuto accedere la frase ” O sacc’ io comm’è succiess “e proferiva sempre la  parola -corna- .

La notizia si diffuse ovviamente in un attimo in tutto il quartiere . Ne incominciarono a parlare le commari e le capere e la voce circolò rapidamente in tutta Napoli. Ma a ben sentire la notizia non era tanto originale . Di quei fatti se ne contavano tanti in città .in quel periodo . La colpa era di quei soldati americani di colore … da allora i casi di bambini nati con la pelle nera erano diventati frequenti . Qualcuno cercava  delle scuse: forse c’è qualcosa che la scienza non sa spiegare?  Qualche vecchia popolana di tanto in tanto allora interveniva  e diceva la sua … qualche plausibile  soluzione ci doveva essere ….una spiegazione ci doveva  stare   ….  in passato ci erano già  stati dei casi precedenti…..  Una donna gravida trovandosi improvvisamente di fronte un uomo nero può restare impressionata e trasmettere questa impressione al bambino che di conseguenza diventa nero. Se non addirittura restare incinta.  La neomamma invece dichiarando di volersi comunque  tenersi il bimbo seppure di colore nero , nero , nel contempo spiazzava tutti … si sarebbe chiamato Ciro e lo avrebbe cresciuto da sola….

Nicolardi,  già autore della famosa canzone  napolatana Voce ‘e notte ,  espresse invece la sua opinione  in versi scrivendo nel suo studio la stessa sera le parole di  Tammurriata nera . L’episodio accaduto la mattina in ospedale gli aveva dato lo spunto per scrivere uno dei brani poi divenuti più famosi e trascinanti della canzone napoletana . Essa infatti inizialmente interpretata da Vera Nandi e poi da Renato Carosone sarebbe diventata con la Compagnia di Canto Popolare negli anni settanta , un clamoroso successo nazionale rimasto per mesi in cima alla classifica .

CURIOSITA’ : Vera Nandi oggi a molti sconosciuta è stata una soubrette di grande successo degli anni Quaranta. Essa  fu prima interprete anche di Simmo ’e Napule paisà. Nel corso della sua brillante carriera lavorò con le compagnie di Macario e Nino Taranto , partecipò al  Festival di Sanremo  nel 1952 e recitò anche nel teatro di Eduardo De Filippo . .

Le parole immaginano la scena. come si sarebbe sviluppata quella situazione in un quartiere popolare ed una volta posto alla visione del consuocero E.A, Mario, il testo suscitò l’entusiasmo di quest’ultmo  che volle musicarla.

CURIOSITA’ : Il  consuocero E.A. Mario, era il celeberrimo musicista autore fra tanti famosi brani della leggenda del Piave , il più famoso canto storico della Prima guerra mondiale. Egli una volta letto le parole scitte da Nicolardi  le mise  immediatamente in musica facendo così nascere  una canzone ironica e delicata, fra le più belle e trascinanti della storia della canzone napoletana. La canzone diventa forse la migliore testimonianza delle condizioni di vita nella Napoli dell’immediato dopoguerra, ed in tutte le città italiane dove la vita lentamente ricomincia. Facente parte del repertorio del grande Renato Carosone , Tammuriata nera è stata poi ripresa e rilanciata negli anni Settanta dalla Nuova Compagnia di Canto Popolare   che ha diffuso questa canzone in tutta Italia e ne ha decretato il grande successo nazionale.

Edoardo Nicolardi.

Ecco la canzone nella sua versione originale:

“Io nun capisco ‘e vvote che succere
e chello ca se vere nun se crere
è nato nu criaturo, è nato niro
e ‘a mamma ‘o chiamma gGiro
sissignore, ‘o chiamma gGiro.

Seh, vota e gira, seh
seh, gira e vota, seh
ca tu ‘o chiamme Ciccio o ‘Ntuono
ca tu ‘o chiamme Peppe o gGiro
chillo ‘o fatto è niro niro
niro niro comm’a cche…

S”o contano ‘e cummare chist’affare
sti cose nun so’ rare
se ne vedono a migliare
‘e vvote basta sulo ‘na ‘uardata
e ‘a femmena è rimasta
sott”a botta ‘mpressiunata.

Seh, ‘na ‘uardata, seh
seh, ‘na ‘mprissione, seh
va truvanno mò chi è stato
c’ha cugliuto buono ‘o tiro
chillo ‘o fatto è niro niro
niro niro comm’a cche…

E dice ‘o parulano, embè parlammo
pecché si raggiunammo
chistu fatto ce ‘o spiegammo.
addò pastin’ ‘o grano, ‘o grano cresce
riesce o nun riesce
semp’è grano chello ch’esce.

Meh, dillo a mamma, meh
meh, dillo pure a me
conta ‘o fatto comm’è ghiuto
Ciccio, ‘Ntuono, Peppe, gGiro
chillo ‘o fatto è niro niro
niro niro comm’a che…

‘E signurine ‘e Caporichino
fanno ammore cu ‘e marrucchine
‘e marrucchine se vottano ‘e lanze
e ‘e signurine cu ‘e panze annanze.

American espresso
ramme ‘o dollaro ca vaco ‘e pressa
sinò vene ‘a pulisse
mette ‘e mmane addò vò isse.

Aieressera a piazza Dante
‘o stommaco mio era vacante
si nun era p”o contrabbando
ì’ mò già stevo ‘o campusanto.

E levate ‘a pistuldà
uè e levate ‘a pistuldà
e pisti pakin mama
e levate ‘a pistuldà.

‘E signurine napulitane
fanno ‘e figlie cu ‘e ‘mericane
nce verimme ogge o dimane
mmiezo Porta Capuana.

Sigarette papà
caramelle mammà
biscuit bambino
dduie dollare ‘e signurine.

A Cuncetta e a Nanninella
‘e piacevan’e caramelle
mò se presentano pe’ zitelle
e vann’a fernì ‘ncopp’e burdelle.

E Ciurcillo ‘o viecchio pazzo
s”è arrubbato ‘e matarazze
e ll’America pe’ dispietto
ce ha sceppato ‘e pile ‘a pietto.

Aieressera magnai pellecchie
‘e capille ‘ncopp”e recchie
e capille e capille
e ‘o recotto ‘e camumilla
‘o recotto,’o recotto
e ‘a fresella cu ‘a carna cotta
‘a fresella ‘a fresella
e zì moneco ten”a zella
tene ‘a zella ‘nnanze e arreto
uffa uffa e comme fete
e lle fete e cane muorto
uè pe ll’anema e chillemmuorto.

E levate ‘a pistuldà
uè e levate ‘a pistuldà
e pisti pakin mama
e levate ‘a pistuldà”.

 

Traduzione

Io non capisco, a volte cosa succede…
E quello che si vede,
non si crede! Non si crede!
E’ nato un bambino nero, nero…
e la mamma lo chiama Ciro,
sissignore, lo chiama Ciro…

Séh! gira e volta, séh…Séh! volta e gira, séh…
Sia che tu lo chiami Francesco o Gaetano,
sia che lo chiami Giuseppe o Ciro,
quello, il fatto, è nero, nero,
nero, nero, non so come!

Lo raccontano le comari questo fatto:
“Queste cose non sono rare,
se ne vedono a migliaia!
A volte basta solo una guardata,
e la donna è rimasta,
dal fatto, impressionata…”

Séh! una guardata, séh…
Séh! una impressione, séh…
Chi sa chi è stato
che ha fatto centro:
quello il fatto, è nero, nero,
nero, nero, non so come!

Ha detto il contadino: “Ebbene, parliamo,
perché, se ragioniamo,
questo fatto ce lo spieghiamo!
Dove semino il grano, il grano cresce…
va bene o non va bene,
sempre grano è quello che esce!”

Mé’, dillo a mamma, mé’…
Mé’, dillo pure a me…
Sia che tu lo chiami Francesco o Gaetano,
sia che lo chiami Giuseppe o Ciro,
quello, il fatto, è nero, nero,
nero, nero, non so come!

Le signorine di Capodichino
fanno l’amore con i marocchini
i marocchini se ne approfittano
e le signorine con la pancia d’avanti

American espresso,
dammi il dollaro che ho fretta
sennò viene la polizia,
mette le mani dove vuole lui

Ierisera a piazza Dante
il mio stomaco era vagante
se non era per il contrabbando
gia’ stavo al camposanto

E levate ‘a pistuldà
uè e levate ‘a pistuldà,
e pisti pakin mama
e levate ‘a pistuldà

Le signorine napoletane
fanno i figli con gli americani
noi ci vediamo oggi e domani
in mezzo a Porta Capuana

Sigarette papà
caramelle mammà,
biscuit bambino
dduie dollare ‘e signurine.

A Concetta e Nanninella
piacevano le caramelle
mo si fanno passare per zitelle
e fanno a finire nei bordelli

E Circillo (=Churchill) il vecchio pazzo
si e’ rubato il materasso
e l’America per dispetto
gli ha scippato i peli dal petto

Ierisera mangiai pellecchie
i capelli sopra le orecchie
i capelli i capelli
e il decotto di camomilla
Il decotto, il decotto
e la fresella con la carne sopra
la fresella, la fresella*
e zio monaco con la testa rapata
ha la testa rapata avanti e indietro
e puzza di cane morto
uh per l’anima come puzza
uh per l’anima quello e’ morto

E levate ‘a pistuldà
uè e levate ‘a pistuldà,
e pisti pakin mama
e levate ‘a pistuldà

La canzone è stata interpretata con stile proprio da innumerevoli artisti tra cui  Roberto Murolo, Lina Sastri, Teresa De Sio  e Peppe Barra

 

CURIOSITA’ : Nella versione della Nuova Compagnia di Canto Popolare , una strofa della canzone recita: E levate ‘a pistuldà uè / e levate ‘a pistuldà, / e pisti pakin mama / e levate ‘a pistuldà, e un’altra: oh, drinking beer in a cabaret / was I having fun / until one night she caught me right / and now I’m on the run. Si tratta della napoletanizzazione del ritornello e del primo verso della canzone  Pistol Packin Mama di Al Dexter (che era al vertice delle classifiche USA il 30 ottobre 1943 e la cui versione più famosa è cantata da Bing Crosby   assieme alle  Annrews Sisters , probabilmente molto popolare tra i soldati americani, giunti a Napoli proprio in quel periodo. Il testo originale inglese era infatti: Lay that pistol down, / babe, Lay that pistol down / Pistol packin’ mama, / Lay that pistol down.

Tra le note negative che accompagnano la canzone va certamente annoverato il giudizio che il noto sassofonista e cantante Gaetano Senese in arte James Senese, figlio di una napoletana e di un soldato americano :

«Tammurriata nera è una canzone razzista, fai attenzione, non sentire la musica, ascolta le parole: offendono una donna bianca che fa un figlio con un nero. Insomma dice che ‘o guaglione è ‘nu figlio ‘e zoccola. Ti dicessi che è stato facile direi bugia. Dovevi conquistarti una tua dimensione e quando sei bambino non è automatico, te lo devi imparare a forza. Io mi guardavo e lo vedevo che non ero come gli altri. Figurati gli altri: “Sî niro”, sei nero, questo era.

Il padre del sassofonista , James Smith, dopo la guerra , rientrò negli Stati Uniti lasciando a Napoli la moglie , Anna Senese , e il bambino niro,niro nato dalla loro relazione . Accadde la stessa cosa anche a Mario Musella ,che come James , originario di Piscinola era anch’egli ,figlio di un soldato americano richiamato in USA dopo il conflitto.

James e Mario, dopo essersi conosciuti divennero amici inseparabili e si ritrovarono a suonare insieme negli Showmen , poi James fondò ” i Napoli Centrale “ed entrò nel primo supergruppo, quello storico  di Pino Daniele

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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