La collina di Pizzofalcone era così chiamata per la sua forma a becco di falco oppure perché nel periodo angioino vi si praticava la caccia al Falcone .

Qui nacque Parthenope nel VIII secolo a.c. In un territorio compreso tra l’isolotto di Megaride e la collina di Pizzofalcone.
Su questa collina fu fatta la scoperta di una necropoli cumana. E’ da ricordare a tal proposito che i Cumani dopo la vittoria contro gli etruschi occuparono questa roccaforte dell’antica Partenope alla quale venne dato il nome di Palepoli per distinguerla dalla città nuova ( Neapolis ) fondata ad oriente.

Dopo la caduta dell’Impero Romano, la collina fu occupata dai monaci basiliani e nel 1442 venne assediata da Alfonso V d’Aragona. Poichè la collina si trovava ancora fuori delle mura della città, il re fece costruire un bastione chiamato fortelicio di Pizzofalcone per rispondere agli attacchi. Fu con Andrea Carafa, conte di Santa Severina che acquistò una serie di terreni, che nel 1500 ebbe inizio l’urbanizzazione di Pizzofalcone, ma solo grazie al vicerè Don Pedro de Toledo la collina fu in seguito inserita all’interno delle mura della città.

La collina è anche chiamata Monte di Dio; questo nome deriva dalla omonima chiesa con annesso convento fondati nel XVI secolo alla fine di via Monte di Dio e oggi non più esistenti.
Su questa altura, molti secoli dopo, durante le lotte tra Angioini e aragonesi vi vennero sistemate le artificierie di re Alfonso, e da allora in poi per la sua posizione strategica la collina fu usata come caposaldo militare.
Tra i vari insediamenti militari primeggia tutt’ora il collegio militare della Nunziatella con annessa chiesa del secolo XVI restaurata da Ferdinando Sanfelice nel 1736 e fortemente voluta da Ferdinando IV di Borbone.
Questo collegio va ricordato poichè quando fu tramutato in Accademia Militare, vi fu messo a capo il generale Giuseppe Parisi al quale è dedicata oggi una strada nella zona.

Il generale nel 1798, durante la guerra contro i francesi si distinse per virtù militari tanto eccezionali, al punto che Giuseppe II d’Austria gli offrì un alto incarico nel suo esercito che egli però preferì rifiutare.

La collina di Pizzofalcone, insieme all’isolotto di Megaride, rappresenta il residuo dell’antico cratere del Monte Echia dove ebbe sede la sontuosa villa di Lucullo, i cui giardini e dipendenze giungevano fino al mare.

Sulla collina vi si accede da Piazza San Ferdinando (tristemente chiamata Trieste e Trento) dove una volta superato il noto caffe’ Gambrinus, tramite via Gennaro Serra giungiamo nella zona di Monte di Dio attraversando la piazza Santa Maria degli Angeli, oggi sconvolta perchè preda dei lavori per la nuova stazione metropolitana.

In Piazza troviamo subito il Teatro Politeama che fu inaugurato nel 1811 con il ‘Poliuto ‘ di Gaetano Donizetti. Il Teatro che vediamo oggi, non è purtroppo quello originale in quanto ricostruito e rimodernato radicalmente dopo che fu totalmente distrutto da un incendio nel 1957.

E’ celebre poichè il famoso spettacolo ” Filumena Marturano ” di Eduardo De Filippo e’ partito proprio da questo teatro nel 1946.

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Pizzofalcone, Napoli

Sulla collina di Pizzofalcone possiamo vedere e ammirare scorci panoramici bellissimi della città (da non perdere il panorama mozzafiato dal Belvedere al culmine di Via Egiziaca) e possiamo ammirare le dimore della vecchia alta aristocrazia napoletana insieme a edifici di culto e vecchi monasteri come per esempio:
La chiesa di Santa Maria degli Angeli a Pizzofalcone, di fondazione seicentesca con cupola monumentale in posizione dominante la città verso il mare ( la vediamo infatti spesso nei dipinti di veduta).

La chiesa di Santa Maria Egiziaca a Pizzofalcone, sempre edificata nel seicento ma per volere di don Giovanni d’Austra, grato alla Santa per il sostegno alla repressione di Masaniello e al ripristino dell’ordine costituito nel 1647.

Il palazzo Carafa di Santa Caterina del 1509, sede storica dal 1808 della biblioteca militare e ufficio topografico del regno delle due Sicilie, ora archivio militare.

Il palazzo Serra di Cassano ,per anni testimonianza civile e  vero quartiere generale di alta cultura a Napoli. Progettato nella prima meta’ del settecento dall’architetto Ferdinando Sanfelice con due cortili e scalone a doppia rampa è oggi sede dell’istituto Italiano per gli studi filosofici di Gerardo Marotta, e di altre due importanti istituzioni quali il Goethe Institute ( istituto di cultura tedesca ) e la Sinagoga della Comunità ebraica a Napoli.

Costruito dai Marchesi Sessa e poi preso in fitto a fine 800 da Sir William Hamilton, il palazzo è stato a lungo uno dei poli della vita artistica e culturale della città. Basti pensare che nel maggio del 1770 fu ricevuto in questo palazzo, ospite dell’ambasciatore inglese Lord Hamilton e della sua prima moglie Catherine Barlow , il giovane ma già famoso Wolfgang Amadeus Mozart accompagnato da suo padre Leopold ( vecchio amico di Sir William ). Il piccolo genio era allora già famoso e aveva già suonato alla corte di Maria Teresa d’Austria , regina d’Austria .

L’ingresso del palazzo, oggi in via Monte di Dio, originariamente era su via Egiziaca. Esso fu fatto sprangare, in segno di proteste, dal duca Luigi Serra di Cassano in conseguenza del rifiuto fatto da Ferdinando IV di Borbone di concedere la grazia al figlio rivoluzionario Gennaro.
Il palazzo, simbolo dell’indignazione per la repressione dei giacobini napoletani, rappresenta una triste pagina della storia dinastica dei Borboni.

L’edificio è legato alla memoria di Gennaro Serra, martire della rivoluzione napoletana del 1799. Nato nel 1772 fu fin da giovanissimo attivo nei movimenti patriottici e giacobini contro la monarchia borbonica e successivamente fu tra i fautori della Repubblica Napoletana come comandante della guardia nazionale. Nel giugno del 1799, dopo la sconfitta, mentre cercava di rientrare nel palazzo di famiglia travestito da marinaio venne riconosciuto ed arrestato. A nulla valsero le suppliche di suo padre Luigi al re affinchè il giovane non venisse giustiziato e, pertanto, dopo la decapitazione avvenuta il 20 agosto 1799 in Piazza Mercato, il duca decise di chiudere il portone all’ingresso principale del suo palazzo su via Egiziaca a Pizzofalcone che guardava il palazzo Reale e di non riaprirlo mai più in segno di eterno lutto.

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Palazzo serra di cassano, Napoli

Il palazzo è appartenuto ai duca fino al 1950. A tale data infatti, fu venduto a privati tranne l’appartamento padronale che fu donato allo stato.

In Palazzo Sessa, l’ambasciatore britannico di sua maesta’ Sir William Hamilton , collezionista raffinato di antichita’ , stabilì la sua dimora e quella dell’Ambasciata inglese a Napoli. Tra gli ospiti illustri della sua casa e di lady Emma,( seconda moglie ) vi fu nel 1787 wolfgang Goethe , che non mancò di trascrivere la sua ammirazione per il luogo e la dimora.        Sir William era un personaggio colto che riempì la dimora di opere dei maggiori pittori fiamminghi , oltre che di sculture di pregio e preziosi reperti archeologici d’instimabile valore , come una raccolta di vasi greci e romani che putroppo andò perduta nel 1799 durante il naufragio di un suo veliero.

Egli in soli pochi anni dalla sua venuta a Napoli raccolse un ‘ importante collezione di vasi di scavo e di opere d’arte che oltre che abbellire la sua  dimora , servirono allo stesso secondo i più maligni dell’epoca , ad arricchirsi .Secondo molti fu infatti un vorace predatore del patrimonio archeologico del Regno di Napoli rivendendo  spesso le opere da lui acquistate ad un prezzo triplicato a Londra .Un decreto del ministro Tanucci vietava tale pratica di esportare le opre di scavo all’estero ma egli era uno dei pochi a violare questo editto grazie al benestare del re Ferdinando al quale il furbo ambasciatore regalava continuamente fucili da caccia inglesi di precisione .

 

Di fronte al Palazzo Serra di Cassano ha inizio il pittoresco Viale Calascione che ha trovato come inquilino uno dei grandi pianisti dell’Ottocento e riconosciuto unanimamente come uno dei caposcuola napoletani, nonchè maestro di Giuseppe Martucci. Il musicista Sigismondo Thalberg.

Nel corso del novecento, numerosi altri personaggi nacquero o dimorarono in questa zona, tra essi l’ex Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e lo scrittore, narratore e letterato Giuseppe Marotta ( autore dell’opera “l’oro di Napoli”, ma anche il giornalista Augusto Cesareo, autore della famosa canzone “Luna Caprese” che venne lanciata da Nilla Pizzi alla Piedigrotta del 1953 e poi rivisitata da Peppino di Capri, al punto da diventare un vero e proprio inno dell’isola, cosi’ come testimoniano i suoi versi, oggi incisi su una lapide collocata al porto di Capri.

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Palazzo Serra di Cassano, Napoli

Monte di Dio ospitò tra i tanti celebri personaggi Eduardo Scarfoglio e Matilde Serao , la celebre coppia di giornalisti coinvolti in quel luogo da un drammatico evento che vide protagonista la cantante Gabriella Bessad, amante di Scarfoglio che si uccise per amore sparandosi un colpo di pistola proprio davanti l’uscio di Palazzo Ciccarelli dove essi abitavano.

Palazzo Ciccarelli, in Piazza Santa Maria degli Angeli ( oggi area di un cantiere interessato dai lavori della metropolitana ) e’ tra i più antichi edifici civili di Monte di Dio che appartenne nel XVI secolo ai principi di Melfi Del Carretto Doria, per passare poi ai monaci Teatini e quindi al reggente delle vicaria Pietro Castellet che ospitò per qualche tempo il neoeletto vicerè cardinale Zapata. Venne infine acquistato da Francesco Ciccarelli di Casavolpe che gli diede il nome.

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Istituto Italiano studi filosofici

Il palazzo è tristemente noto non solo perchè come detto nel 1894, la cantante Bessard si tolse la vita per amore di Scarfoglio ma anche perche’ il citato giornalista Cesareo qui abitante, si suicidò gettandosi dal balcone della sua casa.

Monte di Dio conserva ancora oggi le sue caratteristiche di quartiere residenziale signorile, centrale e tranquillo immerso in un luogo storico ricco di fascino e cultura a soli due passi da Piazza del Plebiscito, cuore e simbolo della città di Napoli.

 

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