Accompagnati solitamente da un tutor per i giovani ragazzi inoltre il Gran Tour era anche l’occasione per conoscere il mondo esterno , partecipare a sfarzose feste , mescolarsi alla gente comune e commissionare in piena autonomia , in giro per i luoghi turistici ritratti , cimeli o acquisti di alcune opere d’arte secondo i loro mezzi e possibilità economica .
Gli spostamenti avvenivano sempre lungo un percorso ben definito dai precedenti viaggiatori: non era consigliabile infatti uscire da questi tragitti, per via dell’alto rischio di brigantaggio. In mancanza di una vera rete di alberghi o strutture turistiche, i viaggiatori tendevano a sostare in locande o case private, segnalate spesso da amici o conoscenti che avevano fatto quell’esperienza prima di loro. Nei diari e nelle note dei viaggiatori si trovano infatti diversi riferimenti alla qualità dell’alloggio in cui hanno pernottato o alla cortesia dei padroni di casa. È proprio dal Grand Tour, del resto, che deriva il termine “turismo” per come lo intendiamo: un modo di viaggiare fine a sé stesso, caratterizzato dal desiderio dei viaggiatori di conoscere cose nuove e scambiarsi opinioni sulla loro esperienza.
L’Italia ricca com’era di reperti archeologici, antichi monumenti, preziose biblioteche , e meravigliosi paesaggi era un incredibile museo all’aperto a disposizione del viaggiatore e la Campania in particolare rappresentava un patrimonio inestimabile di monumenti, raccolte d’arte e paesaggi invidiati e osannati da illustri personaggi come Montesquieu, Goethe, Lamartine, Stendhal e Charles Dickens . Il Gran Tour in questo senso divenne quindi molto presto con il tempo non solo un viaggio per rampolli di nobili famiglie aristocratiche ma incominciò ad essere un grande momento di cultura anche per affermati, noti scrittori e grandi artisti che arrivavano nel nostro Bel Paese per arricchire le proprie conoscenze.Tutto l’insieme delle esperienze e delle conoscenze acquisite durante il tour formavano in maniera indelebile il carattere dei viaggiatori, ed era considerato così importante da far dire al poeta e letterato settecentesco Samuel Johnson: «Colui che non ha viaggiato in Italia soffrirà sempre di un senso di inferiorità perché non avrà visto ciò che ogni uomo dovrebbe vedere»
Nel tardo Settecento, in concomitanza col crescente interesse per l’antico e per la natura nei suoi aspetti sublimi, proprio in conseguenza del gran tour e dei meravigliosi racconti che ad esso seguivano si afferma in Europa la tendenza da parte di molti aristocratici committenti di affidare ad alcuni artisti il ruolo di reporter: cioè documentare in pittura quanto più fedelmente possibile fedelmente monumenti e paesaggi incontrati lungo l’itinerarioI committenti sono in prevalenza aristocratici o intellettuali in viaggio sulle rotte del Grand Tour, che desiderano ottenere fedeli riproduzioni delle tappe del proprio itinerario. Gli artisti sono raramente pittori di corte, più spesso viaggiano per scelta e interesse personale oppure perché chiamati al seguito dei “granturisti”. Il pittore partecipa a queste spedizioni in qualità di reporter, riempiendo il proprio taccuino – strumento essenziale visibile in molti ritratti di artisti – con disegni realizzati sul luogo e rielaborati più tardi in studio o, al limite, nella locanda in cui si fa tappa. Da tale rielaborazione, che deve filtrare l’immediatezza della “presa diretta” ma non deve modificare con interventi arbitrari la trascrizione iniziale, l’artista ricava dipinti, acquerelli e incisioni. La medesima prassi viene seguita da quei pittori che viaggiano per conto proprio contando sulla possibilità di vendere a occasionali clienti, sempre viaggiatori, le proprie opere . Un esempio di resoconto pittorico spetta ad Antonio Joli, che nel 1759 realizza a Napoli tre vedute di Paestum.Pur eseguite in studio, le vedute sembrano basate su schizzi dal vero dei templi recentemente riscoperti.
Per finire è con molto piacere che tengo a trascrivervi parte di quello che Robert Adam , figlio del famoso architetto William , annotò durante la sua visita a Napoli e dintorni che secondo molti determinò gli sviluppi futuri del gusto inglese:
…… La mia meraviglia aumentò all’íngresso in città la quale credo sia superiore in numero di abítanti a Parigi e Londra. Le strade sono un continuo mercato, piene di folla. Le carrozze possono a stento passare. Un tipo di animale più gioviale ed allegro abita da queste parti, un tipo di persona più industriosa rispetto ad altri Italiani; questi lavorano fino a sera, poi prendono la chitarra e il liuto, che suonano bene, e gironzolano per la città, in riva al mare a godersi il fresco. Si vedono i loro bambini che saltano nudi e quelli più grandi ballano con le castagnette mentre gli altri suonano il címbalo. Dalle mappe potrete rendervi conto della posizione di Napoli. Si trova sul golfo più bello del mondo ed uno dei mari più tranquilli. Ha molte bellezze oltre quelle della natura. Abbiamo trascorso due giorni in luoghi straordinari intorno alla città, come il golfo di Baia con i suoi resti antichi, il lago di Averno e la Solfatara, l’antro di Caronte ecc. Siamo stati nella cava della Sibilla e molte altre strane cave nel terreno, ma il buco più strano che io abbia mai visto è quello che ho visitato oggi in un posto chiamato Portici (Ercolano) dove Sua Altezza di Sicilia ha una residenza di campagna. Circa un anno fa, mentre stavano effettuando degli scavi, vennero scoperti alcuni resti di edifici, circa trenta piedi sotto il livello stradale. Stanno ancora scavando e hanno fatto un percorso lungo oltre un míglio”.
“Con grande piacere e stupore abbiamo visto molte cose strane che sono state scavate, come statue, busti, affreschi, libri, frutti ed ogni sorta di strumento, dal materasso agli attrezzi chirurgici. Abbiamo attraversato un anfiteatro alla luce delle torce e seguito le fondamenta dei palazzi, i portici e le porte, le divisioni dei muri ed i pavimenti a mosaico. Abbiamo visto vasi e pavimenti di marmo appena scavati, e ci sono stati mostrati alcuni piedi di tavoli di marmo scavati appena il giomo prima. Nel suo insieme la città sotterranea, una volta piena di templi, colonne, palazzi ed altri ornamenti di buon gusto, è come una miniera in cui lavorano schiavi che riempiono stanze e procedono negii scavi andando avanti alla scoperta di altri resti. Ben presto mi sono reso conto che quanto si diceva, e cioè che la città fosse stata inghiottita da un terremoto, fosse una cosa falsa, era stato qualcosa ancora di peggio di un terremoto. Era stata sommersa da un flusso di pietra liquida dal monte Vesuvio durante l’eruzíone, è chiamata lava e quando si raffreddò è diventata dura come il basalto. Si può vedere uno strato spesso dai 50 ai 60 piedi in diversi posti, che era venuta giù così violentemente da travolgere tutte le case e ogni altra cosa che incontrava. Penetrava nelle case attraverso le porte e le finestre come si può vedere dall’anfiteatro di cui ho detto innanzi, del quale, la maggior parte degli ingressi, erano stati come artificialmente riempítí di solida roccia. Temo che non sapranno cosa farsene dei libri che hanno trovato. Sono così neri e distrutti che appena li toccano diventeranno cenere. Un prete ha inventato una macchina che separa i fogli uno ad uno e ne ha ricavato alcune pagine di un trattato scritto in greco, da un certo Bione, in difesa della filosofia epicurea ed un altro trattato contro la musica di un autore sconosciuto. Gli altri rotoli di libri non sono ancora riusciti a dispiegarli e temo che non ci riusciranno mai”.