Caravaggio soggiornò nella città di  Napoli due volte nei suoi soli 39 anni di vita vissuta ,lasciandoci in eredità tre suoi capolavori :Il Martirio di Sant’Orsola (Palazzo Zevallos Stigliano), La Flagellazione di Cristo (Museo di Capodimonte),  e Le sette opere di Misericordia (Pio Monte della Misericordia).

Dotato di grande talento ma anche di un’anima inquieta e di un indole liitgiosa  e collerica che lo portò più di una volta ad avere guai con la legge , giunse la prima volta a Napoli in fuga da Roma dove  durante una partita di pallacorda, sfociata in una rissa e terminata in tragedia finì per assassinare il suo rivale Tommasoni .   Condannato alla decapitazione  eseguibile da chiunque lo riconoscesse per strada, Caravaggio fu costretto aiutato dal  Principe Filippo I Colonna alla fuga verso Napoli.

La città partenopea lo accolse  come un maestro  e con tutti gli onori che la sua fama richiedeva, coccolandolo ed   esaltandolo anche se questo non lo mise nè al riparo dalla legge, nè gli risparmierà più tardi una misera morte.

Dopo qualche tempo passato nei feudi di Marzio Colonna alloggiò in un non ben identificato posto dei  Quartieri Spagnoli i cui luoghi  diventeranno il tema del suo  dipinto “Le sette opere di Misericordia ” che appare ambientato  in un vicolo semibuio dove si affollano personaggi e storie di miserie quotidiane, alleviate da opere di bene ispirate dai vangeli . La  tragica umanità che osservava nei vicoli di questi luoghi diventavano poi protagonisti dei suoi dipinti nei panni di una santo o una santa o dello stesso Gesù o di un angelo. I suoi modelli, diventeranno il popolo che abitava alla porta accanto.

La tela che si trova al Pio Monte della Misericordia, in Via dei Tribunali, fu  commissionato al Caravaggio dalla Congregazione del Pio Monte della Misericordia tramite la famiglia  Carafa che faceva parte della congregazione e che tanto pare abbia aiutato Caravaggio nella sua continua fuga.

Il suo primo periodo napoletano è interrotto da un soggiorno di un anno del pittore a Malta dove conoscendo e collaborando con  il Gran Maestro dell’Ordine dei Cavalieri, riesce ad entrare nell’ordine. dei cavalieri di Malta . Egli sperava che questa onorificenza  gli  offrisse maggiori possibilità di ottenere un perdono da parte di Roma e quindi  un suo eventuale ritorno in città . Ma in seguito ad un’ennesima  lite con un cavaliere di rango pi alto  e lil diffondersi  a Malta della notizia riguardo la sua condanna a morte che pendeva sulla sua testa fu costretto ad allontanarsi dalla città  L’espulsione fu motivata definendo Caravaggio un uomo” foetidum et putridum”( fetido e putrido).

Caravaggio si spostò allora in Sicilia dove dopo ave svolto quache committenza , non sentendosi sicuro , ( la condanna a morte infatti diceva che chiunque avrebbe potuto decapitarlo in qualsiasi momento ) decise  di lasciare l’isola  e sempre grazie all’ingerenza dei Colonna, tornò di nuovo a Napoli ma questa volta non per soggiornare  ai Quartieri Spagnoli, ma nella nobiliare residenza in Via Chiaia , della marchesa Costanza Colonna, appartenente ad un ramo della nobile famiglia napoletana dei Carafa,  (ma erede anche di quei Colonna di Roma da cui  Caravaggio era protetto ) .

Nel bellissimo  e  famoso  Palazzo Cellammare. protetto dalla potente famiglia Carafa-Colonna , il pittore potè proseguire con profitto la sua attività pittorica . Dalle ariose stanze e dai fantastici  terrazzi del palazzo che affacciavano sullo splendido panorama i e nella sicurezza dell’ incantevole giardino continuò alacremente a lavorare per varie commesse che continuamente gli venivano ordinate . Dipinse sopratutto le tre magnifiche tele per la chiesa di Sant’Anna dei Lombardi, ( tra cui la ” resurrezzione di Cristo ” ) perdute a causa del terremoto del 1805 , la Flagellazione di Cristo per la chiesa di San Domenico Maggiore  (oggi esposta al Museo di Capodimonte ) ed il iMartirio di Sant’Orsola, conservato presso la Galleria di Palazzo Zevallos in via Toledo.

La flagellazione di Cristo fu ordinata per adornare  la cappella di famiglia dei De Franchis  (un’importante famiglia di magistrati)  e fu pagata all’artista  circa 300 ducati . Una cifra straordinaria per l’epoca ma nulla se pensiamo a quanto possa valere oggi.

 

Il Martirio di Sant’Orsola risale a  poco prima della tragica scomparsa dell’artista. Il dipinto fu realizzato su commissione del banchiere genovese Marcantonio Doria, la cui famiglia era devota di Sant’Orsola, e fu eseguito in tutta fretta dal Caravaggio, intenzionato a lasciare Napoli quanto prima. Il dipinto fu poi acquistato nel 1972 dalla Banca Commerciale Italiana.

L’ultimo periodo della vita di Caravaggio ed in particolare il suo ultimo anno di vita trascorso a Napoli  fu alquanto rocambolesco, in linea, del resto, con tutta la sua vita.  Visse nel genio della sua arte tra vino , donne e gioco .La protezione della marchesa Colonna non lo salvaguardarono purtroppo dal suo burrascoso e litigioso carattere  e da una vita sempre al limite  di ” difficile ragazzo ” . In questo periodo  si trovò infatti coinvolto in una ennesima lite con conseguente  agguato ordito ai suoi danni , che si tramanda sia avvenuto nella antica  Locanda del Cerriglio, nei pressi di Via Sedile di Porto, durante la quale rimase gravemente sfigurato al volto da un taglio di coltello rimanendo a terra sanguinante , tanto che in città si diffuse la notizia che avesse addirittura perso al vita. Non sono  ancora oggi chiari i motivi dell’agguato nei suoi confronti : forse un debito di gioco  , forse una banale lite o forse dei sicari che erano stati inviati dal cavaliere di Malta da lui offeso l’anno precedente.

La taverna era un luogo di raccolta di nobili e plebei , artisti e uomini di malaffare che si incontravano per mangiare e bere ma anche per andare  a “donne ” al piano superiore .

Nell’ultimo periodo della sua vita Caravaggio venuto  a sapere della possibilità che la sua condanna a morte fosse revocata dal Papa Paolo V ,  si imbarcò segretamente su un traghetto diretto a Porto Ercole, in Toscana , portando con se alcuni suoi quadri che intendeva usare come merce di scambio per la sua libertà.

Finalmente intravedeva  speranza del perdono e di vedere finalmente la fine del suo travagliato esilio  e per non correre rischi  pensò di arrivare  a Palo,  in territorio papale. Ma, per errore, venne arrestato. Rilasciato, tornò a Porto Ercole nel tentativo di recuperare i suoi beni, compresa la tela che gli era necessaria come merce di scambio per la sua libertà.
Ma purtroppo la sua nave era già ripartita. In preda alla febbre e alla disperazione per veder svanire le sue speranze di salvezza, Caravaggio vagò delirante sulla spiaggia di Porto Ercole dove morì, a soli 39 anni, il 18 luglio del 1610.
Pochi giorni dopo, giunse a Napoli la lettera che lo sollevava dalla condanna.

CURIOSITA’ : Nel periodo in cui soggiornò a Napoli  Caravaggio dipinse  anche un quadro denominato ” La madonna del Rosario “che  rifiutato da tante  chiese in città fu comprato dai frati domenicani di Anversa per intercessione di Rubens ed è oggi conservato al Kunsthistorisches Museum, di Vienna. 

 

 

 

 

 

 

  • 5887
  • 1