Giovanni Battista Pergolesi , terzo figlio di Francesco Andrea Draghi , un agronome al servizio di un architetto militare , nacque a Jesi nelle Marche nel 1710.

Considerato fin da piccolo , un “bambino prodigio ” , egli ricevete i suoi primi elementi di musica  da due sacerdoti e da un marchese del luogo natio per poi passare dapprima agli insegnamenti del maestro Mondini che gestiva la  scuola  della cappella comunale,  e successivamente a quella del maestro Santi  della scuola del  duomo.

Tutti i suoi maestri vedevano in lui la promessa di un grande talento, ma purtroppo ad ostacolarne il radioso futuro fu fin da fanciullo un suo stato di  salute delicatissimo, minato dalla tisi e colpito da poliomielite che gli offese una gamba.

Dopo questi suoi iniziali  studi musicali nella città natale ,grazie all’aiuto di alcuni nobili di Jesi, si trasferì a Napoli dove ebbe luogo di continuare a studiare presso il  Conservatorio dei Poveri di Gesù Cristo dove presto si segnalò come valente violinista e compositore,

In questo periodo egli inel suo saggio finale nfatti scrisse il dramma sacro “La conversione di San Guglielmo d’Aquitania .

Lo stessso anno esordì  poi in teatro con l’opera la Salustia, il cui esito in termini di successo fu  poco felice. Grande successo ebbe invece la sua prima opera buffa, Lo frate ‘nnamorato su libretto di G. A. Federico, tenuta nel 1732 al Teatro dei Fiorentini .

N.B.La vena sentimentale che percorre Lo frate ‘nnammorato  fissò  una delle caratteristiche dell’opera buffa, destinata a durare fino alla fine del Settecento.

La stessa opera l’anno successivo fu poi replicata al teatro S. Bartolomeo , dove sulla scia del successo presentò nello stesso anno anche la sua nuova opera “Il prigionier superbo “ i cui intermezzi, col titolo La serva padrona, ottennero un vero trionfo ed ebbero subito vita autonoma al di fuori del dramma cui erano destinati.

E fu proprio ” La serva padrona ” a dargli  una fama quasi leggendaria , Questa opera si diffuse infatti  in tutta Europa  venendo a costituire una tappa fondamentale nell’evoluzione del teatro musicale: con essa l’intermezzo si elevò a opera buffa, mentre le arie della sua breve partitura costituirono un modello per i decenni a venire.

La serva padrona , per la prima volta nella storia dell’operala protagonista non era una dea , nè un’eroina , ma una giovane domestica di nome Serpina sorridente e scaltra , che riesce a farsi sposare dal padrone .

CURIOSITA’: Quando l’opera fu messa in scena a Parigi nel 1752,essa innescò una incredibile polemica ( la cosidetta “guerra dei buffoni ” ) , nella quale i sostenitori della musica francese non misero solo in discussione l’opera buffa , in nome dei principi della tragedia , ma tutta la musica italiana. La serva padrona , diventata ” La Servante maitresse “fu tuttavia largamente apprezzata in Francia . Essa fu rappresentata oltre cento volte all’Opera di Parigi

N.B. Pergolesi, ormai considerato musicista di prestigio, venne assunto come maestro di cappella del principe di Stigliano Colonna, uno degli Eletti della municipalità napoletana e tra i nobili più in vista, della città.

Nel 1735, Pergolesi ricevette un posto ufficiale nella cappella regia, quale organista soprannumerario e forse per essa, compose l’ultimo dei suoi due “Salve Regina” in do minore.

Le caratteristiche originali della musica pergolesiana sono la dolcezza e la malinconia che traspaiono dalla creazione melodica.

Nel 1734 fu la volta dell’Adriano in Siria, del quale furono ancora applauditi soprattutto gli intermezzi, Livietta e Tracollo.

Nel 1735 Pergolesi si recò a Roma per darvi l’Olimpiade al Tor di Nona, apparentemente senza successo. Tornato a Napoli, ottenne il posto di organista soprannumerario della cappella regia. Nell’autunno del 1735 la sua ultima opera buffa, Il Flaminio, comparve al Teatro Nuovo.

Nel 1735 Pergolesi, sentendo diminuire continuamente le proprie forze, lasciò ogni attività e si ritirò a Pozzuoli nel convento dei frati Cappuccini dove  pochi giorni prima di morire aveva terminato di scrivere un inarrivabile “Stabat mater” per 2 voci femminili e archi.

N.B . Lo Stabat Mater, è tra le musiche sacre una delle poche composizioni del Settecento italiane rimaste sempre in repertorio; scritto per soprano, contralto, archi e basso continuo. Essa conobbe numerosissime trascrizioni, tra le quali alcune di importanti musicisti.

Giovanni Battista Pergolesi morì a soli 26 anni nello stesso convento dove si era ritirato per curarsi della tisi .

Egli  16 marzo 1736 a soli 26 anni di tubercolosi e fu sepolto in una fossa comune come più tardi accadrà a Vivaldi ed a Mozart.

Giovanni Battista Pergolesi fu forse il primo musicista che raggiunse in brevissimo tempo fama universale in ogni più sperduto angolo d’Europa e presso ogni ordine di pubblico. Egli  fu forse  il primo musicista sul quale si esercitò, in misura sino a quel momento sconosciuta, l’interesse dell’ambiente musicale e in senso più vasto culturale e mondano.

Fu anche certamente il primo musicista la cui figura umana venne in un certo modo isolata dalle sue opere e fatta oggetto di affettuosa e commossa idealizzazione da parte del pubblico, che volle costruirsi attraverso la sua musica un’immagine per proprio uso e consumo, astratta e fittizia nel suo manierato simbolismo.

La fama  raggiunta nei cinque-sei febbrili anni di attività (dal 1730 circa al 1736, quando Pergolesi si spense a soli ventisei anni) fu sanzionata, sul piano internazionale, dalla cosidetta “Querelle des bouffons” durante la quale gli Enciclopedisti fecero delle sue opere e in particolare della Serva padrona un vessillo contro l’arte ufficiale dell’Ancien Regime. Essi ne esaltarono le caratteristiche di spontaneità, di chiarezza e di naturalezza, che sembravano incarnare, appunto, il senso di un demistificante ritorno dalla convenzione e dalla moda alla natura.

Egli in quegli anni venne , forse anche in conseguenza della sua breve vita , considerato in Europa come una sorta di leggenda . Un uomo sensibile , romantico , geniale  ed infelice perseguitato nel suo estro e nel suo ingegno dal terribile destino di una malattia .Le caratteristiche originali della musica pergolesiana sono infatti la dolcezza e la malinconia che traspaiono dalla creazione melodica.

Nella sua breve vita egli compose opere serie e opere buffe, intermezzi, oratori, cantate, musica sacra, musica strumentale, ma furono ” La serva padrona” e lo “Stabat Mater”ced il “Flaminio ” che gli assicurarono fama imperitura.

“La serva padrona” in particolare è il capolavoro di teatrale comico, che divenne in seguito il modello di questo genere musicale, seguito poi da musicisti quali Mozart e Rossini.

Venne considerato da tutti in Europa in quegli anni ,  un simbolo lirico del preromanticismo europeo, Pergolesi divenne alla sua morte uno dei musicisti più acclamati e poiché molte sue opere non giustificavano l’oleografica immagine che il pubblico si era fatto del musicista, parve naturale attribuirgliene arbitrariamente altre, che meglio parevano adattarsi a questa fittizia immagine critica. Fu questa una delle ragioni, certo non la sola, che produsse un fenomeno molto curioso per l’epoca, ossia il fiorire di centinaia di apocrifi: opere prodotte da musicisti di minor levatura o semplicemente di minor fama, quando non addirittura da speculatori e da veri e propri falsari, che vennero spacciate per composizioni pergolesiane. Solo negli ultimi decenni la musicologia ha fatto giustizia di queste false attribuzioni, ricostituendo un corpus di opere indubbiamente autentiche e riportando la biografia di Pergolesi alla dimensione dei fatti, sottraendola alla deformazione del mito.

Come abbiamo prima accennato, Giovanni Pergolesi morìi ventiseienne l 17 marzo 1736 di tubercolosi e venne inumato nella fossa comune della cattedrale di Pozzuoli.

Oggi il suo corpo riposa un una cappella costrita di proposito dentro la cattdrale di Pozzuoli.

 

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