Quando nel settembre del 1267 Corradino di Svevia scese in Italia per riconquistare il regno di Sicilia , gia’ del suo avo ed ora in possesso di Carlo d’Angio’non prevedeva certo a quale funesto destino andava incontro.
Sconfitto nei pressi di Tagliacozzo, Corradino per sottrarsi alla cattura galoppo’ disperatamente , insieme ad alcuni cavalieri , fino alla torre di Astura.
Tradito da Giovanni Frangipane , fino ad allora suo sostenitore al quale aveva chiesto ospitalita’ in attesa di prendere il mare per piu’ sicuri lidi , fu consegnato al suo nemico che lo fece rinchiudere nel Castel dell’ Ovo.
Dopo il processo ( postumo ), celebrato solo per dare una parvenza legale alla sua morte ( gia’ decisa da Clemente IV e da Carlo d’Angio ‘ ) Corradino fu condannato alla decapitazione
La mattina del 26 ottobre del 1268 fu approntato nella piazza del mercato ( allora chiamata ” foro magno”) , poco distante dal castello del Carmine, affinche’ Carlo e la sua corte , che vi dimoravano , potessero veder bene , un palco recinto di drappo nero .
Sul palco sali’ per primo Federico di’ Austria che aveva accompagnato Corradino nella sua impresa ; poi subito dopo , tocco’ al biondo principe svevo .
Nella vastissima piazza ( allora detta del” moricino”) , gremita da una folla muta ed angosciata cadde in tal modo Il biondo capo di Corradino di Svevia sotto la mannaia del boia . Aveva solo 16 anni il giovane Corradino, assieme ai cugini che lo accompagnarono nell’impresa, di poco più grandi d’età. Furono tutti decapitati per volere dell’implacabile re francese, dopo averli sconfitti sui campi abruzzesi di Tagliacozzo. Fu molto più che una semplice battaglia, ma una lotta senza quartiere tra guelfi e ghibellini, tra papato e impero, come ce la racconta anche Dante nella Divina Commedia.
Carlo I di’ Angio’ , che da un palco eretto nella stessa piazza aveva assistito all’ esecuzione , emise un sospiro di sollievo ; l’ ultimo degli Hohenstaufen era morto, piu’ nessuno, ormai poteva contrastargli il possesso del regno di Napoli .
Nessuna onoranza funebre ebbero le spoglie del giovane svevo che furono seppellite presso la foce del Sebeto , poco distante dal luogo dell’esecuzione
La madre sua , Elisabetta di Baviera , era in viaggio per Napoli con forti quantita’ di oro e pietre preziose , che ella stimava sufficienti ad ottenere da Carlo il riscatto del figlio ; arrivo’ tardi e non trovo’ altro che due tumuli di pietra , che per la pieta’ popolare aveva eretto sopra i due cadaveri dei due giustiziati . Elisabetta si rivolse allora ai Carmelitani ,ai quali dono’ loro tutto il tesoro che aveva portato con se affinche’ tumulassero i due corpi e dicessero ogni anno una solenne messa di suffragio . Con questo danaro , i Carmelitani fabbricarono l’attuale chiesa del Carmine , nella quale tumularono i resti di Corradino e Federico . L’ obbligo di celebrare la messa perpetua e’ assolto ancor oggi , nel giorno dell’anniversario della morte dell’ ultimo degli Hoenstaufen .
Sul luogo del primo interramento fu eretta , a ricordo , una colonna che rimase sul posto per molto tempo .
Nel 1351 , a cura della corporazione dei Cuoiai, sul luogo esatto dell’esecuzione , dove oggi c’e un obelisco -fontana, fu costruita una cappella nella quale , alla memoria di Corradino, fu eretta una colonna di porfido.
Il 1781 , durante la festa della Madonna del Carmine , i fuochi pirotecnici provocarono l’incendio di questa cappella ed anche di un’ altra al lato opposto della piazza ( sul luogo dove una croce indicava la fossa comune dei morti della zona , vittime della peste )
A compendio delle due cappelle fu poi costruita una chiesa , che in memoria della croce fu chiamata ” Santa croce al mercato” .
Entrando in questa chiesa , si vedono , appena entrati , ai lati della porta , due lapidi che ricordano le cappelle ( quella dei cuoiai e quella delle anime del purgatorio) e isolata da un cancelletto la recuperata colonna di porfido .
La colonna e’ sormontata da una croce in marmo . Sulla sommita’ possiamo distinguere ancora la data incisa e la sottostante scritta :” il leone artigliando ad Astura l’aquilotto lo rapi’ qui gli divelse le ali e lo decapito'”.
La chiesa di Santa Croce e Purgatorio al Mercato (oggi chiusa al pubblico) nella sua navata interna (trecentesca, quindi successiva ai fatti qui narrati) conserva ancora il “ceppo dei cuoiai”, lo stesso su cui probabilmente fu decapitato Corradino, per mano di un boia-macellaio, o, secondo un’altra tradizione, da un cavaliere francese con la sua spada d’ordinanza.
Le ossa del principe riposarono fino al 1847 deposte in una cassa di piombo , allorche’ un suo discendente , Massimiliano di Baviera , volle erigere un degno monumento alla sua memoria che raffigura il giovane principe svevo ritto su di un piedistallo , e la salma fu pertanto trasportata e poi deposta nella base stessa del monumento e fu questo fatto ad impedire al reparto SS., che per ordine di Hitler si presento nel 1943 a reclamare la salma per trasportarla in Germania , di ritrovarla .
Ai militi nazisti sfuggi’ quanto scritto sulla lapide e i frati non parlarono , cosicche’ le SS dopo aver minacciato terribili rappresagIie , dovettero andarsene a mani vuote .
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