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Oggi, alla ricerca di un tesoro nascosto della nosta città, ci dobbiamo recare nel cuore del caratteristico e storico Borgo dei Vergini, dove  tra misteriose catacombe, ipogei , sotterranei e antichi palazzi è nascosto uno dei complessi monumentali più importanti di Napoli.

L’antico Complesso monumentale Vincenziano, immerso nella storia e nella tradizioni di uno dei luoghi più caratteristici della città,  è infatti situato di fronte al noto Palazzo dello Spagnolo del famoso Rione sanità.

I meravigliosi ambienti del Complesso Vincenziano, sono qualcosa che chi ama questa città non può assolutamente non vedere e conoscere. Essi sono che racchiude al suo interno  ambienti storici di ineguagliabile ricchezza,.
Una tappa suggestiva dell’antica Neapolis fuori le mura, che vi lascerà tra misteri avvincenti e segreti sorprendenti con il fiato sospeso .

Il complesso Monumentale dei Vincenziani ai Vergini, conosciuto anche come la casa della Missione di San Vincenzo de’ Paoli,  è una bellisima struttura settecentesca costruita nel 1669 sui resti del convento trecentesco dei Padri Crociferi,  ( la cripta medievale è oggi ancora visibile).

La sua storia ebbe inizio quando il  Cardinale Innico Caracciolo, prima ancora di essere nominato Arcivescovo di Napoli, nel 1665 aveva conosciuto i Missionari Vincenziani a Roma, presso Montecitorio (prima Casa della Missione a Roma). Egli era  rimasto edificato dalla vita esemplare dei Missionari e del loro tratto umile, semplice e devoto, testimone dello zelo nell’opera delle Missioni e degli Esercizi del Clero.
Si era così convinto che la venuta a Napoli dei Vincenziani avrebbe giovato enormemente alla formazione spirituale del Clero e alla Evangelizzazione delle popolazioni rurali.

Divenuto poi Arcivescovo di Napoli  chiamò in città  uno dei Missionari che aveva conosciuto e stimato a Roma per valutare la possibilità di fondare una casa della missione in città nella propria diocesi e nei dintorni della provoncia napoletana.  : Padre Cosimo Galilei, .

Egli era nipote diretto del famoso scienziato e astronomo Galileo Galilei e giunse a Napoli, da Roma, il 2 marzo del 1668, dopo quattro giorni di viaggio.
 Il padre reossi conto del gra lavoro da fare chiese di essere raggiunto a Napoli  nella sua missione da altri due confratelli ( De Bonitatibus e Agostini).

Dall’aprile al dicembre del 1668, i tre Padri Vincenziani realizzarono cinque missioni (Casoria; Arzano; Casavatore; S. Pietro a Patierno; Calvizzano) che  sortendo  un effetto positivo sulla popolazione convinsero maggiormente  il Cardinale dell’opportunità di una fondazione vincenziana in Diocesi.
Intanto i frati dopo una breve ospitalità presso il Palazzo Arcivescovile,  erano stati trasferiti in un piccolo appartamento nei pressi della Chiesa di S. Maria della Stella. dove avevano anche iniziato a ospitare chi voleva vivere con loro l’esperienza degli Esercizi spirituali.
Diventava quindi sempre più necessario offrire ai Missionari Vincenziani una sistemazione più decorosa e stabile. Il Cardinale a quel punto decise di trasferire i frati  missionari  nell l’ex convento dei Padri Crociferi, giunti a Napoli nel 1334 e ormai andati via già dal 1653. Si trattava di una struttura piccola, semipericolante, fuori dalle mura della città.

I Padri missionari accerrarono  volentieri questa piccola realtà ritenendola  più adatta alla vita semplice di pochi confratelli, orientati soprattutto alle missioni al popolo delle campagne, Questo luogo era  facilmente raggiungibili da parte di chi viveva ai margini della città ed avevano ragione perchè ben presto , la piccola struttura si rivelò inadeguata ad ospitare i numerosi Chierici e Cavalieri che chiedevano di poter fare gli Esercizi spirituali presso i Padri Vincenziani.

Così, dal 1707, iniziò a delinearsi il progetto di ampliamento della Casa la cui espansione fu consolidata con l’apporto di donatori importanti, come la Duchessa di S. Elia, Maria Giuseppa Von Starhemberg, grazie alla quale fu possibile accedere a maestranze di eccellenza e affidare il progetto della Chiesa, intitolata a S. Vincenzo de’ Paoli, al regio architetto Luigi Vanvitelli, lo stesso della Reggia di Caserta ) al quale si devono l’ingresso, l’elegante essenziale corridoi e la Cappella delle Reliquie.

Grazie alla donazioni di Nobili benefattori, sostenitori dell’opera dei Padri, si iniziò ad acquistare diverse proprietà limitrofe, con l’intento di «fare isola», come si diceva a quel tempo.

Nel corso del XVIII secolo, grazie alle generose donazioni della nobiltà napoletana, i Missionari Vincenziani iniziarono ad acquistare diverse proprietà limitrofe con l’intento di «fare isola», come si diceva a quel tempo.

Ma grazie a queste donazioni di nobili benefattori ebbero sopratutto la possibiltà di poter usufruire di maestranze e architetti di spicco, tra cui Michelangelo Giustiniani e Luigi Vanvitelli e nel frattempo  arricchire  il proprio patrimonio spirituale con molteplici reliquie di martiri, realizzando una cappella apposita per custodirle ( la cappella delle reliquie ).

Lungo il percorso di visita, oggi curato dall’Associazione Getta la rete, è possibile visitare di questo bellissimo sconosciuto gioiello del Rione Sanità, la Cripta medievale, la Sala dell’Assunta, il Refettorio settecentesco, la Chiesa vanvitelliana e i suoi corridoi, oltre alla suggestiva Cappella delle Reliquie che, insieme a numerose reliquie di Santi martiri e vincenziani, custodisce il misterioso Quadro dell’anima dannata e una inedita ampolla del sangue di san Gennaro, patrono della città partenopea.

Il percorso inizia partendo da un lungo corridoio al termine del quale  al di sopra di una elegante porta troviamo l’immagine del fondatore di questo luogo : San Vincenzo de’ Pauli .
E’ grazie a lui che questo luogo divenne un centro di spiritualità e di carità per i poi poveri della citta’ . Qui riposa anche un uomo venerato da tanti : il venerabile Salvalore Micalizzi al quale ancora oggi molti rivolgono con fede autentica le loro preghiere affinchè  vengano  esaudite
La sua santificazione è ‘ ancora in corso ma per chi viene a pregare in questo luogo il miracolo è già la speranza.

Il percorso di visita  porta, poi, alla scoperta della luminosa Chiesa Vanvitelliana, la cui pala d’altare rappresenta San Vincenzo de’ Paoli in gloria è una magnifica opera di Francesco De Mura.

Questo  chiesa con la sua cupola ovale e’ unica nel suo genere . Si tratta di un piccolo gioiello che parla con la luce.  L’aria che si respira in questo spirituale luogo è di completa abbraccio con la fede .

 

 

 

 

 

 

 

 

Sopra il grande portale d’ingresso è situato il vano dell’organo, in radica di noce, di manifattura napoletana del ‘700, ennesimo dono della duchessa di Sant’Elia, il cui intradosso è segnato da una grande conchiglia.
Il pavimento è invece caratterizzato nella sua parte centrale da stemmi nobiliari del casato  austriaca della duchessa di Sant’Elia , la prima grande benefattrice del complesso .

Sotto a questa lapide si cela una cripta medievale , dove riposano le spoglie della stessa duchessa di Sanr’Elia ma anche di Domenico Cotugno uno dei padri della medicina moderna a cui è stato dedicato uno dei noti ospedali di Napoli nella zona dei Camaldoli .

Lasciata la cripta e spostandoci verso due antiche porte , troveremo il camposanto originario del complesso dove venivano sepolti i missionari vincenziano , i benefattori e coloro che avevano legato la loro vita a questo luogo sacro.

 

 

 

 

 

 

 

Risalendo al piano superiore attraverso una scala giùngiamo  ad una cappella segreta dov’è tra le tante reliquie si custodiscono tesori preziosi come il quadro dell’anima dannata .

Il dipinto giunto da Firenze nel 1700, racconta l’amore di una donna che si innamora di un cavaliere ma finisce in rovina per quell’amore impossibile . Alla sua morte il cavaliere diventa sacerdote e prega per lei finché lo spirito della donna riappare infuocato dicendogli che oramai è troppo tardi e che resterà’ dannata per sempre.  Sul quadro sono visibili nella parte bassa, le impronte delle sue mani infuocate .

 

 

 

 

 

 

 

 

E non è finita perché qui e’ conservata la terza ampolla con il sangue di San Gennaro,patrono della città partenopea. L’ampolla è la terza ufficialmente certificata, infatti al momento del suo ritrovamento era corredata di un documento d’epoca, un’autentica del Vescovo di Ferentino datata 1793, in cui viene specificata la donazione ai Padri della Congregazione della Missione di Napoli.

 

 

 

 

 

 

 

 

Nell’interno di questo incredibile piccollo gioiello nascosto possiamo inoltra ammirare  reperti dal forte valore spirituale: reliquie di Santi martiri, conservate in ostensori di legno intagliato e dorato, usate dai Padri lungo il corso dei secoli durante le missioni al popolo e gli esercizi spirituali ma anche  reliquie di Santi vincenziani, passati per la Casa della Missione e accessori liturgici o paramenti sacri di fattura ottocentesca napoletana.

 

 

 

 

 

 

 

 

N.B. Sono settecenteschi anche il coro in radica di noce, posto nel presbiterio, il lavamano in marmo nella sagrestia e il grande organo in legno dorato ed intagliato, di fattura napoletana del XVIII secolo.

Curiosita’: Nella cappella delle reliquie si trova anche  una reliquia con uno schizzo di Sant’Alfonso Maria de Liguori che proprio qui, nella ^Casa dei Vergini” si convertì e compose “Quanno nascette Ninnu”. la versione napoletana dell’inno natalizio “Tu scendi dalle stelle”.

Ma prima di andar via non dimenticate di visitare  il Refettorio dove vi attende  una maestosa tela settecentesca di Gerolamo Cenatiempo, allievo di Luca Giordano, scampata al bombardamento della seconda guerra mondiale,  la cosiddetta Cappella d’Estate al primo piano ( la cappella è conosciuta anche come chiesa gemella ) e per finire la  Sala dell’Assunta che attualmente viene utilizzata anche per concerti, convegni ed eventi.

 

Le visite al Complesso Monumentale Vincenziano sono possibili previo appuntamento con l’Associazione Getta la Rete.

 

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