Nato ad Amersfoort presso Utrecht, presumibilmente tra il 1652 e il 1653, studio inizialmente in patria nella bottega di Mathias Withoos. Dopodiché, come molti altri artisti olandesi nel corso del XVII secolo, decise di recarsi a Roma tra il 1674 e il 1675, considerata allora una tappa obbligata per qualsiasi artista che voleva immergersi nell’arte pittorica, In queta città oltre ad immergersi nella bellezza delle rovine della civiltà romana e nei capolavori dei maestri del Rinascimento, entrò a far parte, della Schildersbent con il nome di De Toorts e si pose al servizio come disegnatore del suo connazionale,ingegnere idraulico Cornelis Meyer
Tra il 1680 e il 1699 diviene famoso a Roma per le sue vedute della città e per i suoi paesaggi con soggetto il Tevere, che gli valgono il favore delle più importanti famiglie.
Questa “Veduta di piazza Navona” è senza dubbio uno degli esempi più belli per dimensioni e qualità, delle significative opere realizzate da Gaspar van Wittel a Roma
Questa veduta fu eseguita nel 1699, anno in cui Gaspar van Wittel abbandona, dopo essersi sposato con Anna Lorenzani nel 1967 Roma per trasferirsi a Napoli, al servizio del viceré Luis de la Cerda duca di Medinaceli, per il quale dipingerà trentacinque diverse vedute.
A Napoli il 12 maggio 1700 vide la luce il figlio Lodewijk, più celebre come Luigi Vanvitelli, destinato a diventare uno dei più grandi architetti della XVIII secolo. Dal genio del padre Casper, ereditò la vocazione di artista, per quanto finisse con l’applicarla all’architettura. Ne è testimonianza la Reggia di Caserta, uno dei suoi massimi capolavori, considerata uno dei primi esempi di architettura neoclassica in Italia.
Nel 1702 , Gasoare Vanvitelli , esegue per il duca di Medinaceli una veduta della “Grotta di Posillipo” a Napoli che all’epoca esercitava un fascino particolare sugli artisti del Sette e Ottocento per la presnza un colombario ricoperto da una folta vegetazione che tradizionalmente lo identificava come la tomba di Virgilio, visibile in alto all’entrata della grotta.
La grotta, in realtà era una galleria rettilinea scavata nel tufodai romani al tempo dell’imperatore Augusto, lungo circa settecento metri, che all’epoca era l’unica via di collegamento tra Napoli e Pozzuoli.
N.B. Gaspar van Wittel. è stato il primo artista che ha fissato l’immagine di questo luogo magico .
Questo dipinto oltre che mettere in evidenza ancora una volta l’immancabile figura bianca, che è una sorta di sigla dei dipinti vanvitelliani, ( visibile ai piedi della porta ), mostra tutta la zona a destra con quella porzione di muro che nasconde un giardino con alberi da frutto. e a sinistra quel monumento in pietra oggi presente nel parco virgiliano che ricorda i lavori intrapresi da Alfonso d’Aragona per ampliare l’ingresso e pavimentare la galleria.
Gaspar Van Wittel, noto anche come “Gaspare degli occhiali”, a causa della miopia che lo costringeva all’uso delle lenti da vista, diventò ben presto noto per le sue nitide e precise vedute urbanistiche, frutto anche dell’utilizzo degli strumenti dei cartografi nordeuropei, come la cosiddetta “scatola ottica”.
La sua attività generò in Italia un notevole interesse per il tipo di veduta a carattere topografico, che si svilupperà nel ‘700 grazie ad autori come Canaletto, del quale van Wittel è considerato un precursore.
Lavorò molto tra Roma, Venezia, Bologna e Urbino ma con Napoli ebbe un rapporto speciale. il pittore olandese realizzò nella nostra città diverse vedute, come La Grotta di Posillipo ( oggi conservato nella Certosa e Museo Nazionale di San Martino, una veduta del Golfo di Napoli ( oggi conservata al Rijksmuseum, di Amsterdam), una veduta della Darsena (anch’essa presente nel bellissimo Palazzo Zevallos Stigliano (Palazzo Colonna di Stigliano), sede delle Gallerie d’Italia) ed una veduta della riviera di Chiaia (oggi presente nel Palazzo Pitti di Firenze )
Dopo il soggiorno a Napoli, si ritrasferiscae a Roma, ma visita anche Firenze, Verona e Venezia dove è proposta e accettata la candidatura alla Assemblea dell’Accademia di San Luca.
CURIOSITA’: Si racconto che l’artista fu praticamente costretto a fuggire da Napoli per i vari movimenti politici a favore degli austriaci che presto avrebbero portato al crollo del Viceregno,
In questo periodo, oltre alle splendide vedute del Canal Grande e di paesaggi veneziani, dipinge magnifici scorci di Roma e dintorni. Una meravigliosa “Veduta di palazzo Farnese” a Caprarola, del 1715.

Nel 1722 dipinge otto versioni di Castel Sant’Angelo.
La Roma fluviale nel suo soggiorno a Roma risultò in assoluto la protagonista dell’opera vanvitelliana. Passando da Ponte Milvio,per Ripetta e giungere infine sino a Ripa Grande,il grande artiste dipinse almenno quindici punti di vista diversi dai quali trasse diverse vedute famose.

Nel 1723 firma insieme ad altri accademici una risoluzione per lavori occorrenti alla chiesa di San Luca.
Morì nel 1776 a Roma, praticamente cieco, dove venne sepolto in un primo momento a San Lorenzo in Damaso per poi essere trasferito insieme alla moglie, morta pochi mesi dopo, a Santa Maria in Vallicella.
Lasciò la sua eredità di grande artista in ottime mani.
Il figlio, Luigi Vanvitelli, fu chiamato infatti ad assistere il padre sin da quando era poco più che bambino. Prima colorava alcuni suoi quadri poi, da adolescente, diventò un vero e proprio “socio” della sua bottega d’arte. E infine, quando il giovane Luigi scelse la strada dell’architettura, il padre lo aiutò a trovare committenti ricchi nelle province del Centro e Nord Italia.
Per avere una sua fama il problema consisteva solo in una semplice questione di tempo. Mentre Gaspar Van Wittel era sul letto di morte, Carlo di Borbone entrò inafatti a Napoli e dopo 15 anni un nuovo Vanvitelli fu chiamato per costruire opere monumentali .
