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E’ a tutti noto che la neoclassica Basilica di San Francesco di Paola voluta da Ferdinando I di Borbone con progetto dell’architetto Pietro Bianchi di Lugano (uno dei migliori artisti del’epoca della scuola neoclassica) fu edificata quale voto per il felice ritorno del sovrano a Napoli dopo il decennio francese.

E’ altrettanto noto che il re Ferdinando decise di erigere questa Basilica  sull’antica area della vecchia chiesa di San Luigi di Palazzo e decise di chiamarla in questo modo  in onore di San Francesco di Paola.

Così come  è anche noto a tutti che la storia  di questa basilica comincia nel 1809, quando Gioacchino Murat, durante il cosiddetto “decennio Francese”, decide di demolire i conventi di “Largo di Palazzo” (l’attuale Piazza del Plebiscito)  per ampliare la piazza e trasformarla nel principale foro cittadino affidandone i lavori all’architetto Leopoldo Laperuta che, proprio di fronte al Palazzo Reale, costruì un grande emiciclo con un ampio portico sorretto da 38 colonne doriche.

Il progetto prevedeva un vero e proprio FORO da chiamarsi ” FORO MURAT ” ma questo non pote’ essere completato e quando egli alla fine del suo regno fu processato, condannato e giustiziato  (fucilato) a Pizzo Calabro la sera del 13 ottobre 1815, era stato solo finito il porticato.

 

 

 

 

 

 

Non tutti però sanno che per erigere la chiesa   fu bandito un concorso di idee, per erigere l al quale parteciparono i migliori architetti dell’epoca quali: Lojacono, Nicolini, Valente, Laperuta, de Simone, de Fazio ed altri. Ma nonostante risultassero vincitori Laperuta e De Simone il re decise di affidare il progetto e la direzione dei lavori allo svizzero Bianchi, incaricato forse per intercessione del Canova.

Ma quello che sicuramente quasi nessuno sa è il fatto che sotto la Basilica di San Francesco di Paola è ancora oggi presente presente un vasto complesso sotterraneo risalente al progetto ottocentesco di Gioacchino Murat per la sistemazione di Piazza del Plebiscito.

Realizzato in pietra di tufo con coperture a volta, questo enorme spazio sotteraneo , posto a 6 metri sotto il vestibolo della chiesa  è caratterizzato da una grande sala circolare centrale che riprende le dimensioni della navata superiore e da una rete di cunicoli e corridoi con un’imponente struttura a fungo al centro che riecheggia la pianta della chiesa superiore.

Tale ipogeo costituito da una volta centrale sorretta da una struttura a fungo,  ha un’altezza variabile dai 4,00 m ai 5,60 m.

Dalla sala centrale, spazialmente definita da un pilastro ad archi a forma di fungo, attraverso un sistema di percorsi concentrici e di cunicoli è possibile raggiungere quattro sale più piccole, una di forma ottagonale, due circolari e una poligonale, poste a quote differenti ma corrispondenti anch’esse alle sovrastanti cappelle della chiesa.

N.B. Questo genere di struttura ipogea non è estraneo al complesso e diffuso sistema di “città sotterranea” che caratterizza Napoli e che fu realizzato attraverso scavi effettuati fin dall’epoca greco-romana all’interno dei numerosi costoni tufacei, generatisi dall’aggregazione dei detriti vulcanici accumulatisi in seguito alla remota attività eruttiva dei Campi Flegrei. Un mondo ”di sotto” che ha permesso a quello superiore di esistere grazie ai materiali che ne vennero cavati nel corso dei secoli.

L’accesso all’ipogeo è garantito in maniera autonoma da un ingresso che si trova all’interno dei locali corrispondenti ai civici 6 e 7 del colonnato.

CURIOSITA’ : L’ipogeo ampio più di 1000 metri quadri e con un’altezza in alcuni punti anche di circa 16 metri ha una  capacità  di ospitare fino a 300 persone alla volta . Esso  è stato finalmente liberato dai detriti nel 2018 ed è in corso da allora un progetto di di riqualificazione per essere aperto al pubblico. L’obiettivo è trasformarlo in un museo permanente e in un luogo per attività culturali, artistiche e museali, con un’attenzione a tecnologie innovative. Secondo questo progetto  il pubblico potrà accedere attraverso una scala e un ascensore in vetro, immergendosi nel ventre della città fra archi e pietre di tufo lasciati a vista e tracce dei palazzi ottocenteschi a suo tempo abbattuti per lasciare spazio alla nuova struttura.

Ora sono convinto che molti di voi certamente state pensando che queto enorme spazio sia solo frutto delle antiche fondamenta delle due chiese, ma vi voglio subito ammonire dal pensar male. Dall’esame delle tavole dei progetti sia del Bianchi che del Laperuta e del De Simone si nota infatti che il grafico di sezione della chiesa riporta tale ipogeo e ciò sgombra l’idea che si tratti solo di fondamenta.

Dall’approfondimento della storia costruttiva dell’edificio sul quale c’è ampia bibliografia si rileva che si tratta  di un ipogeo destinato, una volta completato nella decorazione, ad accogliere addirittura come arredo le tombe dei Borbone.

Una incredibile destinazione fino ad oggi a tutti ignota ( sopratutto ai Tiktoker che ricchi di ignorante arroganza, narrano della nostra città).

N.B. Presumibilmente nella sala circolare coperta a volta, sarebbe andato il sarcofago del sovrano che l’avrebbe inaugurata e intorno le tombe degli altri re della dinastia. Nell’anello circolare che gira intorno alla sala le tombe di tutti i principi reali.

La conferma dell’ipogeo quale pantheon dei Borbone si trova nel coevo volume del 1858 Storia dei Monumenti di Napoli dell’architetto Camillo Napoleone Sasso dove l’autore riporta la descrizione in dettaglio dell’edificio, una sorta di cronaca essendo egli un contemporaneo e conclude la descrizione con tale dichiarazione, di grande importanza, sfuggita fino ad oggi agli studiosi: «Evvi la chiesa sotterranea che risponde perfettamente al Tempio superiore. Questa è destinata ad accogliere le ceneri dei Reali di Napoli: essa s’innalza all’altezza di palmi 50, avendo nel centro una colonna di sostegno e base alle volte che formano la covertura del soccorpo, e il pavimento del descritto Tempio».


E anche il Chiarini nella sua guidaNotizie del Bello, dell’antico e del curioso, del 1858 con le aggiunte al Celano, conclude così la descrizione della Basilica : «…Sono non ultime cose da vedersi la Chiesa sotterranea che risponde perfettamente al tempio superiore. Destinata ad accogliere le ceneri de’ Reali di Napoli, essa s’innalza all’altezza di palmi cinquanta ed è sostenuta da una colonna che sorge nel centro».

Non solo, anche un autore coevo non napoletano, lo storico e geografo Eugenio Balbi in un volume, edito a Torino nel 1842 che raccoglie i suoi scritti pubblicati sui giornali dell’epoca, tra i quali uno dedicato alla chiesa di San Francesco di Paola, nel descrivere la maestosità della chiesa riporta quanto segue: «Il tempio cilindrico che abbiam veduto esser la parte centrale della basilica di S. Francesco di Paola, considerato relativamente alle sue dimensioni, vuol esser tenuto come la maggiore delle rotonde a nostri giorni erette.…..Ma lasciando stare questo argomento, nè toccando del tempio sotterraneo di egual dimensione del superiore, ad ampia vòlta sostenuta da una colonna centrale, ove riposeranno le salme mortali dei sovrani delle Due Sicilie, fino ad ora deposte in S. Chiara……

Perché poi le tombe dei sovrani non siano poi più state traslate nell’ipogeo della chiesa di San Francesco di Paola resta un mistero. Forse i sovrani di padre in figlio (da Ferdinando I che volle erigere la chiesa a Francesco I che non la vide ancora completata, a Ferdinando II che pare non volesse cambiare il luogo di sepoltura) ebbero ripetuti ripensamenti, dovuti al fatto che la chiesa di Santa Chiara era legata alla memoria storica della dinastia dei Borbone e fin dagli Angioini era sempre stata destinata ad accogliere le tombe dei sovrani del Regno di Napoli.

Un’ulteriore conferma deriva dal fatto che Ferdinando II tentò inutilmente a più riprese di ampliare lo spazio destinato alle tombe degli antenati nella cappella di San Tommaso apostolo della chiesa di Santa Chiara, affidandone il progetto prima nel 1845 all’architetto Genovese (quello dello scalone di Palazzo Reale), poi nel 1848 all’architetto Nicolini (quello della ricostruzione del San Carlo) e poi all’architetto Gavaudan nel 1859, ma dovette rinunciare per evitare di intervenire su strutture monumentali quali il Chiostro dei Minori che avrebbero subito danni e mutilazioni come anche la detta cappella dove tutt’oggi si conservano i resti dei Borbone. Di sicuro ciò che avvenne nel 1860 che cambiò la storia della nostra città e dell’Italia pose fine ad ogni ulteriore tentativo.

CURIOSITA’: Questo piccolo gioiello architettonico semisconosciuto ai napoletani , esiste da circa due secoli e rappresenta uno spazio sotterraneo della nostra città dove  gli effetti sonori  di rifrazione e di amplificazione del suono”, in maniera particolare  si ripropongono anche negli spazi circostanti collegati alla sala centrale.

Immaginate ora per un solo momento questo incredibile spazio del sottosuolo di piazza del Plebiscito connesso con piccoli lavori al vicino  spazio della  Galleria Borbonica risalente al tempo di Ferdinando II di Borbone  e pensate  ad un ingresso da Piazza del Plebiscito e a una percorrenza fino a via Morelli.

Pensate che meraviglia  ….un accesso alla Napoli sotterranea con uscita dall’altra parte della città”.

 

 

 

 

 

 

 

 

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