Il Palazzo Serra di Cassano , oggi sede dell’Istituto Italiano per gli studi filosofici di Gerardo Marotta e di altri due importanti istituzioni quali il Goethe Institute ( istituto di cultura tedesca ) e la Sinagoga della Comunità ebraica a Napoli,  è un magnifici palazzo storico di Napoli situato sulla collina di Pizzofalcone così chiamata per la sua forma a becco di falco oppure perché nel periodo angioino vi si praticava la caccia al Falcone.

 

N.B La collina  di Pizzofalcone è anche chiamata Monte di Dio; questo nome deriva dalla omonima chiesa con annesso convento fondati nel XVI secolo alla fine di via Monte di Dio e oggi non più esistenti. Essa si andò sviluppando  nel XV secolo quando diversi nobili napoletani vollero costruire le proprie abitazioni accanto al nascente Palazzo vicereale, nuovo centro politico del potere spagnolo.

Il palazzo prende il nome dalla nobile famiglia napoletana dei Duchi di Serra di Cassano in che in questo luogo volle edificare la loro  residenza. La  sua storia nasce infatti  nel 1679 , quando il nobile Giuseppe Serra , appartenente ad una nobile famiglia  di origine genovese ( ma già presente in città in epoca medievale ), acquistò da Chiara Penchi un palazzo, ubicato tra via Monte di Dio e  via Egiziaca a Pizzofalcone . Successivamente, nel 1725  il nuovo proprietario decise però di demolire il vecchio palazzo  e affidò la costruzione della nuova dimora a Ferdinando Sanfelice che, come suo solito, utilizzò tutto il suo talento e la sua creatività soprattutto nella realizzazione della scala aperta a doppio rampante che conduce al piano nobile.

Il nuovo palazzo era molto esteso e aveva tre ingressi: il principale, che si apriva in via Egiziaca posto di fronte al Palazzo reale, uno secondario  in via Monte di Dio, ed un terzo , sempre sulla stessa strada, che aveva la  funzione di accesso per i servizi.

L’ingresso principale che dava su piazza Plebiscito e come accennato, era posto di fronte all’ingresso di Palazzo Reale, fu poi chiuso e simbolicamente sbattuto  in faccia al Re, quando questi firmò la condanna a morte  del giovane Gennaro, 18 enne, unico figlio maschio del Duca, che aveva partecipato alla Repubblica del 1799.  Da quel momento la famiglia abbandonò il regno e secondo le disposizioni del Duca,  l’ingresso doveva per sempre  restare chiuso. Esso è stato aperto da quel giorno solo una volta nel 1999, non per volere di un governante ,  ma su istanza di Gerardo Marotta, presidente dell’istituto studi filosofici che vi ha sede, nell’ambito delle iniziative promosse per ricordare i 200 anno della Rivoluzione giacobina napoletana, e per un solo giorno.

CURIOSITA’ : Riconquistato il trono Ferdinando IV non considerò la stretta amicizia con il  nobile casato: il 20 agosto del 1799, a soli 27 anni, Gennaro Serra salì sul patibolo eretto a piazza Mercato (palcoscenico secoli prima della tragica esecuzione dell’altrettanto giovane Corradino di Svevia), venendo decapitato davanti a una folla, che a furor di popolo, chiedeva le teste dei rivoluzionari.

esecuzione piazza mercato

Le cronache attribuiscono al condannato un’ultima frase detta al boia: “Ho sempre lottato per il loro bene ed ora li vedo festeggiare la mia morte”.

Da quel giorno il portone principale del Palazzo Serra di Cassano, quello che affaccia dal lato di Palazzo Reale, fu chiuso in segno di lutto e di protesta nei confronti della monarchia.

, Palazzo Serra di Cassano, Napoli

Dopo la chiusura dell’antico ingresso  , il nuovo principale  accesso al palazzo divenne quello  posto nella parte posteriore dello stesso, su via Monte di Dio, cioè  l’ingresso  prima ritenuto secondario, e che da quel momento divenne quello più utilizzato,

L’ antico ingresso che da sul Palazzo Reale rappresenta , al pari del Palazzo Sanfelice e del Palazzo dello Spagnolo presenti nel rione Sanità, è uno dei grandi capolavori del famoso architetto Ferdinando Sanfelice soprannomminato  dal popolo napoletano ” Ferdinà lievat’ a’ sott’ “ per le sue ardite costruzioni che sembravano ogni volta voler sfidare sempre di più le leggi di gravità ,

CURIOSITA’: Ferdinando Sanfelice è stato uno degli esponenti più straordinari e fecondi dell’ architettura barocca a Napoli. Era particolarmente famoso in città , per il suo gusto originale e fantasioso , specie in quell’ epoca in cui si richiedeva agli artisti di meravigliare e stupire il più possibile lo spettatore .
Dotato di straordinario talento , egli era sempre volto alla ricerca di grandi effetti scenografici ricorrendo spesso ad un arditissimo uso delle strutture architettoniche . 

L’antico ngresso che si presenta con un caratteristico aspetto monumentale è costituito da un ampio portale ad arco a tutto sesto aperto in un corpo basso scandito da paraste doriche .Il portale immette direttamente al grande cortile ottagonale che precede lo scalone monumentale dove nei quattro lati minori sono sistemat le scale di servizio.

Un tempo , prima del 1799, da tale portone ,guardando di fronte, si poteva vedere direttamente il palazzo reale,  non essendo, in linea d’aria  ancora stata costruita la Basilica di San Francesco di Paola, eretta da Ferdinando I come voto per non aver perso il Regno. Dal 1799 il portone  è invece chiuso , in segno di lutto e di protesta per la morte di Gennaro Serra ,  il  giovane figlio del principe giustiziato perché dichiarato partecipante alla rivoluzione.

Il portone , così come l’intero edificio  è  legato alla memoria di Gennaro Serra, martire della rivoluzione napoletana del 1799 , rappresenta oggi in città il simbolo dell’indignazione per la repressione dei giacobini napoletani ( una triste pagina della storia dinastica dei Borboni) .

Gennaro Serra , nato nel 1772 fu fin da giovanissimo attivo nei movimenti patriottici e giacobini contro la monarchia borbonica e successivamente fu tra i fautori della Repubblica Napoletana come comandante della guardia nazionale. Nel giugno del 1799, dopo la sconfitta, mentre cercava di rientrare nel palazzo di famiglia travestito da marinaio venne riconosciuto ed arrestato. A nulla valsero le suppliche di suo padre Luigi al re affinchè il giovane non venisse giustiziato e, pertanto, dopo la decapitazione avvenuta il 20 agosto 1799 in Piazza Mercato, il duca , dopo aver litigato con il re in conseguenza del rifiuto fatto da Ferdinando IV di Borbone di concedere la grazia al figlio rivoluzionario Gennaro, decise  di chiudere per dispetto  il portone in faccia al re  e dopo averlo fatto sprangare decise di non riaprirlo mai più in segno di eterno lutto.

N.B. Vi ricordiamo che il re , all’epoca dal suo palazzo poteva  ogni giorno vedere il palazzo ed il bellissimo portone in quanto la Basilica di San Francesco di Paola non era ancora stata costruita . Il palazzo dall’alta via Monte di Dio, guardava  su piazza del plebiscito a 360 gradi.

Da quel momento , ed ancora oggi il portone è chiuso e l’ingresso attuale al palazzo si trova in Via Monte di Dio, nella parte posteriore del palazzo. ed è  costituito da due portonali bugnati . La  facciata è invece caratterizzata scandita da un ordine di paraste corinzie su alto basamento di piperno in  sette campane , due delle quali sono appunto occupate  dai due portali di accesso , caratterizzati da una fascia bugnata in forte rilievo , con bei capitelli su cui poggiano i balconi .Ogni piano è suddiviso da cornicioni, mentre le finestre presentano dei timpani triangolari, dei timpani ricurvi o delle architravi.

Da questo ingresso si accede al grande cortile questa volta di pianta rettangolare, attraversando una serie androni e un altro cortile porticato . Un’ampia arcata attualmente vetrata collega il cortile con l’ambiente dello scalone che rappresenta senza ombra di dubbio l’elemento di magior rilievo architettonico dell’intero edificio.

Il Sanfelice in questa occasione , invece di proseguire nel suo tipico stile con cui aveva precedente ideato i famosi scaloni dei suoi due celebri palazzi , cioè il  Palazzo Sanfelice (Rione Sanità) e Palazzo dello Spagnolo (Via Vergini) che caratterizzati da un dinamico gioco di archi, rampe, volte e virtuosistici incroci spaziali invece di essere nascoste all’interno delle strutture abitative, sono palesemente visibili e si innestano su un cortile centrale, per poi essere proiettate verso l’ingresso, divenendo espedienti scenogro dei grandi capolavori afici che invitano i visitatori ad entrare.

 

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Le scale del Palazzo di Pizzofalcone, a differenza delle altre progettate dal geniale architetto, non sono nè aperte nè incrociate tra loro, bensì chiuse a doppia rampa e caratterizzate dal contrasto chiaroscurale tra il nero del  piperno e il bianco del marmo carrarese che contribuisce a dare maggiore dinamicità all’imponente struttura.

Il Sanfelice in questa occasione operando un vero e proprio pezzo di bravura ,fece in modo che tutto il corpo scala si proponesse in un’immagine unitaria , effettuando  bellissimi contrasti tra il piperno delle strutture della scala e i bianchi rilievi  o le colonne di marmo delle balaustre che coronano come un merletto le strutture di pietra grigia .

 

Il monumentale scalone introduce all’interno della dimora dove ancora si conservano alcune sale decorate con stucchi roccocò e mobili neoclassici. Gran parte degli affreschi sono realizzati da pittori formatisi alla bottega di  Francesco Solimena , del cui entourage da giovane fece parte lo stesso Sanfelice, abile anche nell’arte del dipingere.

CURIOSITA’ : L’architetto Ferdinando Sanfelice  che lavorava in quegli anni lavorava alla vicina chiesa della Nunziatella , era famoson quegli anni a  Napoli per le particolari scalinate d’accesso ai palazzi di sua progettazione . Egli pero a differenza di altre scalinate  edificate in altri famosi palazzi napoletani , ideò  per  questo palazzo non più scalinate  aperte e incrociate tra loro, ma  chiuse, a doppia rampa e ad un corpo solo, suscitando molto fascino anche per i contrasti dei colori del piperno e dei marmi bianchi che caratterizzavano la struttura.

 

 

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In molti ambienti del palazzo sono poi presenti numerosi affreschi e pitture tra i  quali meritano  certamente di essere menzionati i dipinti di Giacinto Diano che mostrano episodi della vita di Scipione presenti in alcune sale  realizzati tra il 1770 ed il 1773 ( sala dei Capitoli ) , un dipinto  di Alessandro Tiariini ,  un Giudizio di Salomone realizzato da Mattia Preti presenti nella Sala delle quattro stagioni , e diverse altri cicli di affreschi religiosi che decorano altre sale del palazzo, attribuiti a Fabrizio Santafede .

Da visitare anche la meravigliosa Sala dei paesaggi poi chiamata Sala della Fisarmonica ,e  la galleria neoclassica ed ovvvimante il  piano Nobile del Palazzo, che attualmente ospita l’Istituto Italiano per gli Studi filosofici fondato nel 1975, alla cui base vi è una preziosa e grande  Biblioteca messa insieme grazie soprattutto al generoso contributo dell’avvocato e filosofo Gerardo Marotta  che notevolmente si prodigò nel fare della prestigiosa sede, un importante centro di diffusione culturale di rilevanza internazionale.

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Il palazzo fu poi preso in fitto a fine 800 dall’ambascirore britannico  Sir William Hamilton,un raffinato colto collezionista d’arte che , stabilì la sua dimora e quella dell’Ambasciata inglese a Napoli proprio in questo edificio. Egli  riempì la dimora di opere dei maggiori pittori fiamminghi , oltre che di sculture di pregio e preziosi reperti archeologici d’instimabile valore , come una raccolta di vasi greci e romani che putroppo andò perduta nel 1799 durante il naufragio di un suo veliero.

Secondo molti studiosi Sir William  in soli pochi anni dalla sua venuta a Napoli raccolse un ‘ importante collezione di vasi di scavo e di opere d’arte che oltre che abbellire la sua  dimora , servirono allo stesso secondo i più maligni dell’epoca , sopratutto ad arricchirsi  .Secondo molti fu infatti un vorace predatore del patrimonio archeologico del Regno di Napoli rivendendo  spesso le opere da lui acquistate ad un prezzo triplicato a Londra .Un decreto del ministro Tanucci vietava tale pratica di esportare le opre di scavo all’estero ma egli era uno dei pochi a violare questo editto grazie al benestare del re Ferdinando al quale il furbo ambasciatore regalava continuamente fucili da caccia inglesi di precisione .

Il palazzo è stato a lungo uno dei poli della vita artistica e culturale della città. Basti pensare che nel maggio del 1770 fu ricevuto in questo palazzo, ospite dell’ambasciatore inglese Lord Hamilton e della sua prima moglie Catherine Barlow , il giovane ma già famoso Wolfgang Amadeus Mozart accompagnato da suo padre Leopold ( vecchio amico di Sir William ). Il piccolo genio era allora già famoso e aveva già suonato alla corte di Maria Teresa d’Austria , regina d’Austria .

Tra gli ospiti illustri della sua casa e di lady Emma,( seconda moglie ) vi fu nel 1787 anche Wolfgang Goethe , che non mancò di trascrivere la sua ammirazione per il luogo e la dimora.

 

 

Durante la seconda guerra mondiale il sottosuolo del palazzo , dove sono presenti alcune grotte creatisi in seguito all’estrazione del tufo usato per costruire il grande edificio , venne utilizzato  come rifugio antiaereo durante i bombardamenti che colpirono la città .

Dopo la Seconda Guerra Mondiale ,all’intero edificio , si resero necessari dei lavori di restauro a causa dei danni subiti. Questi furono commissionati dal duca Francesco Serra agli architetti Japelli e Schioppa che riportarono il palazzo all’antico splendore.

Oggi la  maggior parte di questi ambienti è  occupata dall’ Istituto Italiano per gli Studi Filosofici , fondato nel 1975 , e dalla relativa biblioteca, che dispone di oltre 160.000 volum

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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