Guardando la famosa mappa del duca di Noja del 1775 , è possibile individuare nella collina del vomero una villa indicata come “Palazzo e villa de’ Carafa detti Belvedere intorno alla quale venne sviluppandosi l’antico “Villaggio del Vomero”.
Villa Belvedere rappresenta dunque, la storia più antica del quartiere Vomero ed il simbolo dell’intera collina del Vomero .Essa era talmente famosa che finì per affascinare numerosi viaggiatori del gran tour e famosi pittori che la immortalarono in numerosi disegni e bozzetti.
L’antica Villa Carafa di Belvedere, nota anche semplicemente come villa Belvedere, era una bellissima e monumentale struttura costruita alla fine del seicento sul versante occidentale della collina del Vomero , come palazzo “fuori porta” su commissione del mercante e banchiere fiammingo Ferdinando Vandeneynden che dopo aver scelto Napoli come residenza per sé e per le sue clientele (come molti altri potenti commercianti nordeuropei), insignito del titolo di marchese di Castelnuovo e sposato con la nobile Olimpia Piccolomini, nipote del cardinale Celio , decise di dar luogo sui resti di un antico “casino di delizie” appartenuto agli Altomare una sua nuova nobile dimora. Essa venne commissionata a frà Bonaventura Presti un monaco certosino divenuto una specie di ingegnere di sua “eminenza”, il cardinale Ascanio Filomarino .
Il palazzo . sviluppato su due piani , con affaccio ad ovest verso Posillipo e ad sud sul golfo di Napoli , venne realizzata tra il 1671 ed il 1673 ed era posta nel fondo di un lungo viale alberato, con ingresso sulla “via del Vomero” (via Belvedere) . La grandiosa residenza aperta da logge affacciate sul panorama del golfo , aveva disposte le stalle e le rimesse lungo il suo bel viale alberato e disponeva di un elegante pozzo settecentesco in marmo (oggi spostato sul terrapieno della terrazza panoramica). Il tufo necessario a compiere le radicali trasformazioni dell’edificio fu prelevato dalla parte di collina sottostante la grande terrazza, in cui furono scavate grotte poi utilizzate come celle per la conservazione dei vini e della carne. Ad esse vi si accedeva dall’alto tramite una scala a forma di pozzo (tuttora esistente).
CURIOSITA’ : il monaco certosino converso di origini bolognesi fràBonaventura Presti , si occupò in città anche della ristrutturazione di altre numerose dimore patrizie fra cui il famoso Palazzo Zevallos di Stigliano.
Alla morte del nobile marchese olandese avvenuta per tisi ( tubercolosi ) nel 1674 il palazzo Vandeneynden, ereditata dalla figlia Elisabetta ,venne portatato da lei in dote al matrimonio contratto con Carlo Carafa quarto principe del Belvedere. Da quel momenro , il palazzo , grazie ad ampliamenti ed abbellimenti assunse in poco tempo ( 1730 ) , le caratteristiche di villa adeguate al rango dei principi di Belvedere e divenne così la famosa ‘villa Carafa di Belvedere”. Sul finire del secolo la villa venne ancora ampliata e abbellita per ospitare la regina Maria Carolina moglie di Ferdinando IV di Borbone (incinta per la diciassettesima volta) . L’ingresso sulla via del vomero fu risistemato e ampliato per rendere più agevole l’accesso alle carrozze e di fronte all’antico portale in piperno venne creata un’elegante esedra in tufo tuttora visibile .All’interno della villa erano custodite pregiate raccolte di pitture e sculture .Le volte erano tutte impreziosite da affreschi di autori come Luca Giordano .
La villa in quel periodo fu molto frequentata dai borbone e dall’alta società napoletana ; durante i soggiorni estivi della regina Maria Carolina , venivano organizzate magnificenti feste che richiamavano enormi folle. Nei mesi di maggio ed ottobre, infatti, la villa era aperta al pubblico ( il giovedì e le domeniche era possibile assistere a concerti musicali, ed in seguito, anche a giostre e tornei estremamente popolari).
La popolarità della villa non diminuì nemmeno con la dominazione francese: fu infatti uno dei luoghi preferiti dal re francese Gioacchino Murat e la sua decadenza possiamo dire che cominciò solo dopo la morte dell’ultimo principe di Carafa Marino, ( sindaco di Napoli nel 1813 sotto Murat ) .Essa si manifestò inizialmente sopratutto a carico del suo immenso parco che subì un vero e proprio smembramento e venne progressivamente lottizzato . La Villa Belvedere invece , stretta tra il proliferare di tante nuove costruzioni , priva del suo meraviglioso parco , perse tutto il suo carattere di paradiso di delizie immerso nel verde e divenne per buona parte a tutti gli effetti divenne un insignificante condominio .
Con l’arrivare del Novecento Villa Belvedere, cominciò a non essere più una delle poche costruzioni esistenti sulla collina . Il vomero infatti con il passare degli anni, vide sorgere al posto dei tanti alberi edifici dalle dimensioni più svariate e dalle tipologie più diverse, e nuovi accessi alla villa vennero aperti lungo la via Aniello Falcone approfittando degli “interstizi” risparmiati dall’edificazione. Solo il primo piano , trasformato in un complesso per cerimonie e congressi ( Cenacolo Belvedere ) conserva ancora oggi con la scenografica veduta del golfo , l’aspetto dell’antica residenza dei Carafa .