La Chiesa della Santissima Annunziata o della Nunziatella si trova sulla collina di Pizzofalcone in una traversa di via Monte di Dio intitolata al generale Giuseppe Parisi fondatore nel 1787 con l’iniziale nome di Reale accademia militare (con apposita ordinanza di Ferdinando IV) della Scuola militare “Nunziatella” .
La chiesa venne costruita nel 1588 dai padri Gesuiti su di un terreno inizialmente di propreta’ della nobildonna Anna Mendoza Marchesa della Valle che fu da loro acquistato nel 1585 per 3500 ducati.
La Chiesa fu dedicata alla Vergine “Annunziata” e fu detta della “Nunziatella” per distinguerla dall’altra molto più grande che sorge nel cuore della Napoli antica ( Basilica della Santissima Annunziata Maggiore ).
Quasi 200 anni dopo, nel 1736, la chiesa subì un radicale restauro da parte dell’architetto Ferdinando Sanfelice, che cancellò ogni traccia della struttura originaria.
Varcando l’ingresso della Chiesa gesuita si viene subito accolti in un ambiente luminoso e raffinato, incorniciato da preziosi stucchi e ricco di decorazioni in marmi policromi, pietre preziose, ed un favoloso pavimento in cotto e marmo bianco, che concorrono a conferire un tono di eleganza mondana. Un vero capolavoro del Sanfelice.
Il suo interno si presenta a navata unica con cappelle laterali. La volta a botte è decorata dall’affresco di Francesco De Mura raffigurante l’Assunzione della Vergine (1751) dove il grande artista raggiunge una perfezione espressiva quasi assoluta portando il rococò a compenetrarsi di classicismo.
Lo stesso artista allievo prediletto di Francesco Solimena, risulta essere l’autore anche dell’opera presente nel catino absidale raffigurante L’Adorazione dei Magi (1732) effettuata circa venti anni prima.
L’allievo del Solimena stacca in questa opera il cordone ombelicale dal maestro portando a definizione il tentativo avviato anni prima di tradurre la monumentalità composta e solenne del maestro in soluzioni di grazia, tramite l’utilizzo di toni chiari e luminosissimi e di contenuta teatralità.
L’altare maggiore, bellissimo, è un’opera fantastica del 1756 di Giuseppe Sanmartino (lo stesso del Cristo Velato) che oltre a rappresentare uno dei più bei classici esempi di barocco napoletano rimane certamente una delle più belle sculture del non più oramai sottostimato artista.
L’opera realizzata in marmi policromi mostra ai suoi lati due perfette coppie di angeli uniche nel suo genere. Si tratta di due coppie di puttini reggi fiaccole perfetti ed uguali tra di loro come pochi altri capolavori (unico nel suo genere in quanto difficilmente si trovano in giro puttini reggi fiaccole).
Al di sopra dell’altare maggiore sono presenti tre dipinti che mettono in evidenzia la dedica della Chiesa alla Madonna dell’Annunziata: a sinistra la Visita di S. Elisabetta, al centro l’Annunciazione di Maria e a destra La nascita del Signore.
Nella controfacciata, invece è presente un bell’ affresco di Ludovico Mazzante raffigurante i Quattro Santi San Pietro, San Paolo, San Francesco Regis e San Francesco Borgia.
Delle quattro cappelle laterali una è dedicata a Sant’Ingnazio (con un quadro di Francesco De Mura sull’altare) , una a San Francesco Saverio ( sempre con un quadro di De Mura ) dove sono raffigurate alcune vite di scena del santo fatte da Giuseppe Mastroleo , un’altra dedicata San Stanislao Kotska dove troviamo opere di Paolo de Matteis e di Ludovico Mazzanti, ed infine un’altra dedicata a Don Giovanni Assenzio Goyzueta, Maresciallo di campo degli eserciti di Sua Maestà e Segretario di Stato al tempo di Ferdinando IV, che contiene il suo sepolcro ed una bella crocifissione di Ludovico Mazzanti.
Nel 1773, quando i Gesuiti vennero cacciati dal regno da Ferdinando I di Borbone, e tutte le loro proprietà confiscate, il complesso venne affidato ai padri somaschi con il compito di costituire un collegio per i figli dei cavalieri dell’Ordine di Malta. Già l’anno dopo, però, il re riprese il controllo della struttura (i padri somaschi si trasferirono presso la chiesa del Gesù Vecchio) e la destinò a sede del “Real Collegio Militare”, preludio alla fondazione, nel 1787, della storica e prestigiosa Scuola Militare “Nunziatella”.
Da quel momento, la chiesa, dedicata alla Vergine Annunziata e chiamata dal popolo “Annunziatella” o “Nunziatella” per le sue ridotte dimensioni, venne poi utilizzata come cappella dell’accademia.
Da poco aperta al pubblico tramite una interessante visita guidata viene oggi restituita a tutti noi finalmente una delle chiese più belle della città, legata all’omonima Accademia Militare creata da Ferdinando I per i cadetti della Real Accademia che ha avuto tra i suoi professori e alunni personalità del calibro di Francesco De Sanctis, Carlo Pisacane, Guglielmo Pepe e Vittorio Emanuele III.
Il mio personale consiglio e’ quello di cogliere l’occasione di non perdervi una visita ad una delle chiese per armonia e bellezza certamente piu’ belle di Napoli, considerato il più bel capolavoro a cavallo del Barocco/Rococò della città che custodisce tesori d’arte sei-settecentesca di artisti del calibro di Sanmartino, Mazzanti e De Mura (IL “CICCIO”).
Le origini della Scuola Militare “Nunziatella” vanno fatte risalire all’opera di riordino delle forze armate del Regno di Napoli, messa in atto da Carlo di Borbone e poi continuata dal suo giovane figlio Ferdinando IV di Borbone , sempre assistito entrambi dal loro ministro Bernardo Tanucci.
Per migliorare le competenze tecnico-militari degli ufficiali al fine di costruire una classe dirigente militare sempre più preparata fu individuata la necessità di creare istituti specializzati per la formazione degli ufficiali delle varie armi
Questa iniziale sede avvenne nel palazzo della Panatica a Santa Lucia, dove una volta sorgeva l’antica fabbrica Panatica che produceva gallette per le navi da guerra di sua maestà (ma anche per le carceri). Una volta bruciata diede prima luogo ad una accademia per mozzi da nave e successivamente alla Reale accademia militare.
Confinante a questa area oltre al vicino collegio Macedone per soli nobili militari era presente anche un altro terreno sede di poche case sparse ( case polignano ) che inizialmente di propretà della nobildonna Anna Mendoza Marchesa della Valle fu poi acquistato dalla stessa dai padri Gesuiti nel 1585 per 3500 ducati .
I Gesuiti proprietari del vicino terreno dove attualmente si trova la chiesa di Santa Maria degli Angeli, prima di trasferirsi nel nuovo luogo decisero di cedere il vecchio terreno al Principe di Gesualdo ( Principe di Canosa ) che si proponeva loro protettore (offrendo e promettendo una somma di 4000 ducati per il primo ed il secondo anno e successivi 1000 ducati per altri 10 anni) .
Il Principe purtroppo non riuscì poi a mantenere i suoi impegni poichè successivamente dovette rispondere dinanzi ad un tribunale dell’orrendo crimine di omicidio.
Completamente accecato di odio e gelosia uccise infatti con colpi di arma da fuoco, una volta scoperti in flagrante, sua moglie Maria d’Avalos e il suo amante Fabrizio Carafa duca d’Andria.
I Gesuiti che avevano avuto in donazione il terreno a questo punto decisero di vendere lo stesso alla contessa di Briatico che lo regalò ai padri teatini che divenendone proprietari vi costruirono poi la chiesa di Santa Maria degli Angeli.
I Gesuiti trasferiti nelle nuova sede vi costruiscono dapprima un edificio di grandi dimensioni che divenne un noviziato gesuitico ed un primitivo convento e solo nel nel 1588 l’attuale chiesa.
Fu questo poi il luogo dove anni dopo nel 1787 Giuseppe Parisi di ritorno in Patria dalla corte Austriaca ( dove aveva rifiutato l’incarico da parte dell’imperatore a restarvi in qualità di maggiore ) nello stendere il piano per la fondazione della nuova Accademia decise di trasferirvi la nuova sede della Reale Accademia Militare.
Nel tracciare l’organizzazione e il piano di studi della nuova istituzione, il tenente Giuseppe Parisi propose infatti di abbandonare i vecchi edifici della Panatica e i conventi di largo di Palazzo dove i cadetti erano stati alloggiati fino a quel momento, e di individuare una nuova sede. La scelta cadde sull’antico noviziato gesuitico di Pizzofalcone, edificio di grandi dimensioni che poteva essere adattato rapidamente alle esigenze del caso.
L’Istituto era finanziato con duemila ducati l’anno, e la sua organizzazione era simile a quella di un’università, dato che gli allievi vi si recavano unicamente per le lezioni e gli esami .La sua frequentazione dei corsi, della durata di quattro anni, era obbligatoria per gli ufficiali stanziati a Napoli. I battaglioni di fanteria, cavalleria e dragoni di stanza a Napoli dovevano inviarvi due ufficiali e due cadetti ciascuno, mentre i reggimenti stanziati altrove mandavano due cadetti cadauno.
Gli allievi dovevano superare due esami l’anno e uno al termine del quadriennio formativo, alla presenza del ministro della guerra. I primi quattro classificati venivano promossi di un grado nei corpi di appartenenza, i secondi quattro ricevevano una medaglia d’oro, tutti gli altri una d’argento.
CURIOSITA’ : in fondo alla chiesa , dove si trova l’altare , nell ‘abside ,in alto a destra tra le due colonne se osservate bene , noterete una stretta grata rettangolare poco attinente al contesto della chiesa .
Accadde in passato che quando fu venduto l’appartamento di fianco alla chiesa ,( dove viveva il cappellano ),dalla duchessa di Mendoza al duca di Mignano , questi chiese al Parisi di poter aprire , per la mamma ammalata una finestra che dal suo appartamento affacciava nella chiesa affinchè ella potesse vedere la messa. Al rifiuto del Parisi ,il duca di Mignano, iniziò una causa nei confronti dei Gesuiti sostenendo che sotto al terreno che i due edifici (casa e chiesa ) tenevano in comune vi era stato costruito un cimitero per i Gesuiti ( ipogeo ) e rivendicando inoltre la comune proprietà di altri terreni nel frattempo venduti dai Gesuiti . Da persone di buon senso , a questo punto, i due personaggi decisero di chiudere la lite e i Gesuiti decisero di accettare la proposta del duca di Mignano di aprire questa finestra .Dopo il parere dell’ingegnere Aprea , fu finalmente quindi aperta questa finestra , come vedete molto bassa e quasi nascosta sotto il cornicione da dove la mamma del duca poteva assistere alla messa di domenica.