La maestosa Galleria Umberto I e’ oggi considerata uno dei luoghi simbolo di Napoli.
La bellissima e complessa struttura venne completata tra il 1887 e il 1890 e in poco tempo si trasformo’ nel salotto buono della città e splendido ritrovo della mondanità.

Fu inaugurata il 10 novembre 1892 dall’allora sindaco Nicola Amore.
Con i suoi 147 metri di lunghezza, una larghezza di 15 metri ed un’altezza di 34 metri e mezzo con il vertice della cupola che raggiunge i 57 metri, la Galleria si presenta con 4 ingressi che si aprono su Via Toledo, Via Santa Brigida, Via San Carlo e Via Verdi.

L’ingresso principale è quello che si apre su Via San Carlo; la sua facciata è costituita da un porticato retto da colonne di travertino e da due archi ciechi. Sulle colonne, sono presenti sculture in marmo di Carlo Nicoli che rappresentano i quattro continenti: l’Europa raffigurata come una figura di donna che con la mano destra impugna una lancia, l’Asia che stringe una coppa, l’Africa, con una mano appoggiata sopra una sfinge e l’America, con le tavole geografiche e il globo terrestre (chiaro riferimento a Colombo).

Al di sopra delle statue due nicchie contenenti a sinistra la Fisica e a destra la Chimica.
Sdraiati sul fastigio il Telegrafo e il Vapore, che affiancano la figura della Abbondanza, conferendo tramite tali sculture fiducia nella scienza e nel progresso.

Sulle colonne dell’arco di destra ci sono altre quattro statue che rappresentano le quattro stagioni: Autunno, Inverno, Primavera ed Estate che rappresentano il passare del tempo a cui sono collegate le attività umane rappresentati dalle nicchie sovrastanti dove troviamo il Genio della scienza ed il Lavoro. Sdraiati sul fastigio troviamo il Commercio e l’Industria miti borghesi per eccellenza, semi sdraiati ai lati della Ricchezza.

La facciata su via Toledo ha ai lati dell’ingresso due coppie di putti con scudi entro i quali ci sono gli emblemi dei due seggi di Napoli.

La facciata su via Santa Brigida ha negli stessi scudi sorretti dai putti gli emblemi dei seggi di Porto. Infine nella facciata di Via Verdi ha l’emblema del seggio di Nido.

La Galleria all’interno e’ delimitata da quattro edifici collegati tra loro ed appare coperta da una volta in vetro e ferro progettata da Paolo Boubèe con al centro una Cupola.
Nella Cupola si trovano otto pennacchi con otto figure femminili che sorreggono i lampadari, mentre sul tamburo della Cupola è visibile la stella di Davide, la cui presenza non è stata ancora chiarita.
Nel pavimento i mosaici raffigurano i venti e i segni dello zodiaco costruiti nel 1952 dalla ditta veneziana Padoan per sostituire i vecchi mosaici andati distrutti durante la guerra.

La galleria in passato fu sede degli uffici del quotidiano “il giorno” all’epoca animato da Matilde Serao, ma sopratutto fu ritrovo di artisti e personaggi dello spettacolo grazie alla presenza nei sotterranei del celebre Salone Margherita, autentico tempio del varietà a Napoli, sala da concerti ed elegante Cafe’ Chantant d’Italia, che venne dedicato alla sovrana e conobbe anni di splendore.
Il famoso Salone Margherita, primo cafè-chantant d’Italia della Belle epoque, fu sede dello svago notturno per un buon ventennio dei napoletani e di importanti personalità intellettuali di fine 800 e 900 tra cui: D’Annunzio, Crispi, Serao, Scarfoglio, Di Giacomo, Ferdinando Russo , i principi ereditari di casa Savoia (Vittorio Emanuele).

Vi si proiettarono i primi films dei fratelli Lumiere (1896) e vi aprirono il primo cinematografo.

Nel varieta’ gli impresari del salone scritturavano artisti famosi in tutta Europa come la ballerina viennese Dora Parnes, la celebre Eugenie Fougere, innamorata di Eduardo Scarpetta e la leggendaria Bella Otero che qui’ si esibì per amore del principe Gaetano Caracciolo, conosciuto a Parigi.

Nel Salone Margherita, Gabriele D’Annunzio conobbe la giovane francese Pierrette Butterfly, presentatagli da Edoardo Scarfoglio, mentre Maria Ciampi mando’ in delirio la folla eseguendo la celebre <MOSSA>, il sensuale movimento imparato dalla napoletana Maria Borsa che lo aveva proposto con successo nei teatri popolari.

Nell’angiporto della galleria, ora Piazzetta Matilde Serao, al civico numero 7, si trova la prima sede originaria de ‘ Il Mattino‘ quotidiano napoletano fondato nel 1892 da Eduardo Scarfoglio e Matilde Serao.

Alla Galleria Umberto si collega anche la figura dello Sciuscià, ossia i lustrascarpe della città di Napoli. Per ben 50 anni vi hanno operato al suo interno, e solo ai nobili o agli uomini ricchi era consentito l’usanza di farsi lustrare le scarpe all’interno della Galleria.

 

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