Sull’isolotto di Megaris , che faceva parte del famoso complesso luculliano, si stabilirono nel VI secolo , i padri Basiliani che vi fondarono una chiesa ed un cenobio .
L’isolotto che dal nome della chiesa fu poi chiamato del Salvatore , era gia’ fortificato durante il Ducato , perche’ e’ stato accertato che accanto al complesso conventuale , nei primi decenni del XIII secolo sorgeva una Rocca.
Dopo la conquista Normanna , questa Rocca fu ampliata e rafforzata da Guglielmo I detto il ‘ Malo ‘, poi nel 1221 , Federico II di Svevia la completo’ con nuovi lavori e altre fortificazioni .
Gli Angioini vi relegarono i figli di re Manfredi di Svevia , mentre nel 1271, qui nacque il primogenito del principe di Salerno , Carlo Martello che vi trascorse la sua infanzia.
Sotto il regno di re Roberto , l’isolotto fu maggiormente fortificato ed alcuni locali vennero adibiti a prigione che ospito’ tra gli altri , la principessa d’Acaja , la quale non volle mai accettare il matrimonio impostole con un figlio del sovrano.
Nel 1300, durante la dinastia angioina , la Rocca prese il nome di Castel dell’Ovo , per l ‘evidente forma ovale dell’isolotto sul quale e’ costruito .
Narra la leggenda che il nome provenga invece da quell’uovo magico alchemico nascosto da Virgilio Mago nelle sue mura.
La leggenda dell’Ovo di Virgilio narra di un uovo magico alchemico ( l’ATHANOR ) che alcuni studiosi mettono in relazione alla sirena , donna , uccello , nata da un uovo ( proprio come Pulcinella ). Il mago avrebbe nascosto questa sorta di talismano tra le mura del maniero dentro una gabbia , simbolo della citta’, e destinato a reggerne le sorti : se si fosse rotto, Napoli sarebbe stata distrutta.
Il Castel dell’Ovo fu dimora di re ; infatti vi abitarono , seppure per necessita’ di cose , Margherita di Durazzo ed il figlioletto Ladislao , ma fu anche grande e impenetrabile fortezza sostenendo e rispondendo al fuoco in tante battaglie .
Re Alfonso I d ‘ Aragona durante il suo regno , volle parzialmente rifare il castello , inaugurandolo nel 1456 con un solenne banchetto e decidendo di trascorrervi l’ultimo periodo della sua vita. Alla morte del sovrano nel 1458 , le sue spoglie furono sepolte qui temporaneamente fino a quando non fu possibile esaudire la sua volonta’ di riposare in Catalogna.
La leggenda popolare inoltre , vuole il castello , teatro , delle avventure della regina Giovanna che qui avrebbe fatto buttare a mare o cadere in oscuri trabocchetti i suoi occasionali amanti.
Durante la congiura dei baroni , Castel dell’Ovo fu completamente saccheggiato e il figlio di Alfonso d’Aragona , Ferrante , per riprenderlo dovette danneggiarlo con le sue bombarde .
Successivamente il forte ospito’ anche Alfonso II d’Aragona che qui prese la decisione di abdicare in favore del figlio Ferrantino , partendo poi alla volta della Sicilia con 5 galee.
Nel tempo ha avuto varie funzioni , comprese quelle di carcere .
Fu infatti carcere per Corradino di Svevia e la prima regina Giovanna ( gia’ scomunicata per avervi ospitato l’antipapa Clemente VII ) qui imprigionata con l’accusa di aver fatto uccidere il marito Andrea d’Ungheria , prima di essere trasferita e poi assassinata a Muro Lucano .
Da allora quelle sotterranee celle presero il nome di ‘ carceri della regina Giovanna ‘.
Nel periodo del vicereame spagnolo il filosofo Tommaso Campanella , vi fu incarcerato e negli anni a seguire vi furono rinchiusi poi , ( in epoca risorgimentale ) , Carlo Poerio ,Luigi Settembrini , Francesco De Sanctis e tanti altri
Tra le varie funzioni che il castello ha avuto nel tempo ci fu anche quello di Tesoreria , sopratutto per gli Svevi e gli Angioini che vi custodirono i loro forzieri .
Ha subito nel corso dei secoli , rifacimenti e restauri , quindi l’aspetto attuale e’quello dell’ultima restaurazione effettuata nel 600 dal vicere’ Francesco Benavides , conte di S. Stefano .
Dal 1800 e’ stato di volta in volta adibito a diversi usi quali : alloggiamento di truppe , carcere militare , deposito di equipaggiamenti, caserma di transito , abitazione civile per ex militari e uffici .

 

 

 

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