Luigi Vanvitelli,  nacque il 12 maggio del 1700 a Napoli , dove il padre , il celebre pittore vedutista  Gaspard van Wittel,  era stato chiamato dal vicerè di Napoli , Luis Francisco de la Cerda y Aragon , duca di Medinaceli , per decorare gli ambienti del Palazzo Reale .

Il padre, pochi anni dopo la nascita del figlio, decise di trasferirsi a Roma  portando Luigi e la moglie Anna Lorenzani con sé.  L’iniziale formazione di Vanvitelli avvenne, nell’ambito artistico capitolino, sotto la guida del padre, che non di rado gli passava i propri album da disegno, invogliandolo a continuare  e sotto la guida del nonno materno Andrea Lorenzani; anch’egli artista che gli passava i suoi album da disegno .  

Il suo precoce e versatile talento  venne comunque nel 1715 definitivamente indirizzato verso l’architettura dall’architetto siciliano Filippo Juvarra  , uno dei principali architetti barocchi dell’epoca ,  impegnato in quei mesi nella progettazione della Sagrestia Vaticana.  .Egli  esaminato alcuni disegni eseguiti dal  giovane Vanvitelli, rimase meravigliato dalle sue eccezionali doti grafiche . Non solo in quella circostanza  egli non mancò di lodare il  giovane architetto , ma lo invitò a continuare negli studi in quanto , viste le sue capacità avrebbe certamente avuto miglio fortuna come architetto che come pittore , perché molti erano i pittori che allora con fama esercitavano l’arte, e rari gli architetti.

 

Tutto questo spronò molto il giovane architetto che che considerava Juvarra un maestro . Fu grazie a queste lodi che infatti egli continuò i suoi studi sull’architettura, divenendo poi  il Padre dell’Architettura Neoclassica,

Il Vanvitelli è infatti considerato uno dei maggiori interpreti del periodo del Rococò;  egli rinnovò completamente l’architettura allora esistente ed il suo stile si diffuse molto sia in Italia che in tutta Europa .Le sue notevoli doti lo fecero divenire il principale architetto del Papa , ma gli attirarono anchr numerose invidie ed antipatie .

Progettò e restaurò innumerevoli opere in tutta Italia  che ancor oggi caratterizzano il paesaggio di varie città italiane: a Caserta la scenografica Reggia, alla quale il suo nome è tuttora indissolubilmente legato, e l’imponente acquedotto Carolino; ad Ancona il grande Lazzaretto, su un’isola artificiale pentagonale da lui realizzata, e la chiesa del Gesù; a Napoli il Foro Carolino, il palazzo Doria d’Angri, e la chiesa della Santissima Annunziata; a Roma il difficile restauro della Basilica di Santa Maria degli Angeli.

Re Carlo di Borbone , scelse lui come architetto per progettare la grande Reggia di Caserta.  Si trattava di un progetto molto ambizioso , Il re Carlo voleva infatti costruire una nuova residenza reale che emulasse Versailles nei pressi del borgo medievale di Casertavecchia  :  la scelta di questo territorio, nel cuore della pianura di Terra di Lavoro  , fu dettata dalla volontà di offrire al governo napoletano un luogo salubre, fertile, valorizzabile dal punto di vista socio-economico e strategicamente sicuro, in quanto lontano dal mare e dalle attacchi che da questo potevano venire.

Vanvitelli fu ben felice di accettare l’invito di Carlo di Borbone e raggiunto Napoli si tradferì immediatamente al servizio del giovane ed ambizioso nuovo re di Napoli .  Dopo  un accurato sopralluogo a Caserta, avviò in breve tempo la progettazione del palazzo commissionatogli. e dopo averli ultimati  li presentò  subito ai Sovrani, che furono subito entusiasti del progetto .  La regina Maria Amalia di Sassonia  moglie di Carlo, in particolare fu quella che maggiormente venne colpita dal grande progetto . Lei aveva molta stima per il Vanvitelli e non si stancava mai di osservare, di chiedere, di guardare i progressi dell’opera . Chiese addirittura all’architetto  di progettare intorno alla Reggia una  nuova città di Caserta , più ordinata nei nuovi palazzi  e con nuove  regolari strade .

La regina era molto entusiasta anche dell’enorme viale con i suoi giardini e le splendide fontane che Vanvitelli  progettò e randava realizzando .  Un enorme viale completamente dritto che terminava  nella parte superiore della cascata situata nella parte finale del parco della Reggia . Lungo il suo asse centrale si andavano alternando  vasche, fontane monumentali e cascate, che  secondo il tema iconografico dell’acqua e della caccia ricavavano la loro acqua doveva provenire dall’Acquedotto Carolino, progettato , secondo un’impresa titanica  , ispirandosi agli antichi acquedotti romani,. Esso  che avrebbe dovuto rifornire d’acqua la Reggia, le sue maestose fontane e l’intera città circostante.

Il meraviglioso parco ancora oggi presente si estende su una superficie di 120 ettari, con una lunghezza di 3,3 km L’acqua è fornita dall’Acquedotto Carolino, che alimenta le piscine, le fontane ed il palazzo.

Il Parco è un tipico esempio di giardino all’italiana, costruito con vasti prati, aiuole squadrate e soprattutto un trionfo di giochi d’acqua che zampillano dalle numerose fontane che  rappresentano tutte divinità pagane o animali mitologici. Tra le più importanti statue  che simboleggiano i quattro elementi della natura: le statue dei delfini, la fontana di Eolo, il bagno di  Venere  e  la fontana di Venere e Adone e la grande fontana di Diana e Atteone.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Prima di iniziare la costruzione del complesso, Vanvitelli concordò con Carlo di Borbone la stampa di un vasto programma iconografico di comunicazione, così da mostrare a tutte le corti europee la grandiosità del sovrano di Napoli.

Nel frattempo egli prese alloggio a Caserta nel Palazzo dell’Intendente, presso il Boschetto ed in  poco più di un mese venne organizzato il cantiere della Reggia, e la posa della prima pietra che venne celebrata in una solenne cerimonia tenutasi il 20 gennaio 1752, giorno del compleanno del Re.

Pochi giorni dopo l’inaugurazione del cantiere Vanvitelli iniziò un lungo e laborioso lavoro di ricerca delle sorgenti, così da garantire il funzionamento dei giochi d’acqua delle Reali Delizie e l’approvvigionamento idrico dell’intero complesso: alla ricerca delle sorgenti anticamente utilizzate dall’acquedotto romano dell’ Acqua Giulia , l’architetto si spinse lontano da Caserta, sino a giungere nella valle Caudina dove trovò alle falde del monte Taburno  , le sorgenti  le sorgenti del Fizzo, nel territorio di  Bucciano ( BN )

Vanvitelli  , su incarico del re Carlo di Borbone , diede subito inizio quindi  alla costruzione di un nuovo acquedotto, che  prese il nome di Acquedotto Carolino in onore del re .  Una grandiosa impresa di ingegneria idraulica che già all’ epoca destò l’attenzione di tutta l’Europa ed è ancora considerata una delle più importanti opere realizzate dai Borbone ( l ‘opera ha richiesto 16 anni di lavoro ).

N. B.  L’Acquedotto Carolino è una imponente struttura in tufo con tre ordini di archi a tutto sesto che si innalza per un’altezza di 60 metri ed una lunghezza di circa 500 metri. L’intero tracciato dell’acquedotto si snoda per lo più interrato per una lunghezza di 38 km, con alcuni ponti-canale. Fra questi, oltre all’Acquedotto Carolino, che attraversa la Valle di Maddaloni (CE), i più importanti sono il Ponte Carlo III di Moiano (BN), che attraversa il fiume Isclero, e il Ponte della Valle di Durazzano (BN).

E’ oggi  riconosciuta come una delle opere di maggiore interesse architettonico e ingegneristico del XVII secolo  essendo stata riconosciuta dal 1997 come Patrimonio mondiale dell’Unesco . 

Il cantiere della Reggia, nel frattempo, era diventato enorme: vi lavoravano infatti circa tremila persone, tra muratori, falegnami, fabbri, scalpellini, manovali, galeotti e schiavi musulmani, che per edificare il complesso si servivano anche della forza animale, impiegando cavalli, buoi, persino qualche cammello. Vanvitelli, dal suo lato, doveva provvedere ai disegni, ai calcoli, alle livellazioni, agli scavi, alla scelta dei materiali edilizi, al parco, alle statue, agli artisti chiamati a decorare gli ambienti (appartamenti, teatro, cappella), e all’ acquedotto battezzato Carolino  in onore al sovrano. Intanto, tra Vanvitelli e la corte iniziarono già a sorgere i primi dissapori, specialmente con il marchese Bernardo Tanucci  al quale l’architetto dovette addirittura inoltrare una supplica per ottenere il rifornimento di carbonella, regolarmente distribuito agli altri uffici per il riscaldamento invernale ma non al suo: Tanucci, che era anche segretario di Stato, nutriva una profonda avversione verso Vanvitelli.

 

 

Il Tanucci , preferiva e prediligeva Ferdinando Fuga come architetto ( acerrimo nemico del Vanvitelli ) e non accettò mai di buon grado la scelta del re di affidare al Vanvitelli la costruzione della Reggia di Caserta. . Uno dei pochi artisti che godeva della sua stima era Sebastiano Conca ( per la decorazione della cappella Palatina furono comunque coinvolti  lui e Giuseppe Bonito  ).

Vanvitelli non era un assiduo frequentatore della vita mondana napoletana e non ebbe molti rapporti positivi con gli artisti napoletani dell’epoca . Egli aveva una sua concezione artistica prettamente classica e rifiutava in ogni modo di collaborare con artisti quali  esempio Giuseppe Bonito , direttore della Reale Accademia di Belle Arti e molti altri legati ancora allo stile  barocco classico.

In virtù del prestigio acquisito con la direzione della fabbrica borbonica, Vanvitelli ormai non sapeva più come rispondere alle commissioni che gli piovevano da tutte le parti. A Caserta restaurò il palazzo Acquaviva, costruì il palazzo per il marchese di Squillace e la Vaccheria di Aldifreda, ampliò il palazzo dell’intendente per fare spazio agli appartamenti dei principini, rifece la chiesa di Sant’Agostino e restaurò il contiguo convento delle monache, nonché la chiesa del Carmine; a Capua, invece, mise mano al restauro il convento delle monache del Ritiro e la Fortezza. A Napoli diresse la ristrutturazione della  Basilica della Santissima Annunziata Maggiore , la costruzione del Foro Carolino  al largo del Mercatello (l’odierna piazza Dante), della  caserma di Cavalleria Borbonica , della facciata e della sagrestia della chiesa di San Luigi di Palazzo (distrutta nella seconda guerra mondiale), della chiesa di San Marcellino, di quella della Rotonda (pure scomparsa), del palazzo Fondi  e del  palazzo Doria d’Angri in Via Toledo ed , e infine il restauro del palazzo Reale , di villa Campolieto a Ercolano e del Teatro San Carlo .

 

Il trasferimento di Carlo di Borbone,  presso la corte spagnola colsero Vanvitelli nel pieno del fervore del cantiere casertano. e fu per lui una cosa certo non piacevole . Il passaggio di Carlo al trono di Spagna  frantumò  innanzitutto il sogno di Maria Amalia, che ambiva a costruire «con buona direzione» una nuova capitale intorno alla reggia, tra l’altro già abbozzata come vi abbiamo accennato  dal Vanvitelli nel suo progetto generale: la città purtroppo sarebbe poi sorta negli anni a venire in maniera disordinata ,e  senza seguire le disposizioni vanvitelliane.

Il nuovo monarca borbonico,  Ferdinando IV  (soprannominato sarcasticamente dall’architetto O rre piccirillo), non era certamente all’altezza del predecessore e, a causa della giovane età , non poteva  prendere decisioni. Tutto passò nelle mani del ministro Tanucci che presiedeva il Consiglio di reggenza del Regno e di questa   committenza regale se ne approfittò  ovviamente il ministro Bernardo  che persisté nel suo atteggiamento ostile nei riguardi del Vanvitelli.

 

Con la reggenza di Tanucci, Vanvitelli si ritrovò quindi ad affrontare anni bui. Tutto divenne piu difficile per lui . Il ministro trovava ogni giorno , ogni pretesto per ridurre le spese , ritardando così la costruzione della Reggia .  Fatta eccezione per  il solo l’abate Galiani che stava per consolidata amicizia dalla sua parte , Vanvitelli non poteva contare su nessun’altro , perchè tutti volevano stare dalla parte del potentissimo Ministro Tanucci che favoriva come architetto Ferdinando Fuga ,  toscano come lui. Numerosi lavori e  commesse gli vennero sottratte, come nel caso della chiesa parrocchiale di Caserta, un suo progetto che venne addirittura affidato al suo fidatissimo capomastro Bernasconi che appropiandosene lo firmò a proprio nome.

Le umiliazioni che dovette affrontare furono molte . Si racconta a tal riguardo che chiamato un giorno a Benevento sul ponte Calore per un’ispezione, non solo non gli venne pagato  il compenso ma addirittura gli  venne perfino chiesto il fitto del carrozzino per il sopralluogo.

Vanvitelli, sfiduciato dalla lentezza della costruzione della «sua fabrica», dall’apparire dei primi problemi di salute e soprattutto dagli intrighi di corte, si incominciò sempre più frequentemente a rimanere nella sua abitazione del quartiere della Santella, adiacente alla chiesetta di Sant’Elena. pue senza allontanarsi da Caserta

Si occupò negli ultimi anni  di allestire effimeri apparati scenografici , dapprima per il matrimonio di Ferdinando IV con Maria Giuseppa, e, dopo la morte di questa, con Maria Carolina ,  per poi  ormai stanco e afflitto, ritirarsi  definitivamente a Caserta, dove morì duramente provato nel fisico il 1º marzo 1773. Quasi dimenticato, fu sepolto nella  chiesa di San Francesco di Paola nelle immediate vicinanze della reggia di Caserta da lui progettata . Morì senza purtroppo  mai vedere il completamento della sua opera i cui  lavori continuarono comunque con la guida di suo figlio, Carlo Vanvitelli, che seppe tener fede al progetto del padre con lo stesso stile e la stessa cura smodata per i dettagli , senza però poter rispettare esattamente il progetto paterno per mancanza di fondi.

 

CURIOSITA’ : Da numerose  testimonianze,  sappiamo che Vanvitelli non era un assiduo frequentatore della vita mondana napoletana; ciò malgrado, quando il lavoro glielo permetteva, amava recarsi a teatro, specialmente al San Carlo. Per allontanarsi dalle normali occupazioni e ricrearsi, inoltre, spesso il Vanvitelli giocava a lotto, inoltrando al fratello Urbano soldi e istruzioni ben precise sui numeri da scegliere, spesso in riferimento a episodi bizzarri avvenuti a Napoli, seguendo così i dettami dell’interpretazione cabalistica.

 

Visuale laterale Acquedotto Carolino
Visuale laterale Acquedotto Carolino
Reggia di Caserta
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