Percorrendo Via Marina , giunti nel tratto iniziale del quartiere di San Giovanni a Teduccio , imboccato Via Vigliena , dove un tempo era presente l’antico Forte Vigliena , verrete subito colpiti da una grande imponente architettura con il profilo di un castello medioevale. L’edificio nella sua magnificenza , è caratterizzato dalla presenza tra due enormi fabbricati di una singolare torre ,che appare ai nostri occhi come accompagnata da uno strano è meraviglioso alone di fascino e mistero .
Catturati da un incredibile moto di curiosità , ben presto scopriamo che l’incredibile e mastodontico edificio rappresenta niente altro che l’ex complesso industriale Cirio di Napoli, una famosa industria conserviera di pelati , che ha smesso di funzionare nella seconda metà degli anni ’90 . E dopo esserci ben informati , scopriamo purtroppo anche che la grande misteriosa struttura è da tempo abbandonata all’incuria e al vandalismo Ormai è stato rubato ogni bene che poteva essere venduto: cavi di rame, scaffali, sanitari. Sventrato dentro e sbriciolato fuori.
Eppure la singolare industria manifatturiera può essere a buon diritto essere inserita tra i grandi esempi di architettura industriale neogotica alla veneziana costituito così come lo vediamo , da due grandi parallelepipedi di differente altezza affiancati sul lato lungo con grandi vetrate e lesene aggettanti che si sviluppano lungo tutto il perimetro.
Esso fu costruito nel 1928 su progetto dell’ingegnere Aldo Trevisan che si era già distinto in ambito cittadino nella corrente Liberty napoletana . L’edificio era costituito da due grandi parallelepipedi affiancati sul lato lungo e di differente altezza. Il più alto è ancora oggi costituito da cinque piani fuori terra , mentre l’altra porzione di fabbricato è costituita da due piani fuori terra . Tra i due fabbricati vi è una torre che porta i vani montacarichi e gruppi di scale.
N. B. L’opificio Cirio fu negli anni ’60-’70 la prima industria conserviera di pomodori in scatola d’Europa riuscendo a dare Impiego a circa 10mila persone in tutta la regione di cui ben 3 mila a Napoli Est, tra San Giovanni e Vigliena. Esso ha smesso di funzionare nella seconda metà degli anni ’90.
Il più piccolo dei due fabbricati è attualmente sede di un affascinante progetto che rientra a buon diritto trai i migliori progetti in città di recupero in chiave archeologico-industriale di vecchi manufatti in disuso .Attraverso la sua riqualificazione territoriale , l’ex opificio , o meglio purtroppo , una sola parte di questo è stato trasformato in un luogo dove maggiori spazi possono accogliere nuovi laboratori artistici e più idonei luoghi per allestimenti scenici nonché ampie sale da adibire a magazzini o falegnameria . Tutto materiale proveniente dal Teatro San Carlo che attraverso un restauro avviato nel lontano 2008 , ha deciso di dislocare in altre sedi le sale per il montaggio delle scene, della falegnameria e dei magazzini Materiali tutti ad alto rischio di incendio che dislocati altrove permettono un notevole abbattimento del rischio ed il conseguente innalzamento degli standard qualitativi di sicurezza nello storico edificio San Carlo ( il Teatro più antico d’Europa e del mondo con una data di nascita che anticipa di 41 anni la Scala di Milano e di 55 la Fenice di Venezia ) .
La grande occasione di poter usufruire di una parte degli spazi dell’area industriale dell’ex opificio Cirio a San Giovanni, è stata subito colta dal Teatro San Carlo e dalle autorità comunali per cercare di riqualificare l’intero territorio nell ‘ottica di un più grande progetto che prevede addirittura la realizzazione di un grande parco Archeologico urbano , che dovrebbe sottrarre alla decadenza uno dei luoghi più importanti ed obliati della storia napoletana , oggi sommerso da rifiuti , cani randagi e manufatti abusivi.
Mi piace a questo proposito ricordare a tutti che L’antico borgo di San Giovanni a Teduccio , oggi schiacciato da una forte speculazione edilizia che si e’ avuta a partire dal secondo dopoguerra , e’ uno dei centri periferici più affollati della periferia di Napoli con una elevata densità di popolazione inferiore solo a Miano e Secondigliano . Tutto questo come conseguenza della scelta fatta nel 1904 di trasformare l’intera area nel grande polo industriale della città di Napoli. Il luogo fu scelto per la sua consacrata vocazione industriale derivatagli dalla presenza un tempo in zona del Real Opificio di Pietrarsa e delle numerose fabbriche di cuoio trasferite per volere di Ferdinando II . Il sovrano decise infatti di destinare la zona ai fabbricanti di cuoio . La scelta , lontana dal centro fu dovuta al fatto che non si voleva appestare coi miasmi il cuore della città’.
Dopo questa decisione si insediarono quindi in questo luogo , incentivati anche da uno statuto che prevede grosse agevolazioni fiscali , numerose fabbriche e capannoni industriali che ovviamente portarono all’insediamento in zona anche di numerosi nuovi residenti in cerca di nuove occasioni di lavoro . Ma il progetto che sperava di risolvere il problema della dilagante disoccupazione in città e’ purtroppo oggi miseramente fallito .
Molte industrie hanno purtroppo chiuso la loro attività lasciando alle loro spalle miseria , desolazione ed un gran numero di persone senza lavoro con sogni infranti . Forse a pensarci bene , a distanza di tempo , era meglio lasciare tutto com’è era prima fino al settecento quando da queste parti esistevano ben 28 mulini alimentati dalle acque che defluivano verso il mare che allora era pulito .
L’intervento previsto dal progetto sui fabbricati dell’ex opificio Cirio, con un ampio intervento di ristrutturazione e consolidamento ha permesso di allestire all’interno del primo edificio , laboratori e officine di ampie dimensioni per la costruzione, il montaggio e la conservazione degli allestimenti degli spettacoli riguardanti il Teatro San Carlo , allo scopo di incrementare la produzione e la progettazione di questi.
Il progetto è frutto dell’accordo del 2007 tra Autorità Portuale, Demanio, Comune di Napoli e Regione Campania che ha conferito la gestione dell’opificio al Teatro di San Carlo per destinarvi un luogo più idoneo ad accogliere i laboratori degli allestimenti scenici. Attraverso la riconversione di questi ex stabilimenti nei nuovi laboratori artistici si è voluto promuovere e realizzare in città , un polo formativo dove possano confluire , non solo le attività formative già esistenti al San Carlo , ma anche la creazione di nuove opportunità (scuola per tecnici, amministrativi, marketing, comunicazione, produzione, segreteria artistica, orchestra giovanile, canto), e nuove attività di spettacolo ed ampie aree espositive.
Il progetto ha previsto che, nel fabbricato più antico, i laboratori siano distribuiti su di un unico piano e superino per superficie almento cinque volte le dimensioni della scena del Teatro . I laboratori si raggruppano intorno ad un’ampia sala per il montaggio di prova delle scene, in stretto contatto con la falegnameria ubicata in un altro fabbricato prospiciente l’area industriale. Ampi spazi inoltre , opportunamente dimensionati sono stati dedicati ai magazzini che servono alla custodia di oggetti e arredi nonché allo stoccaggio di tutte le forniture. Infine sono stati previsti spazi polifunzionali che consentano, all’occorrenza, anche attività didattiche espositive aperte al pubblico.