Il Sacro Tempio della Scorziata si trova nel centro antico di Napoli ,nel cuore della vecchia Anticaglia  lungo il vico Cinquesanti che si apre sulla storica Piazza San Gaetano. .

Il complesso insieme alla chiesa dedicata alla Presentazione di Maria al Tempio , fu costruita nel 1579 per volontà di Giovanna Scorziata , da cui il complesso prese il nome  e altre due nobildonne napoletane : Agata e Luisa Paparo, entrambe figlie di Aurelio Paparo, uno dei fondatori del Monte di Pietà .

Giovanna Scorziata insieme al marito Ferrante Brancaccio era una figlia spirituale di quello che poi sarebbe diventato San Gaetano di Thiene. Quando poi rimase vedova, dedicatasi completamente ad una vita misericordiosa ,decise di offrire un’ala del suo palazzo (Palazzo monumentale dei Scorciatis) per la fondazione di una struttura caritevole che si prendesse cura di giovani ragazze nobili da educare e predisporre al matrimonio o alla monacazione.

Nell’istituto si avviò anche un progetto di opere di carità per fanciulle abbandonate,  ma per contrasti sorti tra le tre nobildonne, tale iniziativa fu poi trasferita dalle sorelle Paparo nel complesso adiacente alla chiesa di Santa Maria della Stella detta appunto alle “Paparelle”, ove poi fondarono anche un conservatorio.

 Secondo molti  pare che all’origine dei  contrasti sorti tra le nobildonne, ci fossero divergenze  dovute principalmente al fatto che Giovanna Scorziata, divenuta nel frattempo una fervente seguace e figlia spirituale di colui che sarebbe poi divenuto San Gaetano da Thiene, alla morte del Marito Ferrante Brancaccio , affidò la gestione del conservatorio ai Chierici Regolari Teatini, cosa probabilmente non gradita alle sorelle Paparo.

Alla morte della fondatrice  l’opera monumentale fu poi affidata definitivamente alle cure dei Padri cherici regolari teatini, (ordine fondato da San Gaetano Thiene ) di cui Giovanna era seguace e tutta la fondazione prese il nome in gergo popolare come Il Tempio di San Paolo, per cui furono ultimati i lavori e consegnati sia la chiesa che l’ospizio.

Nel XVIII secolo l’edificio fu ristrutturato secondo un  intervento che gli conferì l’aspetto attuale. Nel XX secolo, invece, il complesso fu affidato all’Arciconfraternita del Santissimo Sacramento all’Avvocata a cui si deve la costruzione dell’attuale portale in stucco e piperno . La chiesa e l’intero edificio sono rimasti poi funzionanti  fino ai primi anni quaranta del Novecento .Durante la seconda guerra mondiale alcuni  bombardamenti procurarono molte lesioni strutturali che portarono nonostante alcuni lavori di ristrutturazione a  vari crolli e cedimenti . La struttura a causa di questi crolli fu chiusa al pubblico negli anni settanta mentre dopo il terremoto dell’Irpinia del 1980 che provocò ulteriori danni essa venne completamente abbandonata a se stessa e all’incuria del tempo in attesa di una ristrutturazione mai avvenuta. La chiesa, oramai chiusa a causa dei danni del terremoto fu  abbandonata per  molti anni ,e poi depredata dai ladri nel 1993, che portarono via quanto più di prezioso potevano..

Abbandonata delle istituzioni e dagli enti  di competenza , la chiesa in questi  ultimi anni è stata vittima di numerosi furti operati senza alcun rispetto e amore per la propria città da parte di gente senza scrupoli .

La facciata, sviluppata su due ordini, è preceduta da una cancellata, sorretta da pilastri in piperno in stile barocco, di epoca settecentesca;  Il portale d’ingresso in stucco e piperno  è sormontato da un tondo che racchiude una croce su tre monti, (simbolo dell’Arciconfraternita ) aggiunto all’inizio del XX secolo quando l’intero complesso fu affidato all’Arciconfraternita del Santissimo Sacramento dell’Avvocata.

L’interno ormai devastato e ridotto ad un cumulo di macerie mostra una desolante navata centrale con la volta mantenuta a malapena ancora in vita dai suoi meravigliosi pilastri barocchi di pregiato piperno  e le travi del soffitto quasi del tutto crollate .L’edificio, ormai spogliato di ogni arredo, è uno scheletro.  Alcuni mesi fa è stato asportato persino il pavimento, mentre gran parte degli intonaci dipinti si sono distaccati dalle pareti.Non resta altro che l’affresco della crocefissione del Cristo scoperto alcuni anni fa in un ambiente al di sotto del pavimento dell’aula centrale.

 

La chiesa oggi è completamente nuda e privata di ogni arredo (andati rubati) grazie al perpetuarsi di  compiute razzie di ogni genere compresi furti di oggetti di pregio e capolavori dell’arte. Ladri, vandali, teppisti incendiari e delinquenti di varia natura si sono accaniti e arricchiti negli ultimi quarant’anni,su questa chiesa . Questo è stato possibile grazie alla perpetuata assenza  delle istituzioni ed enti di competenza che sorretti da una indisponente indifferenza non hanno favorito il recupero, la valorizzazione e il restauro di cui necessitava l’opera monumentale. Anni di totale assenza della nostra sovraintendenza che  hanno prodotto questo disastro, fatto di ruberie di ogni tipo e sottrazioni reiterate. Un’assenza fattasi sopratutto sentire nel 1993, soprattutto, quando sono scomparse icone ed altari settecenteschi, oltre alla maggior parte delle tele che arricchivano la chiesa.

 

Sono stati trafuganti in varie razzie barbariche parte degli arredi barocchi. Sono stati  smontati  e poi portati via gli altari con i suoi  marmi preziosi in cui uno era custodiva il paliotto della Presentazione al Tempio.  Sono stati rubati da questi delinquenti persino  i tendaggi, gli arazzi, le acquasantiere, il pulpito ligneo, una statua di Santa Rosa , l’organo settecentesco e recentemente anche il pavimento.
Nulla è stato risparmiato, se non un affresco raffigurante una Crocifissione datato intorno al XVI secolo ( solo perchè non facilmente visibile) ,rinvenuto casualmente in un’ambiente sotterraneo.
Una vera e propria vergogna che ancora una volta mi porta ad essere polemico nei confronti della nostre istituzioni incapaci di valorizzare il patrimonio monumentale della  nostra città .Un patrimonio composto di affreschi, dipinti, sculture, decori e fregi, che vengono abbandonate a se stesse ,o meglio a vandali capaci di danneggiare senza nessun controllo e ladri capaci di razziare senza nessun custode . Se chiunque di noi  al nostro  lavoro operasse senza alcun controllo su quello che ci viene affidato saremmo certamente licenziati ed anche in malo modo .Questi signori invece deputati al controllo dei nostri beni culturali continuano indisturbati a restare sulle loro poltrone inattaccabili   privando continuamente  il popolo napoletano delle sue belle  ricchezze culturali.

Pensate solo che l’intero interno  della chiesa era un tempo  ricco di opere d’arte come il “San Giovannino”, ( una copia della tela di Caravaggio) , la “Presentazione al Tempio”, realizzata da un allievo di Francesco Solimena , una “Madonna che appare a san Romualdo”  attribuita a un pittore manierista e ancora una “Madonna del Rosario” di un allievo di Massimo Stanzione , due madonne del 700 ( “Madonna con Sant’Anna e Sant’Agnello” e la “Madonna con il Bambino e i Santi”).

Tutte opere d’arte che sono state razziate nel corso di questi anni non lasciando più nulla se non un’impalcatura scheletrica che a mala pena si regge in piedi in attesa di cadere. 

 

L’edificio oggi non difeso e rispettato da indifferenti istituzioni non ha più nulla di valore da recuperare se non la sua memoria storica. Il luogo  si presenta sventrato e abbandonato a se stesso .Nel 2012 l’accumulo di ceppi di legno, raccolti nei pressi del monumento ( sul cancello della Scorziata ) per festeggiare il  cippo di Sant’Antonio , provocò un terribile incendio che consumò in poco tempo i residui lignei delle travi, sventrando l’intero edificio . Furono fortemente danneggiate le travi di sostegno dell’edificio e carbonizzato il portale mentre ultimamente  alcune infiltrazioni d’acqua hanno causato il crollo della bella volta risalente al XVII secolo. Oggi tutto ciò che i passanti possono osservare, degli interni di questo monumento religioso, è un frammento di colonna corinzia visibile da uno scorcio che sovrasta quello che una volta era il portale d’ingresso.

 

Solo nel 2014 Il Sacro Tempio della Scorziata è entrata all’interno di un bando di gara per il recupero del Centro Storico di Napoli, per la valorizzazione del Sito Unesco;  le sedute di gara dell’appalto da circa tre anni si susseguono senza vincitori e nel frattempo mentre  la Scorziata attende il suo recupero , la chiesa viene sempre più “smontata “diventata oramai una cava dalla quale asportare qualsiasi tipo di materiale e cercare quel che serve tra la colpevole indifferenza comune .Qualcuno in pieno centro storico ,a pochi metri da piazza San Gaetano, l’agorà dell’antica Neapolis ha trasformato parte del complesso in un deposito , mentre qualcun’altro si è infilato senza alcun controllo all’interno della chiesa, ha spostato le macerie del soffitto crollato e, con precisione ed esperienza, ha portato via tutte le mattonelle del pavimento che erano ancora utilizzabili .Lentamente il monumento storico si è così trasformato oggi  in un rudere il cui recupero appare  sempre più disperato.Oggi, praticamente, di quel luogo storico non è rimasto più nulla, nemmeno una sola opera d’arte. È solo un ammasso di pietre che aspettando una gara di appalto ( soldi già stanziati ) nel giro di qualche anno (forse mesi) è destinato a crollare di schianto.

Avendo perso esso  tutte le caratteristiche di un monumento religioso è oggi difficile notarlo addentrandovi nel Vico Cinquesanti , ( dove spesso il suo ingresso è coperto dalla presenza di bidoni della spazzatura )  se non fosse per la presenza di una croce decadente situata in cima ad un edificio barocco . Esso infatti non appare  indicato da nessun cartello e solo la gente del luogo vi potrà assicurare che vi trovate dinanzi una chiesa .

Curiosità: il noto streeet artist francese Zilda che opera molto su Napoli, ha voluto rendere omaggio recentemente alla storia della Scorziata, inserendo nella chiesa un suo lavoro, rivisitando «La Meditazione sulla Storia dell’Italia» di Hayez del 1851, trasformata in una Maddalena meditativa dallo sguardo severo.

Il dipinto nelle intenzioni dell’autore rappresenta l’allegoria di Napoli che vuol punire i suoi assassini. L’opera inserita in uno scenario in degrado e surreale, osserva ciò che stiamo perdendo. Un lungo silenzio, un monito profondo.

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